venerdì 31 ottobre 2014

GHOSTS OF HALLOWEEN - High Spirits

Dolcetto o scherzetto? La GhostsBloggers festeggia Halloween e lo fa non con scherzi e caramelle, ma con un bel film di fantasmi, perfetta per celebrare la notte più 'spaventosa' dell'anno. Per l'occasione Director's cult vi delizia con High Spirits -  Fantasmi da legare di Neil JordanDolcetto o scherzetto?


Buon Halloween!!!








Titolo: High Spirits - Fantasmi da legare
Titolo originale: High Spirits
USA, 1988
Cast: Peter O'Toole, Daryl Hannah, Steve Guttemberg, Beverly D'angelo, Liam Neeson
Sceneggiatura: Neil Jordan
Regia: Neil Jordan
Durata: 97'

La dinasta dei Plunkett è caduta in rovina e per salvarsi dal vendere il castello, Peter Plunkett (Peter O'Toole) decide di trasformare la magione in un hotel infestato dai fantasmi. Dopo maldestri tentativi da parte della servitù di spaventare i malcapitati ospiti, ci pensano i discendenti di Plunkett ad animare il soggiorno dei turisti.
Il novizio, lo psicologo, la bella, l'isterica e suo marito. 
Ecco i perfetti turisti in cerca di forti emozioni nel castello dei Plunkett, dinastia irlandese ormai decaduta -  che nelle mani dell'ultimo discendente Peter si trasforma in un hotel che ha come piatto forte nel menù il merluzzo e niente meno che i fantasmi. 
Spiriti spaventosi che in realtà la cameriera, il cuoco, il giardiniere -  che cercano di spaventare i malcapitati con buffe apparizioni, letti che girano, cavalieri senza testa, facendo solo dei disastri. 
Quello che non sanno  però è che i fantasmi ci sono, eccome.
Cari americani, volevate i fantasmi? Ed eccovi accontentati con gli antenati di Peter, che decidono di fargli assaporare i brividi del sovrannaturale. 
Tra i vari fantasmi però ce ne sono due in particolare, la pro-pro-pro cugina Mary Plunkett (Daryl Hannah) virginale sposa che viene uccisa la notte di nozze dal neo marito Martin (Liam Neeson), perché l'ha rifiutato e lui, accecato dalla gelosia pensa di essere stato tradito. 
In preda a una maledizione senza fine, da duecento anni, Martin rincorre Mary accoltellandola a morte, per poi pentirsene amaramente e piangere sul corpo esanime della sua sposa. 
Ma a spezzare l'incantesimo ci pensa l'impacciato Jack (Steve Guttemberg), sposato con l'isterica e insopportabile Sharon (Beverly D’Angelo), che rifiuta a sua volta Jack -  troppo presa a prendere valium e a cercare di mettere le mani sul castello per conto di suo padre.
E mentre Jack e Mary si innamorano, Sharon viene sedotta da Martin, il prete è preso dalla bella e non sa se prendere i voti e lo psicologo comincia a credere agli spiriti, mentre nel castello ne succedono di tutti i colori - tra cene orripilanti e i veri fantasmi che stufi di essere presi in giro decidono di mettere pepe alla vacanza di questi yankee facendogli assaporare un po’ di magia mista a terrore, buffe apparizioni ed esilaranti stregonerie ai danni dei malcapitati che pensavano di essere presi per i fondelli e invece vengono terrorizzati a dovere. Suscitando un grande divertimento allo spettatore che assiste alle loro tragicomiche peripezie.
Jordan si ispira a un film di René Clair - Il fantasma gentiluomo e confeziona una commedia slapstick dai sapori romantici e sovrannaturali.
.Ambientato in una favolosa e suggestiva Irlanda, Jordan come uno stregone mischia tutti gli ingredienti possibili che ha a disposizione  nel suo calderone-  spiritismo, una notte di nozze maledetta, improbabili apparizioni della servitù che urla e ulula pensando di spaventare a morte, ma invece suscitano solo ilarità.
Jordan mescola i suoi ingredienti, prendendo allegramente in giro l’americano tipico yankee -  che a digiuno della cultura europea si lascia abbindolare dai bei paesaggi e dalle dicerie di spiriti, sempre in cerca di nuove emozioni mangiando pane e cliché. Cliché presi in prestito dagli ambienti suggestivi dell’Irlanda e dalle storie di fantasmi, amori e vendette tipiche del teatro inglese e perché no  -  magari realmente esistite 200 anni fa nei fasti dei magnifici castelli irlandesi.
E l’amore, quello romantico e cavalleresco è il cuore pulsante della storia, con la bella Mary che cerca invano la pace da due secoli. 
Mary per la prima volta prova l’amore per la prima volta grazie al buffo e imbranato Jack, ignaro delle mire della cinica moglie, che a sua volta non rimane indifferente alla corte di Martin, uomo poco fine, ma dotato di fascino e seduzione da vendere. E un tocco di mistero in tutto questo marasma di urla e apparizioni accade tra Mary e Jack, lei punzella virginale e indifesa, lui non proprio il cavaliere senza macchia e senza paura, a cui fanno da contraltare la coppia più ‘pepata’ con il sottile e un po’ rude gioco di seduzione dell’aitante Martin con la frigida Sharon, la cui vita sentimentale era proprio lo spettro di una tipica vita matrimoniale con Jack. E galeotta fu la notte di Halloween che getta (ulteriore) scompiglio creando le perfette coppie - unendo il mondo dei vivi con quello dei morti e viceversa.
Jordan prepara un bel calderone e mischia tutto insieme facendo un po’ di confusione, ma a salvare la ‘cena’ condita con una buona dose di paranormale, ci pensano una buona dose di ironia, gag a ripetione e soprattutto la grande interpretazione di Peter O’Toole, uomo disilluso e sempre pronto a mettersi il cappio al collo.
O’ Toole da solo regge tutto il film che con mestiere riesce a creare dei momenti di grande recitazione con ironia e leggerezza tipicamente british (pardon, irish, siamo pur sempre in Irlanda!). E irlandese doc è Liam Neeson, nelle insolite (e divertite) vesti di un seduttore che deve imparare il galateo, ma che sa come far sciogliere una donna di ghiaccio come Sharon, interpretata da una convincente Beverly D’angelo. Steve Guttemberg per una volta sveste i panni del tipo ‘cool’ reso celebre da Scuola di polizia, e Daryl Hannah si sforza di fare la fanciulla ottocentesca, puntando molto sull’innocenza e lo sguardo sognante.
High Spirits – Fantasmi da legare è un divertente pastiche che -  nonostante risenta ampiamente dei suoi 26 anni, sa ancora far intrattenere, divertire con le sue gag e fa sorridere con i suoi effet(tacc)i speciali, tra apparizioni e pulmini volanti.

