venerdì 28 novembre 2014

LEZIONE DI CINEMA: Il close up in Viale del tramonto



Il close up o primo piano, è una inquadratura che stringe fermamente su un personaggio o un soggetto in particolare.
La macchina da presa si avvicina lentamente arrivando a cogliere l'emozione che prova un personaggio, cogliendo un dettaglio (una espressione corrucciata della bocca, un sopracciglio inarcato), un particolare momento -  o anche solo per dare la giusta importanza al protagonista. 
Il close up è qualcosa di intimo, che mette a nudo l'emozioni del protagonista  - che sia di paura, gioia, sgomento, sottolineando quel momento per dare pathos a una scena.
Uno dei close up più belli e famosi della storia del cinema è il primo piano di Norma Desmond (Gloria Swanson), protagonista del capolavoro diretto da Billy Wilder Viale del tramonto.
Ornai in netto declino Norma decide di dare a modo suo 'l'addio alle scene'  - dicendo al suo ipotetico regista "Signor De Mille, sono pronta per il close up". 
La macchina da presa si avvicina impietosamente su di lei, catturando la follia che alberga nei suoi occhi, mostrando con quella inquadratura così vicina e indiscreta di aver catturato il momento in cui Norma perde il contatto con la realtà.
Uno sguardo a volte dice molto più di una parola, e il close up cattura questo istante per regalarlo allo spettatore.

mercoledì 26 novembre 2014

No More Excuse - A Week Without Violence: Women Without Men




Titolo: Women Without Men
Titolo originale: Zanan-e bedun-e mardan
Francia - Iran, 2009
Cast: Shabnam Toloui, Pegah Ferydoni, Arita Shahrzad, Orsi Tóth.
Sceneggiatura: Shirin Neshat, Shoja Azari.
Regia: Shirin Neshat.
Durata: 104'

Munis (Shabnam Toloui)  sogna la rivoluzione, ma la guerra la vive in casa oppressa dal fratello. 
L'amica Fahezé (Pegah Ferydoni) è una donna pura e servile, ma l'onta dello stupro si abbatte su di lei.
Fakhri (Arita Shahrzad) è intrappolata in un matrimonio senza amore con un uomo dispotico.
Zarin (Orsi Tóth) è una prostituta e non riesce più a vedere il volto degli uomini. 
Quattro donne di diversa età ed estrazione sociale la cui vita si intreccia sullo sfondo del colpo di Stato pilotato dalla CIA e appoggiato dagli inglesi, in una torrida estate del 1953.
Una donna la puoi coprire con un velo, la puoi chiudere in casa, la puoi reprimere con una educazione retrograda. Una donna la puoi usare come un oggetto sessuale, la puoi usare per soddisfare i tuoi bassi istinti animaleschi. Una donna la puoi trattare come una serva, la puoi far sentire in colpa, la puoi umiliare e avvilire.
Ma non potrai mai toglierle la dignità e la sua voglia di vivere in piena libertà il suo essere donna.
Questo è il  messaggio che ci trasmette Women Without Men della visual artist Shirin Neshat, al debutto dietro la macchina da presa.
Attraverso la storia di quattro donne, la regista affronta la castrante condizione femminile iraniana sullo sfondo del colpo di Stato del 1953 - che portò alla deposizione del democraticamente eletto Mossadeh per far salire al potere lo scià Palhavi.
La rivoluzione infiamma le strade, e infiamma la coscienza di Munis, giovane donna che 'osa' ascoltare la radio invece di cucinare e di farsi 'incatenare' in un matrimonio combinato dal fratello. Lo fa per il suo bene -è disdicevole che una donna sia senza un marito preferendo passare tutto il giorno ad ascoltare la radio invece di cucinare e tenere in ordine la casa.
Munis non ci sta e si ribella compiendo un gesto estremo pur di perseguire il suo sogno di poter urlare i suoi diritti, di poter vivere liberamente la sua vita, di esprimere le proprie idee e passioni.
Fahezé è la migliore amica di Munis, non capisce che il mondo intorno a lei è vivo e in fermento. Per lei i contestatori sono solo degli agitatori, sono pericolosi.
Se Munis ha aperto gli occhi e cerca disperatamente di affrancarsi a una vita chiusa e gretta, la presa di coscienza di Fahezé richiede tempo - il tempo di percorrere una impervia salita intrisa di dolore e vergogna per una colpa che non ha commesso. 
Fahezé compie un cammino doloroso, ma necessario per prendere coscienza di sé, liberando i suoi lunghi e fluenti capelli da quel velo che opprimeva la sua emancipazione -  emancipazione di tutte le donne iraniane costrette a nascondere quotidianamente la propria bellezza e femminilità.
Presa di coscienza che le consente di scrollarsi di dosso una colpa che paga due volte - sulla sua pelle e nella sua anima, dovendosi nascondere perché ha perso l'essenza virginale che l'accompagnava come un'aura, necessaria per trovare un marito che la sposi e la renda una donna rispettabile.
Rispettabilità che ha Fakhri, cinquantenne che ha ancora intatto il suo fascino, fascino mai scalfito dal sarcasmo e crudeltà psicologica che esercita suo marito. 
Fakhri può essere ripudiata perché non adempie ai suoi doveri coniugali, ma lei ha la forza di reagire e di fuggire in un luogo isolato,  un luogo lontano dagli uomini che - come suo marito, trattano le donne come una proprietà.
Luogo misterioso dove si rifugia la prostitua Zarin, donna che non riesce più a vedere il volto degli uomini. Uomini che usano il suo corpo per soddisfare i loro piaceri sessuali, piacere che la prostituta Zarin adempie meccanicamente. Non riesce più a vedere i suoi volti, perché non riconosce più il lato umano di un uomo, così come non riconosce più la dolcezza, l'amore e il rispetto  - sentimenti che forse non ha mai provato. 
Zarin fugge, si gratta la pelle per togliere le tracce della prostituzione che hanno fatto di lei un oggetto sessuale e come una novella Ofelia, giace nel lago della magione di Fakhri in cerca di pace.
Pace che cerca anche Fahezé, portata nella casa di Fakhri da Munis in cerca di protezione - e Fakhri accoglie queste due anime perdute prendendosi cura di loro, perché solo la solidarietà femminile può lenire e infondere la forza per reagire e guardare in faccia le avversità preservando la propria dignità. 
E la magione dove le donne senza uomini cercano rifugio è il simbolo degli ultimi istanti di pace e tranquillità che sta vivendo l'Iran, di lì a poco colpita nel cuore della democrazia.
Fakhri decide di dare una festa, e quella festa rappresenta la fine della libertà dell'Iran. E come un essere vivente, il giardino che circonda da villa da i segni di un pericolo che incombe, con quell'albero che cade all'improvviso -  così forte e robusto, inspiegabilmente cade come una foglia soffiata dal vento.
E la sofferenza fisica che colpisce senza motivo Zarin, si trasforma a sua volta nel simbolo della democrazia che sta per morire in nome di una dittatura che nel 2009 devastava ancora l'Iran.
Women Without Men è un film affascinante dal punto visivo con i suoi simbolismi e le splendide musiche di Ryuichi Sakamoto -  ha l'unico difetto di amalgamare perfettamente la parte storica con quella delle quattro protagoniste, lasciando i personaggi di contorno poco definiti. 
Women Without Men rimane comunque un profondo ed efficace film di denuncia - creando un potente ma delicato ritratto femminile.
Women Without Men è un chiaro messaggio che le donne sono indistruttibili, e nonostante siano nascoste da un velo, schiacciate dalla famiglia, sono in grado di ribellarsi e dare voce ai loro sogni di libertà.

