domenica 24 dicembre 2017

CINEVIGILIA: A Very Murray Christmas

Questo mese il caro collega Kris Kelvin del blog Solari ha riunito la banda dei cinebloggers per augurarsi buon Natale, recensendo un film che ci piace vedere durante le feste natalizie. Quest'anno Director's cult ha scelto A Very Murray Christmas, un mediometraggio di Sofia Coppola prodotto da Netflix.
Buona cinevigilia!!!







Titolo: A Very Murray Christmas
Titolo originale: id.
Cast: Bill Murray, Paul Schaffer, George Clooney, Rashida Jones.
Sceneggiatura: Sofia Coppola, Mitch Glazer, Bill Murray.
Regia: Sofia Coppola
Durata: 56'


Non si può scappare dalla magia del Natale. Ci prova Bill Murray con il suo spirito alla Scroodge, ma fallisce miseramente. Anche perché la sua producer di fiducia (Amy Poheler) lo costringe a fare uno show per Natale, mettendo in piazza niente poco di meno che George Clooney, Charlize Theron e Ben Kinglsey. E poco importa se loro vengono ripescati dalla serata dei Golden Globe e magicamente affiancati a lui con gli effetti speciali, tanto la gente non se ne accorgerà, tutti presi a mangiare il pudding e a scartare i regali, guardando distrattamente lo show alla TV.
Ma è anche la vigilia di Natale con la più grande tormenta di neve della storia di New York, e così lo show al Carlyle Hotel di Manhattan salta, nonostante Bill Murray cerchi di iniziare un duetto con Chris Rock, arrivato all'hotel dopo aver percorso i sotterranei della metropolitana.
Salta la luce e salta lo show, proprio ora che Murray si era convinto! The show must go on, e allora perché non improvvisare nella hall dell'albergo un duetto con la cameriera (Jenny Lewis), sentire cantare ospiti di lusso come Maya Rudolph, e canticchiando a tradimento Jingle Belle?
L'orso Murray diventa tutto miele arrivando a riappacificare una coppia quasi scoppiata che doveva sposarsi (Jason Scwartzmann e Rashida Jones) grazie alla sua teoria dell'amore  -  ricordati il momento in cui a capito che quella persona era l'amore della tua vita - officiando il loro secondo fidanzamento con il potere conferitogli dal Writers Guild of America, lo Screen Actor Guild e il Director's Guild. 
Niente da fare, lo spirito del Natale si è ormai impadronito di Murray, canta con gli chef dell'abergo (interpretati dalla band dei Phoenix), canta con gli ospiti e tutto va alla grande, quando all'improvviso Murray sviene e si ritrova steso su un pianoforte, dove sono seduti il fido Paul Schaffer (storico musicista del David Letterman Show) e George Clooney. Che lo show abbia inizio! Ballerine, coreografie e le classiche canzoni di Natale da cantare con Miley Cyrus, ecco che lo show non è stato cancellato, e che spettacolo!
Prodotto da Netflix e diretto da Sofia Coppola, A Very Murray Christmas è un omaggio agli show televisivi natalizi, facendo rivivere per una notte l'atmosfera glamour e festiva resa memorabile da Frank Sinatra, Dean Martin e Bing Crosby. A prova di ciò è un piacere sentire le canzoni celebri come Let it Snow e Silent Night che Murray canta con Miley Cyrus, e non si può fare a meno di essere invasi dallo spirito natalizio, anche se si è un po' musoni come Bill Murray.
Il tocco dell'operazione nostalgia viene arricchito con un po' di humour alla Saturday Night Live, dove Bill Murray, Amy Poheler e Maya Rudolph si sono fatti le ossa per decenni prima di sfondare nel cinema e nella televisione. Nostalgia nella nostalgia per i vecchi tempi, dove tutto era più semplice e frizzante e come le bollicine dello champagne, dove bastava una canzone per sentirsi più uniti e felici, anche con poco.
Sofia Coppola coinvolge anche la sua famiglia, a cominciare dal marito Thomas Mars dei Phoenix, nei panni di un improbabile chef, capace però di suonare ottima musica con il suo staff/membri del gruppo e suo cugino Jason Schwarzmann, che oltre a essere un attore è anche un ottimo batterista.
Lo stile della regista newyorchese non si smentisce e anche questa volta sceglie un hotel per ambientare un suo piccolo film (dura meno di un'ora), facendolo però diventare un luogo dove anche le cose più spiacevoli come un matrimonio saltato o un black out diventano le occasioni per stare insieme e passare del tempo facendosi travolgere dalle festività. Perché si può essere burberi quanto si vuole caro Bill, ma non la si fa a Santa Claus. 
A Very Murray Christmas è un augurio di buone feste da parte di Bill Murray. A modo suo.