Voto: 6/7

Hanno collaborato:
Bollalmanacco
WhiteRussian
Scrivenny
Obsidian Mirror
Cinquecento film insieme
Combinazione casuale
Pensieri Cannibali
Non c'è paragone


mercoledì 29 ottobre 2014

SPOT REVIEW: Fiat Croma





Spot: Fiat Croma
Italia, 1988
Regia: Dario Argento
Durata: 31''


Negli anni Ottanta la Fiat Croma era uno dei fiori all'occhiello del brand Fiat. E Dario Argento non si era lasciato sfuggire l'occasione ghiotta che offriva la pubblicità per provare a girare uno spot televisivo, girando uno spot per la casa automobilistica più famosa di Italia. 
Il risultato? Semplice, una pubblicità tipica dell'epoca, ma arricchito con una eleganza e una tecnica cinematografica elevata  da risultare quasi contemporanea per essere nei pacchiani '80s.
Il plot è lineare: il deserto, e una macchina che sfreccia alla velocità del vento. Non è una Ferrari, ma è una Fiat Croma. Utilitaria sì, ma che piacere guidarla!
Argento 'entra' in macchina e con passo (cinematografico) felpato mostrando l'eleganza degli interni, la 'scorrevolezza' che ha sull'asfalto (niente meno che il deserto dell'Australia!). 
Argento trasforma una macchina che si usa per andare al lavoro in un bolide che è capace di far provare un brivido di libertà a chi la guida. Perché quando la guidi è ancora più bella.
Girato con uno stile (che il regista romano purtroppo ha perso nel corso degli anni) fluido ed elegante, Dario Argento riesce a compiere il miracolo di trasformare una utilitaria in un bolide.

lunedì 27 ottobre 2014

MONOGRAFIA: James Dean




Vivi veloce, muori giovane e lascia di te un bel cadavere. Parafrasando la celebre battuta della pellicola Una vita al massimo, si può riassumere così la parabola esistenziale di James Dean.
Tre film, l’etichetta di ribelle, una morte violenta e inaspettata a soli ventiquattro anni ed entra subito nel mito.
James Byron Dean nacque a Marion, nello stato dell’Indiana, l’otto febbraio del 1931 e cominciò ad avvicinarsi al mondo dello spettacolo recitando in uno spot della Pepsi, ma la sua carriera non decollò subito.
Lasciata Los Angeles per New York ricominciò da capo e decise di iscriversi al celebre Actor’s Studio di Lee Strasberg per studiare recitazione. Cominciò a recitare in programmi televisivi come Robert Montgomery Presents e Danger, ma fu la sua interpretazione nella piéce teatrale The Immoralist che gli aprì la porta per Hollywood.
Il 1955 è l’anno della sua ascesa nell’olimpo dei divi con l’interpretazione di Cal Trask nella pellicola La valle dell’Eden di Elia Kazan. Cal Trask, giovane e tormentato fu una sorta di fratello maggiore di Jim Stark, l’adolescente ribelle e di Gioventù bruciata, il ruolo che consegnò Dean come il rappresentante di una generazione votata alla ribellione.
Entrambi i personaggi interpretati da Dean soffrono di una profonda crisi esistenziale, dettata da una disperata ricerca dell’approvazione paterna (nel film di Kazan) e dalla mancanza di una figura genitoriale autorevole (nel film Gioventù bruciata.
Gioventù Bruciata (1955) di Nicholas Ray è il ritratto del male di vivere e del rifiuto delle convenzioni borghesi e Jim Stark incarna alla perfezione il rifiuto di una classe sociale bigotta e la sofferenza legata all’impossibilità di far parte di un gruppo, così diverso dai suoi coetanei, che a loro volta lo trattano come uno straniero lontano dal loro modo di pensare. Solo la giovane Judy (interpretata da Natalie Wood) riesce a capirlo, ma una l’happy end non fa parte della vita del giovane Stark.
Il Gigante(1955) diretto da George Stevens fu l’ultimo film interpretato da James Dean prima del tragico incidente. Jett Rink è l’icona dell’uomo che si è fatto da solo, da povero bracciante a ricco petroliere. Conquista fama e potere e la voglia di vendetta contro la famiglia Benedict non lo placherà dalla profonda solitudine che prova.
A soli ventiquattro anni il giovane attore è alle prese con la prova della maturità in una pellicola che tratta di razzismo, matrimoni misti, arretratezza culturale e il giovane Dean diventa, grazie al make up, vecchio, cosa che non accadrà mai nella vita.
Il trenta settembre del 1955, James Dean corse verso la morte alla guida della sua Porsche: un incidente automolistico troncò la sua giovane vita.
La fama di Dean fu alimentata dalla sua scomparsa prematura e fu nominato due volte agli Academy Awards, per La valle dell’Eden e Il gigante, diventando il primo attore a ricevere due nomination postume.
James Dean fu l'incarnazione di uno stile di vita, un divo, un'icona, una leggenda. Ancora oggi.

