martedì 29 novembre 2016

MUSIC VIDEO REVIEW: Chris Isaak - Baby I Did a Bad Bad Thing



Titolo: Baby I Did a Bad Bad Thing
Cantante: Chris Isaak.
Guest: Laetita Casta.
Regia: Herb Ritts.
Durata: 2'58 '' (uncensored version)


Io guardo te (Laetita Casta), tu guardi me (Chris Isaak). Io ti spio, sono un guardone, tu stai al mio gioco ballando per me, in biancheria nera sexy, e mi riprendi, spiandomi a tua volta. Solo che sei in TV, e io sto guardando un programma che sembra essere molto hot. Tu ti diverti nel vedere che a fatica riesco a resisterti.
Ti nascondi dietro una tenda, ti sfili le calze lentamente, e così faccio anche io, comincio a togliermi la camicia, ipnotizzato dalla tua danza erotica. Tu però vai oltre, aumentando la seduzione, chiamandomi senza dire una parola. Le tue labbra accarezzano la cornetta, io la prendo e sento la bellezza del tuo corpo. 
Cerco di toccarti e non ci riesco e questo mi fa letteralmente impazzire, sento la tua mano accarezzarmi, ma non vai oltre...Preferisci giocare con un ospite, la cosa mi fa bollire di rabbia e dalla frenesia.
Forse è meglio se raffreddo i bollenti spiriti lavandomi il viso con acqua fresca... Basta, non ce la faccio più! I giochi sono finiti!
Il fotografo delle super modelle Herb Ritts (ma anche di copertine di album come Debut di Bjork) lascia da parte l'allure minimalista per scatenarsi in un gioco di seduzione per la realizzazione di Baby I Did a Bad Bad Thing di Chris Isaak, che fa parte anche della colonna sonora di Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick.
Dopo il glamour della spiaggia hawaiiana di Wicked Game, realizzato in un elegante bianco e nero (così come aveva fatto per Cherish di Madonna). Ritts alza il tiro e crea un gioco sordido tra una coppia di amanti (che si incontrano all'inizio in ascensore), creando un 'peeping Tom' dove entrambi si spiano, bramandosi l'uno con l'altro. Entrambi usano il video: lui la guarda dalla TV, lei lo sta registrando, offrendogli un programma televisimo molto XXX rated, dove vige la regola del 'vedere ma non toccare', in nome del puro voyeurismo.
Memore del trasgressivo mondo della moda, Ritts non rinuncia all'erotismo, riuscendo a non scadere nella volgarità o peggio ancora in un porno da quattro soldi, mantenendo intatto il glamour e l'eleganza e gioca con le regole della moda per metterle al servizio dei videoclip. 
D'altrone lui è stato il maestro del glamour nell'era delle super modelle e per l'occasione ha scelto la bellissima Laetita Casta, che sul finire degli anni Novanta era la modella di punta del fashion system.
Per una volta Ritts abbandona il suo stile minimal chic  (fatto appunto di bianco e nero, o seppia a seconda delle esigenze) prediligendo toni del blu e del viola per la stanza di lui e rosso cardinalizio per la stanza di lei -  colori freddi e caldi che si mescolano grazie alla sapienza compositiva del fotografo. Ed è perfetta la location - un sordido motel per una sordida storia - che suggerisce un menàge a trois per riaccendere una passione svanita, che solo con fantasie proibite si può scatenare nuovamente. Ma si sa, il gioco è bello quando dura poco, così il terzo incomodo esce e lui entra, buttandole addosso la camicia per coprirsi e togliendole la parrucca. Peccato, perché lei si stava divertendo parecchio a farlo penare. La giusta punizione per aver fatto una cosa molto cattiva.



lunedì 28 novembre 2016

FILMOGRAFIA: Robert Altman




NOME:
Robert Altman
DATA DI NASCITA: 20/02/1925 
DATA DI MORTE: 20/11/2006
LUOGO DI NASCITA: Kansas City, Missouri, USA
PROFESSIONE: Regista, Produttore, Sceneggiatore





REGISTA:

(2006) Radio America
(2003) The Company
(2002) Voltage
(2001) Gosford Park
(2000) Il dottor T e le donne
(1999) La fortuna di Cookie
(1998) Conflitto di interessi
(1997) Gun (Serie tv)
(1996) Jazz '34
(1996) Kansas City
(1994) Prêt-à-Porter
(1993) America oggi
(1992) McTeague (Film tv)
(1992) I protagonisti
(1990) Vincent & Theo
(1988) Tanner '88 (Miniserie tv)
(1988) The Caine Mutiny Court-Martial
(1987) Aria
(1987) Basements (Film tv)
(1987) Terapia di gruppo
(1987) The Dumb Waiter
(1985) Follia d'amore
(1985) Non giocate con il cactus
(1985) The Laundromat (Tv)
(1984) Secret Honor
(1983) Streamers
(1982) Jimmy Dean, Jimmy Dean
(1982) Two by South (Film tv)
(1980) Popeye - Braccio di ferro
(1979) H.E.A.L.T.H.
(1979) Una coppia perfetta
(1979) Quintet
(1978) Un matrimonio
(1977) Tre donne
(1976) Buffalo Bill e gli indiani: ovvero la lezione di storia di Toro Seduto
(1975) Nashville
(1974) California poker
(1974) Gang
(1973) Il lungo addio
(1972) Images
(1971) I compari
(1970) Anche gli uccelli uccidono
(1970) Mash
(1969) Quel freddo giorno nel parco
(1968) Conto alla rovescia
(1965) The Katherine Reed Story
(1965) Pot au feu
(1965) The Long, Hot Summer (Serie tv)
(1964) Nightmare in Chicago (Film tv)
(1963) Kraft Suspense Theatre (Serie tv)
(1962) Combat! (Serie tv)
(1962) The Gallant Men (Serie tv)
(1961) Bus Stop (Serie tv)
(1960) Route 66 (Serie tv)
(1960) Surfside 6 (Serie tv)
(1959) Troubleshooters (Serie tv)
(1959) United States Marshal
(1959) Hawaiian Eye (Serie tv)
(1959) Bonanza (Serie tv)
(1958) Lawman (Serie tv)
(1958) U.S. Marshal (Serie tv)
(1958) Westinghouse Desilu Playhouse (Serie tv)
(1958) Peter Gunn (Serie tv)
(1957) Whirlybirds (Serie tv)
(1957) Maverick (Serie tv)
(1957) Sugarfoot (Serie tv)
(1957) The James Dean Story
(1957) The Delinquents
(1956) Gale Storm Show (Serie tv)
(1955) The Perfect Crime
(1955) Alfred Hitchcock Presents (Serie tv)
(1955) The Millionaire (Serie tv)
(1954) Better Football (Corto)
(1954) The Builders (Corto)
(1953) The Last Mile (Corto)
(1952) King Basketball (Corto)
(1951) Modern Football (Corto)

