lunedì 29 settembre 2014

MENIAMO LE MANI 2: Danko

Tremate, tremate, la spaccaossablogger ritorna a picchiare a suon di film con Meniamo le mani 2!!! Un po' come la saga (infinita?) degli Expendables di Stallone e soci, solo che noi usiamo le recensioni al posto delle pistole. Per l'occasione Director's cult rispolvera un poliziesco con i fiocchi Danko (nato stanco ndr.) di Walter Hill.


Vi spiezziamo in due!






Titolo: Danko
Titolo americano: Red Heat
USA, 1988
Cast: Arnold Schwarzenegger, Jim Belushi, Ed O'Ross.
Sceneggiatura: Walter Hill, Troy Kennedy-MartinHarry Kleiner
Regia: Walter Hill.


Ivan Danko (Arnold Swarzenegger) indaga sul pericoloso trafficante di droga Viktor Rokstavill (Ed O'Ross) e durante uno scontro a fuoco Danko uccide il fratello di Viktor, che uccide a sua volta il suo amice e collega. 
Rokstavill fugge in America e Danko vola negli States per rimpatriarlo. Viene affiancato all'estroverso e rude detective Art Ridzik (Jim Belushi), e insieme cercano di incastrare Viktor.
Walter Hill confeziona un film di azione con un sottile senso dell'umorismo frutto della "relazione complicata" tra Ivan Danko e Art Rizdik.
Si gioca con gli stereotipi, "approfittando" di un clima di distensione (realmente avvenuta, ricordate la Perestroika e la storica stretta di mano tra Ronald Reagan e Mikail Gorbaciov?) tra (l'ex) Unione Sovietica e gli Stati Uniti d'America.
Ivan Danko è un perfetto prodotto dell'armata sovietica: granitico, taciturno, preciso, incenerisce con uno sguardo. Rizdik è ovviamente l'opposto: chiassoso, sboccato e impulsivo. Può una coppia così mal assortita lavorare insieme? Certo, se sono accomunati dallo stesso senso di giustizia e di vendetta. Entrambi perdono il proprio collega e amico, e nonostante i loro metodi siano diametralmente opposti, hanno l'obiettivo di arrestare il pericoloso Viktor, cattivo che più cattivo non si può, dotato di una pistola nascosta nella manica da far invidia al Travis Birckle di Taxi Driver.
Hill gioca sulle differenze culturali fin dall’inizio, mostrando una Mosca ricoperta di neve, fredda, il cui silenzio viene interrotto dalla marcia dei poliziotti dell'armata russa; in netta contrapposizione con la chiassosa Chicago, intossicata dal traffico e abbagliata dalle luci al neon di motel con clienti poco raccomandabili.
Danko sbarca in America con la sua impeccabile divisa e non si scompone più di tanto. Anche perché non è in veste di turista, sa che deve fare il suo dovere. Parla poco e agisce tanto, a dispetto di Ridzik che parla tanto, ma agisce altrettanto allo stesso modo, diventando la spina del fianco del suo superiore (Tom Boyle).
E paese che vai, sistema di polizia rigido che trovi. “E’ come il KGB” afferma Danko, riguardo la rigidità del protocollo americano. Paese che vai, pistole che ti confiscano.
Che tu sia di nazionalità Russa o Americana, poco importa, perché le regole sono le stesse. E che tu sia Russo o Americano, quelle regole le puoi sempre trasgredire. Danko porta con se un “giocattolino”, una mega pistolona che potrebbe bucare pure un carrarmato. Ma è in America ora, e il “ferro” migliore è la 44 Magnum, l’ha usata anche l’ispettore Callaghan! Ma il pistolone gli viene tolto all’agente tutto di un pezzo, perché anche gli Yankees hanno la burocrazia e le regole da seguire.
Meno male che c’è Rizdik che non accetta di seguire gli ordini e dando la pistola a Danko, capisce che non ci sono differenze culturali nel seguire i propri ideali in nome di una criminalità che non conosce nazionalità.
La criminalità infatti non conosce confini geografici, ed ecco che Viktor riesce a entrare negli States grazie alla “moglie” Cat Manzetti (Gina Gershon), che si infila in un guaio più grande di lei.
Così come Danko pur nella sua inespressività (ma capace di farti calare le braghe con uno sguardo fulminante), non è poi così freddo come si potrebbe dipingere un Russo, ed esprime un atto di umanità cercando di proteggere Cat, facendola fuggire e mentendo alla polizia americana, trasgredendo a sua volta il protocollo che un agente in visita dovrebbe rispettare. 
Ed è questo senso di indisciplina che lega inevitabilmente Danko e Rizdik. Hill giocando con gli stereotipi e le differenze culturali crea una (ideale) Perestroyka: la distensione tra URRS e USA avviene attraverso rapporto solidale che si crea tra l'impassibile Ivan e lo sguaiato Art, sancito dallo scambio dei rispettivi orologi, può essere (nei limiti della fiction ovviamente) al pari di quella stretta di mano tra Reagan e Gorbaciov.
Danko di Walter Hill è un action movie ben confezionato, dove i momenti di tensione non mancano, così come non mancano le scazzottate e sparatorie, culminate con un grande inseguimento finale a bordo di un bus, con una buona dose di sense of humor con la odd couple Schwarzenegger (qui al top dopo la performance di Terminator) e lo sboccatissimo Belushi (non toccategli la mamma o si arrabbia!). Film godibile e Walter Hill c'entra il bersaglio. Senza l'ausilio di una 44 Magnum.



domenica 28 settembre 2014

TANTI AUGURI FABBRICA DEI SOGNI!



La fabbrica dei sogni, delizioso blog di Arwen Lynch il mese scorso ha compiuto 6 candeline e come regalo vorrebbe una classifica dei 6 migliori film che sono usciti  nel corso degli anni.

Ecco il suo link per i festeggiamenti: http://lafabricadeisogni.blogspot.it/2014/08/la-fabbrica-dei-sogni-compie-6-anni-dal.html

Ecco i miei regali per te!



 2008 - Gran Torino di Clint Eastwood - Clint rude come una roccia, ancora un grande!
2009 - Bastardi senza gloria - La storia riletta da Quentin Tarantino. Vorreste ritornare a scuola?
2010 - L'uomo che verrà di Giorgio Diritti (2010) - Diritti è il buon cinema italiano, è l'erede di Olmi. ex aequo con Il cigno nero di Darren Aronowsky - Il lato oscuro della danza.
2011 - The Tree of Life di Terrence Malick (2011) -  Malick gira poco, ma quando lo fa, che meraviglia!
2012 - Il lato positivo - di David O' Russell - Scoppiettante coppia di svitati per una commedia deliziosa
2013 - Il grande Gatsby  di Baz Lurhmann ex aequo con La grande bellezza di Paolo Sorrentino - Amati o odiati, poco importa. Questo sì che è grande cinema!