Voto: 7/8

Questa recensione fa parte del progetto No More Excuse - A Week Without Violence iniziata il 25 novembre e che si concluderà il 30 novembre - dedicata alla giornata internazionale contro la violenza alle donne. Cliccando sul link troverete (giorno per giorno) le altre recensioni di questa iniziativa targata Director's cult & Co.


martedì 25 novembre 2014

SPOT REVIEW: End Violence Against Women - United Benetton of Colors




Titolo: End Violence Against Women
Testimonial: United Color of Benetton
Regia: Erik Rovello
Durata: 40''


In mezzo al deserto, una donna è circondata da uomini. Intorno a lei ci sono delle pietre e gli uomini le raccolgono, pronti a lapidarla. E mentre lanciano quell'arma pronta ad ucciderla, le pietre si trasformano in una cascata di petali
Questo è il soggetto della nuova campagna di United Colors of Benetton, il suo NO contro la violenza sulle donne.
Lasciamo da parte per un attimo le polemiche. Che Benetton abbia un concetto personale di etica del lavoro, non è certo una novità, e (sfortunatamente) non è l'unico brand che fa scelte discutibili del genere. 
L'oggetto di interesse la campagna End Violence Against Women,  in collaborazione con l'associazione UN Women, che si occupa di violenza contro le donne.  
Lungi dalle campagne provocatorie di Oliviero Toscani, Benetton ha comunque voluto dare un forte messaggio, scegliendo di rappresentare una delle più vili e deprecabili violenze - la lapidazione.
Le donne non si toccano nemmeno con un fiore - dice un vecchio detto. 
Un fiore al posto di una pietra, per dire NO contro la piaga della violenza, e della lapidazione, barbarica sentenza di morte che vige ancora in paesi con una cultura così diversa da quella Occidentale, ma accomunata socialmente e culturalmente dalla diseguaglianza sociale, dalla violenza sotto diverse forme - vedi la voce stalking, femminicidio, stupro.  
La donna rappresentata da End Violence Against Woman è una donna forte, capace di affrontare con dignità il dolore inflitto da un uomo. 
Puoi colpirla con una pietra, puoi toccarla con un fiore, ma lei sarà irremovibile, integra nella sua moralità, sopravvivendo alle violenze esterne dei lividi, e alle violenze interne dell'anima.  nel suo essere disperatamente donna in un mondo ancora governato da uomini.
Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne. Giornate del genere non dovrebbero esistere, perché non dovrebbe esistere la violenza contro una donna.



lunedì 24 novembre 2014

VIDEO REVIEW: Sick and Tired





Titolo: Sick and Tired
USA 2004
Cantante: Anastacia
Regia: Philip Stoltz
Durata: 3'54''

