martedì 22 novembre 2016

RECENSIONE: Animali notturni




Titolo: Animali notturni,
Titolo originale: Nocturnal Animals
Id.
Cast: Amy Adams, Jake Gyllenhaal, Michael Shannon, Aaron Taylor-Johnson, Isla Fisher
Sceneggiatura: Tom Ford
Regia: Tom Ford
Durata: 116' 

Ci sono registi che usano l'estetica in senso di pura arte come fondamenta del proprio cinema. Basti pensare a Peter Greenaway e alla sua visione pittorica con il suo meraviglioso Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante, dove una bellissima Helen Mirren era vestita tono-su-tono con l'ambientazione quasi da diventare parte dell'arredamento e che cambiava colore a seconda dell'ambientazione (lo hanno anche gli Smashing Pumkings, che hanno omaggiato il film con il videoclip di Ava Adore), arrivando a creare alla fine del film una composizione culinaria che affascinava e faceva venire l'inquietudine allo stesso tempo. 
Un po' come fa Tom Ford, che apre il suo secondo film, Animali notturni, con una sequenza fatta di corpi nudi, corpi generosi e non proprio voluttuosi da stravolgere l'innocente nudità dei quadri di Botero - donne formose e non più toniche che si agitano in danze in slow motion, con sguardi ammiccanti da incutere disagio, esprimendo  una sessualità aggressiva da farti sentire un guardone in un peep show - per poi scopire che si tratta di materiale artistico, o meglio dell'ultima mostra della gallerista di grido Susan Morrow (Amy Adams).
Nulla è come sembra, perché Susan è bella, è ricca, ma è insoddisfatta della propria vita professionale e personale, con quel matrimonio ormai stantìo con un marito troppo indaffarato (Armie Hammer) al lavoro e con l'amante per prestarle attenzione.
Susan è infelice perché è finita per vivere quella vita alto borghese predetta dalla madre venti anni prima - e che lei ha tentato di evitare con tutte le sue forze - nonostante fosse consapevole del suo cinismo da renderla artista mancata e fintamente bohemienne. Cinismo che le ha negato la possibilità di apprezzare la sensibilità di Edward (Jake Gyllenhaal), finendo per disprezzare tale qualità come ha fatto su madre.
Il torpore della solitudine e della 'plasticosità' della sua vita quotidiana vengono scossi da un burrascoso salto nel passato, quando al lavoro le viene recapitato un romanzo, Animali notturni, scritto dal suo ex marito che è riuscito a terminare il suo primo romanzo. Leggendolo, Susan rimarrà sconvolta, facendole pensare alla sua vita e agli errori che ha commesso 20 anni prima.
Anche questa volta Tom Ford prende del materiale già esistente, come aveva fatto per il suo folgorante debutto con A Single Man e questa volta decide di ricreare su pellicola Tony & Susan di Austin Wright, prendendo delle libertà creative e mettendoci comunque molto di suo, pur mantendo intatta la struttura principale del libro.
Nelle mani di Tom Ford Susan si trasforma da insegnante di inglese a una gallerista d'arte, professione scelta a hoc da Ford per creare la sua estetica come 'tessuto connettivo' fatto di glamour ed eleganza, ma capace di rivelarsi anche freddo e vacuo, come un' assolata Los Angeles fatta di palme, opulenza e party ultra chic, ma fatta anche di profonda solitudine ed alienazione,matrimoni di facciata che nascondono l'omosessualità a favore di un machismo ostentato (machismo al limite del maschilismo che ha ostentato Tom Ford per la presentazione del suo primo profumo - Black Orchid). 
Nei personaggi cinematografici c'è un po' di Tom Ford.
In che senso Susan è Tom? Susan è una gallerista d'arte moderna che ha tutto nella vita: bellezza, fama, una casa lussuosa e un marito bellissimo e ha uno stile favoloso, con quel trucco fatto di smokey eyes e labbra rosse da renderla glaciale e inarrivabile. Eppure non è felice. Così come non lo è stato Ford, stilista di grido che aveva fatto resuscitare la maison Gucci come un'Araba Fenice negli anni Novanta e re Mida capace di trasformare marchi di moda in fallimento in miniere d'oro, così come il brand che porta il suo nome, diventato famoso fin da subito. Eppure Ford ha vissuto momenti di insoddisfazione (e depressione) che gli ha fatto lasciare tutto, che solo il cinema riesce a curare.