Tanti auguri Fabbrica dei sogni!!!

IL CIRCOLO DI CUCITO: George Clooney si è sposato!



A Hollywood gira il virus delle nozze. Dopo la reticenza storica dei Brangelina, che alla fine di agosto hanno detto il fatidico sì,  ora tocca all'ex eterno scapolo d'oro George Clooney, che ha sposato la bella (e brava) avvocatessa inglese Amal Alamuddin.
In barba alle false accuse del Daily Telegraph, della (possibile) terribile suocera e pure della Canalis (che a quanto pare si è sposata anche lei, ma non se n'è accorto nessuno), ma sì, in barba pure a te, tiè. 
Amal non avendo a disposizione scarabocchi di marmocchi per il suo vestito come ha fatto la stilosissima Angie, ha dovuto "ripiegare" su Sarah Burton, sì, la "tizia" che ha confezionato un certo abito per una certa duchessa di Cambridge, robetta insomma. Ma a differenza di Kate Middleton, ha controllato le sue damigelle d'onore, affinché non si siano presentate alla cerimonia con un lato B da urlo. Kate impara.
Le nozze le ha celebrate in Italia, ma saranno rese ufficiali domani.
Auguri agli sposi!!!

sabato 27 settembre 2014

SOUNDTRACK: Ballroom - Gara di ballo




Ascolti la colonna sonora di Ballroom - Gara di ballo e hai voglia di danzare, o almeno improvvisare qualche passo.
Si parte alla grande con Tequila/Sinful Samba, in linea con i toni kitch del bel film d'esordio di Lurhmann per rappresentare l'esuberanza di Scott, impavido sperimentatore nelle gare di ballo che gli precluderanno però la vittoria delle tipiche competizioni di salsa e rumba.
Cambio di registro passando a un caliente tango con la celebre  La Cumparcita/Tango Please, che fa da sfondo all'ultimo tentativo da parte di Scott di convincere la storica partner a sperimentare nuovi passi di danza.
Standing in the Rain/Scott's solo è una canzone ritmata che rappresenta la voglia di Scott di evadere le regole inventando un nuovo stile di ballo più moderno, e solo Fran può capirlo, chiedendogli di ballare alla sua maniera.
La soundtrack è eclettica, spaziando tra Doris Day e la sua sospirata Perhaps Perhaps, che rappresenta il  momento in cui si rafforza il legame tra Scott e Fran, legame che sta diventando più profondo.
La soundtrack prosegue su questa linea, mescolando ritmi e canzoni diversi, come la romantica ballata pop Time after Time di Cindy Lauper, che sancisce l'amore che sboccia tra i due protagonisti. 
Rumba, rumba, che voglia di ballare che mi fai venir! E con Rhumba de burros ti viene voglia di danzare con Scott e Fran, il cui sodalizio artistico si è consolidato sperimentando il Paso Doble in Scott and Fran's Paso Doble, l'emozionante musica spagnola che fa da sfondo al numero musicale finale. Il film si chiude con Love is in the Air, un invito ad amarsi e amare la danza.
La colonna sonora di Ballroom - Gara di ballo è un riuscito mix di vari generi, diventando la prima delle belle colonne sonore che caratterizzeranno le successive pellicole (Moulin Rouge! su tutte) del regista australiano. 

venerdì 26 settembre 2014

MONOGRAFIA: Dominique Dunne



Dominique Dunne fu un'attrice sfortunata. Divenuta famosa per un solo film, non fece in tempo a godersi la fama derivata da Poltergeist (1982) pellicola cinematografica divenuto altrettanto famoso per essere considerato un film "maledetto". 
Dominique Dunne nacque a Santa Monica il 23 novembre del 1959. sorella dell'attore e regista Griffin (Fuori orario di Martin Scorsese, Innamorati cronici come regista), Dominique visse un anno a Firenze prima di scegliere la carriera artistica.
I primi passi li fece nel mondo della televisione, partecipando a episodi in celebri serie come Chips e Saranno famosi. 
L'occasione d'oro arrivò con Poltergeist, dove interpretò il ruolo di Dana Freeling, la figlia adolescente della famiglia Freeling, tenuta in ostaggio da presenze demoniache nella loro casa. Dunne divenne famosa, e riuscì a ottenere un ruolo nella serie televisiva di culto V-Visitors. Ma la sua carriera finì stroncata sul nascere: vittima di continui abusi da parte del fidanzato violento, Dunne cercò di troncare la relazione, continuando la sua carriera di attrice. 
Recitò in un episodio di Hill Street Blues, dove interpretò una donna vittima di violenza domestica. Come nella vita reale. Non dovettero nemmeno truccarla, i suoi lividi erano reali, frutto dell'ennesimo raptus del fidanzato, che arrivò a ucciderla il 4 novembre del 1982. 
Dominique Dunne morì a soli 22 anni e di lei rimangono un classico dell'horror, e un frammento di scena di V-Visitors (i produttori decisero di tenere una scena in cui lei figura di spalle), la serie che non riuscì a girare.

LEZIONE DI CINEMA: Effetto "Vertigo"


Il detective Scottie (James Stewart) corre sui tetti di San Fransisco insieme a un poliziotto nella speranza di arrestare il criminale di turno. 
All'improvviso cade, il collega cerca di aiutarlo, ma Scottie guarda in basso ed è paralizzato dalla paura, in preda all'acrofobia: l'asfalto sembra rimbalzargli addosso, ripiombando nella profondità. 
Come riuscì Alfred Hitchock a rendere l'effetto del senso di vertigini?
Utilizzando il dolly zoom: la combinazione di un dolly indietro con una carrellata in avanti e viceversa. Il regista inglese rese celebre questa tecnica per Vertigo (La donna che visse due volte) il suo capolavoro, a tal punto che questa tecnica venne rinominata in effetto Vertigo. 
L'effetto Vertigo venne ripreso anche da François Truffaut (studioso di Hitchcock e critico cinematografico prima di esordire come regista) in Jules et Jim, Steven Spielberg ne Lo squalo e Martin Scorsese con Toro Scatenato (che utilizzò la versione zoom indietro, carrellata in avanti).
Il più celebre è e rimarrà quella scala a chiocciola di un convento che sembra rimbalzarci in faccia per poi portarci giù con sé. Esattamente ciò che provava Scottie quando tentò di inseguire la bella ed enigmatica Madeleine (Kim Novak).


