Il 28 luglio del 1914 scoppiava la Prima Guerra Mondiale. A distanza di 100 anni, gli eventi storici non hanno insegnato assolutamnete nulla all'umanità, che ha finito per creare un mondo in costante ostaggio della guerra. Il "solito" gruppo di cinebloggher capitanati da Solaris hanno deciso di dire no alla guerra. In che modo? Attraverso il progetto War No More! che è partito lo scorso 28 luglio, centenario della Prima Guerra Mondiale e terminerà il 06 agosto, anniversario di Hirosima.
WAR NO MORE!
Titolo: Principessa Mononoke
Titolo originale: Mononoke-hime
Giappone, 1997
Sceneggiatura: Hayao Miyazaki.
Regia: Hayao
Miyazaki.
Durata: 134'
Director’s cult ha scelto un film che
apparentemente non c’entra nulla con la guerra: Princessa Mononoke, splendido affresco ecologista del maestro Hayao
Miyazaki. Apparentemente, perché questa recensione vuole offrire un punto di
vista “belligerante”, ovvero attinente al cancro dell’umanità: la guerra.
Il giovane Ishitaka per proteggere il suo
popolo è costretto ad uccidere un cinghiale preda di una maledizione. Il
giovane viene colpito da un maleficio che lo ucciderà a sua volta se non troverà
un antidoto.
Ishitaka così intraprende un viaggio che
lo porterà in mezzo a un conflitto a cui non appartiene, dove vige una lotta
eterna tra i guardiani sovrannaturali e gli umani che sfruttano le risorse
della natura.
Le guerre nascono per vari motivi: scontro
tra etnie e culture differenti che non riescono a coesistere insieme, avidità,
ed espansione territoriale.
E Principessa
Mononoke è (anche) una parabola antimilitarista su una battaglia infinita
tra il popolo delle divinità animali e quello degli umani, popolo che si è insediato
nel mondo della natura e che si è espanso poco alla volta traendo vantaggio
dalle risorse che il territorio possiede.
Entrambe le popolazioni parlano lo stesso
linguaggio, ma non si comprendono e si scontrano come se fossero due nazioni
diverse che difficilmente possono coesistere; utilizzando l’unico linguaggio
che conoscono: la violenza e l’uso della distruzione mediante il conflitto.
Non ci sono né vittime né carnefici,
entrambi i “mondi” si attaccano e cercano di annientarsi a vicenda. Nella città
del ferro, Lady Eboshi distrugge la natura per costruire armi da fuoco.
Strumenti che portano al male e inevitabilmente alla violenza e alla morte.
Così come il mondo degli spiriti-animali è
in preda a un demone che attacca i villaggi portando terrore e atrocità,
cercando di annientare a sua volta il genere umano.
In questo macrocosmo dominato dall’odio,
non ci sono né buoni né cattivi a tutto tondo:Lady Eboshi è una donna che sa essere sanguinaria, ma nel suo villaggio ha dato rifugio e protezione agli
oppressi, dando loro una vita dignitosa e prendendosi cura di loro. La padrona
della città del ferro è una donna forte e ambiziosa che non si può nettamente
condannare.
Così come fa lo spirito-lupo Moro, che ha
preso sotto la sua ala protettrice San, la principessa degli spiriti,
crescendola e amandola come se fosse una sua creatura.
Se lady Eboshi è una donna ambiziosa e
determinata a combattere le divinità soprannaturali, allo stesso modo non è
completamente positiva la figura di San la principessa degli spiriti
vendicativi, che non si fa scrupoli a combattere i suoi stessi simili,
rinnegandoli e rifiutando categoricamente di appartenere a loro.
Perché questa principessa è un ibrido:
fattezze umane, ma cuore e anima animale. San rifiuta le sue radici e combatte
una sua guerra personale per affermare e difendere una identità a cui in realtà
non le appartiene.
Le donne sono il punto di forza:
lavoratrici instancabili e pronte a difendere lady Eboshi, lavorano al posto
degli uomini, occupati al “fronte”. Proprio come le donne che sostituivano i
propri mariti e figli nelle fabbriche durante la Grande Guerra; così come San è
una fanciulla che ha la forza d’animo e lo spirito guerriero di cento uomini
messi insieme, che ha il coraggio di attaccare da sola Eboshi pur di vendicarsi
di lei.
Donne che difendono ciò che hanno a tutti
costi: San, la principessa Mononoke, che difende con tutta sé stessa il mondo
degli animali, che l’ha cresciuta come se fosse una loro creatura. Così come
fanno Eboshi e le sue reiette, che cercano di difendere ciò che hanno
costruito.
Lady Eboshi e San sono accomunate dallo
stesso obiettivo, utilizzando la guerra come strumento di difesa, incapaci di
capire che provocano solo morte e dolore.
Ishitaki invece rappresenta la pace: cerca
di ascoltare entrambe le parti, e cerca di difenderle con la stessa equità,
scatenando le ire del villaggio e le ire di San.
Ishitaki però è in preda a una maledizione
che lo sta uccidendo piano piano, mettendo in pericolo il “processo di pace”
per unire i due mondi, lottando con tutte le sue forze per sopravvivere e per
far sopravvivere il mondo degli umani e quello degli spiriti-animali, che si
combattono all’infinito perché non riescono a tollerarsi e a condividere spazi
e risorse senza nuocersi l’uno con l’altro.
In un mondo che non ha imparato nulla
dagli eventi storici passati, che si è macchiato di numerose perdite umane e
immani distruzioni, la guerra tra gli esseri umani e gli spiriti naturali poco
si discosta tra le varie guerre che insanguinano il mondo; arrivando allo
scontro inevitabile che porterà solo una carneficina umana e la distruzione
delle divinità-animali.
Perché è questo che porta l’insensatezza
della guerra: morte e distruzione. E gli unici che possono salvare i due mondi
sono San e Ishitaki.
San e Ishitaki rappresentano la speranza
che può andare al di là delle reciproche differenze, unendo le proprie forze
per salvaguardare la bellezza del loro mondo, gettando il seme dell’amore nel
terreno reso arido dall’odio.
Ishitaki e San rappresentano infatti la
congiunzione tra il mondo umano e il mondo animale,il punto di partenza per
costruire un nuovo “Stato” che unisca entrambi i popoli. Ma nonostante le buone
premesse, la speranza di un futuro dove entrambi i mondi possono vivere
pacificamente si attua lentamente e con fatica. Il loro destino è sospeso, e
all’apparenza sembra non promette niente di buono all’orizzonte.“Ti amo, ma non posso perdonare gli umani”.
Con questa laconica frase, San erge un muro invisibile che rischia di separare
nuovamente i due mondi.
Ishitaki però nutre la speranza di far
coesistere pacificamente i due mondi, e aspetterà San vegliando su di lei.
L’unione dei loro destini, fatto di sofferenze li porterà a creare qualcosa di
buono. Allora forse ci sarà un lieto fine, così come finiranno gli infiniti
conflitti.
Miyazaki crea un meraviglioso affresco
visivo incorniciata da una splendida colonna sonora che da un tocco di melò a
questo meraviglioso lungometraggio animato. Hayao Miyazaki firma la sua favola
naturalistica, ma che ha anche un risvolto pacifista. E in tempi di conflitti
che continuano con atrocità a distruggere il mondo, si può ancora credere,
anche attraverso una “favola” come Principessa
Mononoke: in fondo una speranza di vivere pacificamente ancora c’è.
Voto: 8,5
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