sabato 25 ottobre 2014

LEZIONE DI CINEMA: Il dolly in Venere in Pelliccia




Il dolly è un carrello che assemblata a una gru serve per creare delle immagini fluide e per effettuare riprese a una grande altezza.
Per rendere questa fluidità il dolly viene posizionato su un carrello trainato da uno o più macchinisti, in modo da creare la ripresa a 'carrellata'. Immaginate il carrello della spesa e cominciate a spingerlo. Vi darà l'impressione di vedere tutto in una determinata direzione, scorrevole, fluido e senza stacchi. 
Il dolly viene anche utilizzato per seguire l'attore durante una camminata, dando quell'effetto riflessivo che sta vivendo il  personaggio - o semplicemente per dare una immagine 'pulita' senza l'ausilio del montaggio. Spesso il dolly si utilizza per realizzare i piani sequenza, che per 'copione' non necessita stacchi di editing, ma deve racchiudere tutta la sequenza in un solo 'colpo', cioè utilizzando un'unica ripresa.
Il dolly grazie all'ausilio della gru può essere utilizzato anche per delle riprese dall'alto, o per scrutare un personaggio letteralmente dalla testa ai piedi, in modo da dare una precisa percezione descrittiva del/la protagonista.
Il dolly viene utilizzato moltissimo in Venere in Pelliccia di Roman Polansky, soprattutto nella scena inziale, l'unica girata in esterno (il film per il resto è interamente girato in un teatro) -  la macchina da presa riprende una Parigi nel bel mezzo di un temporale, con lampi e fulmini che sanciscono l'arrivo di Vanda, ovvero la venere del film. Vanda arriva in una notte buia e tempestosa, minacciosa e affascinate come solo una tempesta sa provocare -  pronta a sconvolgere la vita del regista Thomas (Mathieu Almaric).
L'utilizzo del dolly crea così l'effetto di trascinare lo spettatore con forza nel teatro, per assistere al gioco di seduzione tra la provocante Vanda e il regista che tenta di dirigere la sua personale rivisitazione di Venere in pelliccia. 
Con l'uso del dolly, Polansky segue i suoi personaggi da vicino in modo discreto, assistendo al gioco di seduzione tra il regista e l'attrice, che mescolano passione per il teatro con passione che lega irrimediabilmente i due protagonisti. O almeno è quello che il regista polacco naturalizzato francese vuole farci credere.

giovedì 23 ottobre 2014

FILMOGRAFIA: Renée Zellweger








NOME:
Renée Zellweger
DATA DI NASCITA: 25/04/1969
LUOGO DI NASCITA: Katy, Texas, Stati Uniti
PROFESSIONE: Attrice







ATTRICE:

(2015) The Whole Truth -
(2013) Bridget Jones's Baby - Bridget Jones
(2009) Case 39 - Emily Jenkins
(2009) New in Town - Lucy Hill
(2008) Appaloosa - Allison French
(2008) In amore niente regole - Lexi
(2007) Bee Movie - Vanessa (voce)
(2006) Miss Potter - Beatrix Potter
(2005) Piece of my heart - Janis Joplin
(2005) Cinderella man - Una ragione per lottare - Mae Braddock
(2004) Shark tale - Angie (voce)
(2004) Che pasticcio, Bridget Jones - Bridget Jones
(2003) Ritorno a Cold Mountain - Ruby Thewes
(2003) Abbasso l'amore - Barbara Novak
(2002) Chicago - Roxie Hart
(2002) White oleander - Claire Richards
(2001) Il diario di Bridget Jones - Bridget Jones
(2000) Io, me & Irene - Irene P. Waters
(2000) Betty Love - Betty Sizemore
(1999) Lo scapolo d'oro - Anne
(1998) La voce dell'amore - Ellen Gulden
(1998) Il gioco dei rubini - Sonia Horowitz
(1997) L'impostore - Elizabeth
(1996) Jerry Maguire - Dorothy Boyd
(1996) The whole wide world - Novalyne Price
(1995) Empire records - Gina
(1994) 8 seconds - Prescott Motel Buckle Bunny
(1994) The low life - Poet
(1994) Giovani, carini e disoccupati - Tami
(1994) Non aprite quella porta 4 - Jenny
(1994) Shake, rattle and rock! (film tv) - Susan
(1994) Love e una 45 - Starlene Cheatham
(1993) My boyfriend's back
(1993) Murder in the heartland (film tv)
(1992) Il sapore dell'omicidio (film tv) - Mary Lou

mercoledì 22 ottobre 2014

RECENSIONE: Boyhood




Titolo: Boyhood
Id. 2014
Cast: Ellar Coltrane, Patricia Arquette, Ethan Hawke, Lorelai Linklater.
Sceneggiatura: Richard Linklater.
Regia: Richard Linklater.
Durata: 163'



Crescere che fatica. 