giovedì 25 settembre 2014

RIFLESSIONI 2: Lettera aperta al critico cinematografico











Scoprire un blog, e scoprire che ha chiuso. 
http://strategieevolutive.wordpress.com/2014/09/21/0-10-x-450-x-356/#more-20825
E un invito a non mollare. Perché? Te lo spiego con questa lettera aperta al critico cinematografico.
Dopo la riflessione sul perché scrivere un blog e perché Director's cult esiste, ora mi soffermo su una delle motivazioni che hanno spinto Davide Mana a chiudere baracca e burattini, che io traduco così: perché sprecare il mio tempo a scrivere qualcosa di interessante e di qualità se la massa è attratta principalmente dalle minchiate, manco fosse una mosca sulla popò?
Ora, c'è critica e critica. C'è cinema e cinema. E soprattutto c'è pubblico e pubblico.
In un paese (l'Italia ndr.) in cui l'italiano è stato privato della cultura da più di 20 anni, è un miraggio trovare uno spazio culturale decente. Così si passa da un estremo all'altro: o ci si sollazza nell'ignoranza, o si scalpita per fare il "radical chic", entrando in una sorta di setta manco fossero i seguaci del mago Otelma.
Quindi i casi sono due: o hai il Cinematografo con Marzullo, o hai la botta di culo di imbatterti in questa perla qua:

"...E' forma sempiternamente in divenire, fin dall’età passibile di oscillazioni tra l’adolescenza sgualcita e la maturità dolentemente frustrata. Interprete come tramite, illustrazione carnale di drammi che si sfogano sulla superficie accogliente e levigata della sua pelle ed esplodono da un’altra parte..."

Ma che cazzo vuol dire???
Ora, non esistono lettori di serie A e lettori di serie B. Tu questo "messaggio" lo devi trasmettere a chiunque,  non solo a chi vuoi tu.
Io penso di avere un buon background culturale, la laurea cellò (e ciò non fa di me automaticamente una persona colta e intelligente, il sale in zucca l'avrei avuto lo stesso anche senza il tanto sudato e agognato pezzo di carta... Ma tant'è, ormai il danno di laurearmi l'ho fatto, che ve lo dico a fare), però tu, caro redattore non mi puoi scrivere questa diarrea intellettuale. Perché francamente io di una recensione (Lucy ndr.) così - ed era solo l'inizio - non mi serve neanche come rotolo di carta igienica.
Oggesù, manco fossi il Contini che sta scrivendo Un'idea di Dante... Ma mi faccia il piacere oh tu, speudo-intellettuale-da-4-soldi che non sei altro. 
Io, lettore medio(alto) leggo le prime parole di quello che tu cerchi di dirmi, e non le ho capite.
Idiota io che non comprendo, o coglione tu che le scrivi così?
Ora, cercando di non deluderti caro redattore, ho sprecato del tempo prezioso,  e di buona lena ho riletto pazientemente l'incipit di questa recensione (wtf?!?) 
E qua mi hai toppato alla grande, perché tu il lettore lo devi invogliare, non scoglionare. 
Ora, nella speranza che la gente distolga l'attenzione dal triangolo delle Bermuda composto da peti-zinne-culo, allora tu, sì dico proprio a te caro redattore che neanche hai firmato questo compendio di stronzate, devi scrivere qualcosa di interessante e (possibilmente) intelligente, ma che arrivi al cuore della "ggente", anche di quelli che hanno amato Massimo Boldi intento a sciare seduto sulla tazza del cesso  in un qualsiasi Vacanze di Natale (poi qualcuno se mi può gentilmente spiegare perché il personaggio di Boldi non ha usato gli sci, mi fa un grandissimo favore).
E ora ladies and gentlemen, la suppostona/postilla/simposio/chiamatela come cavolo vi pare.
Di quel poco che ricordo dell'esame di Estetica su Benjamin, il bello senza il brutto non può esistere. E io filosoficamente ci aggiungo che una cosa brutta può diventare bella. Come?
Così: Giovannona coscialunga è un film scollacciato e volgare, dove si vedono le tettone della Fenech.
Ora: Giovannona coscialunga è un film che rappresenta un punto di rottura con la censura del cinema italiano, chiedendo a gran voce il diritto di esprimere la libertà sessuale, dove la donna può finalmente sentirsi tale in modo naturale, ammiccando alla propria femminilità e sensualità.
Vedreste ancora questo film come un prodotto scollacciato e volgare? 
O se Quentin Tarantino non fosse stato un grande fan di Lino Banfi e di Barbara Bouchet, film come Cornetti alla crema sarebbero stati rivalutati, levandoli dall'onta di film di serie B?
E' buffo come sia facile manipolare la massa. Basta che il tuo idolo, o qualcuno di veramente  "autorevole" dica qualcosa-su-qualcosa che fino al giorno prima ti faceva semplicemente cacare, da  farti cambiare punto di vista. Ed è così che i mass media ci infinocchiano alla grande, oh yeah.
A me fa veramente incazzare chi guarda la "plebe" dall'alto del suo trespolo, scrivendo una marea di stronzate sognando di ricevere la corona l'alloro come il Petrarca, che ti sancisce critico laureato.
C'è background culturale alto e background culturale basso.
C'è chi fa la velina e guarda Teorema di Pasolini. Cos'è, non è autorizzata a guardare un film ermetico e affascinante solo perché fa i balletti in tivvù? Chi ci dice che chi ama il triangolo peti-tette-culo non abbia interessi intellettuali alti, che sfociano, che so, nella fisica quantistica? E soprattuto, chi ci dice che chi è un intellettuale da paura, non sia una grandissima testa di cazzo nella vita di tutti giorni?
E dobbiamo mandare al rogo chi legge il libro di Lapo Elkann, facendogli ingoiare pagine e pagine de I dolori del giovane Werther manco fosse la punizione divina estrapolata da Il cuoco,  il ladro, sua moglie e l'amante?  Meglio un libro "scritto" da Lapo Elkann, che non aver mai toccato una pagina prima d'ora. Non sarà Shakespeare, ma è sempre meglio di un dito in un occhio.
A volte una sana stronzata fa bene al cuore e al cervello, perché in una società malata di social network, workhaolic, stress e mille impegni, staccare la spina e in neuroni fa solo bene.  Io senza un filo di vergogna, ammetto candidamente che mi piace mettere a riposo il criceto che corre dentro la mia testa guardando Beautiful (a proposito, qualcuno mi linki la puntata in cui Ridge lo fanno cadere come un sacco di patate da un elicottero, vi preeegoooo). 
E quando il criceto è riposato e riprende a correre, allora mi posso sparare un bel film giapponese con i sottotitoli, che so, Viaggio a Tokyo di Yazuiro Ozu che mi piace assai.
Quindi cosa sono, scema e intelligente a seconda di come varia il tempo?
Io non sto scrivendo un simposio a favore dell'ignoranza e dell'incuria intellettuale di un paese agonizzante com' è l'Italia, ma sto cercando di farmi un quadro preciso di una società, quella italiana, che ha dimenticato di essere nata in una delle culle culturali più belle del mondo. E che si butta (via) alla grande sulla triade scorregge-seno-sedere. E magari sogna di sciare seduto su una tazza del cesso.
Ora, al di là dello sproloquio e del mio guilty pleasure, la gente mica la possiamo mandare in un campo di rieducazione (e già mi immagino una cura Ludovico dove vieni bombardato di Barbara D'urso - che è inqualificabile a prescindere - che vomita alla visione di Pomeriggio 5), o di provare a riportare la classe operaia (ma esiste ancora?) nei teatri come sognava Paolo Grassi con il suo Piccolo Teatro. 
Quindi caro critico cinematografico, caro blogger che ti occupi di cultura, tocca a te fare la prima mossa!!!
Come? Scrivendo innanzitutto con passione. Un linguaggio forbito ed elegante funziona, ma mettere paroloni che provengono dal Contini targato 1938 non fa di te uno scrittore intellettuale, fa di te un noioso e presuntuoso rompiballe.
Dove eravamo rimasti?
E ora, come un'ellissi, ritorno a rivolgermi all'autore di Strategie evolutive. Se da un lato coltivi la velleità (l'hai constatato tu stesso) di poter vivere si sola "arte" alla ricerca della qualità perduta, senza scendere a compromessi, ti chiedo di ripensarci. Non ti metti a 90° se scrivi su Lorem Ipsum e non su High Sierra, perché anche grandi come Francis Ford Coppola, David Cronemberg e Martin Scorsese hanno fatto "film alimentari" su commissione per portarsi a casa la pagnotta. Perché la qualità la puoi mettere anche in un argomento frivolo, cercando qualcosa di interessante che altri non hanno colto, facendo del tuo articolo qualcosa di unico, non mischiato con il ciarpame che intendi, che, appunto, può essere brutto per te, ma bello per altri. E non vanno condannati al disprezzo per questo. Così come tu non devi condannarti all'esilio.
E Director's cult che ci fa in questa riflessione?
Riguardo alla mia creatura, io non mando al rogo chi non caga il mio blog o legge le cacchiate che scrivo saltando a pié pari le perle intellettuali che ci infilo a tradimento. Non so come, ma 13000 persone impazziscono per la monografia su James McAvoy, 800 e passa impazzisce per un post su Dolce e Gabbana (ma non scrivi di cinema???) e magari 10 persone mi hanno apprezzato la recensione di un classico del cinema. Che faccio, devo maledirli perché non frega un cazzo di Ophuls, ma tutti adorano James che si tromba la Keira appoggiati sulla libreria in Atonement???
Ai posteri l'ardua sentenza.