Holly (Anastacia) ha una relazione 'tossica' con il suo fidanzato -  che la picchia ripetutamente.
Incompresioni, litigi, gelosie, per poi giungere a urla e schiaffi. Holly è spaventata, ha paura, un anno prima la sua relazione non era così malata.  Holly aveva conosciuto il suo fidanzato in metropolitana. Escono, cominciano a frequentarsi. Poi le incompresioni, le frequenti bevute di lui, e infine la violenza domestica. Holly però riesce a reagire e decide che questo incubo deve finire.
Sick and Tired di Anastacia è un video che mostra (seppur nei limiti di tempo di un videoclip) una relazione avvelenata dalla violenza domestica. 
Attraverso un work in progress che va dal provino, dalla scelta degli attori e ai set improvvisati - Sick and Tired mostra nell'arco di una canzone come una relazione tra un uomo e una donna possa nascere ed evolversi in un anno, ma poi sfociare in qualcosa di malsano. 
Colpisce la scelta dell'attore che a prima vista è il tipico bravo ragazzo che presenteresti senza problemi ai tuoi genitori. Perché ciò che fa più paura nella realtà è che la mano che ha colpito un volto femminile lasciandole lividi in superficie e ferite più profonde nell'anima, potrebbe essere il 'ragazzo della porta accanto'- l'insospettabile vicino che ti sorride ogni mattina, ma che ogni sera torna a casa gettando le proprie frustrazioni sulla propria compagna.
Sick and Tired mostra un epilogo positivo, con Holly/Anastacia che ha la forza di troncare questo circolo vizioso e riprendere la propria vita.
Sick and Tired essendo un videoclip musicale che serve principalmente per lanciare una canzone, offre comunque un piccolo messaggio di speranza per le donne che sono intrappolate in  una relazione affettiva malata.
Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Director's cult in collaborazione con i migliori blogger in circolazione, parteciperà a No Excuse -  A week without violence, una settimana per dire (a modo nostro, ovvero con recensioni di film su questa spinosa e delicata tematica) basta alla violenza.
Purtroppo il più delle volte una donna non denuncia per paura, colpa di un retaggio culturale arrretrato e sessista, perché spera che prima o poi smetta, o finisce inconsapevolmente bloccata in una relazione senza (apparente) via di uscita. E quando decide di reagire, spesso non è sufficientemente protetta e tutelata.
No More Excuse - A Week Without Violence forse non sarà la soluzione a questo cancro sociale, ma per una settimana ricorderà - a chi ama leggere le nostre recensioni -  che la violenza è inaccettabile. Basta scuse.
25/11/2014, una giornata che ci servirà a ricordare che:
hai gli stessi diritti di un uomo.
Una donna non è un oggetto e strumento di piacere sessuale.
Se ogni mattina ti alzi con un livido, non è colpa tua.
E' malato. E' lui il problema,  non tu.
Abbi la forza di reagire e denunciare il tuo carnefice.
Non è amore se ti usa violenza psicologica o fisica.
Una abito succinto non da il permesso di usarti violenza.
Ricordati che non te la sei andata a cercare.
In un paese civilizzato la legge ha il dovere di proteggerti e tutelarti.
Basta scuse. Basta con la violenza.



sabato 22 novembre 2014

110% PURE GLAMOUR: Eva Green nuovo volto di Campari



Eva Green è il volto del calendario Campari 2014. Dopo star calienti come Salma Hayek e Jessica Alba, tocca alla algida Eva posare per il famoso brand. Aspetto algido nascosto in nome del rosso - che fascia la bella attrice di Penny Dreadful in sexy abiti che esaltano la sua femminilità e sensualità.
Mithology Mixtology è il titolo del calendario - che ha per tema l'evoluzione del cocktail nel corso degli anni, e con essa l'evoluzione degli usi e costumi sociali della donna.
Un po' cortigiana, un po' amazzone un po' boxeur: Eva incarna vari tipi di femminilità, volitiva, forte e seducente, ma soprattutto ironica e indipendente.
Eva Green si presta al gioco e si diverte a posare per la fotografa Julia-Fullerton Batten, prima donna a lavorare per il 'machissimo' calendario -  mostrando ricca varietà di gesti ed espressioni.
Fullerton-Batten riesce a coniugare il mito senza tempo del celebre drink Campari con la contemporaneità della donna di oggi, creando un perfetto mix tra mito e realtà quotidiana, creando una bellezza senza tempo.

