lunedì 13 agosto 2018

RECENSIONE: Hitchcock


L'insostenibile leggerezza di una recensione retrò


Titolo: Hitchcock
Id. USA, 2013
Cast: Anthony Hopkins, Helen Mirren, Scarlett Johansson, Jessica Biel.
Sceneggiatura: John J. McLaughlin.
Regia: Sacha Gervasi.
Durata: 108'

Hollywood ha creato un mondo a parte. I suoi studios cinematografici hanno realizzato meravigliosi film, e soprattutto hanno costruite veri e propri miti, da Jean Harlow ad Audrey Hepburn. La loro vita sui rotocalchi e le riviste specializzate in gossip è meravigliosa, ma lo è altrettanto nella vita privata? 
Per scoprirlo ci sono le biografie e soprattutto i biopic movie. Spesso però i film autobiografici tendono a distruggere la patina di allure e glamour di un attore. Oppure ci pensano gli attori stessi abusando di social network e venendo ossessionati dai paparazzi.
Chi mai vorrebbe scoprire per esempio che Peter Sellers era un grande attore e commediante, ma una carogna nella vita privata? Troppo tardi, Tu chiamami Peter ha già fatto danni. E se invece andassimo a toccare il  maestro del brivido, Sir Alfred Hitchcock? Di lui dicevano che era ossessionato da Grace Kelly e che desiderava essere bello come Cary Grant.
Per fortuna questa parte un po' melodrammatica da feuilleton viene risparmiata in Hitchcock, che più che un biopic sul grande regista inglese, è un 'come Alfred Hitchcock riuscì a dirigere Psycho'.
Nel 1959 Hitch diresse lo splendido Intrigo internazionale, un buon successo di pubblico e critica, ma i reporter insinuano che forse i fasti della gioventù siano lontani e forse è ora del buen retiro.
Hitchcock all'epoca aveva 60 anni, ma non aveva assolutamente voglia di andare in pensione, anzi,aveva in mente un nuovo progetto e per portarlo a termine arriva a ipotecare la casa, rifiutando un facile successo come Casino Royale. A Ian Fleming Hitch infatti gli preferisce Robert Bloch, autore di Psycho, ispirato a un omicidio nel Wisconsin compiuto da Ed Gein negli anni Cinquanta, tanto da arrivare a scontrarsi lo studios che vedeva un soggetto troppo crudo per l'epoca.
L'aspetto interessante di questo biopic movie è che  la figura di Alfred Hitchcock e di sua moglie Alma Reville ruota intorno a Psycho, che potrebbe sembrare un film su "come Psycho ha avuto effetti sulla relazione di Alfred Hitchcock con la moglie Alma Reville'.
Il making of del film infatti sembra più un pretesto per vedere come Hitch si comporta con la moglie Alma, donna dal forte carisma e braccio destro del regista inglese, e il rapporto con le sue attrici. 
Di solito si dice che dietro a un grande uomo si nasconde una grande donna: nel caso di Alma Reville è vero. Gervasi si sofferma poco sulla loro crisi artistica/matrimoniale e fortunatamente e soprattutto sul rapporto che Hitch aveva con il cibo, focalizzandosi più sugli sforzi che fanno entrambi per portare avanti un progetto che gli studios non volevano realizzare.
Curiosamente il film è dedicato alla figura del regista, ma le caratterizzazioni più interessanti sono Alma e le 'donne di Hitch', ovvero Janet Leigh (Scarlett Johansson) e Vera Miles (Jessica Biel). Che Hitchcock abbia amato le belle donne - le bionde soprattutto - lo si è sempre intuito nei suoi film. Grace Kelly, Kim Novak, Ingrid Bergman, Joan Fontaine, Eva Marie Saint: nei suoi capolavori le donne sono 'torturate', ma ne sono sempre uscite con una bellezza strabiliante ed esaltata.
Dunque, Hitch e le donne: Alma rappresenta la 'stampella' di Hitchcock, il suo braccio destro e senza di lei, la famosa scena della doccia in Psycho non sarebbe mai accaduta. E senza di lei probabilmente non sarebbe mai esistito Alfred Hitchcock regista. E' Alma a suggerire di mettere il famoso theme di Bernard Hermann nella scena della doccia. Così come fu lei a prendere in mano la situazione, prendendo il controllo sul montaggio (lavoro che fece per quasi tutti i film del marito). 
Janet Leigh è la 'bombshell', inizialmente il frutto proibito che Hitch vorrebbe cogliere (che mai osò cogliere) facendo scatenare la gelosia di Alma, ma poi da lei apprezzata per la prova di grande professionalità, risultando la scelta vincente per la riuscita del film.
Vera Miles invece era il rimpianto di Hitchcock: doveva essere una star, ma lei gli preferì la famiglia. Hitchcock lo vede come un tradimento, come se la sua musa si fosse ribellata al destino costruitogli ad arte e dalle parole di Vera Miles si deduce il comportamento possessivo che il regista aveva con le sue attrici.
A parte un piccolo errore - il manichino di mamma Bates fu fatto trovare nel camerino di Vera Miles e non di Janet Leigh, per avere delle splendide urla nel film - Hitchcock è un buon biopic, anche se curiosamente ha una forza molto femminile, dove la parte migliore del film è proprio su Alma che sul regista londinese. Anche perché senza di lei, forse Hitchcock come regista non sarebbe mai diventato il maestro del brivido, lasciando a Hitchcock nevrosi e una licenza poetica con un Ed Gaines/Norman Batesche lo perseguita durante le riprese. 
Peccato che Gervasi non si sia concentrato su come il personaggio di Norman Bates abbia influito su Anthony Perkins (e non abbia scelto Oz Perkins per interpretare il padre, dato la forte somiglianza), sarebbe stato ancora più affascinante, e che risulti a tratti un po' freddo (d'altronde, Hitch era pur sempre British).
Comunque Hitchcock è un buon biopic con le strepitose performanc di Helen Mirren e Anthony Hopkins, e ha il pregio di non rovinare l'immenso valore di un regista che ha fatto un pezzo di storia del cinema.

Voto: 7+

2 commenti:

  1. Di certo un omaggio che gli rende merito, tuttavia abbastanza dimenticabile e non così tanto eccezionale ;)

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  2. Senza infamia e senza gloria, ha il merito di non far vedere l'Hitch privato per evitare di rovinarne l'aura di autore di culto. :)

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