mercoledì 24 settembre 2014

RIFLESSIONI: Il senso dell'esistenza di Director's cult




La risposta non la devi cercare al di fuori... la risposta c'è ed è dentro di te.
PERO' E' SBAGLIATA!
E con questa perla del mitico Quelo, Director's cult fa un po' la summa della sua esistenza. Come mai? E' già arrivata la "tenera età" in cui tu, cara Director's ti trovi vecchia e ti rincoglionisci di colpo cercando di fare la figa come Madonna, che non accetta di essere diventata la nonna Abelarda del muzic biz?
No, l'illuminazione/d'immenso (e già me lo vedo Montale ribaltarsi nella tomba e incazzandosi come una iena perché non mi può chiedere il pagamento della copywright, né citarmi per plagio) è accaduta leggendo un post di un blog che aihmé non ho avuto il modo di apprezzare fino ad ora, scoprendo con sgomento che anche i bloggher prima o poi, chiudono baracca burattini. 
http://ilgiornodeglizombi.wordpress.com/2014/09/23/di-blog-che-chiudono-film-di-merda-e-altre-nefandezze/
Beh, se posso usare una fine, colta ed elegante licenza poetica, la Director's cult si è un po' cacata sotto. Un po' come la Re(g)gina che si è quasi vista scippare la Scozia.... E se forse dovessi chiudere anche il mio di blog???
Perché esiste Director's cult?
Perché io sono una malsana amante del cinema, che come tutti i malsani amanti del cinema, ha la malsana idea di diventare, un giorno una  redattrice di cinema.
E poi perché Director's cult è la mia creatura. Ha 5 anni di vita. E' un po' come l'Araba Fenice, risorge da momenti di buio (vedi la voce inattività), cambia la pelle come un serpente (vedi le "mille" rubriche che ci infilo dentro), ha momenti fulgidi, e ora la mia creatura ha trovato tanti nuovi amichetti blog con cui interagire. 
Non c'è giornata in cui non penso alla mia creatura. Ma la sua creatrice non ha mai il tempo per dedicarcisi completamente, lavora come tutti i cristiani di sto mondo per pagarsi l'affitto e tra una balla e l'altra, Director's cult rimane trascurata. E  non tiene nanny che possa coccolare la mia creatura.
Director's cult ha senso di esistere?
Director's cult nel corso di questi 5 anni è cresciuta, si è fatta conoscere, ma non diventerà mai la mia fonte di sostentamento. Il nocciolo della questione è: ami il cinema, studi cinema, scrivi di cinema e vorresti essere pagato scrivendo di cinema. Ora, se nessuno ti paga (in Italia e un po' ovunque ormai, puoi scrivere di cinema, ma nessuno ti paga per il lavoro svolto), o ti ostini e cerchi la strada maestra che ti porti un giorno al Ciak o Film TV che tutti i cinefili hanno letto una volta nella vita, oppure li mandi cortesemente affanculo e apri un blog.
Deo gratia, habemus internet! 
Però, c'è un però. Se in America un bloggher è considerato come un giornalista 2.0 e viene pagato (la figlia di Gordon Gekko si campava così), in Italia non ti si fila nessuno. Non pago, al mondo pensi di amare il cinema solo tu, che hai passato una vita in nome della nerditudine guardando Il gattopardo quando le tue compagnucce del liceo andavano in disco; e di avere un prodotto, un blog, unico nel tuo genere, per poi scoprire che uno nessuno e centomila ha avuto la tua stessa. Fottutissima. Idea.
E allora cerchi di stare al passo, scopri che qualcuno sa fare meglio di te, o qualcuno apprezza il tuo "lavoro", ma niente da fare, non ci camperai (mai).
E allora perché cazzo hai creato un blog?
Perché  le grandi firme che si occupano e (occupano peggio di un abusivo) il mondo della critica cinematografica, mi fanno piacevolmente cagare. 
La critica cinematografica ha cominciato a traballare dopo la scomparsa di Tullio Kezich. 
Un po' come gli U2 che dovevano piantarla lì dopo aver raggiunto vette immense con Zooropa e da lì un dilundendo infinito; la critica cinematografia italiana ha cominciato a scricchiolare, divenendo una perfetta cloaca pseudo intellettuale che viene pagata perché ha delle tremende diarree chiamate "recensioni"
A parte i vecchi leoni come Maurizio Porro o Claudio Masenza (i primi che mi vengono in mente,m non mi venite a dire quello non è buono, quell'altro fa cagare, che ci piaccia o no cari bloggher, loro sono le grandi firme di serie A) c'è parecchia spocchia in giro, e presunti critici di oggi (ci tornerò su con un altro post ASAP) scrivono parecchie recensioni di merda, spargendola sia in forma cartacea che via etere.
 E non c'è rotolone Regina che tenga per pulirla su.
Allora, da lettore, mi sono fatta una sana sega mentale, e scrivo una recensione che (cerca) di spiegare l'anima (delli mortacci sua) di un film e  soprattutto dire perché un film mi è piaciuto o no.
Cerco di non essere snob, ma avendo una inutile laurea in lettere, ho per fortuna e purtroppo un bagaglio di conoscenze che cerco di infilare citazioni cinematografiche e non dappertutto, un po' come il prezzemolo, ma in un linguaggio (a volte volutamente scurrile) che possa interessare al pubblico "alto", ma anche "basso". 
Presuntuosa? Stronza? Può darsi. Ma se a me piace scrivere, che male c'è? In più lo faccio aggratis.
E scrivo di tutto perché il cinema non è solo un film in sala, ma ha 6 gradi di separazione con: musica, arte, moda, gossip, stardom, letteratura, e chi ne ha più ne metta. E allora ben venga la recensione sul video clip, sulla pubblicità di un profumo, sul gossip, sui costumi. E ah, anche di film, va là che me lo stavo per dimenticare!
Io ammetto che non ho un grande seguito. E non ho un grande acume in senso di marketing. O meglio ho l'aspirazione un po' bohemiène,  cerco di farmi conoscere in strade più tortuose, e piano piano un po' questa strada sta funzionando. Ma forse non è abbastanza.
Ho in mente 3000 progetti per la mia creatura, e anche se non ho molto tempo, cercherò di stare al passo leggendo gli altri blog  (ehi, io ci sono anche se non lascio un mio commento,non vi ho dimenticato!!!) e magari con la scusa di avere tante cose da raccontare, forse il mio blog avrà lunga vita. 
O forse, come mi disse una compagna di università, avere un blog è una masturbazione intellettuale.
Ma almeno ho goduto, oh yeah!





