Titolo: Per un pugno di dollari.
Italia, Spagna, Germania Ovest
Cast: Clint Eastwood, Gian Maria Volontè, Marianne Koch
Sceneggiatura: Sergio Leone, Duccio Tessari, Fernando Di Leo
Produzione: Unidis
Regia: Sergio Leone
Durata: 94'
“Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, quello con la pistola è un uomo morto”. Questa è l’unica legge che vige nella spietata San Miguel, un paese al confine tra Messico e Stati Uniti.
In questa cittadina deserta, dimenticata da Dio giunge il pistolero Joe (Clint Eastwood) che alloggia nella locanda di Silvanito e viene a sapere di una faida tra due famiglie. La prima fazione è composta dai fratelli Rojo, commercianti di alcool: Don Benito, Esteban e Ramon (Gian Maria Volontè).
La seconda fazione è la famiglia Baxter, commercianti di armi. Joe decide di sfruttare la lotta tra le due famiglie patteggiando per entrambi e allo stesso tempo le mette l’una contro l’altra, che si attaccano in scontri cruenti. Il pistolero non è un uomo totalmente privo di scrupoli e decide di salvare la giovane Marisol (Marianne Koch) prigioniera di Ramon, permettendole di ricongiungersi con suo marito e il piccolo Jesus. Joe viene catturato e torturato dai fratelli Rojo, ma riesce a fuggire e a sfidare in un ultimo duello il perfido Ramon.
Il film di Sergio Leone si ispira alla pellicola di Akira Kurosawa, Yojimbo, e lo riadatta in chiave western rivitalizzando il genere andato ormai in declino verso gli anni Sessanta. In un contesto quasi darwiniano dove sopravvive solo il più forte, la giustizia non esiste, beffata anche dal comportamento poco ortodosso dello sceriffo che dovrebbe mantenere l’ordine e invece mantiene solo i suoi traffici e i propri privilegi.
La legge è solo un simbolo sbiadito nella landa desolata e silenziosa interrotta solo dal rumore degli spari e della dinamite che esplode. Il punto di forza del film sta proprio in questo stravolgimento dell’ordine dove vige solo caos, violenza e nessuna pietà per poi ritornare alla calma e ad una parvenza di normalità e redenzione. Joe e Ramon sono il dualismo del bene e del male: il pistolero di poche parole decide di percorrere una sorta di sfida negli inferi (il covo dei Rojo) per poi riemergere nel duello “purificatore”.
Il finale è diventato una scena di culto della storia del cinema: si consuma la tragedia finale in uno sfondo desertico e lirico sottolineato dalla meravigliosa musica di Ennio Morricone. Il paesaggio è uno dei protagonisti assoluti della pellicola, lo sfondo/palco dove il regista muove i fili dei suoi personaggi, trattandoli come dei burattini.
Leone risparmia sui dialoghi (che trasudano senso dell’umorismo anche per stemperare la drammaticità delle situazioni) preferendo far parlare molto gli occhi dei suoi personaggi, in un gioco di sguardi e soggettive che fotografano ogni istante che sta per accadere.
Lo sguardo è rivelatore: gli occhi luciferini di Gian Maria Volontè esprimono una malvagità compiaciuta fin dalla sua prima entrata in scena. Attraverso lo sguardo di ghiaccio di Clint Eastwood siamo resi partecipi delle nefandezze che accadono nella cittadina, lasciandoci testimoni impotenti di violenza e distruzione.
Una pietra miliare del cinema che fa amare il western anche ai poco patiti del genere.
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