giovedì 20 novembre 2014

GOODBYE: Addio a Mike Nichols



Il regista Mike Nichols è venuto a mancareil 19 novembre all'età di 83 anni. Non girava più un film dal 2007, l'anno di La guerra di Charlie Wilson, ma era attivo nel campo teatrale fino a due anni fa.
Fu uno dei pochi artisti a ottenere l'EGOT - Emmy, Grammy, Oscar e Tony Awards, dimostrando di eccellere non solo nel cinema, ma anche nel teatro e nella musica -con il due Nichols and May (Elaine May, regista del tonfo al botteghino Ishtar, e tornata alla ribalta con Piume di struzzo nel 1996).
Nichols era di origine tedesca  - fuggito in tenera età da Berlino per trovare rifugio negli USA insieme ai genitori, ma riuscì a cogliere il senso di disagio e di frustrazione della società americana meglio di uno yankee.
Pensi a un film di Mike Nichols e ti viene in mente subito Il laureato (da una sua piece teatrale): il manifesto dell'alienazione giovanile e della disintegrazione dell'American Way of Life, con il debuttante Dustin Hoffman perfetto - nonostante i suoi 30 anni -  a incarnare il ventenne neo laureato Benjamin Braddock, tornato a casa, ma senza uno scopo preciso nella vita.
Benjamin fugge con Elaine e non si sa che cosa combineranno nella vita. Nichols racconta un possibile scenario - la vita matrimoniale - con Conoscenza carnale con il debuttante Art Garfunkel e un insolito imborghesito Jack Nicholson, alle prese con i loro fallimenti matrimoniali, tra speranze e disillusioni di una società che mica tanto crede ancora nel matrimonio e nella famiglia. 
Ma in realtà la crisi del matrimonio l'aveva già affrontato con il suo fulmineo esordio Chi ha paura di Virginia Woolf? con la coppia scoppiata formata da Richard Burton e Liz Taylor, invecchiata per esigenze di copione. Una coppia che urla, strepita (o meglio lei), che distrugge le illusioni di una vita a due e le future prospettive di coppietta in procinto di iniziare un cammino (impervio?) insieme.
Questo matrimonio non s'ha da fare direbbe (forse) Norah Epron che con il suo romanzo Heartburn - Affari di cuore, racconta con ironia la fine del suo matrimonio con il giornalista Carl Bernstein. Ironia colta da Nichols, che crea una commedia dolce amara con il fedifrago Jack Nicholson e la vulnerabile Meryl Streep. 
Nichols non concentrò le sue tematiche solo sulla crisi della famiglia, ma tentò di creare la sua satira anti militarista con Comma 22, dove denunciava l'insensatezza della guerra e Silkwood, biografia di Karen Silkwood, donna coraggiosa attivista sindacale che cerca di far emergere la verità sulla pericolosità di una fabbrica che produce barre di plutonio. 
Donne che cercano di farsi strada nella giungla di New York con Una donna in carriera, dove una intraprendente segretaria Tess McGill (Melanie Griffith) si spaccia per il suo boss in gonnella per accalappiare successo e un bel collega (Harrison Ford) che l'aiuta ad agguantare il successo.
Nel 1991 Harrison Ford ritornò a lavorare con Nichols nel dramma A proposito di Henry -  il cinico avvocato Henry vittima di una rapina si ritrova a ricominciare da zero la propria esistenza, arrivando ad apprezzare nuovamente le gioie familiari sepolte da anni di infelicità, imparando a essere soprattutto una persona migliore.
Terza collaborazione con Jack Nicholson con Wolf - la belva è fuori, un noir/horror, forse il meno riuscito tra i film di Nichols, ma pur sempre girato con mestiere, mestiere e professionalità mostrati fin dal principio.
Nel 1996 Nichols si ricongiunge artisticamente con Elaine May e riprende Il vizietto con Ugo Tognazzi per creare uno scoppiettante remake - Piume di struzzo, con il compianto Robin Williams. La famiglia questa volta funziona, ma è anticonvenzionale -  coppia gay che ha cresciuto con amore il proprio figlio, che si ritrova a fare una sceneggiata per conoscere la futura nuora, figlia di un politico conservatore. Divertente, brioso Nichols si diverte a prendere di mira più i cliché dei conservatori che delle coppie omosessuali, con ironia graffiante e intelligente.
Negli ultimi anni di carriera cinematografica (sospesi per dedicarsi alla TV con le gemme Wit e Angels in America -  dramma sull'AIDS scritto da Tony Kushner), Nichols riprende i suoi temi più cari: la crisi della famiglia in Closer - dramma dell'incomunicabilità e del tradimento tra due coppie (Jude Law/Natalie Portman e Clive Owen/Julia Roberts) e La guerra di Charlie Wilson (2007), ultima stoccata antimilitaristica dedicata alla sua America. Il cerchio si chiude. Cala il sipario e Nichols non dirige più film, preferendo il teatro.
E con Nichols se n'è andato un pezzo di teatro, cinema, televisione fatto con passione e gran mestiere.


mercoledì 19 novembre 2014

MOVIE ON THE ROAD: Cambogia



Il regno di Cambogia è uno Stato del Sud Est Asiatico, che confina con il Vietnam - con i suoi monsoni e la le sue piogge abbondanti.
Tristemente ricordata per la conclusione della guerra del Vietnam e il terrore sparso dai Khmer Rossi, tra il 1965 e il 1975 -  il cinema ha trovato un terreno fertile su quel decennio scottante per esorcizzare la guerra voluta dagli Americani.
Primo fra tutti  il capolavoro di Francis Ford Coppola (1979), Apocalypse Now - dove si nasconde il colonnello Kurtz (Marlon Brando), cercato disperatamente dal capitano Willard (Martin Sheen) - in preda ai suoi demoni personali. Girato in realtà nelle Filippine, il film di Coppola rappresenta comunque un valido 'documento' storico per raccontare la follia della guerra che ha dilaniato non solo gli USA, ma anche la Cambogia, teatro della fine del conflitto.
Il dramma della Cambogia dilaniata dalla furia dei Kmer Rossi viene raccontata in Urla del silenzio -  storia di un giornalista americano salvato dal suo interprete cambogiano, ma finisce deportato in un 'killing fields' conseguenza atroce attuata dal potere dittatoriale dei Kmer Rossi
City of Ghost (2002) di Matt Dillon la Cambogia diventa il luogo in cui fuggire -  un truffatore (Dillon) fugge in Cambogia per rintracciare il suo maestro (James Caan) autore dell'ultima truffa che lo ha messo nei guai.
La piccola Lola (2004) di Bertrand Tavernier racconta inverce l'odissea di una coppia sposata che cerca di adottare un bambino cambogiano, tra corruzione e infinita burocrazia.
The Sea Wall (2008) di Rithy Panh è ambientato durante la colonizzazione francese in Indocina, che da i natali a una povera famiglia francese.
Archiviata la guerra, la Cambogia ora è un paradiso per i turisti, ma anche per i suoi abitanti.