sabato 20 settembre 2014

FILMOGRAFIA: Bradley Cooper







NOME:
Bradley Cooper
DATA DI NASCITA: 05/01/1975
LUOGO DI NASCITA: Philadelphia, Pennsylvania, Stati Uniti
PROFESSIONE: Attore







ATTORE:

(2014) Guardiani della Galassia - Rocket Raccoon (voce)
(2014) Una folle passione - George Pemberton
(2013) American Hustle - Jimmy Boyle
(2013) Una notte da leoni 3 - Phil
(2013) Serena - George Pemberton
(2012) Il Lato Positivo - Silver Linings Playbook - Pat
(2012) Come un tuono - Avery Cross
(2012) Hit and Run - Alex
(2012) he Words - Rory Jansen
(2011) Kaylien - Papà
(2011) Una notte da leoni 2 - Phil
(2011) Limitless - Eddie Morra
(2010) Cubed (Episodio Tv: "Episodio #1.39") - Bradley Cooper
(2010) A-Team - Face
(2010) Appuntamento con l'amore - Holden Wilson
(2009) A proposito di Steve - Steve
(2009) Case 39 - Doug
(2009) Una notte da leoni - Phil
(2007-2009) Nip/Tuck (Serie Tv) - Aidan Stone
(2009) La verità è che non gli piaci abbastanza - Ben
(2009) New York, I Love You - Gus
(2008) Yes Man - Peter
(2008) Bang Blow & Stroke (Video) - Trash
(2008) Prossima fermata: l'inferno - Leon
(2008) The rocker - Il batterista nudo - Trash
(2008) Segreti dal passato - Luke
(2007) Il peggior allenatore del mondo - Cowboy
(2005-2006) Kitchen Confidential (Serie Tv) - Jack Bourdain
(2001-2006) Alias (Serie Tv) - Will Tippin
(2006) A casa con i suoi - Demo
(2005) 2 Single a nozze - Wedding crashers - Sack Lodge
(2005) Law & Order: Trial by Jury (Episodio Tv: "Day") - Jason Whitaker
(2005) Law & Order: Special Victims Unit (Episodio Tv: "Night") - Jason Whitaker
(2004-2005) Jack & Bobby (Serie Tv) - Tom Wexler Graham
(2004) Touching Evil (Serie Tv) - Agente Mark Rivers
(2004) Le chiavi del cuore (Film Tv) - Todd Doherty
(2003) Miss Match (Episodio Tv: "I Got You Babe") - Gary Wagner
(2003) The Last Cowboy (Film Tv) - Morgan Murphy
(1998-2002) Stella Shorts 1998-2002 (Video) - Satan/Ragazzo nella classe di Yoga
(2002) Una Ragazza Per Due - Jeff
(2002) My Little Eye - Travis Patterson
(2001) Wet Hot American Summer - Ben
(2000-2001) The $treet (Serie Tv) - Clay Hammond
(2000) Wall to Wall Records (Film Tv) -
(2000) Treks in a Wild World (Episodio Tv: "Trekking in Peru") - Trekker
(1999) Sex and the City (Episodio Tv: "They Shoot Single People, Don't They?") - Jake

venerdì 19 settembre 2014

SPOT REVIEW: Blue The Chanel



Spot: Blue The Chanel
Testimonial: Gaspar Ulliel
Canzone: She Said Yes by Rolling Stones
Regia: Martin Scorsese
Durata: 1'01'' (director's cut version)

Sei l'uomo del momento, tutti ti cercano, tutti ti vogliono, tutti si aspettano qualcosa da te. Se sempre di corsa, ami e cogli l'attimo correndo dietro alla donna che potrebbe essere quella di una vita. La segui, catturi il suo sguardo e la riprendi come se fossi il mitico fotografo di Blow up di Michelangelo Antonioni, seducendola e vivendo attimi che hai vissuto allo stesso modo con una splendida mora, che ora ha deciso di piantarti in asso in una lussuosa stanza di un hotel
Tutti attendono la tua risposta a una conferenza stampa, e tu, uomo che vivi a 100km/hr, ti fermi un attimo, li osservi con i tuoi magnifici e magnetici occhi blu e ti limiti a rispondere: "non sarò  mai più quel tipo di persona che vi aspettate che sia".
Martin Scorsese è il mitico regista di eccezione epr Blue The Chanel, fragranza maschile del celebre brand francese. Il blu è il colore dominante, dalla fotografia agli occhi del meraviglioso attore francese Gaspar Ulliel, che da vita a un personaggio rock e sexy, come la fragranza Chanel, per un uomo che vuole essere libero dalle convenzioni, vivendo una vita che morde e fugge l'attimo. Rock, sexy e glamour, così com'è la canzone "She Said Yes" dei Rolling Stones, band preferita dal regista di The Wolf of Wall Street.
Martin Scorsese non si limita a girare un semplice spot pubblicitario, ma gira un piccolo gioiellino di advertising e regia.