PRODUTTORE:

(2003) The Company - Produttore
(2001) Gosford Park - Produttore
(2000) Roads and Bridges - Produttore esecutivo
(2000) Il dottor T e le donne - Produttore
(2000) Trixie - Produttore
(1999) La fortuna di Cookie - Produttore
(1998) Liv - Produttore
(1997) Afterglow - Produttore
(1997) Gun (Serie tv) - Produttore esecutivo
(1996) Jazz '34 - Produttore
(1996) Kansas City - Produttore
(1994) Prêt-à-Porter - Produttore
(1994) Mrs. Parker e il circolo vizioso - Produttore
(1988) "Tanner '88 (Miniserie tv) - Produttore esecutivo
(1988) The Caine Mutiny Court-Martial - Produttore
(1985) Non giocate con il cactus - Produttore
(1984) Secret Honor - Produttore
(1983) Streamers - Produttore
(1979) H.E.A.L.T.H. - Produttore
(1979) Una coppia perfetta - Produttore
(1979) Quintet - Produttore
(1979) Rich Kids - Produttore esecutivo
(1978) Ricorda il mio nome - Produttore
(1978) Un matrimonio - Produttore
(1977) L'occhio privato - Produttore
(1977) Welcome to L.A. - Produttore
(1977) Tre donne - Produttore
(1976) Buffalo Bill e gli indiani: ovvero la lezione di storia di Toro Seduto - Produttore
(1975) Nashville - Produttore
(1974) California poker - Produttore
(1964) Nightmare in Chicago (Film tv) - Produttore
(1962) Combat! - Produttore
(1957) The James Dean Story - Produttore
(1957) The Delinquents - Produttore

SCENEGGIATORE:

(2001) Gosford Park
(1998) Conflitto di interessi
(1996) Kansas City
(1994) Prêt-à-Porter
(1993) America oggi
(1992) McTeague (Film tv)
(1987) Aria
(1987) Terapia di gruppo
(1979) H.E.A.L.T.H.
(1979) Una coppia perfetta
(1979) Quintet
(1978) Un matrimonio
(1977) Tre donne
(1976) Buffalo Bill e gli indiani: ovvero la lezione di storia di Toro Seduto
(1974) Gang
(1972) Images
(1971) I compari
(1962) Combat! (Serie tv)
(1957) Maverick (Serie tv)
(1957) The Delinquents
(1951) Corn's-A-Poppin'
(1948) Squadra mobile 61
(1947) Tre figli in gamba

domenica 27 novembre 2016

ROBERT ALTMAN DAY: I protagonisti


Dieci anni fa ci lasciava Robert Altman, ragazzo terribile di Hollywood. Anche se l'anniversario è caduto il 20 di questo mese, noi cineblogger ce ne freghiamo delle regole e lo celebriamo quando ci pare, ovvero oggi domenica 27/11. Altman avrebbe gradito di sicuro. Per omaggiare il grande regista, Director's cult ha scelto un instant classic come I protagonisti. 


Attenzione, ai fini dell'analisi cinematografica la recensione può contenere spoiler.





Titolo: I protagonisti
Titolo originale: The Player
USA, 1992
Cast: Tim Robbins, Greta Scacchi, Vincent D'Onofrio, Woophie Goldberg
Sceneggiatura: Michael Tolkin, da un suo romanzo
Regia: Robert Altman
Durata: 124'