E' un po' quello che succede al piccolo Mason jr. Evans (la rivelazione Ellar Coltrane) scrutato, spiato, ‘analizzato’ per 12 anni - cercando di catturare il tempo che scivola via veloce come un battito di ciglia. 
Attraverso la sua crescita e il cambiamento che comporta, della voce, all'altezza, alla voglia di sperimentare quello che la vita gli offre - Mason intraprende un viaggio che lo preparerà a compire con più consapevolezza e maturità quel difficile salto nel vuoto che porta  alla vita adulta.
Richard Linklater prende i suoi attori e li fa letteralmente crescere e invecchiare durante il corso di 12 anni rinchiusi un solo film - riuscendo nell'impresa di portare avanti lo stesso progetto ogni anno con la stessa troupe, centrando in pieno l'obiettivo - laddove il maestro Stanley Kubrick aveva fallito con il suo monumentale progetto su Napoleone. 
Linklater non sceglie una icona storica, ma abbassa il tiro scegliendo una famiglia qualsiasi.
La famiglia Evans non è speciale. La famiglia Evans è la tipica famiglia media americana. Mason Jr. potrebbe essere il tuo vicino di casa, il compagno di scuola o potresti essere semplicente tu.
Linklater ci porta alla scoperta di Mason Jr, un bambino sensibile che ha una sorellina di nome Samantha, bimba terribile che gli fa i dispetti (Lorelai Linklater) e una mamma 'tosta' (Patricia Arquette) che non è fortunata in amore.
Mason Jr. vive la sua dimensione quotidiana tra la scuola, una nuova città e una nuova famiglia - con una madre che cerca di ricostruire i cocci della propria vita dopo la separazione dal marito (Ethan Hawke) - un uomo che ama fare più la parte dell'amico che quella del genitore.
Linklater attraverso i Mason crea il suo lessico familiare, dove la storia e i cambiamenti sociali e tecnologici scivolano addosso alla loro quotidianità e non viceversa.
Al regista non interessa di creare un affresco storico, dove i personaggi vivono sullo sfondo degli avvenimenti sociali che hanno cambiato l’assetto sociale degli ultimi anni - al contrario, sono gli eventi storici che si adattano alla vita di Mason e alla sua famiglia. 
Una canzone suonata alla radio o canticchiata da Samantha, il telegiornale che offre uno spunto di riflessione per Mason Sr. Sulla seconda guerra in Iraq – sono eventi che sono utili non tanto per capire in che anno siamo, ma come questi personaggi straordinariamente ordinari percepiscono e sentono i cambiamenti socio culturali. Un po’ come facciamo anche noi esprimendo una opinione leggendo un giornale o seguendo le mode comprando l’ultimo modello di cellulare.
Linkalter infatti si concentra sui personaggi, asciugando la tecnica registica - che rasenta il minimalismo - per focalizzarsi sulle sue creature.
La cosa più bella dell’esperimento di Boyhood è avere il piacere di conoscere il piccolo Mason e di sapere ‘come gli va’.
Il piccolo Mason lo vediamo steso sull’erba, che sta pensando a chissà cosa. Un bambino di 6 anni perso nei suoi pensieri, che battibecca con la sorella Samantha e che cerca di adattarsi ai cambiamenti famigliari imposti dalle scelte dei rispettivi genitori.
Il rapporto complice e complesso con la madre - che non è conflittuale, ma che è basato sul rispetto reciproco e sull’autorità che comunque Olivia riesce a esercitare su di lui.
Il rapporto spezzettato con il padre Mason Sr, che nonostante sia ritagliato solo nei momenti tipici di chi ha un matrimonio fallito alle spalle – riesce comunque a mantenere intatto quel legame speciale che lega padre e figlio.
Linklater ci accompagna per mano nel suo viaggio di crescita che lo porteranno a fare esperienze tipiche della sua età – le feste con i suoi amici, la sua prima esperienza amorosa importante e la scoperta del sesso, l’inizio di un percorso che lo porterà verso il college che apre una nuova era – ovvero la vita adulta – chiudendone un’altra – ovvero la fanciullezza.
La famiglia è il fulcro dell’esistenza di Mason - nonostante sia frammentaria riesce a tenere ben saldi i cocci rimasti, come una giornata padre e figlio che rafforza il loro legame nonostante la lontananza, e quel compleanno con ‘l’abito buono’, la bibbia e il fucile ricevuto in regalo dai nonni, giornata particolare che racchiude un esperienza condivisa tra tre generazioni.
Linklater non ci tiene a far vedere cose straordinarie compiute da esseri straordinari, ma la quotidianità che scivola con il passare del tempo e – soprattutto degli anni. Piccole cose, ma grandi nel loro significato.
Richard Linklater oltre a saper creare dei splendidi personaggi, ha anche il merito di creare uno dei personaggi femminili cinematorgrafici più belli degli ultimi anni: Olivia è una donna forte, determinata che – nonostante non abbia fiuto per gli uomini lasciandosi travolgere in matrimoni sbagliati - è capace di reagire alle avversità della vita con una forza di carattere che sbatte contro il suo status di mamma single .
Olivia non è perfetta, sbaglia ma è capace di riconoscere i propri errori - facendo mea culpa e ricominciando da capo.
Olivia un po' femminista ante litteram, ha una tenacia nel cambiare la propria vita riprendendo gli studi e cercando di dare una stabilità affettiva a Mason e Samantha.
Linklater riesce a trattare i personaggi femminili con una sensibilità innata, facendo di Olivia una donna fiera e combattente che non si piange addosso, e non si vergogna di cedere alla fragilità derivate da scelte sbagliate. 
E Patricia Arquette veste i panni di Olivia alla perfezione - sarebbe un peccato se l’Academy la snobbasse senza una nomination.
Al contrario il personaggio del padre di Mason - ottima la performance dell'attore feticcio Ethan Hawke - risulta (inizialmente) più debole.
Mason Sr. da subito l’idea di essere inaffidabile tra un lavoro e l’altro, condivide una modesta casa con un amico svitato – e soprattutto cerca di fare colpo sui figli con un atteggiamento più da amico che da padre.
Mason Sr. non è perfetto neanche lui, ma nella sua imperfezione si vede l’amore di un genitore che prova a essere presente nonostante la lontananza non gli permetta di adempiere pienamente al suo ruolo genitoriale.
Mason Sr. nonostante i difetti ha infatti la capacità di avere un rapporto di qualità seppur in un tempo limitato, percorrendo km pur di vederli un solo giorno, assaporando ogni momento con i figli - una giornata passata insieme, un weekend a contatto con la natura offerta dai bellissimi paesaggi americani, fa in modo che il legame con Mason Jr. ne esca rafforzato e inalterato nonostante abbia creato una seconda famiglia.
Così come ha un forte senso dell’amicizia, rimanendo amico dell’amico dalla vita passata un po’ troppo naive.
Linklater offre dei personaggi umani a 360° con tutte le loro sfumature e così meravigliosamente 'perfetti nelle loro imperfezioni'.
Boyhood è un gioiellino capace di intrattenerti per 163’ minuti che scorrono fluide, perse nelle sue meravigliose persone che vivono la loro quotidianità. Quotidianità che potrebbe essere la mia, la tua e la vostra.