sabato 15 novembre 2014

IL CIRCOLO DI CUCITO: Solo Jennifer perdona




Jennifer Aniston depone l'ascia di guerra e perdona Brad Pitt e Angelina Jolie. La c....nuta più famosa di Hollywood ora tiene fidanzato, un 'certo' Justin Theroux (Tropic Thunder), robetta -  solo un attore (The Leftlovers) e sceneggiatore di successo e finalmente può voltare pagina. Se Angie l'ha cornuta e mazziata due volte sposandosi prima di lei - Jenny incassa bene il colpo e dice che è felice così, si gode il fidanzato e sta bene alla grande, tiè.
Aniston fa la riflessione della vita e dice che le persone - o meglio i Brangelina - fanno cose imperdonabili e bisogna lasciarle andare. Soprattutto dopo che tuo marito ti lascia, sforna  3 marmocchi con Madre Teresa di Hollywood e si sposa una seconda volta.
Al matrimonio e ai figli non ci pensa, ma suvvia, le 40enni di oggi sono le nuove 30enni. 
Anche se ancora valido il detto della saggia Cher 'se diventi vecchia e vuoi avere dei figli, comprati un cane'. O puoi sempre adottarne 20 per fare invidia ad Angie.

giovedì 13 novembre 2014

RECENSIONE: Habemus Papam


§Il fascino indiscreto di una recensione retrò§



Titolo: Habemus papam
Italia, 2011
Cast: Michel Piccoli, Margherita Buy, Jerzy Sthur, Nanni Moretti, Renato Scarpa.
Sceneggiatura: Nanni Moretti, Francesco Piccolo, Federica Pontremoli.
Durata:104'


È il giorno del Conclave per l’elezione del nuovo papa. I cardinali riuniti nella Cappella Sisitna nominano a sorpresa il cardinale Melville (Michel Piccoli). Titubante, Melville accetta, diventando Papa Celestino VI. Al momento di presentarsi alla folla dal balcone della basilica di San Pietro, il neo pontefice crolla psicologicamente e si rifiuta di parlare ai suoi fedeli. 
Nonostante la dottrina non creda nella scienza della psicoanalisi, decidono, seppur con riserva, di far entrare ai palazzi apostolici il migliore psicologo di Roma (Nanni Moretti), affiché riesca a far emergere le cause che hanno portato il Santo Padre al rifiuto della sua carica e soprattutto a un suo ripensamento.
Lo psicanalista ancorato al proprio ateismo, però consiglia di affidare Melville alle cure della sua collega, ed ex moglie (Margherita Buy), poiché è più brava, ovviamente dopo di lui. Mentre lo psicologo deve rimanere a San Pietro per evitare una possibile fuga di notizie, il Papa esce dalle Mura vaticane e approfittando di un momento di distrazione del suo portavoce (Jerzy Sthur), fugge, vagando per le vie di Roma.
Nanni Moretti torna al cinema cinque anni dopo Il caimano, è lo fa con il film della maturità, volgendo uno sguardo laico nel mondo del Vaticano. Per la prima volta Moretti non fagocita il film con la sua presenza, anzi, ne rimane in disparte ritagliandosi un ruolo minore ricco di ironia, per concedere ampio spazio a un grande Michel Piccoli.
Moretti non si è ispirato a nessuno per la figura del Santo Padre, ma il suo Celestino VI sembra ricalcato su Celestino V “colui che fece il gran rifiuto”, ospite nel regno degli Ignavi creato appositamente da Dante nella sua Divina Commedia.
Habemus papam mostra un lato inedito del Vaticano, rappresentato come un microcosmo isolazionista nel suo aspetto più puro, fatto di regole, preghiere e abitudini, spogliato però dalle implicazioni politiche e fatti oscuri che hanno coinvolto la Santa Sede in passato e “contaminato” da un elemento esterno, per di più un uomo di scienza, che mal si concilia con l’uomo di Dio.
Il papa di Moretti è un uomo smarrito, non un pusillanime incapace di assumersi le proprie responsabilità, responsabilità che si rivelano gravose per poter dare un conforto a una società che ormai non crede più a niente. Il suo senso di inadeguatezza colpisce non solo lui, ma anche gli altri Cardinali sperano di non essere “il vincitore”: come il gioco della pagliuzza che nessuno vuole mai prendere, sperando sempre che qualcuno la colga al posto tuo, quando capita a Melville, finisce per dare un senso di liberazione e sollievo agli altri compagni di “sventura”.
Melville sognava il teatro da giovane, e nel girovagare finisce per assistere alle prove di una compagnia teatrale. Realtà e finzione si mescolano, una realtà fatta di sentimenti e vite non realmente vissute, edulcorate proprio come il nucleo costituito dalle mura Vaticane, così lontane dal mondo reale, eppure capace di avere un potere (spirituale ovvio, ma anche temporale) incredibile.
Nelle parole di Melville vi sono le intenzioni di Moretti, ateo convinto, che la Chiesa necessiti di un cambiamento radicale, vittima anch’essa di una profonda crisi (e il balcone di San Pietro vuoto lo dimostra ampiamente).
I momenti divertenti, seppur di un’ironia pacata e non volgare, non mancano, come nelle scene del mini campionato di pallavolo tra i cardinali provenienti da tutto il mondo o della guardia che muove la tenda facendo finta di essere il pontefice, così come non risultano pesanti le disquisizioni filosofiche del bravissimo psicanalista, prigioniero suo malgrado in un luogo in cui non ha mai creduto.
Ottime musiche, scenografie e fotografia, che innalza il livello di qualità del cinema made in Italy.
Buona la direzione degli attori, anche se risulta po’ sprecata Margherita Buy, mal utilizzata e lasciata un po’ per strada, abbandonata dal suo paziente e dal suo regista. Diverso discorso per il suo protagonista, Michel Piccoli, ottimo nel cogliere il profondo senso di prostrazione e confusione, alla ricerca del suo vero io e nella disperata accettazione di un ruolo che in realtà non gli appartiene e che rifiuta nel profondo del proprio essere.
Habemus papam è un ottimo capace di spaziare equamente tra satira, riflessione, laicità e religione.