Ford è anche Tony. Tony vive finisce in una Texas ostile, ostilità di una società chiusa che Ford ha percepito da bambino in Texas, e in Santa Fé da adolescente, visione che estremizza rappresentando il Texas dotato di un hummus dove la bellezza delle dune deserte nasconono la bruttezza di persone allo sbando che attuano violenza gratuita solo per il gusto di farlo, dove le leggi vengono interpretate e dove nessuno e nemmeno lo seriffo (Michael Shannon) ha più niente da perdere.
Ford è anche Edward. Edward vuole scrivere, ma trova lo scetticismo di Susan che non lo supporta abbastanza - scetticismo che lo spettatore cinefilo ha nutrito almeno una volta di fronte a questo stilista che si è improvvisato regista. E come Susan, alla fine ne rimaniamo esterrefatti dal risultato e dal talento mostrato.
Le assonanze finiscono qui, ma questi sono elementi sufficienti per considerare Tom Ford un autore che ha brillantemente superato la 'prova del nove' con questa opera seconda, dove il regista texano usa la settima arte per creare un proprio mondo dove l'estetica è funzionale alla narrazione, come se volesse dare vita a romanzi che l'hanno folgorato, proprio come succede a Susan quando legge il manoscritto di Edward.
Ford riesce a creare un thriller teso e violento pur non mostrando violenza fisica: la violenza è nell'aria la si percepisce e la si immagina nella sua crudezza (come aveva fatto Mary Harron in American Psycho, lasciando i ricchi dettagli di Brett Easton Ellis fuori campo) fatta da tre balordi ai danni della famiglia di Tony. Da bravo esteta qual è crea tre piani narrativi che combaciano alla perfezione - Susan - Tony - Susan/Laura ed Edward, facendoli incastrare perfettamente tra di loro, come una matrioska che una volta aperta svela un sottile gioco fatto di vendetta, una vendetta contro i sentimenti feriti, colpe da espiare, una vendetta gridata nel romanzo, ma anche nel quadro che Susan scopre nella galleria, che le rammenta il gioco fatto di crudeltà perpetrato anni prima, e ora le torna indietro come un boomerang.
Tre piani narrativi che si intersecano alla perfezione dove la storia romanzata di Laura (Isla Fisher) e Tony, finiti in balia degli eventi che sfociano nel dramma si infiltrano nelle paure di Susan nel presente, facendo risvegliare quel senso di colpa di un passato fatto di scelte sbagliate che l'ha trasformata nella borghese snob che tanto odiava in sua madre (Laura Linney).
La vendetta è mezzo di espiazione per Tony, che supera i confini della legge per dimostrare a sé stesso di sapersi far valere, così come la vendetta è un piatto che va consumato freddo per Edward che riesce a farsi valere su Susan, con quel finale bellissimo, che subisce  pur rimanendo impeccabile ed elegante, con  quel vestito verde che si intona alla perfezione con i suoi capelli rossi e con il resto dell'ambiente, esattamente come ne Il cuoco, il ladro sua moglie e l'amante, dove l'estetica è parte integrante se non essenziale.
Animali notturni è la conferma che Tom Ford fa ottimi film perché si vede che ama quello che fa, dimostrando di avere un background culturale non indifferente e una visione artistica della vita non comune.
Perché Tom Ford non è solo un fashion designer che fa collezioni di abiti e makeup da urlo, ma è anche una persona che una precisa visione dell'estetica, tale da rendere la vita (cinematografica) un'opera d'arte.

Voto: 8,5


4 commenti:

  1. Visto stasera.
    Non me l'aspettavo. Una vera bomba.

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    1. Tom Ford non solo sa fare delle 'bombe' di vestiti, ma anche dei film con i contro ca##i, spero che faccia altri film perché il ragazzo texano ha talento da vendere!

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  2. Bella, bella, bella recensione. Che condivido in toto. Soprattutto sul fatto che Tom Ford sia un autore "vero" e degno del massimo rispetto. I suoi film parlano per lui.

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    1. Grazie, così mi fai arrossire! ^_^ Concordo anche io sul fatto che sia un autore vero, e ora non deve dimostrare niente a nessuno, e una bella nomination per il miglior film se la merita tutta!

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