Voto: 9




lunedì 20 ottobre 2014

MUSIC REVIEW: Let's Make a Night to Remeber


Titolo: Let's Make a Night to Rember
Cantante: Bryan Adams
USA, 1998
Regia: Matthew Rolston
Durata: 4'36''


Le donne della mia vita le ho amate con ardore e tenerezza. Nel pieno del mio flusso di coscienza mi ricordo di voi, mia amate donne.
Ancora ricordo quanto eri bella con i capelli che ti cadevano sulle spalle quando ballavi quel tango per me.
Così come mi ricordo di te, così provocante, con quel piercing sulla lingua che avrei voluto assaporare ancora una volta.
E poi ci sei tu, rossa attillata in quel corpetto di latex così provocante, provocante come le tue movenze che mi fanno impazzire.
Amavo averti come musa, accarezzare la tua pelle, scrutare ogni centimetro del tuo corpo, osservandoti come una Venere.
Oh mia amata, avrei voluto ricordare quella notte passata con te da gennaio fino a dicembre... Ma ora sono rimasto solo con i miei pensieri, a quelle notti passate e che avrei voluto rimanessero eterne.
Let's Make a Night to Remember è una ballata rock targata 1996 dal sapore anni Ottanta cantata da Bryan Adams, qui insolitamente fashionista e stiloso - così terribilmente affascinante e sexy.
Bello e tormentato, Bryan si perde nei suoi pensieri (enfatizzati dall'uso del playback, dove 'canta' all'improvviso, come se stesse pensando a qualcuno) -  cimentandosi nei panni di un novello fotografo (che vestirà realmente in futuro) intento a catturare e a imprimere i ricordi delle bellissime donne che ha amato in passato. Le ama, le guarda, le riprende, le fotografa - splendide amanti di una notte che non dovrebbe (e non vorrebbe) finire mai, prestandosi per un istante al  suo sottile gioco di seduzione.
Diretto da Matthew Rolston - fotografo di moda e regista - Let's Make a Night to Remember è un videoclip che mixa abilmente glamour, sensualità, femminilità e malinconia, complice un Bryan Adams passionale e distaccato allo stesso tempo.


sabato 18 ottobre 2014

IL CIRCOLO DI CUCITO: Jude Law e Ryan Reynolds 'incinti'


Le cicogne volano alla grande nel cielo di Hollywood. Dopo la nascita della piccola Dorothy Rose, la piccina di Scarlett Johansson, ora anche Jude Law e Ryan Reynolds sono in 'dolce attesa'.
Per Jude Law si tratta del quinto figlio - dopo Rafferty (da poco maggiorenne), Rudy, Iris e la piccola Sophia. 
Law è stato fidanzato brevemente con Catherine Harding, ma nonostante la rottura, l'attore di Dom Hemingway ha deciso di prendersi le sue responsabilità, anche perché - tra una relazione turbolenta e l'altra - ama fare il papà.
Ryan Reynolds invece è felicemente monogamo e sposato con Blake Lively (Gossip Girl) e ora aspettano il primo di una lunga serie - Blake Lively afferma che ne vorrebbe almeno 5. Per ora il primato lo ha raggiunto Jude Law, chissà se anche l'attore di The Green Lantern riuscirà ad avere una famiglia numerosa. Auguri ai futuri papà!