Voto: 8
A.M.

lunedì 10 novembre 2014

NEWS: Il vincolo di Jessica Chastain



Jessica Chastain è impegnata con la promozione di Interstellar, vincolata per ragioni contrattuali a promuovere la pellicola diretta da Christopher Nolan in 'esclusiva'. 
Il tour de force mediatico alla quale la bravissima Jessica si deve attenere è partito a ottobre e si concluderà a dicembre, a discapito della promozione di un altro film - A Most Violent Year di J.C. Chandor (Margin Call), di cui si vocifera una possibile nomination ai prossimi Academy Awards -  che potrebbe essere la terza per Jessica.
Il conflitto di interessi si è presentato la scorsa settimana, quando l'attrice ha dovuto saltare la premiére del film di Chandor per presenziare a Londra per pubblicizzare Interstellar.
A Most Violent Year si riferisce al 1981, anno in cui imperversava la violenza e la corruzione a New York, diventando l'anno più violento della Big Apple americana. In questo contesto Abel Morales (interpretato da Oscar Isaac) cerca di costruire il suo business e la sua famiglia con Ana, interpretata da Chastain.
Inizialmente Chandor sperava che Chastain potesse presenziare agli eventi semi-privati come gli screening, che di solito sono quelle proiezioni a cui interessano 'i cacciatori di nomination' dei Golden Globes, l'ormai consueto trampolino di lancio degli Oscar. Ma Chandor si è dovuto ricredere (e forse rassegnare) quando la sua attrice principale gli ha dato picche. Per ragioni contrattuali.
Nomination sfumata per Jessica e possibile flop al botteghino per Chandor?

domenica 9 novembre 2014

FILMOGRAFIA - Anne Hathaway








NOME: Anne Hathaway
DATA DI NASCITA: 12/11/1982
LUOGO DI NASCITA: Brooklyn, New York, Stati Uniti
PROFESSIONE: Attrice






ATTRICE:

(2014) Interstellar -
(2014) Rio 2: Missione Amazzonia - Jewel (voce)
(2012) Les Misérables - Fantine
(2011) Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno - Selina Kyle/Catwoman
(2011) One Day - Emma
(2011) Amore & altri rimedi - Maggie Murdock
(2011) Rio - Jewel (voce)
(2010) Appuntamento con l'amore - Liz
(2009) Alice in Wonderland - The White Queen
(2009) Bride Wars - La mia migliore nemica - Emma
(2008) Passengers - Mistero ad alta quota - Claire Summers
(2008) Rachel sta per sposarsi - Kym
(2008) Agente Smart - Casino totale - Agent 99
(2007) Becoming Jane - Jane Austen
(2006) Il diavolo veste Prada - Andy Sachs
(2005) I segreti di Brokeback Mountain - Lureen Newsome
(2005) Havoc - Fuori controllo - Allison Lang
(2005) Cappuccetto rosso e gli insoliti sospetti - Cappuccetto rosso (voce)
(2004) Principe azzurro cercasi - Mia Thermopolis
(2004) Ella Enchanted - Il magico mondo di Ella - Ella
(2002) Nicholas Nickleby - Madeline Bray
(2002) Neko no ongaeshi - Haru (voce)
(2001) The Other Side of Heaven - Jean Sabin
(2001) Pretty Princess - Mia Thermopolis
(1999-2000) Get Real (Serie Tv) - Meghan Green