martedì 16 settembre 2014

100% PURE GLAMOUR: Il bikini di Ursula Andress

Ursula Andress


Honey Ryder emerse dalle acque con il suo sensuale bikini, pronta per entrare in azione. E fu subito icona di moda.
Ursula Andress divenne una star grazie a Dr. No, dove interpretò la prima Bond Girl di una lunga serie. Il segreto del suo successo? Il suo bikini bianco, con una cintura dotata di fodera dove "ospitava" un coltello pronto per l'uso.
Il bikini indossato da Ursula Andress divenne un oggetto di culto nella storia dei costumi da bagno, facendo impennare le vendite nel 1962, anno di uscita del primo James Bond (in Italia con il titolo Agente 007: Licenza di uccidere), trasformando Ursula Andress in un'icona sexy libera di esprimere la propria sensualità.
Halle Berry
Il bikini ha uno stile hipster tipico dell'epoca (e oggi tornato di moda) è bianco ed è dotato nella parte inferiore di una cintura dorata con la fondina in tinta; mentre la parte superiore ha delle spalline strette ed è annodato nella parte centrale da un laccetto. Andress disegnò lei stessa il modello,  per adattarlo alle sue curve sinuose a "cressidera" ovvero 90-60-90, che divenne a sua volta il metro di misura per le donne dai caratteri morbidi e sinuosi.
Il successo di questo semplice pezzo di stoffa da arrivare giusto in tempo per la rivoluzione sessuale, decretando Ursula Andress come la "Dea del bikini suprema", finendo per essere omaggiata dalla stessa serie di James Bond con Halle Berry, Bond girl in Agente 007-La morte può attendere, dove emula l'uscita dal mare, ma con indosso un bikini arancione, sulla falsariga dell'originale.
A distanza di 52 anni il bikini di Honey Rider è rimasto indelebile nella memoria colletiva dei cinefili, fashion addicted e fan di James Bond.

RECENSIONE: Boris






Il fascino indiscreto di una recensione vagamente retrò




Titolo: Boris – Il film
Italia, 2011
Cast: Francesco Pannofino, Antonio Catania, Ninni Bruschetta, Pietro Sermonti.
Sceneggiatura: Luca Vendruscolo, Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre.
Regia: Luca Vendruscolo, Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre.
Durata: 105’

Il regista René Ferretti (Francesco Pannofino) questa volta ha deciso di dire basta: durante le riprese della fiction Il giovane Ratzinger, René si rifiuta di girare la scena di Ratzinger che corre al rallentatore dopo aver saputo della cura contro la poliomielite.
Stanco di dirigere fiction mediocri, lascia il mondo della televisione ed entra in un tunnel fatto di depressione e continue visioni del suo cortometraggio La formica rossa, il suo lavoro migliore. L’occasione di ritornare sul set arriva dalla porta principale con il progetto della trasposizione cinematografica del libro La casta.
René ha finalmente l’opportunità di fare del buon cinema, ma lo spettro del cinepanettone è dietro l’angolo…
Dopo tre serie del telefilm italiano ormai diventato di culto, René Ferretti e la sua sgangherata troupe arrivano a “far danni” sul grande schermo.
L’umorismo graffiante che ha sbeffeggiato e ridicolizzato il mondo delle soap opera e delle fiction non risparmia il cinema, rappresentato come uno splendido loft arredato con gusto ed eleganza, ma abitato dalla solita gente ignorante, saccente, falsa e ipocrita.
Se il serial rappresentava l’elegia dell’orrido e della scarsa professionalità, con la versione cinematografica viene massacrato il cosiddetto cinema d’autore e la sua “intellighenzia”.
René s'illude di essere sfuggito dall’inferno televisivo prospettato da Diego Lopez (Antonio Catania) e di entrare in un nuovo paradiso fatto di professionismo e serietà, ma in realtà si ritrova catapultato in un purgatorio fatto di ipocrisia e snobismo costituito di attori eroinomani, produttori snob, attrici sempre sull’orlo di una crisi di nervi e dalla voce al limite dell’afonia (un’ottima Rosanna Gentili che veste i panni di Marilita Loy, strepitosa presa in giro di una famosa attrice italiana…), e produttori che creano solo polpettoni indigesti ma che esultano all'idea di produrre un cinepanettore (rappresentato tra l'altro con una volgarità al limite dell'impossibile, ma esilarante al tempo stesso).
La competenza tanto agognata va a farsi benedire con sceneggiatori intellettualoidi che propongono solo idee assurde, il direttore della fotografia spocchioso e pseudo intellettuale che continua a fermare le riprese, e il suo entourage con la puzza sotto il naso che di nascosto lo deride per la sua visione artistica considerata volgarotta e provinciale.
René allora si ribella e richiama la sua troupe poiché se deve fare una cosa male, allora meglio farla con il suo fidato e bislacco team.
Ed ecco che torna Corinna Negri, la grandissima “cagna maledetta e pure zoccola” (Carolina Crescentini), il divo egocentrico e megalomane Stanis La Rochelle (Pietro Sermonti), Duccio (Ninni Bruschetta) il direttore della fotografia che glissa sulla propria competenza affermando che gli oggetti brillano di luce propria; il producer Sergio (Alberto di Stasio) che non sa come mandare avanti la baracca perché “non c’ha tutti sti’ soldi per tutta sta’ sensibilità”, il trio di sceneggiatori strapagati e nullafacenti (Valerio Aprea, Massimo De Lorenzo e Andrea Sartoretti), Biascica (Paolo Calabresi) e compagnia.
Ogni tentativo di René di creare qualcosa di bello viene continuamente smontato da riprese interrotte dal frastuono di finti bombardamenti provenienti da un altro set, espedienti per far recitare come si deve la “cagna” (mitica la sequenza 8x12), fino alla morte del protagonista (Claudio Gioè) per overdose.
Ormai tutto sembra finito, ma la salvezza è rappresentata nuovamente dal brutto: il cinepanettone. Ed è successo.
Boris-il film è una pellicola divertente, intelligente e dissacrante, che prende in giro tutto e tutti (a cominciare dal fantomantico film Natale al Polo Nord, uno spassosissimo e delirante monumento al trash) e mostra ancora una volta la desolazione di un mondo che dovrebbe essere glamour e cool, ma in realtà non lo è per niente.
Si ride, si ride tantissimo, ma sotto sotto c’è un non so che di inquietudine.
Boris-il film non dovrebbe essere visto solo dai fan della serie televisiva, ma anche da un pubblico più vasto, magari dagli estimatori dei Cinepanettoni.
Boris-il film è il fedele ritratto di un’Italia ormai impoverita culturalmente, grezza che tenta di tirare fuori la testa dal fango, ma ci ricade dentro in maniera più rovinosa di prima. Ogni tentativo di fare qualcosa di creativo viene schiacciato dal sistema e mancanza di buon gusto (come lo show del comico Martellone al grido di “e sti c@#zi?!”).
Nessun posto è bello come casa alla fine René torna all’ovile, perché “la televisione è come la mafia, se ne esce solo morti”.
Viene in mente il finale della terza stagione quando René urla “w la merdaaaaa” . Si salvi chi può.