Cara Hollywood, devi morire. Sembra dirci così Robert Altman ne il suo ormai classico I protagonisti. Ed questa è anche la minaccia non tanto velata rivolta al produttore di grido Griffin Mill ( Tim Robbins) da un misterioso stalker, che minaccia un colosso nella mecca del cinema, dove i suoi film finiscono sempre con l'happy ending, assicurando incassi da capogiro.
Griffin vuole scoprire chi è l'autore delle cartoline minatorie che minano la sua tranquillità, e scopre che il potenziale stalker è David Kahane (Vincent D'Onofrio), uno sceneggiatore che ha tentato di vendergli una sceneggiatura d'autore dove il lieto fine non è una sua prerogativa, finendo per essere scartata a priori da Mill. 
L'incontro tra i due finisce in tragedia, lo sceneggiatore muore durante una collutazione (sceneggiata come una rapina da uno spaventato Mill) e Griffin intreccia una relazione con la fidanzata di lui (Greta Scacchi), aspirante artista, continuando la sua vita artificiale nell'altrettanto finta Hollywood, dove il confine tra realtà e fantasia è molto sottile.
Robert Altman non è mai stato tenero nei confronti dell'industria cinematografica e l'industria ha ricambiato mettendogli spesso e volentieri i bastoni tra le ruote. 
In generale Altman fu un iconoclasta, non un hippie (pur essendo giovane di spirito, negli anni Settanta non era più un trentenne e viaggiava già verso la cinquantina), ma una persona poco incline a rispettare i dettami della società, mettendo al servizio della settima arte la sua voglia di trasgredire le regole e di irridere la società americana alla prima occasione.
Altman fu anche maestro nello sgretolare e le regole di Hollywood e i suoi classici, basti solo pensare a Il lungo addio e a come stravolse il mito di Marlowe, reso celebre da Humprey Bogart ne Il grande sonno (e prima di lui da Dick Powell ne L'ombra del passato), per creare un meraviglioso sconfitto con il volto disilluso di Elliot Gould (aprendo la strada a Polansky con Chinatown), usando la settima per deridere il governo americano e la sua folle guerra in Vietnam spacciandola per guerra di Corea (e quindi prenderla per i fondelli due volte) con quel gioiellino di M*A*S*H*; graffiando alla grande negli anni Settanta -  al punto da dare filo da torcere ai Movie Brats guidati da Spielberg e Lucas (che poi si vedrà come si faranno ammorbidire dall'industria facendo una fraccata di milioni) - pur essendo fuori tempo massimo per far parte della loro cerchia. 
Altman fu sempre un pesce fuor d'acqua a Hollywood, e il suo I protagonisti sembra essere un grido d'allarme per come la macchina dei sogni stia andando alla deriva, diventando una pura macchina di soldi. Altman con I protagonisti sembra rimpiangere il vecchio cinema della golden era - nei vari studios ci sono sempre poster incorniciati di classici come Laura di Otto Preminger, e la nostalgia per il cinema d'autore che hanno fatto la storia del cinema - Griffin incontra lo sceneggiatore durante la proiezione di Ladri di biciclette, e lo scrittore gli rinfaccia che il producer non è neanche questo mostro di cinefilia essendo arrivato praticamente alla fine del film - mentre i detective che seguono il caso (Whoopie Goldberg e Lyle Lowett) avevano visto Freaks, reso ancora fruibile al pubblico grazie ai cinema d'essai, quando il concetto di multiplex ancora non esisteva. 
Altman odia il cinema del (suo) presente e celebra la genialità del cinema del passato, come il cinema di Orson Welles - altra pecora nera dello star system - con la scena di apertura con un piano sequenza che sembra strizzare l'occhio al piano sequenza di apertura dello strepitoso L'infernale Quinlan. Quello è il vero cinema, quella era arte, quello sì che era rischiare in una produzione che poteva essere un trionfo o un fallimento. 
E invece ora (o meglio, negli anni Novanta, ma anche oggi  non è che la musica sia cambiata), i producer sembrano i 'super produttori mega galattici' che si preoccupano solo di fare profitti, criticando aspramente la metodologia di lavoro che non rispecchia più il vecchio sistema che garantiva qualità artistica con una buona etica lavorativa.
Per dimostrare in che modo il super mega produttore galattico Griffin Mill fa soldoni,  Altman mette alla berlina il glamour hollywoodiano svuotandone il significato, con feste dove puoi incontrare Marlee Matlin o Andie Mc Dowell, dove ai gala di premiazione l'elemento più esaltante è il solito buon gusto di Cher che si fa notare per il suo vestito rosso fiammante, o spettegolare al ristorante su Angelica Houston che pranza con insieme a John Cusack - il tutto rendendolo un po' triste, privo di quel glamour che solo un comune mortale può immaginare. Incontri gente-vai alle feste-fai affari-vai alle premiazioni-fai affari-vai al ristorante-fai affari. Bei vestiti, litri e litri di champagne, idromassaggio all'aria aperta sono a disposizione pur di vendere un film o di parlare di produrre un film. Purché si faccia un ottimo profitto.
E siccome Hollywood è grande, Altman ci mette una moltitudine di attori che prestano il loro volto anche solo per un fotogramma (ci trovi chiunque da Jeff Goldblum a Burt Reynolds, da James Coburn a Jack Lemmon), creando un mega puzzle fatto di persone che si incrociano per un istante. Memore della capacità di creare film a partire da Nashville, con quei 6 gradi separazione che li tengono uniti - e senza Altman, probabilmente Paul Thomas Anderson non avrebbe ricreato lo stesso intreccio in Magnolia - questa folla di star sembra avere un legame tra di loro perché fanno parte dello stesso mondo, dove ognuna è una pedina per rendere il prossimo film un nuovo trionfo al botteghino, ergo una montagna di soldi. 
E se non fai tanti soldi, tutto il potere che hai accumulato svanisce da un momento all'altro e producer come Bonnie (Chyntia Stevenson), un tempo fidanzata di Griffin, finisce per essere mollata non solo da lui, ma anche dallo studios che le da' il benservito (e paradossalmente Altman sembra anticipare la fine della casa di produzione Carolco che dalle stelle con Terminator II finirà alle stalle grazie alle disastrose produzioni di Corsari e Showgirls, facendole chiudere baracca e burattini).
E quando arriva il produttore inglese che cerca di portare una ventata di novità con un film dove non c'è lieto fine  in nome del realismo, ecco che la preview nel cinema di periferia ha floppato e tutto finisce a tarallucci e vino, perché la realtà è che lo spettatore vuole che la storia finisca bene, poco importa se è ridicola (efficace il cameo con Bruce Willis che fa la parodia di sé stesso facendo il verso a John McLane). Così come finisce in beffa l'indagine che dovrebbe inchiodare Griffin. Perché la realtà supera la fantasia, e la vita di Griffin è come un film - il film che ripercorre il suo fatale incontro con lo sceneggiatore David che gli viene proposto come un grande copione da comprare - dove ad attenderlo c'è l'happy ending con la villa circondata da rose e la sua compagna in dolce attesa, al punto da dire frasi che sembrano uscite dagli stessi film che produce.
Perché questa è Hollywood e solo nella fabbrica dei sogni la fantasia supera la realtà.

Voto: 7/8

Celebrano Altman: 


mercoledì 23 novembre 2016

100% PURE GLAMOUR - Happy Birthady Mr. President - Marilyn's Dress




...Happy Birthday Mr. President, 
Happy Birthday to you 

Thank's Mr. President 
For all the things you've done 
The battles you've won...