giovedì 16 ottobre 2014

COMING SOON: Gone Girl




Nick (Ben Affleck) e Amy (Rosamund Pike) vivono una vita matrimoniale difficile - che si inasprisce quando Nick perde il lavoro come giornalista.
Nick cerca di riprendere in  mano la sua vita e decide di lasciare New York per la sua città natale, North Cartage. 
Con i soldi del fondo fiduciario di Amy, Nick apre un bar, gestendolo con la gemella Margo. Nonostante vivano una vita dignitosa, il loro matrimonio entra profondamente in crisi, perché Amy è infelice vorrebbe tornare a New York. 
Il giorno del loro quinto anniversario, Amy sparisce. Nick viene accusato per via dei soldi del fondo fiduciario di Amy  - usato per aprire il bar e per intascare i soldi dell'assicurazione sulla vita. Nick finisce nel vortice dei media, che prima lo trattano come una vittima e poi insinuano il dubbio che forse sia un assassino. Ma forse la verità è un'altra...
David Fincher torna con un film dalle atmosfere noir con Gone Girl, giocando sapientemente tra thriller e dramma - su come i media agiscono sulla società, mescolando le carte come solo lui sa fare. 
Atticus Ross torna a collaborare con il regista di Seven, curando la colonna sonora di uno dei film più attesi dell'anno.Prodotto da Reese Witherspoon, Gone Girl uscirà in Italia il 18 di dicembre.

mercoledì 15 ottobre 2014

FILMOGRAFIA: Bryce Dallas Howard





NOME:
Bryce Dallas Howard
DATA DI NASCITA: 02-03-1981
LUOGO DI NASCITA: Los Angeles, California, Stati Uniti
PROFESSIONE: Attrice






ATTRICE:

(2015) Jurassic World -
(2011) 50 e 50 - Rachael
(2011) The Help - Hilly Holbrook
(2010) Hereafter -
(2010) The Twilight Saga: Eclipse - Victoria
(2008) Terminator Salvation - Kate Connor
(2007) Spider-Man 3 - Gwen Stacy
(2006) As you like it (come vi piace) - Rosalind
(2006) Lady in the water - Story
(2005) Manderlay - Grace Margaret Mulligan
(2004) The Village - Ivy Walker
(2004) Book of Love - Heather
(2000) Il Grinch -
(1995) Apollo 13 - Non accreditata

domenica 12 ottobre 2014

100% PURE GLAMOUR: Il vestito verde di Keira Knightley




Cecilia (Keira Knightley) è bellissima in quel vestito verde come lo smeraldo, così sensuale da far perdere la testa a Robbie (James McAvoy) - da sempre innamorato di lei. 
La scintilla scocca durante quella (maledetta) sera, dove la passione viene consumata nei meandri di una biblioteca.
Il vestito verde indossato da Keira Knightley in Espiazione è stato considerato uno dei più bei costumi  cinematografici di sempre.
Creato da Jacqueline Durrain (Orgoglio e pregiudizio, Anna Karenina) la costumista di fiducia di Joe Wright ha creato un meraviglioso abito da sera verde smeraldo fatto di organza, chiffon e seta.
L'abito è molto audace per essere un vestito da sera stile anni Trenta. Su indicazione di Wright, Durrain si è allontanata molto dallo stile 'trasandato e decadente tipica della borghesia medio-alta' - rimanendo apparentemente poco fedele all'epoca rappresentata.
L'abito infatti è sulla falsariga della moda anni Trenta, riveduto e 'rinfrescato' con un tocco di contemporaneità - riuscendo a creare un compromesso con i dettami stilistici dell'epoca, ma che potesse piacere anche alla pubblico del Ventunesimo secolo.
In apparenza per l'appunto, perché Durrain comunque rivisita la moda anni Trenta mantenendo lo strascico, la schiena nuda e la scollatura -  elementi tipici della moda di quell'epoca.
La costumista si è ispirata alla casa di moda Paquin, riprendendo lo stile drappeggiato e raffinato tipico delle collezioni pre-guerra della maison.
La parte superiore dell'abito presenta delle spalline sottili, ma il punto forte è la schiena che rimane scoperta e sensuale. Il corpetto invece è diviso dalla gonna, unito però da una cerniera lampo utilizzata nella corsetteria. Il corpetto infine è decorato con una serie di fori, ottenuti con la tecnica del taglio laser.
La parte inferiore invece è una gonna lunga, dotata di strascico e di uno spacco laterale. 
La scelta di creare due pezzi separati è stata fatta per dare maggiore libertà di movimento all'attrice, che, per sua stessa ammissione, l'ha definito "fragile come carta velina".
Se nel romanzo il vestito è trattato alla stregua di un personaggio - una sorta di cupido che fa esplodere l'amore irruento tra Robbie e Cecilia, nel film Jacqueline Durrain rimarca l'aspetto sensuale puntando su un effetto di 'vedo-non-vedo', confezionando l'abito su misura per adattarlo la esile figura di Keira Knightley.
Il colore verde smeraldo è stato voluto dal regista, e per raggiungere quella tonalità Jacqueline Durrain mixato il verde acido della seta con lo chiffon nero e verde, e infine lo chiffon verde, riuscendo a dare quell'idea tentazione, mistero e minaccia che aleggia sui personaggi - quel senso di potere sessuale e conseguente danno che si crea nella storia.
A completare lo 'spettacolo' ci pensano un paio di decolleté dorate con finiture di palleittes, e soprattutto gli accessori - un fermaglio a forma di stella  in oro bianco e un orologio/bracciale firmato Chanel.
Il vestito verde di Espiazione è oggi uno dei costumi cinematografici più amati, superando il mitico tubino (di Givenchy) di Colazione da Tiffany e l'abito bianco svolazzante sfoggiato da Marilyn Monroe in Quando la moglie è in vacanza.