Voto: 8 (x 12)

domenica 14 settembre 2014

FILMOGRAFIA: JASON REITMAN



NOME:
Jason Reitman
DATA DI NASCITA: 19/10/1977
LUOGO DI NASCITA: Montreal, Quebec, Canada
PROFESSIONE: Regista




REGISTA:

(2013) Labor Day
(2011) Young Adult
(2009) Tra le nuvole
(2008) The United States of Tara (Episodio Tv: Pilot)
(2007) The Office (Episodio Tv: Local Ad)
(2007) Juno
(2005) Thank You for Smoking
(2004) Consent
(2002) Uncle Sam
(2001) Gulp
(2000) In God We Trust
(1999) H@
(1998) Operation

COMING SOON: Before I Go to Sleep


Christine (Nicole Kidman) ha avuto un incidente e ha perso la memoria breve.
Ogni giorno si risveglia e non ricorda nulla del suo matrimonio con Ben (Colin Firth), così decide di intraprendere una terapia con il dottor Nash (Mark Strong), che le consiglia di registrare un video in modo da ricordare ciò che ha vissuto il giorno prima. 
La terapia comincia a funzionare, e tra ricordi confusi,  cerca di capire cosa l'è successo, scoprendo che non ha avuto un incidente, ma qualcuno ha attentato alla sua vita. Christine comincia ad avere dubbi sul marito, e anche sul dottor Nash, ma non tutto è ciò che sembra...
Nicole Kidman torna a fare coppia con Colin Firth per questo thriller diretto da Rowan Joffe (28 settimane dopo), tratto dal best seller Non ti addormentare di S.J. Watson. 
Kidman torna protagonista assoluta per questo trhiller che ricorda a tratti Memento di Christopher Nolan, che promette suspence e una recitazione con i fiocchi grazie al trio Kidman-Firth-Strong.

sabato 13 settembre 2014

MUSIC REVIEW - Wake Me Up When September Ends



Titolo: Wake Me Up When September Ends

Gruppo: Green Day
Regia: Samuel Bayer
Durata: 7'13''




Due ragazzi (interpretati da Jamie Bell e Evan Rachel Woods) sono giovani, si amano, ma la loro felicità è oscurata da un doloroso distacco: oggi è l'ultimo giorno che passeranno insieme. Il ragazzo ha deciso di partire volontario per la guerra in Afghanistan.
Lei accetta a malincuore la sua scelta, promettendogli che non lo lascerà mai, non cambierà mai niente al suo ritorno. I due si giurano amore eterno e decidono di vivere ogni momento della loro vita insieme. Lui ricorderà per sempre questo giorno, il campo fiorito, gli abbracci, i baci, ogni singolo istante rimarrà nel suo cuore.
I flashback raccontano la loro esistenza felici, tra una festa di compleanno, le uscite, i momenti di tenerezza e intimità tipici di due fidanzati innamorati. Finché la notizia dell sua partenza per il fronte, arriva inaspettata, e come una bomba distrugge le certezze di lei, colmandola di collera e disperazione.
Lei non ci vuole credere, lui tenta di spiegare la sua scelta, lei piange, lui reagisce con rabbia spiegandole che lo fa per lei, per il loro futuro, vorrebbe che fosse orgogliosa di lui. Il montaggio parallelo mostra l'arruolamento del ragazzo e la preoccupazione di lei. Lui arriva al campo di addestramento, gli tagliano i capelli, lei è atterrita e guarda l'anello di fidanzamento.
La dura realtà del conflitto arriva come un tornado e da giovane spensierato si trasforma in una macchina per uccidere il nemico. La città priva di anima colpita da bombe, incendi e mortai, viene messa in contrapposizione con la tranquillità e l'ordine della casa in cui lei aspetta con ansie sue notizie.
I rallenty amplificano la battaglia, come se il giovane soldato vivesse in un incubo che non termina più. Lei ritorna nel luogo dove si sono promessi eterno amore, alza gli occhi al cielo e pensa a quello che gli ha detto, ribadendo nella sua mente che non lo lascerà mai.
Questa è la storia di un ragazzo e una ragazza, protagonisti di Wake Me Up When September Ends del gruppo rock americano Green Day.
Diretto da Samuel Bayer più che un videoclip sembra un vero e proprio cortometraggio, un j'accuse da parte dei Green Day contro la guerra in Afghanistan e (l'allora) l'amministrazione Bush, raccontata già in forma di concept album con American Idiots.
Il video di Bayer mostra un lato inedito della guerra, quella non raccontata dai tabloid e telegiornali: fatta da ragazzi che decidono di sacrificare la loro vita, in nome del patriottismo e del senso di dovere verso una nazione, gli Stati Uniti d'America, ferita nell'anima dagli attacchi di Al Quaeda, e allo stesso tempo lo sconforto e la prostrazione dei propri cari che hanno paura di perderli per sempre.
La vita di tutti i giorni viene frantumata dalla violenza delle granate, dalle lesioni di un commilitone, nel rischiare la vita tutti i giorni, ringraziando Dio che oggi la morte non è venuta a bussare alla tua porta.
Il tutto viene rappresentato come in un classico war movie, solo che stavolta il messaggio antimilitarista viene lanciato direttamente ai ragazzi con un video di una band famosa idolatrata da migliaia di teenagers.
Wake Me Up When September Ends è stato realizzato nel 2003, ma la guerra in Afghanistan purtroppo non è ancora finita, e ogni tanto la visione di questo piccolo film ricorda che molti soldati e le loro famiglie vivono ancora questo dramma.





lunedì 8 settembre 2014

NEWS: Venezia 2014 - I vincitori



Il piccione seduto su un ramo meditava sull'esistenza di Roy Andersson è il vincitore del Leone d'Oro alla Mostra d'arte cinematografica di Venezia. 
Alba Rorwacher e Adam Driver vincono rispettivamente la Coppa Volpi come migliori attori per Hungry Heart di Saverio Costanzo. 
Andreji Konchalovsky dopo 52 anni sale sul palco dei vincitori (fu premiato nel 1962 per il cortometraggio il Ragazzo e la colomba) vince il Leone d'argento per Le notti bianche del postino. Joshua Oppenheimer vince il premio speciale della giuria per The Look of silence, seguito ideale di Act of Killing, non ha potuto ritirare il premio di persona perché bloccato da una tempesta a Chicago, ma ha ringraziato con un video messaggio.  
Mario Martone e il suo Il giovane favolosto  è rimasto a bocca asciutta, ma si spera in una buona fruizione da parte del pubblico.