sabato 8 novembre 2014

MONOGRAFIA: Christopher Nolan



Christopher Nolan è come il Marmite, alimento inglese dal sapore indecifrabile: o lo si ama, o lo si odia. 
I suoi ammiratori lo amano incondizionatamente per le sue storie intricate e per l'orgasmo visivo che regala ogni volta con la sua eccellente tecnica registica.
I detrattori considerano i suoi film freddi, cerebrali e che vanno oltre la sua ambizione.
Ambizione che dimostra di saper destreggiare in reebot come la trilogia di Batman, dove riesce a coniugare la sua autorialità con le logiche del blockbuster, riuscendo a tenere un 'profilo' artigianale nel marasma di Hollywood: Nolan infatti ama fare tutto in famiglia, con pochi ma buoni -  la moglie Emma Thomas con cui ha avviato la casa di produzione Syncopy Films e il fratello Jonathan, che ha dato il suo prezioso contributo scrivendo le sceneggiature dei suoi film. 
Un po' come Wes Anderson, Nolan ama lavorare con gli stessi attori -  con i suoi attori feticcio da Michael Caine a Christian Bale, mettendo spesso e volentieri un posto a tavola in più per attori del calibro di Matthew McConaughey e Jessica Chastain.
Altra peculiarità del regista è la capacità di creare blockbuster con un utilizzo minimo degli effetti speciali, con il rifiuto del 3D a favore dell'IMAX, affidando la spettacolarità - la sua ambizione -  ai virtuosismi tecnici che offre il mezzo cinematografico.
Il fil rouge che accompagna l'autorialità di Nolan è molteplice: l'ambiguità delle persone -  ti puoi veramente fidare di qualcuno? -  che lo accompagna fin dal suo esordio nel 1998, Following. In Following uno scrittore in crisi creativa che pedina le persone per rubare loro informazioni su cui scrivere un racconto, e finisce conosce un vero ladro, un certo Cobb che lo introduce in un mondo di furti, lasciandosi manovrare spinto dalla fiducia.
Nolan comincia a farsi conoscere con Memento, in cui arricchisce le tematiche con il concetto del tempo - fuggevole - e della memoria. Con l'escamotage della perdita della memoria breve, Leonard Shelby è costretto a fidarsi di chi lo circonda, in nome di una vendetta che lo porti disperatamente a recuperare frammenti della sua vita strappati violentemente.
In Prestige entra in scena  la magia - che viene utilizzata per manipolare, per raccontare menzogne.
Verità e menzogna si mescolano abilmente -. devi osservare attentamente se vuoi capire dove sta il trucco. Trucco magico che crea Alfred Borden (Christian Bale) che lo rende famoso e ossessiona l'eterno rivale Robert Angier (Hugh Jackman). Come in Memento, ossessione e vendetta tornano in primo piano, il tutto abilmente mescolato come in un trucco con le carte -  acuito dall'uso del montaggio che falsa la linearità temporale creando un processo a ritroso che porti lo spettatore a identificarsi con il protagonista privo di memoria breve.
Steven Soderbergh gli commissiona Insomnia, e Nolan mette in scena l'ambiguità, incarnata in uno scrittore (creando un perfetto lato oscuro per il compianto Robin Williams)che  ricatta il poliziotto che indaga su di lui -  creando una perfetto gioco tra il gatto e il topo, dove ricatti e menzogne la fanno da padrona.
Nolan ormai è alla corte di Hollywood e gli viene assegnato il progetto ambizioso del reebot di Batman, diventando famoso. A modo suo. Nolan infatti rifiuta di utilizzare valanghe di effetti speciali per concentrarsi sulla figura di Bruce Wayne/Batman.
In Batman Begins scopriamo come Bruce Wayne diventa Batman, il suo rapporto interrotto con il padre morto prematuramente - e il senso di colpa di Bruce bambino - rapporto che cerca nel fido Alfred e in Ra' s al Ghul, suo mentore che lo forma nelle arti marziali, scoprendosi poi la sua nemesi. Non ti puoi fidare di nessuno rammenta Nolan -  e il tuo amico diventa il tuo nemico.
Il successo di Batman Begins è planetario, e Nolan viene confermato per il seguito,The Dark Knight - il migliore della trilogia.
Nolan prende il personaggio del Joker (interpretato da Jack Nicholson nella prima versione firmata Tim Burton) e crea una maschera terrificante grazie alla recitazione di Heath Ledger, premiato con un Oscar postumo per questo ruolo -  e il personaggio di Due facce, reso meno macchiettistico rispetto alla versione di Schumacher, e più tragico, in cui la natura umana cambia a seconda degli eventi - da uomo integerrimo e incorruttibile a uomo dedito al crimine, come lo dimostra la sua faccia metà ustionata.
Nel frattempo, in attesa di terminare la trilogia di Batman, Nolan si butta in uno dei suoi progetti più ambiziosi Inception. Qui Nolan riprende i temi a lui più cari -   il recupero della memoria, il furto (non è un caso che il protagonista interpretato da Leonardo Di Caprio si chiami Cobb), la costante del tempo e la manipolazione degli eventi, in questo caso creati ad hoc con sogni, luogo che nasconde i segreti più reconditi dell'inconscio.
Nolan con Inception firma (prima di Interstellar) il suo progetto più ambizioso e personale -  facendo sempre ricorso al suo stile altamente tecnico e povero di effetti speciali. I fan lo amano, i detrattori lo considerano freddo e cervellotico, ma Nolan centra il bersaglio facendo un film personale e una gioia per gli occhi con i suoi virtuosismi tecnici.
Ritorna con The Dark Knight Rises, finale conclusivo delle gesta di Batman, dove Nolan alza il tiro e mette  - tra le righe -  tematiche come il terrorismo (incarnato da Bane) e condanna del capitalismo (con i processi sommari creati ad hoc e la bancarotta della Wayne Entrerprises), senza tralasciare i temi a lui cari come la menzogna, la vendetta e il senso di colpa che prova Bruce Wayne, in attesa di risorgere come Batman per lo scontro finale contro Bane.
E in questi giorni è nelle sale con la sua ultima fatica, Interstellar. C'è chi lo ama senza riserve, c'è chi lo odia. Un po' come il marmite, un po' come questo autore con la A maiuscola a cui tutti vogliono affibiare l'etichetta di nuovo Kubrick, quando è solo Christopher Nolan. E scusate se è poco.