venerdì 10 ottobre 2014

TU MI DILUDI: Before I Go to Sleep







Titolo: Before I Go to Sleep
USA/UK 2014
Cast: Nicole Kidman, Colin Firth, Mark Strong
Sceneggiatura: Rowan Joffé
Regia: Rowan Joffé


Christine (Nicole Kidman) da dieci anni ha perso un pezzo della sua esistenza: a causa di un incidente, ogni mattina si sveglia e non ricorda nulla di ciò che ha vissuto. Il marito Ben (Colin Firth) cerca di far rivivere in lei i ricordi con foto e aneddoti sulla loro vita matrimoniale. Christine inizia una terapia con il dottor Nash (Mark Strong), che le consiglia di registrare impressioni della sua vita su video - facendole scatenare in lei dei ricordi su ciò che l’è successo in passato.
Nicole Kidman torna protagonista assoluta di un thriller made in England dalle atmosfere hitchcockiane.
Come Leonard Shelby di Memento, Christine in seguito a un trauma non ricorda nulla della sua vita, e cerca disperatamente di far affiorare quel pezzo di memoria svanito insieme al suo incidente.
Se Shelby utilizzava una macchina polaroid, messaggi e scritte al limite della body art, Christine utilizza i video per poter imprimere le sue impressioni, fatte di dubbi, paure, creando una sorta di diario multimediale dove emerge il terrore di non potersi fidare di nessuno.
Siamo sicuri che si tratti di un incidente? E se il dottor Nash - che puntualmente la chiama ogni mattina per ricordarle di accendere la macchina fotografica - nascondesse qualcosa? E se dubitasse di Ben? Chi è la sua migliore amica? Ha avuto un figlio? E se l’ha avuto, perché non vive con lei e il marito?
Dilaniata dai dubbi e isolata in una casa, Christine si sente come un topolino in gabbia, da cui cerca disperatamente di fuggire alla ricerca di una verità che affiora lentamente.
Before I Go to Sleep è un un noir dalle atmosfere hitchockiane, dove il personaggio di Christine sembra una novella donna che visse due volte. Atmosfere noir, verità che si mescolano, e un tris di attori (Kidman – Firth –Strong) bravi, danno  l’apparenza di un thriller che tiene lo spettatore con il fiato sospeso. Però…
Però mi diludi: Hai presente quando vedi un trailer ricco di suspence, ti fai un sacco di aspettative e poi rimani così, non basito, ma per l'appunto… Così…? Ecco, Before I Go to Sleep fa parte di questa categoria.
Perché la storia – che dovrebbe essere perfetta e avvincente, fa acqua da tutte le parti. Quando si gira un thriller, la forza sta nella sceneggiatura, che deve essere di ferro, avvincente, brillante. Non molle come una gelatina.
Se in Memento il mix sceneggiatura e montaggio (che riusciva a dare quel senso di frammentarietà della memoria di Leonard Shelby) risultava vincente e avvincente allo stesso tempo, in Before I Go to Sleep il mix sceneggiatura ‘colabrodo’ e una regia piatta (che avrebbe fatto piangere Hitchcock, il maestro del brivido per eccellenza) danno il colpo di grazia a un film che parte bene, che incuriosisce con i flashback (dove Joffé da un guizzo di inventiva tecnica) ma alla fine si risolve frettolosamente, evitando accuratamente di scavare nella psicologia dei personaggi.
I dubbi, le incertezze, i sospetti che si insinuano lentamente, vengono infatti trattati con superficialità e frettolosità. Personaggi interessanti come il dottor Nash vengono relegati sullo sfondo, quando proprio la terapia che intraprende con Christine poteva essere quello spunto interessante per creare un perfetto gioco di ambiguità che avrebbe dovuto inchiodare lo spettatore dall’inizio alla fine.
Lo spettatore con il trhiller va ‘cucinato e rosolato’ lentamente, e invece niente, cucinato al microonde, così si fa prima. Ecco, Before I Go To Sleep è un piatto precotto spacciato per un delicatessen. Ed è un peccato. Perché le belle atmosfere inglesi e quel senso di isolamento che relegano Christine nel suo labirinto di dubbi e incubi, danno quel non so che di interesse che purtroppo finisce per essere sprecato - buttato alle ortiche da una carenza tecnica e registica del filmaker Rowan Joffé, che non sarà per questo nominato il maestro del brivido del terzo millennio.
E' un vero peccato, perché la materia (letteraria, essendo stato tratto dall’omonimo romanzo di S. J. Watson) non viene affrontato come si deve, buttando alle ortiche un film che sulla carta poteva essere molto promettente.
Cosa salviamo: la recitazione in primis, con una Nicole Kidman che sta lentamente tornando alla ‘Kidman dei tempi d’oro’, riuscendo a dare il giusto spessore al suo personaggio tormentato. Colin Firth ha una recitazione trattenuta che esplode all’improvviso, ma il migliore del trio è Mark Strong, capace di nascondere (per un attimo, perché la sceneggiatura non glielo concede) dietro l’aura di rispettabilità del dottor Nash quel non so che di fascino e ambiguità che non guasta.
Si salvano le belle atmosfere inglesi che danno un non so che di tocco noir, peccato però che la regia da encefalogramma piatto di Rowan Joffé rovini tutto.
Before I Go to Sleep ti fa venire l'acquolina in bocca ma poi di tilude. E' un soufflé non riuscito: lo vedi nel forno e sembra appetitoso, ma appena lo tiri fuori si sgonfia, perché è stato cucinato troppo senza passione e cuore.