I premi:

Leone d'oro: En duva satt på en gren och funderade på tillvaron (A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence) di Roy Andersson
Leone d'argento: Andrei Konchalovsky per Belye nochi pochtalona Alekseya Tryapitsyna (The Postman's White Nights)
Gran Premio Speciale della Giuria: The look of silence di Joshua Oppenheimer
Premio Speciale della Giuria: Sivas di Kaan Müjdeci
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile: Alba Rohrwacher per Hungry Hearts
Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile: Adam Driver per Hungry Hearts
Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente: Romain Paul per Le dernier coup de marteau
Premio per la migliore sceneggiatura: Rakhshan Banietemad e Farid Mostafavi per Ghesseha(Tales)

Leone del Futuro - Venezia opera prima Luigi De Laurentiis: Court di Chaitanya Tamhane

Orizzonti, miglior film: Court di Chaitanya Tamhane
Orizzonti, migliore regia: Theeb di Naji Abu Nowar
Orizzonti, premio speciale della giuria: Belluscone - Una storia siciliana di Franco Maresco
Orizzonti, migliore interpretazione maschile o femminile: Emir Hadzihafizbegovic per Takva su Pravila (These Are the Rules)
Orizzonti, miglior corto: Maryam di Sidi Saleh

Venezia Classici - Miglior documentario sul cinema: Animata resistenza di Francesco Montagner e Alberto Girotto
Venezia Classici - Miglior classico restaurato: Una giornata particolare di Ettore Scola

venerdì 5 settembre 2014

IL CIRCOLO DI CUCITO: Scarlett neo mamma



Scarlet Johansson è diventata mamma. La star attualmente sugli schermi con Lucy, l'ultimo film diretto da Luc Besson, ha partorito a New York la piccola Rose Dorothy (il secondo nome è un omaggio alla nonna). 
Dopo il divorzio da Ryan Reynolds (attualmente sposato con Blake Lively che ha recentemente annunciato di volere una trentina di bambini peggio dei Brangelina), Johansson ha conosciuto il giornalista francese Roman Duriac, vivendo la sua love story lontano dai riflettori. Johansson e soprattutto cercando di depistare i paparazzi sulla sua gravidanza. Riservo tale da non aver mai confermato né smentito i rumors sulla sua gravidanza. 
L'attrice ha riferito di voler adottare la no kids policy, proteggendo la figlia da paparazzi e notizie di gossip, cercando di darle una vita normale e low-profile.
In una recente intervista aveva affermato di voler riuscire a conciliare carriera e lavoro, e ora dopo la nascita di Rose, ci potrebbe essere un (secondo) matrimonio in vista.
Auguri alla neo mamma!

giovedì 4 settembre 2014

FILMOGRAFIA: Takeshi Kitano





NOME: Takeshi Kitano
DATA DI NASCITA: 18/01/1947
LUOGO DI NASCITA: Tokyo, Giappone
PROFESSIONE: Attore, Regista, Sceneggiatore, Editore





ATTORE:

(2012) Outrage Beyond - Ôtomo
(2010) Outrage - Ôtomo
(2008) Monster X Strikes Back: Attack the G8 Summit! - (voce)
(2008) Achilles to kame (Achilles and the Tortoise) - Machisu
(2007) Chacun son cinéma
(2007) Glory to the Filmaker! -
(2004) Izo -
(2003) Zatoichi - Zatoichi
(2003) Battle Royale II - Kitano
(2003) Musashi (serie tv) -
(2000) Hyaku-nen no monogatari (serie tv) -
(2000) Battle Royale - Kitano
(2000) Brother - Aniki Yamamoto
(1999) Tabù - Gohatto - Capitano Toshizo Hijikata
(1999) L'estate di Kikujiro - Kikujiro
(1998) Tokyo Eyes - Yakusa
(1997) Hana-bi - Yoshitaka Nishi
(1995) Gonin - Kyoya
(1995) Johnny Mnemonic - Takahashi
(1995) Minnâ-yatteruka! - Scienziato
(1993) Kyôso tanjô - Daisuke Shiba
(1993) Sonatine - Aniki Murakawa
(1992) Erotic Liaisons -
(1992) Sakana kara daiokishin!! - Azuma
(1990) Takeshi's Castle (serie tv) - Conte Takeshi
(1990) Boiling Point - Uehara
(1990) Hoshi o tsugumono - Uomo nella montagna
(1989) Violent Cop - Azuma
(1988) Anego - Hitman
(1986) Komikku zasshi nanka iranai! - Killer della Yakuza
(1985) Yasha - Yajima
(1985) Kanashii kibun de joke - Hiroshi Igarashi
(1983) Jukkai no mosquito - Uomo all'ippodromo
(1983) Furyo - Sergente Gengo Hara
(1981) Sukkari... sono ki de! -
(1981) Manon - Shinobu
(1981) Danpu wataridori - Primo poliziotto
(1980) Makoto-chan -

SCENEGGIATORE:

(2003) Zatoichi
(2002) Asakusa Kid
(2002) Dolls
(2000) Brother - Aniki Yamamoto
(1999) L'estate di Kikujiro
(1997) Hana-bi
(1996) Kidzu ritan
(1995) Minnâ-yatteruka!
(1993) Kyôso tanjô
(1993) Sonatine
(1991) Il silenzio sul mare
(1989) Violent Cop

REGISTA:

(2012) Outrage Beyond
(2010) Outrage
(2008) Achilles to kame (Achilles and the Tortoise)
(2007) Glory to the Filmaker!
(2003) Zatoichi
(2002) Dolls
(2000) Brother
(1999) L'estate di Kikujiro
(1997) Hana-bi
(1996) Kidzu ritan
(1995) Minnâ-yatteruka!
(1993) Sonatine
(1991) Il silenzio sul mare
(1990) Boiling Point
(1989) Violent Cop