Voto: 7

martedì 19 dicembre 2017

RIFLESSIONI: Ma perché si polemizza sempre quando si tratta di parlare di cinema?




Intro. Storia di una blogger sfaticata e incazzata.
Quest'anno il mio blog l'ho cagato poco o niente. Uno dei motivi principali è stata la stanchezza, avrò perso si e no un centinaio di neuroni (non lo so quanti ne abbiamo, ho studiato lettere, mica neurologia), un po' perché mi sto dedicando a un nuovo progetto che non c'entra niente con il cimema e soprattutto perché non ne avevo voglia. Mi sento uno scazzo tale da sembrare un po' come quei personaggi di Ciro - Il figlio di Target, dove c'erano due tizi che dovevano portare tipo la lavatrice sulla schiena e lagnavano frasi come 'pessimismo e fastidio'.
Oggi forse è la prima volta dopo mesi che mi metto a fare pim pum pam (cit.) con le mie ditina sulla tastiera senza rimanere inebetita davanti al computer sperando di scrivere una recensione usando f3-f4-f5 neanche fossi uno sceneggiatore de Gli occhi del cuore.
Il culo però lo trascino ancora in una sala cinematografica.
Scazzo a parte, al cinema ci sono andata quest'anno (questo mese ho fatto una triplete della Madonna the singer con The Death of Stalin, The Florida Project e The Disaster Artist), ma è anche vero che non sono andata al cinema per tre mesi, roba che a settembre avevo visto solo Detroit di quella 'uoma' (sì porca puttana, quella dirige come un uomo e non rompete la minchia) di Kathryn Bigelow. E sì, io vivo in Inghilterra e i film escono prima, anche se col cavolo che mi fanno vedere la trilogia de Smetto quando voglio. Mica si può avere tutto dalla vita, a parte il pessimismo e fastidio, che quello ce n'è sempre in abbondanza.
Come direbbe Mark Trenton: sono costipato.
Però non mi andava e forse non mi va tutt'ora di parlarne e di scrivere recensioni. Mi converrrebbe scrivere mini recensioni stringate del tipo 'questo film è una figata' o 'questo film mi fa cagare', ma a me piace raccontare la rava e la fava e non so se funzionerebbe questo sistema. Una pigrizia tale da far scatenare il John Doe di Kevin Spacey di Seven e farmi fare una fine orribile. Un momento, si possono scrivere le parole Kevin e Spacey? 
Come ti smonto l'hype con una recensione fatta a cazzo di cane.
Ma soprattutto mi passa la voglia perché quest'anno è iniziato un trend dove si deve polemizzare su un film, specialmente se è bello. Ergo, è diventata una polemica e una gran rottura di coglioni.
Il primo a farne le spese è stato La La Land. Per fortuna che da me è uscito agli inizi di gennaio, sennò col piffero che l'avrei visto. Perché? Per via di fior fior di recensioni (non che le mie siano alla Roger Ebert, ma, ce la fate?!?) che puntavano il ditino cinefilo sul fatto che Mia non si può permettere la Prius perché fa la barista o Sebastian non dovrebbe suonare il jazz perché è bianco - e io allora non avrei dovuto fare una tesi sulla Blaxploitation per la stessa cazzo di ragione e gli inglesi dovrebbero piantarla di mangiare la carbonara perché non sono italiani e soprattutto perché ci mettono la panna invece dell'uovo, ma quello è un altro discorso - a film sessista ad altre boiate. Roba che se avessi aspettato un paio di settimane non l'avrei visto, perché queste polemiche fanno passare la voglia di andare al cinema.  La critica e le discussioni servono e sono necessarie, ma ormai si è arrivati a livelli tali di polemiche astiose e 'puntini sulle i' che non stanno né in cielo né in terra da rasentare l'inutilità, starnazzando come in un pollaio. A che pro? Non certo per il bene del cinema in sé.
