giovedì 11 ottobre 2018

CULT MOVIE: Ballroom - Gara di ballo





Titolo:
Ballroom - Gara di ballo
Titolo originale: Strictly Ballroom
Australia, 1992
Cast: Paul Mercurio, Tara Morice, Gia Carides.
Sceneggiatura: Craig Pearce, Baz Luhrmann,Andrew Bovell.
Regia: Baz Luhrmann.
Durata: 87'


La danza ha un potere misterioso. Il ritmo ti prende, il corpo si lascia andare, si muove, si scatena. La danza è anche seduzione, corteggiamento, romanticismo. 
E’ regola e disciplina. Ma è anche competizione, gare di ballo e premi da vincere. 
E questo è l’obiettivo di Scott (Paul Mercurio), giovane e talentuoso ballerino che sogna di vincere il Pacific Prince. Ma a modo suo.
Perché se il ballo da sala ha le sue regole severe, Scott cerca di infrangerle con passi “proibiti”, che non vengono compresi da una giuria di vecchi bacchettoni come che guardano più all’esecuzione impeccabile della tecnica che all’innovazione.
Questa sua voglia di sperimentare gli costa l’abbandono della sua partner (Gia Carades), e all’ostracizzazione della madre, che vede in lui i sogni di gloria che non è riuscita a coronare. Ma a sorpresa il suo modo di ballare viene capito dall’insignificante Fran (Tara Morice), così diversa dalle altre, un brutto anatroccolo che nasconde la sua acerba bellezza dietro un paio di occhiali e abiti dimessi.
Ballroom – Gara di ballo segna il debutto al cinema di Baz Luhrmann, dove fin dagli esordi gioca con i suoi virtuosismi che la faranno da padrone nei suoi film successivi, che avranno l’apice in Moulin Rouge! e persisteranno ne Il grande Gatsby.
Luhrmann dimostra fin dagli esordi un debole per il kitch, e dove trovare un terreno così fertile nei campionati di ballo da sala, con quei costumi scintillanti e luccicanti, con i capelli pieni di brillantini e brillantina e quel trucco che rasenta così palesemente gli anni Ottanta sotto acido?
Luhrmann fa di più e crea un microcosmo il cui fulcro è una scuola di danza, mondo in cui è cresciuto Scott tra passi di rumba e tango.
Lurhmann prende i tipici ingredienti della commedia romantica musicale, Dirty Dancing in primis, plasmandoli e ribaltando i ruoli, a cominciare dai due protagonisti: se nella commedia culto di Emile Ardolino l’insegnante di salsa Johnny faceva parte di un ceto sociale poco abbiente che dava lezioni di salsa alla ricca e ingenua Baby; in Ballroom Scott è un affermato ballerino che proviene da una coppia di campioni di danza, mentre Fran è una ragazza di umili origini ispaniche.
Ma si sa, la danza ha un potere misterioso. E la danza avvicina due persone così diverse come Fran e Scott, le unisce in un sensuale paso doble, che rappresenta anche un’educazione sentimentale per questi due ragazzi che sfidano le convenzioni e le regole.
Regole incarnate dalla perfezione e dall’eleganza senza tempo di un valzer da sala. Vecchio stile e tradizioni che rimangono immobili nella giuria e nella scuola gestita dai genitori di Scott, che vedono nell’innovazione dei suoi passi una minaccia per vincere quell’agognato premio.
Innovazione rappresentata dai passi proibiti di Scott che mette nella rumba, con quelle piroette mai viste e quei movimenti sinuosi e sensuali che vanno oltre il senso del pudore.
Tango che dovrebbe unire e fondere Scott e Liz come se fossero due amanti, ma che divide e la fa infuriare al punto di abbandonarlo per il rivale, anche se si rivelerà sul viale del tramonto, ma pur sempre ligio al sistema.
Rumba che avvicina Scott alla cultura di Fran, così diversa dalla sua, dove scopre un mondo vivo e autentico, diverso dal mondo plastificato e luccicante a cui appartiene, vitalità che riesce ad abbattere il muro di ostilità e diffidenza che aveva innalzato il padre di Fran contro di lui.
Paso doble che rappresenta la passione che sboccia lentamente in un amore timido e sincero tra Fran e Scott, un po’ come avveniva tra Johnny e Baby, il cui nome di battesimo era Frances, mentre qui è solo Fran.
Ogni lezione di danza che Scott ha con Fran è un piccolo manuale d’amore: si conoscono, si studiano, sono impacciati (o meglio, lei è impacciata), si toccano e si cercano con lo sguardo. E man mano che migliorano nel ballo, man mano aumenta l’intesa e il sentimento che provano. Anche se fanno di tutto per negare ciò che provano. Scott non lo vuole ammettere, Fran è troppo timida per dichiararsi. Ma riescono a comunicare grazie ai quei passi, a quelle giravolte, a quel rumore di tacchi che seguono il ritmo della musica, con lo scambio di sguardi che tradiscono l’attrazione reciproca.
Ma come ogni melò (o soap opera, siamo pur sempre nei paraggi del kitch) che si rispetti, Lurhmann rincara la dose e pone degli ostacoli, tra intrighi, ricatti morali, sensi di colpa, colpi di scena fino ad arrivare al trionfo sotto la sfavillante luci dei riflettori, dove quel paso doble riuscirà a sfondare le barriere e le convenzioni e a emozionare la platea, ma anche lo spettatore che guarda il film.
Ballroom – Gara di ballo è una commedia musicale che è una delizia per gli amanti dei musical, ma che potrebbe anche divertire chi non è un patito del genere. Perché Baz Luhrmann si diverte a giocare con i suoi protagonisti, portandoli al grottesco, e a infrangere le regole, dove le canzoni e la musica sono parte integrante della storia, che servono a enfatizzare ogni momento che vivono i protagonisti.
E se il regista de Il grande Gatsby non ha ancora a disposizione il budget delle produzioni americane, riesce comunque a far intravedere il suo stile fatto di carrellate veloci e rallenty, giocando sapientemente con le luci che danno quel tocco di teatralità che è la vita stessa, un grande palcoscenico dove bisogna combattere per far affermare la libertà di essere e di vivere secondo le proprie regole, non da chi ce le impone. 

Voto: 8