Cantava così la splendida Marilyn Monroe nel maggio del 1962 per il compleanno di John Fitzgerald Kennedy.
 Marilyn era ancora giovane e bella, ma già stava percorrendo il suo viale del tramonto che l'avrebbe portata via dal mondo dorato di Hollywood quel fatidico 5 agosto dello stesso anno.
Fino all'ultimo è riuscita ad entrare nell'immaginario collettivo con quei vestiti eleganti e provocanti per l'epoca, facendo di lei una bomba sexy, anche la bomba aveva un cervello altrettanto da urlo.
In occasione dei festeggiamenti del 45esimo compleanno del presidente Kennedy, Marilyn fu invitata per augurargli buon compleanno, cantanto per lui al Madison Square Garden. 
Marilyn indossò un meraviglioso abito creato dal costumista Jean Louis (che di sensualità femminile se ne intendeva, diventando famoso per aver vestito di raso nero la bellissima Rita Hayworth in Gilda, dotandola di quei guanti fino ai gomiti che sfilava con seducente malizia).
L'abito lungo color carne era ricoperto di strass cuciti con il motivo a rosetta - un motivo stilistico che ricorda per l'appunto una rosa e si riprende anche per le decorazione delle ceramiche - con un pazzesco effetto nude, o meglio,un effetto 'skin and beads' (pelle e perline), da sembrare quasi cucito addosso alla meravigliosa Marilyn. L'effetto degli strass fu così luminoso, da farle sembrare una stella caduta sulla Terra, venuta appositamente per cantare.L'abito non risparmiava niente all'immaginazione ed è dotato di una profonda scollatura che lasciava la schiena scoperta.
Rumours dicono che l'abito fosse così attillato e aderente che Marilyn fu impossibilitata a insossare la biancheria intima (anche se il corpetto ha comunque un sostegno per il seno che non viene esposto all'effetto nude- vedo/non vedo), al punto da pensare che Marilyn stessa avesse espresso il desiderio di volere quella stoffa cucita direttamente su di lei, come se fosse una seconda pelle.
Leggende metropolitane a parte, questo è il vestito con la quale si è congedata al suo pubblico, immortalando il suo fascino per sempre.
Recentemente l'abito è stato battuto all'asta per la cifra record di 4,5 milioni di euro dal proprietario di Ripley's Believe it or Not (che è anche presente a Londra a Piccadilly Circus) e verrà esposto in varie mostre in America. E pensare che l'attrice all'epoca lo pagò 'solo' 2,500 dollari.



martedì 22 novembre 2016

RECENSIONE: Animali notturni




Titolo: Animali notturni,
Titolo originale: Nocturnal Animals
Id.
Cast: Amy Adams, Jake Gyllenhaal, Michael Shannon, Aaron Taylor-Johnson, Isla Fisher
Sceneggiatura: Tom Ford
Regia: Tom Ford
Durata: 116' 

Ci sono registi che usano l'estetica in senso di pura arte come fondamenta del proprio cinema. Basti pensare a Peter Greenaway e alla sua visione pittorica con il suo meraviglioso Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante, dove una bellissima Helen Mirren era vestita tono-su-tono con l'ambientazione quasi da diventare parte dell'arredamento e che cambiava colore a seconda dell'ambientazione (lo hanno anche gli Smashing Pumkings, che hanno omaggiato il film con il videoclip di Ava Adore), arrivando a creare alla fine del film una composizione culinaria che affascinava e faceva venire l'inquietudine allo stesso tempo. 
Un po' come fa Tom Ford, che apre il suo secondo film, Animali notturni, con una sequenza fatta di corpi nudi, corpi generosi e non proprio voluttuosi da stravolgere l'innocente nudità dei quadri di Botero - donne formose e non più toniche che si agitano in danze in slow motion, con sguardi ammiccanti da incutere disagio, esprimendo  una sessualità aggressiva da farti sentire un guardone in un peep show - per poi scopire che si tratta di materiale artistico, o meglio dell'ultima mostra della gallerista di grido Susan Morrow (Amy Adams).
Nulla è come sembra, perché Susan è bella, è ricca, ma è insoddisfatta della propria vita professionale e personale, con quel matrimonio ormai stantìo con un marito troppo indaffarato (Armie Hammer) al lavoro e con l'amante per prestarle attenzione.
Susan è infelice perché è finita per vivere quella vita alto borghese predetta dalla madre venti anni prima - e che lei ha tentato di evitare con tutte le sue forze - nonostante fosse consapevole del suo cinismo da renderla artista mancata e fintamente bohemienne. Cinismo che le ha negato la possibilità di apprezzare la sensibilità di Edward (Jake Gyllenhaal), finendo per disprezzare tale qualità come ha fatto su madre.
Il torpore della solitudine e della 'plasticosità' della sua vita quotidiana vengono scossi da un burrascoso salto nel passato, quando al lavoro le viene recapitato un romanzo, Animali notturni, scritto dal suo ex marito che è riuscito a terminare il suo primo romanzo. Leggendolo, Susan rimarrà sconvolta, facendole pensare alla sua vita e agli errori che ha commesso 20 anni prima.
Anche questa volta Tom Ford prende del materiale già esistente, come aveva fatto per il suo folgorante debutto con A Single Man e questa volta decide di ricreare su pellicola Tony & Susan di Austin Wright, prendendo delle libertà creative e mettendoci comunque molto di suo, pur mantendo intatta la struttura principale del libro.
Nelle mani di Tom Ford Susan si trasforma da insegnante di inglese a una gallerista d'arte, professione scelta a hoc da Ford per creare la sua estetica come 'tessuto connettivo' fatto di glamour ed eleganza, ma capace di rivelarsi anche freddo e vacuo, come un' assolata Los Angeles fatta di palme, opulenza e party ultra chic, ma fatta anche di profonda solitudine ed alienazione,matrimoni di facciata che nascondono l'omosessualità a favore di un machismo ostentato (machismo al limite del maschilismo che ha ostentato Tom Ford per la presentazione del suo primo profumo - Black Orchid). 
Nei personaggi cinematografici c'è un po' di Tom Ford.
In che senso Susan è Tom? Susan è una gallerista d'arte moderna che ha tutto nella vita: bellezza, fama, una casa lussuosa e un marito bellissimo e ha uno stile favoloso, con quel trucco fatto di smokey eyes e labbra rosse da renderla glaciale e inarrivabile. Eppure non è felice. Così come non lo è stato Ford, stilista di grido che aveva fatto resuscitare la maison Gucci come un'Araba Fenice negli anni Novanta e re Mida capace di trasformare marchi di moda in fallimento in miniere d'oro, così come il brand che porta il suo nome, diventato famoso fin da subito. Eppure Ford ha vissuto momenti di insoddisfazione (e depressione) che gli ha fatto lasciare tutto, che solo il cinema riesce a curare.
Ford è anche Tony. Tony vive finisce in una Texas ostile, ostilità di una società chiusa che Ford ha percepito da bambino in Texas, e in Santa Fé da adolescente, visione che estremizza rappresentando il Texas dotato di un hummus dove la bellezza delle dune deserte nasconono la bruttezza di persone allo sbando che attuano violenza gratuita solo per il gusto di farlo, dove le leggi vengono interpretate e dove nessuno e nemmeno lo seriffo (Michael Shannon) ha più niente da perdere.
Ford è anche Edward. Edward vuole scrivere, ma trova lo scetticismo di Susan che non lo supporta abbastanza - scetticismo che lo spettatore cinefilo ha nutrito almeno una volta di fronte a questo stilista che si è improvvisato regista. E come Susan, alla fine ne rimaniamo esterrefatti dal risultato e dal talento mostrato.
Le assonanze finiscono qui, ma questi sono elementi sufficienti per considerare Tom Ford un autore che ha brillantemente superato la 'prova del nove' con questa opera seconda, dove il regista texano usa la settima arte per creare un proprio mondo dove l'estetica è funzionale alla narrazione, come se volesse dare vita a romanzi che l'hanno folgorato, proprio come succede a Susan quando legge il manoscritto di Edward.
Ford riesce a creare un thriller teso e violento pur non mostrando violenza fisica: la violenza è nell'aria la si percepisce e la si immagina nella sua crudezza (come aveva fatto Mary Harron in American Psycho, lasciando i ricchi dettagli di Brett Easton Ellis fuori campo) fatta da tre balordi ai danni della famiglia di Tony. Da bravo esteta qual è crea tre piani narrativi che combaciano alla perfezione - Susan - Tony - Susan/Laura ed Edward, facendoli incastrare perfettamente tra di loro, come una matrioska che una volta aperta svela un sottile gioco fatto di vendetta, una vendetta contro i sentimenti feriti, colpe da espiare, una vendetta gridata nel romanzo, ma anche nel quadro che Susan scopre nella galleria, che le rammenta il gioco fatto di crudeltà perpetrato anni prima, e ora le torna indietro come un boomerang.
Tre piani narrativi che si intersecano alla perfezione dove la storia romanzata di Laura (Isla Fisher) e Tony, finiti in balia degli eventi che sfociano nel dramma si infiltrano nelle paure di Susan nel presente, facendo risvegliare quel senso di colpa di un passato fatto di scelte sbagliate che l'ha trasformata nella borghese snob che tanto odiava in sua madre (Laura Linney).
La vendetta è mezzo di espiazione per Tony, che supera i confini della legge per dimostrare a sé stesso di sapersi far valere, così come la vendetta è un piatto che va consumato freddo per Edward che riesce a farsi valere su Susan, con quel finale bellissimo, che subisce  pur rimanendo impeccabile ed elegante, con  quel vestito verde che si intona alla perfezione con i suoi capelli rossi e con il resto dell'ambiente, esattamente come ne Il cuoco, il ladro sua moglie e l'amante, dove l'estetica è parte integrante se non essenziale.
Animali notturni è la conferma che Tom Ford fa ottimi film perché si vede che ama quello che fa, dimostrando di avere un background culturale non indifferente e una visione artistica della vita non comune.
Perché Tom Ford non è solo un fashion designer che fa collezioni di abiti e makeup da urlo, ma è anche una persona che una precisa visione dell'estetica, tale da rendere la vita (cinematografica) un'opera d'arte.