Facebook e la sua oasi per sfrangiare i maroni.
Ma al di là di espertoni del settore, er mejo der mejo arriva da Facebook. E lì le rotture di cojons sono garantite!!!
Facebook è il terreno fertile dove proliferano le rotture di maroni. Polemiche assurde, tifi da stadio e sputtanamenti di film sono quotidiani o quasi. Roba che se non ci sbirci sul social anche un solo giorno, godi solo a metà come quando mangi le Fonzies. Sarà l'effetto sindrome da Stoccolma, sarà la voglia di impiegare il tempo libero nel peggiore modo possibile, ma niente, non funziona il motto 'non ci andare su quel cazzo di social se non ti piace'. boh, sarà masochismo. O pessimismo e fastidio.
A farne le spese è stato La La Land, ma come un effetto domino è toccato a Moonlight, che fa cagare a prescindere perché ha fottuto l'Oscar a La La Land - ma allora doveva vincerlo il film dove la barista osa guidare la Prius invece di usare il bus (usalo te il bus a L.A. critico di sta' minchia), mentre no, il premio a Moonlight è stato un premio politico (ma dove???) perché gli afroamericani non li avevano cagati agli Oscar l'anno prima - e allora con te non gioco più, specchio riflesso, non mi hai fatto niente faccia di serpente e pure faccia di maiale perché non mi hai fatto male.
E dopo l'inverno a triturare i maroni a La La Land, la primavera a prenderserla con Moonlight, ecco che arriva l'estate,e si sa, fa caldo che manco il Nestea ti rinfresca, e come combattere la calura rompendo le palle su Dunkirk? Manco era uscito ed era già un capolavoro. Però per par condicio, dall'altra parte faceva cagarissimo che manco l'Imodium poteva alleviare, solo perché l'ha diretto Nolan. 
Manco Tim Burton ha i marroni così sbomballati, e sì che lui ne ha di ragioni per smaronarsi, dato che non fa più i film di una volta se cambia registro con Big Eyes per poi fare il 'solito Tim Burton' quando ritorna a fare Tim Burton con Miss Peregrine per farci contenti. Mai una gioia. E io Tim l'ho sempre criticato solo per la mancanza di conoscenza del pettine, ma per il resto respect. 
Ecco, con Dunkirk film della Madonna da oh Madonna ho visto la madonna ma ancora non ho visto il film, a il film l'ho visto per primo ma top secret assoluto manco Nolan avesse fatto il film per la CIA. Oh, roba che se ci scrivevi su eri un brutto figlio di sultana. Così non ci ho scritto niente, eh. Probabilmente verrà candidato agli Oscar, e nel caso di mancata vittoria, vai a urlare GOMBLOTTO contro il cielo!!!
Le pagine di cinema sono una cazzo di croce.
Fuori orario è il programma con la quale mi sono fatta mezza videoteca. Ho bruciato i miei migliori neuroni (e daje, 'zo ne so se ci sono neuroni belli o neuroni brutti) fatto di weekend insonni per registrare la manna, la morbida manna cinematografica pucciosa che scende dal cielo. Ma grazie a faccebbuc, Fuori orario è diventato il seme della discordia, dove vieni lapidato se osi parlare un film che non sia afghano (e ai miei tempi l'afghano si fumava ed era pure roba buona) o osare dire che i film XY è divertente perché è nato sotto la cattiva stella del cinema commerciale. Se poi sbagli la citazione del film tal dei tali, vai di lapidazione, roba che ne esci traumatizzato che vorresti vedere Il grande fratello per tutta la vita (oh, c'è gente a cui piace, peace and love). Roba che ogni tanto qualcuno sbrocca e fa il cazziatone, e altri, i più temerari approcciano la materia mettendo le mani avanti 'so che non è un film di fuori orario', manco ci fosse una black list da non nominare nemmeno. 