mercoledì 5 novembre 2014

COMING SOON: Interstellar


L'agricoltura terrestre è devastata da eventi climatici catastrofici. 
La specie umana è votata all'estinzione: le risorse sono quasi terminate, il cibo scarseggia e le condizioni di vita sono diventate insostenibili. 
L'unica soluzione è cercare un altro pianeta che permette di salvare la popolazione -  così viene creata una equipe di astronauti per partire in una missione difficile se non impossibile. Nel team vi è l'ex ingegnere Cooper (Matthew McConaughey), diventato un fattore dopo la morte della moglie.
Cooper non sa se accettare l'incarico, diviso tra la volontà di salvare il pianeta e assicurare un futuro ai suoi figli, o rimanere accanto a loro assicurandogli una figura genitoriale.
Interpretato da Matthew McConaughey, Jessica Chastain, Anne Hathaway, Michael Caine e molti altri, Interstellar rappresenta il progetto di Christopher Nolan più personale e ambizioso dai tempi di Inception.
Interstellar è nei cinema italiani a partire da domani.

lunedì 3 novembre 2014

FILMOGRAFIA: Vittorio Gassman





Nome: Vittorio Gassman 
Data di nascita: 01/09/1922 
Data di morte: 29/06/2000 
Luogo di nascita: Genova, Italia 
Professione: attore 






(1945) Incontro con Laura 
(1946) Preludio d'amore 
(1947) Daniele Cortis 
(1947) Le avventure di Pinocchio 
(1947) La figlia del capitano 
(1948) L'ebreo errante 
(1948) Il cavaliere misterioso 
(1949) Lo sparviero del Nilo 
(1949) I fuorilegge 
(1949) Il lupo della Sila 
(1949) Ho sognato il paradiso 
(1949) Riso amaro (1949) 
Una voce nel tuo cuore 
(1950) Il leone di Amalfi 
(1951) Il tradimento 
(1951) La corona nera 
(1951) Anna 
(1952) Il sogno di Zorro 
(1952) La tratta delle bianche 
(1953) Sombrero 
(1953) Il muro di vetro 
(1953) L'urlo dell'inseguito 
(1954) Rapsodia 
(1954) Mambo 
(1956) Kean 
(1956) Giovanni dalle Bande Nere 
(1956) La donna più bella del mondo 
(1956) Guerra e pace 
(1957) Difendo il mio amore 
(1958) I soliti ignoti 
(1958) La ragazza del palio 
(1958) La tempesta 
(1959) Le sorprese dell'amore 
(1959) La cambiale 
(1959) La grande guerra 
(1959) Vento di tempesta 
(1960) Il mattatore 
(1960) Audace colpo dei soliti ignoti 
(1961) Fantasmi a Roma 
(1961) Una vita difficile 
(1961) Il giudizio universale 
(1961) Barabba 
(1962) Il sorpasso 
(1962) I briganti italiani 
(1962) Anima nera 
(1963) Frenesia dell'estate 
(1963) Il successo 
(1963) La marcia su Roma 
(1963) La smania addosso 
(1963) L'amore difficile-episodio "L'avaro" 
(1963) I mostri 
(1964) Se permettete parliamo di donne 
(1965) Slalom (1965) Il gaucho 
(1965) La guerra segreta 
(1965) La congiuntura 
(1966) Le piacevoli notti 
(1966) L'arcidiavolo 
(1966) Una vergine per il principe 
(1966) L'Armata Brancaleone 
(1967) Lo scatenato 
(1967) Sette volte donna 
(1967) Il tigre 
(1968) La pecora nera 
(1968) Questi fantasmi 
(1968) Il profeta 
(1969) L'alibi 
(1969) Dove vai tutta nuda? 
(1969) Una su 13 
(1969) L'arcangelo 
(1970) Brancaleone alle crociate 
(1970)Il divorzio 
(1970) Contestazione generale 
(1970) regia di Luigi Zampa 
(1971) Scipione detto anche l'africano 
(1971) L'udienza 
(1971) In nome del popolo italiano 
(1972) Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto 
(1972) Che c'entriamo noi con la rivoluzione? 
(1973) La Tosca (1974) Profumo di donna 
(1974) C'eravamo tanto amati (1974) 
(1975) A mezzanotte va la ronda del piacere 
(1976) Come una rosa al naso 
(1976) Telefoni bianchi 
(1976) Signore e signori, buonanotte 
(1976) Il deserto dei Tartari 
(1977) Anima persa 
(1977) I nuovi mostri 
(1978) Un matrimonio 
(1979) Quintet 
(1979) Caro papà 
(1979) Due pezzi di pane 
(1980) The nude bomb 
(1980) La terrazza 
(1981) Il turno 
(1981) Camera d'albergo 
(1981) Pelle di sbirro 
(1982) La tempesta 
(1982) Il conte Tacchia 
(1983) La vita è un romanzo 
(1983) Benvenuta 
(1985) Paradigma 
(1987) I soliti ignoti vent'anni dopo 
(1987) La famiglia 
(1987) I picari 
(1989) Mortacci 
(1989) Lo zio indegno 
(1990) Dimenticare Palermo 
(1990) Tolgo il disturbo 
(1990) Le mille e una notte 
(1991) Rossini! Rossini! 
(1992) Quando eravamo repressi 
(1993) Il lungo inverno 
(1992) I divertimenti della vita privata 
(1995) Tutti gli anni una volta l'anno 
(1996) Sleepers 
(1998) La cena 
(1999) La bomba