Voto: 8,5


giovedì 17 novembre 2016

SPOT REVIEW: Tous - Tender Stories No.5



Titolo: Tous - Tender Stories No. 5
Testimonial: Gwyneth Paltrow
Regia: Victor Carrey
Durata: 2' 15''

Kate (Gwyneth Paltrow) è una insegnante di violino che fa colazione sempre nello stesso bar alla stessa ora. Abitudine che prende anche Peter, ma vuoi il caso, vuoi il destino, paradossalmente i due non si sono mai incontrati anche se sono nello stesso locale, anche perché lei si mette in un angolino per soli 10 minuti per poi correre a casa e ricevere i suoi studenti. Peter rimane di più, assorto nelle letture del suo quotidiano, per poi andare in ufficio. 
Kate e Peter sembrano fatti l'una per l'altra. Entrambi ordinano la stessa colazione, entrambi hanno due cani (il cane di lei si chiama Robin, il cane di lui si chiama Hood).
Kate indossa solo un modello di scarpe che sono state fatte dal trisavolo di Peter, e sul polso ha tatuato un verso di una canzone che Peter adora. 
Se lei veste di blu, Peter sceglie inconsapevolmente di indossare il blu. E quando lei indossa il suo gioiello Tous, Peter indossa il suo orologio preferito. Se solo si incontrassero! Un giorno però Kate perde il suo orecchino Tous, che arriva dritto dritto al tavolo di Peter. Finalmente incrociano i loro sguardi ed è amore a prima vista!
Tender Stories è uno spot/cortometraggio per il web che sembra una piccola e deliziosa commedia francese. Lo scopo del progetto è non solo di pubblicizzare i gioielli Tous, fini e delicati, ma di trasmettere la delicatezza dello stile in piccole storie dove la tenerezza trionfa. 
Il destino è il nucleo di questo corto, dove la quotidianità fatta di piccole cose  (come sedersi 10 minuti per sorseggiare un caffé e godersi i raggi del sole che entrano da una finestra) sono parti integranti di due anime che sono destinate a incrociarsi. Tutti (si spera) hanno un'anima gemella e a volte è dietro l'angolo senza nemmeno accorgersene. Proprio come Kate e Peter che sono fatti l'una per l'altra, che vivono in simbiosi senza saperlo. 
Gwyneth Paltrow sperimenta il mondo delle web serie con le Tender Stories, dei corti che pubblicizzano il marchio di gioielleria Tous. In passato lo aveva fatto anche la BMW con protagonista Clive Owen, dove recitava il ruolo di 'the driven', arrivando anche a cimentarsi con una corsa con il Diavolo, interpretato da Gary Oldman.
Gwyneth si tiene lontana dalle diavolerie e preferisce l'eleganza e la tenerezza di una storia.
Gwyneth Parltrow aveva già partecipato al quarto corto per la collezione primaverile, e ora è la testimonial della nuova collezione autunno/inverno del marchio francese. Paltrow non smentisce il suo allure ed è sempre una perfetta icona di stile. La sua eleganza si sposa alla perfezione con le intenzioni del marchio, che vuole ricercare la raffinatezza nei dettagli, nelle cose poco ostentate, centrando l'obiettivo con la tenerezza di Tender Stories.