Se hai un pensiero diverso dal mio, non capisci un cazzo di cinema.
Come ho detto prima, Detroit è uscito in UK a settembre, due- tre mesi prima e ho pensato 'va là dai, esce a fine novembre e aspetta un attimino dai' e intanto commentavo per consigliarlo spassionatamente e mi e l'ho fatta fuori dal vaso. Madò, come una montagna l'ho fatta grossa. Ho letto varie rece e una diceva che se la pensi in un modo, non capisci un cazzo. E pensa un po', l'ho pensata proprio così. E allora non ci ho capito un cazzo! E allora, che cazzo ci scrivo a fare? E infatti non ci ho scritto niente, mentre tra me e mi facevo delle seghe mentali sul film e sulla regista che il mio cervello si faceva degli orgasmi multipli senza l'ausilio di un vibratore o di un film qualsiasi con Rocco Siffredi. Però mi piace questa cosa che se non la pensi in un modo non capisci una ceppa, o me povera stolta che ancora crede nello scambio di opinioni e che il cinema può offrire delle personali interpretazioni. 
Che lo sforrrzo sia con noi!
Ciliegina sulla torta, l'ultimo trend è Star Wars. Oh, a me Star Wars ha sempre smaronato alla grande (vai, lancio di pietre, così si fa, bravi!!!), roba che da piccola i miei ci provavano a farmi vedere le maratone di capodanno, ma niente, caput e dritta a nanna subito dopo la scena dell'ologramma della principessa Leia in cerca di aiuto. L'ho retto tipo vent'anni dopo per un esame di cinema sulla New Hollywood, e avevo anche avuto il nulla osta dal professore per scagare il film a favore di THX 1138, ma alla fine avevo ceduto, ma alla fine a voi non ve ne può fregar di meno. Ora, il trend è, se ho capito bene (perché non capisco una ceppa), old school vs. new school. Ma che ve frega, se vi piace bene, se non vi piace va bene lo stess, a sto' punto vedevi Rocco che è sempre una garanzia (daje che la Disney compra tutti i suoi film per l'educazione sessuale dei ragazzini americani!), chill out e guardatevi Balle spaziali, che almeno vi fate due risate.
E fatevele due risate, sempre a rompere i maroni su tutto e tutto, e dovrei farmi due risate anche io, che oltre al pessimismo e fastidio mi sembra di vivere perennemente con la simpatia a mo' di vetro rotto nel culo.Sarà perché Natale è alle porte, sarà perché sto diventando vecchia.
Raga, veramente, spero che il 2018 ci porti tanto bel cinema.
E godiamocelo per quello che è, altrimenti tutti a partecipare a una lezione di neurologia, così capisco io come sono messa con i neuroni e voi magari capirete che il cinema è bello per le emozioni che ci suscita, per le ore di svago che non ci fanno pensare a questo triste mondo malato. E se il gulliver lo usiamo come si deve, ci meritiamo il grande fratello a vita. Che poi alla fine c'è chi lo apprezza, e va bene lo stesso, il mondo è bello perché è vario. Peace and love. E non rompete i coglioni.