Voto: 5

martedì 7 ottobre 2014

NEWS: David Lynch ritorna a Twin Peaks



24 anni fa il cineasta David Lynch (The Elephant Man, Inland Empire) rivoluzionò il concetto di serie televisiva con I segreti di Twin Peaks. 
Chi ha ucciso Laura Palmer? Fu il leit motiv di questa serie ( e il 'tormento' di tutti i fan), che parte dal ritrovamento del cadavere della studentessa modello Laura Palmer, per poi scavare nei meandri oscuri della (apparentemente) tranquilla cittadina di Twin Peaks.
Ora, David Lynch e Mark Frost hanno annunciato il seguito di questa serie di culto nel 2016,  25 anni dopo la cancellazione dovuta a un calo di ascolti, portando dietro di sé una serie di domande senza risposte. Cosa è successo al detective Dale Cooper (Kyle MacLachlan)? 
Cos'ha visto Cooper nello specchio?
E cosa intendeva Laura Palmer (Sheryl Lee) quando, in sogno, diceva a Cooper che si sarebbero rivisti tra 25 anni?
Per ora vi è il riserbo più assoluto, si sa che non sarà un remake, ma i 25 anni trascorsi avranno un peso notevole nella storia.
 David Lynch avrà il totale controllo del telefilm, composto da 9 episodi, mentre Mark Frost sceneggerà la serie. Non si sa ancora niente riguardo il coinvolgimento di Angelo Badalamenti per le sue (splendide) musiche.
Chissà se ci sarà ancora Dale Cooper (Kyle MacLachlan) e la sua adorata torta di ciliege, ma soprattutto, chissà cosa ci nasconderà ancora la cittadina di Twin Peaks!

venerdì 3 ottobre 2014

FILMOGRAFIA: Kathryn Bigelow





NOME: Kathryn Bigelow
DATA DI NASCITA: 27/11/1951
LUOGO DI NASCITA: San Carlos, California, Stati Uniti
PROFESSIONE: Regista, Sceneggiatore, Produttore






REGISTA:
(2012) Zero Dark Thirty
(2011) The Miraculous Year (Film Tv)
(2008) The Hurt Locker
(2007) Mission Zero
(2004) Karen Sisco (Episodio Tv: He Was a Friend of Mine)
(2002) K-19
(2000) Il mistero dell'acqua
(1998-1999) Homicide, Life on the Street (Episodi Tv: Fallen Heroes: Part 1, Fallen Heroes: Part 2, Lines of Fire)
(1995) Strange Days
(1993) Wild Palms (Mini-serie Tv)
(1991) Point break, Punto di rottura
(1989) Blue Steel - Bersaglio mortale
(1989) New Order: Substance (Video)
(1987) Il buio si avvicina
(1982) The Loveless
(1978) The Set-Up

SCENEGGIATRICE:
(1996) Preso in trappola
(1989) Blue Steel - Bersaglio mortale
(1987) Il buio si avvicina
(1985) Un giustiziere a New York (Episodio Tv: Lady Cop)
(1982) The Loveless

PRODUTTRICE:
(2011) The Miraculous Year (Film Tv) - produttore esecutivo
(2008) The Hurt Locker - produttore
(2002) K-19 - produttore

mercoledì 1 ottobre 2014

IL CIRCOLO DI CUCITO: Amal Alamuddin ha sposato un "attore"



Amal Alamuddin ha sposato un "certo" George Clooney. A quanto pare fa l'attore. Per il Business Woman, a fare il colpaccio non è la bravissima avvocatessa esperta di diritti umani Amal Alamuddin (è il difensore di Julian Assange), ma George Clooney.
Se riviste di tutto il mondo come Vanity Fair e People celebrano il premio Oscar (bazzeccole, vuoi mettere con il trial di Wikileaks?!?) neo sposo ed ex scapolo impenitente, reo di aver avuto storie di passaggio di soubrette e attrici, il Business Woman decide di celebrare lei, ma una donna colta, impegnata e soprattutto un celebre avvocato londinese dal curriculum universitario prestigioso (Oxford University per intenderci). 
Il buon George da attore televisivo (E.R.)è passato con disinvoltura a ruoli di primo piano al cinema (The Peace Maker, Dal Tramonto all'alba), diventando un ottimo regista di pellicole impegnate a sfondo politico, (Good Night and Good Luck, Le idi di marzo), arrivando a vincere un Oscar per Siryana. 
Ma a quanto pare non è abbastanza. Almeno non lo è per il Business Woman.
Al di là della provocazione, il Business Woman ha sottolineato l'importanza della brillante carriera di Amal Alamuddin, spesso messa in secondo piano dal gossip, dalle presunte polemiche legate a mammà, dagli outfit sempre classe ed eleganza.
Ora George Clooney dovrà seriamente pensare alla carriera presidenziale se non vorrà essere etichettato come "marito di".