lunedì 14 novembre 2016

RECENSIONE: Knight of Cups



Titolo: Knight of Cups
id. USA, 2015
Cast: Christian Bale, Cate Blanchette, Natalie Portman, Wes Bentley.
Sceneggiatura: Terrence Malick
Regia: Terrence Malick
Durata: 118'


Se ci fosse uno stile poetico da attribuire all'estetica di Terence Malick sarebbe l'ermetismo.
Poche parole che hanno un significato da decifrare, poche parole che riescono a spiegare tante cose in poche righe.
Malick usa poche parole, lasciando il resto alle immagini, come fa per il suo nuovo film (e come sta facendo da molto tempo), con Kight of Cups.
La storia di Rick che è depresso e non sa come muoversi nella giungla hollywoodiana e nella giungla di sentimenti è così scarna da sembrare la storia della vacca Vittoria, muore la vacca e finisce la storia. A prima vista Knight of Cups è la rappresentazione del nulla cosmico: Rick è depresso e non è più felice della sua vita. Fine della storia.
In realtà oltre ai completi di Armani che il fascinoso Christian Bale indossa per tutto l'arco del film, c'è di più.
Dire genialità è una parola grossa al limite del ridicolo (e le parole che pesano nell'ermetismo vanno pesate e non buttate come macigni), ma Malick usa il vuoto per rappresentare il vuoto. Nel senso, usa il cliché della vita modiaiola-festaiola di mamma Hollywood per fare una dissertazione sulla pochezza dell'uomo moderno, dove il segreto della felicità consistenell'avere tutto, anche se in realtà non hai niente, solo la tua pochezza di essere umano.
Rick infatti ha tutto: ha un lavoro da sceneggiatore a Hollywood, ha vestiti alla moda (Armani, mica Primark), una casa arredata in mininal chic, ma così minimal al punto da deludere i ladri che non possono rubare nulla, feste che durano fino all'alba e amanti a volontà, praticamente tutto quello che un uomo di successo vorrebbe avere.
Rick in realtà non ha niente: ha una vita affettiva vuota, fatta di donne che passano per un attimo senza lasciare una traccia nella sua anima, così come ha una vita familiare difficile e piena di rancori, alla quale si aggiungono il fallimento di un matrimonio e di un'altra relazione che poteva essere duratura.
La sua anima è arida, e c'è solo posto per la depressione, che non gli fa godere il piacere di essere amato anche solo per un fugace momento, nemmeno di godere di quei privilegi che in pochi possono avere in un mondo dove il divario tra le classi sociali è sempre più evidente.
Scomodando Federico Fellini (nella speranza che il sommo non si ribalti nella tomba come temono i detrattori di Malick) - che in 8/12 inaugurava un nuovo cammino cinematografico dove sperimentava la psicologia di Jung per analizzare la frustrazione di un regista in crisi creativa che vive una vita tra la realtà e il flusso di coscienza costituito dalle sue molteplici amanti - Malick fa più o meno lo stesso, utilizzando l'uso della cartomanzia coniugata con il suo modo filosofico di vedere (e giudicare) la società opulenta che il microcosmo di Hollywood racchiude,
L'uso dei tarocchi a dire il vero è affascinante per come Malick riesce a usare la credenza popolare che carpire i segreti del destino: anche se in realtà siamo i fautori del proprio destino, ci sono delle forze invisibili che agiscono su di noi, modificando sensibilmente il corso degli eventi.
Destino che Rick distrugge, lasciandosi scivolare addosso tutto questo mondo favoloso  con donne che vorrebbero amarlo, facendosi sfuggire la possibilità di riconciliarsi con il padre e il fratello, e lui non riesce nemmeno a capirlo, cercando costantemente di trovare uno stimolo che scuota la sua apatia, cercando di capire dove ha fallito anche se il suo completo firmato e il suo lavoro dicono il contrario.
Rick il fante di coppe (rovesciato), vaga per feste-belle donne-feste-belle donne-feste-belle donne, ma non ne trae godimento, al punto da far sembrare questa 'routine' che molti sognano in pura noia.
Come se Malick vorrebbe dire l'ovvio 'cosa c'è di più vuoto di una vita fatta di pura vacuità, il puro nulla che la società odierna sta producendo, spacciandolo per necessario?'
La luna (una ragazza piena di vita che vuole divertirsi), l'impiccato (l'impossibilità di conciliarsi con la famiglia), l'eremita (specchiarsi nell'amoralità di un mondo finto), il giudizio (l'unica donna che ti ha capito fino in fondo), la torre (la serenità che può inforndere una breve relazione), la sacerdotessa (la decadenza di Hollywood), la morte (l'aver rovinato con una scelta sbagliata una storia d'amore importante) e la libertà (l'innocenza che può spingere a vedere oltre la vita fatta di finzione) sono le carte che il fante di coppe cerca di decifrare per capire cosa ha sbagliato nel passato, cercando di trovare una risposta per riprendere in mano le redini della propria vita.
Non tutto è perfetto in Knight of Cups, lodarlo e adorarlo fa sembrare di te un radical chic ante litteram, così come odiarlo fa sembrare che tu non capisca una mazza di cinema (anche se non è vero). La sua regia fatta di soggettive ormai è il suo marchio di fabbrica, e poco importa se arriva a farti venire il mal di mare (e che francamente ha un po' stufato), così come le voci over sono al limite della sopportazione, facendo considerare il suo stile una 'solita solfa', tale da rimpiangere The Tree of Life.
A questo tedio però si sorvola perché il filosofo Malick riesce a immergerti nella sua visione del mondo piano piano, facendoti 'digerire' il film poco alla volta. 
I suoi ultimi due film (compreso To the Wonder) sembrano fatti di tutto fumo e niente arrosto, e invece di 'ciccia' ce n'è. Eccome.
Perché Malick non fa 'fast food movie' che si mangiano in un solo boccone, il suo cinema va gustato lentamente, va pensato, rimuginato su, anche a costo di farti venire i rigurgiti con il suo stile di regia 'always on the run'.
I suoi film sono i suoi ragionamenti filosofici tradotti in immagini, dove la parola è scarna, non necessaria, ma valida e utile nella sua essenzialità, proprio come una poesia ermetica.
I film di Malick non sono per tutti. Neanche per i radical chic ante litteram
Sia chiaro, Malick non fa film né tanto meno 'seghe intellettuali' per una casta di persone super intelligenti che può andare a testare il suo QI al MENSA schifando il resto dell'umanità, ma non fa nemmeno cinema inteso come puro intrattenimento. 
Si ha l'impressione (o almeno, chi sta scrivendo non ha mai avuto un grande feeling con le materie filosofiche) che Malick, essendo di per sé un  fisolofo (ha studiato ad Harvard e aveva quasi terminato un master all'università di Oxford) vuole mettere in pratica i suoi studi - e il suo amato Heidegger - usando il cinema come traduzione in immagini della sua visione delle cose. 
La filosofia è un flusso di parole impressa nei trattati e nei libri, ma con il cinema, la 'filosofia secondo Malick' si fissa nelle immagini. che solo la settima arte può dare.
Il bello del suo cinema è che può anche non piacere. Perché comunque ti fa pensare (anche solo per esclamare 'questo film è una cagata pazzesca!'). Così come non bisogna dare per scontato che ogni suo film sia un capolavoro: non esiste la perfezione, d'altronde l'essere umano non lo è mai stato.
L'importante è che susciti un pensiero, una discussione, un modo di vedere le cose, un sentimento che sia fatto di noia o di entusiasmo.
In ogni caso Malick il filosofo ha centrato il suo obiettivo. 
Facendolo illuminare/d'immenso. 

Voto: 7/8

A.M.








giovedì 10 novembre 2016

FILMOGRAFIA: Robert Downey Jr.








NOME:
Robert Downey Jr.
DATA DI NASCITA: 04/04/1965
LUOGO DI NASCITA: New York, New York, Stati Uniti
PROFESSIONE: Attore, Sceneggiatore









ATTORE:

(2017) Spider-Man: Homecoming - Tony Stark/Iron Man
(2016) Sherlock Holmes 3 - Sherlock Holmes
(2016) Captain America: Civil War - Tony Stark/Iron Man
(2015) Avengers: Age of Ultron - Tony Stark/Iron Man
(2014) The Judge - Hank Palmer
(2014) Chef - La ricetta perfetta - Marvin
(2013) Iron Man 3 - Tony Stark/Iron Man
(2011) Sherlock Holmes - Gioco di ombre - Sherlock Holmes
(2012) The Avengers - Tony Stark/Iron Man
(2010) Parto col folle - Peter Highman
(2010) Iron Man 2 - Tony Stark/Iron Man
(2009) Sherlock Holmes - Sherlock Holmes
(2009) Il solista - Steve Lopez
(2008) Tropic Thunder - Speedman
(2008) Iron Man - Tony Stark/Iron Man
(2007) Charlie Bartlett - Preside Gardner
(2007) Zodiac - Paul Avery
(2006) Fur - Un ritratto immaginario di Diane Arbus - Lionel Sweeney
(2006) Guida per riconoscere i tuoi santi - Dito
(2006) Le regole del gioco - Lucky you -
(2006) A scanner darkly – Un oscuro scrutare - Barris
(2006) Shaggy Dog - Papà che abbaia... non morde - Marcus Kozak
(2005) Good night, and good luck - Joe Wershba
(2005) Kiss, Kiss, Bang, Bang - Harry Lockhart
(2005) Game 6 - Steven Schwimmer
(2004) Eros - Nick Penrose
(2003) Gothika - Pete Graham
(2003) Whatever we do - Bobby
(2003) The singing detective - Dan Dark
(2002) Lethargy - Terapista degli animali
(2000) Wonder Boys - Terry Crabtree
(2000-01) Ally McBeal - Larry Paul
(1999) Black and White - Terry Donager
(1999) Bowfinger - Jerry Renfro, Produttore
(1999) Friends & Lovers - Hans
(1998) In Dreams - Vivian Thompson
(1998) U.S. Marshals - Caccia senza tregua - John Royce
(1998) Conflitto di interessi - Clyde Pell
(1997) Hugo Pool - Franz Mazur
(1997) Two Girls and a Guy - Blake Allen
(1997) Complice la notte - Charlie
(1996) Danger Zone - Jim
(1995) Restoration, la tentazione - Robert Merivel
(1995) A casa per le vacanze - Thomas "Tommy" Larson
(1995) Riccardo III - Rivers
(1995) Mr. Willowby's Christmas Tree (Film Tv) - Mr. Willowby
(1994) Hail Caesar - Jerry
(1994) Only you - amore a prima vista - Peter Wright
(1994) Assassini nati - Wayne Gale
(1993) 4 fantasmi per un sogno - Thomas Reilly
(1993) The last party - Se stesso
(1993) America oggi - Bill Bush
(1992) Charlot - Charlie Chaplin
(1991) Too Much Sun - Reed Richmond
(1991) Bolle di sapone - David Seton Barnes
(1990) Air America - Billy Covington
(1989) That's Adequate - Albert Einstein
(1989) Verdetto finale - Roger Baron
(1989) Uno strano caso - Alex Finch
(1988) 1969: i giorni della rabbia - Ralph
(1988) La grande promessa - Leo Wiggins
(1988) Rented Lips - Wolf Dangler
(1987) Dear America - lettere dal Vietnam (Film Tv) - Voce
(1987) Al di là di tutti i limiti - Julian Wells
(1987) Ehi... ci stai? - Jack Jericho
(1986) America
(1986) A scuola con papà - Derek Lutz
(1985) Deadwait
(1985) La donna esplosiva - Ian
(1985) "Mussolini: The Untold Story" - Bruno Mussolini
(1985) Ultima occasione - Jimmy Parker
(1985-86) "Saturday Night Live" (Serie Tv) - Se stesso
(1984) Firstborn - Lee
(1983) Promesse, promesse - Stewart
(1980) Greaser's Palace - Non accreditato
(1970) Pound - Puppy

mercoledì 9 novembre 2016

NEWS: Rami Malek sarà Freddy Mercury



Il biopic su Freddie Mercury si farà: dopo il forfait di Sacha Baron Cohen, Rami Malek, la star di Mr. Robots, sarà il frontman della band di culto dei Queen.
Il biopic aveva già un nome - Bohemian Rapsody - ma non un protagonista. Infatti dopo vari tira e molla, soprattutto quando Cohen aveva abbandonato il progetto per divergenze creative (facendo non poco infuriare Brian May, che non lo riteneva adatto per il ruolo nonostante una forte somiglianza con Freddy Mercury), sembrava che il film non si fosse arenato, rischiando di non vedere mai la luce.
Invece il film si farà, e Bryan Singer metterà da parte per un momento i suoi amati X Men per dirigerlo, e inoltre verrrà sceneggiato da Anthony McCarten, nominato agli Oscar per La teoria del tutto.
Freddie Mercury morì 25 anni fa, ma il suo mito è ancora intatto: vuoi per la fedeltà di May (anche se il celebre chitarrista fece degli album da solista) e soci, che non hanno mai creato un'altra band (cambiameto radicale che invece fecero i membri dei Joy Division, che dopo la morte di Ian Curtis crearono i New Order), vuoi per le turné con Adam Lamber per il progetto musicale Queen + Adam Lambert con l'album Queen Forever, facendo conoscere alle nuove generazioni la loro straordinaria musica e mantenendo intatta la legacy con Mercury per un quarto di secolo.
E ora, dopo il musical We Will Rock You che ha fatto sold out nel West End londinese per decenni, il cerchio si chiude con questo film.
Freddie Mercury voleva vivere per sempre. E a modo suo ci è riuscito.

IL CIRCOLO DI CUCITO: A Robert i repubblicani non vanno giù



Giorno infausto per l'America e giornata nera per Robert De Niro, che sicuramente non avrà preso bene la notizia del trionfo di Donald Trump, che a gennaio diventerà il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America.
Sostenitore di Hillary Clinton, De Niro recentemente aveva pubblicato un video dove esortava i suoi compatrioti a non votare per il tycoon, tanto da volergli dare un pugno sul naso se avesse avuto l'opportunità di incontrarlo.
La sua avversione per i repubblicani è diventata tale, che qualche giorno fa si era rifiutato di fare una foto con Arnold Schwarzenegger, repubblicano di ferro ed ex governatore dello stato della California. A dire il vero anche Arnie aveva delle perplessità nei confronti di Trump, ma probabilmente per una questione di fedeltà al partito, aveva preferito non prendere posizione a riguardo. Atteggiamento che ha indispettito non poco De Niro, che durante la serata di beneficienza 'Amici delle forze israeliane' aveva provotato la star di Terminator chiedendogli se avrebbe votato per Trump, per poi andarsene.
In realtà potrebbe essere tutta fuffa, anche perché Variety ha pubblicato una foto in cui le due star si stringevano la mano. E Schwarzy in realtà aveva precedentemente supportato la candidatura di Bernie Koch durante le primarie del 2015, affermando via social che da quando è un cittadino americano (dal 1983) è la prima volta che non sapeva come gestire la vittoria di Trump per la corsa alla Casa, ma che comunque far parte del partito repubblicano significa anche seguirne le regole e fare del proprio meglio per il partito e per il paese (per la serie o mangi questa minestra, o salti dalla finestra).
Il fondo di verità in questa baruffa è che Bob è incavolato nero, e ora si dovrà sciroppare per 4 anni un presidente che sa anche essere cane e maiale, come ha affermato nel video che è servito a poco per scuotere il grande cuore americano.
Mal che vada De Niro potrebbe chiedere asilo in UK... No, con la Brexit sono messi male. Che dire Bob, mal comune mezzo gaudio, tempi bui per tutti!

lunedì 7 novembre 2016

COMING SOON: Arrival



12 misteriose navicelle di natura extraterrestre sono atterrati sulla Terra in 12 punti diversi. Queste navicelle sono difficili da identificare perché non rilasciano nessun elemento come gas o radiazioni, e gli stati che si ritrovano questa entità indefinita cercano di saperne il più possibile, cercando di capirne le intezioni. 
Per scoprirne l'origine, viene creata una squadra di scienziati per ogni stato, e la squadra riesce ad entrare nelle navicelle solo per un determinato numero di ore, comunicando i dati via teleconferenza. L'unica soluzione al momento è di non intervenire per scongiurare una possibile invasione aliena. 
Nel frattempo interviene la CIA, che contatta la linguista Louise Banks (Amy Adams). 
Banks cerca fin da subito di decifrare un linguaggio fatto di suoni informi difficili da imparare, soprattutto quando non si ha nessun elemento in comune con il linguaggio degli esseri umani. Il compito di Banks sarà di cercare una forma di comunicazione tra gli umani e la (possibile) forma aliena, cercando la comunicazione scritta mediante una lavagnetta.
Denis Villeneuve torna al cinema dopo Sicario con Arrival, una parabola fantascientifica lontana dai canoni del genere, che mischia sci-fi con la filosofia (di cui Interstellar ne è un esempio), strizzando però l'occhio a Incontro ravvicinati del terzo tipo.
Il film ha un cast di prim'ordine composto dal trio Amy Adams, Jeremy Renner e Foresth Withaker.
Arrival uscirà nelle sale il 26 novembre nelle sale italiane.

Errata corrige: dall'Italia mi giunge la news (grazie Solaris!) che il film verrà distribuito il 12 gennaio.