giovedì 28 maggio 2015

RECENSIONE: Anna Karenina






Titolo: Anna Karenina
Regno Unito, Francia, 2012
Cast: Keira Kightley, Jude Law, Aaron Taylor-Johnson, Olivia Williams, Kelly MacDonald.
Sceneggiatura: Tom Stoppard
Durara: 130'


Un treno che cambierà la sua vita per sempre. E' quello che accade ad Anna Karenina (Keira Knightley), in viaggio dal fratello Stepan "Stiva" Oblonskij (Matthew MacFayden) reo di aver tradito la moglie Dolly (Kelly MacDonald). 
Un viaggio per salvare un matrimonio, un viaggio che comprometterà la sua unione con il funzionario Karenin (Jude Law), freddo e altero consorte, a cui Anna è legata per via del suo unico figlio. 
Mentre condivide il viaggio con madame Vronskaya (Olivia Williams), incrocia il figlio di lei Aleksej Vronsky (Aaron Taylor-Johnson) e Anna prova un sentimento che a prima vista non riconosce, che rifiuta. Incontrato nuovamente a un ballo, Anna tenta di indirizzare Vronsky alla sua promessa Kitty (Alicia Vikander),oggetto del desiderio di Levin (Dohmall Gleeson), ma l'amore è in agguato, e con esso, la tragedia.
Joe Wright torna a dirigere per la terza volta Keira Kightley in un film in costume, dopoRagione e sentimento ed Espiazione.
Wright traspone il romanzo di Lev Tolstoj in un contesto teatrale, creando su misura un dramma e adattandolo per il cinema, sfonda la quarta parete (il muro immaginario tra il palco e lo spettatore), fondendo insieme le due arti. Merito anche della sceneggiatura di Tom Stoppard, veterano del teatro che più volte si è cimentato nel cinema (Shakespeare in Love)
Wright inventa due mondi paralleli: da un lato il mondo vero, reale, con i paesaggi accarezzati dal sole, con i campi da mietere, bagnati dalla fatica dei lavoratori e della vita di stenti e della malattia, incarnata dal fratello di Levin. Levin rappresenta una sorta di unione tra i due mondi, cercando di salire sul palco della società russa per conquistare la candida Kitty, pur non rifiutando le origini di appartenenza. E sarà Kitty a sua volta a varcare la soglia nel mondo di Levin, in quanto sua sposa, prendendosi cura del cognato infermo.
Parallelamente la dimensione aristocratica viene rappresentata come dei tableau vivant, dove si aprono le tende e si assiste alla vita della nostra eroina, rinchiusa nella gabbia dorata delle convenzioni e delle rigide regole sociali, dove le donne possono esprimersi solo con pizzi, cappelli, opera e balli. E proprio nella scena più bella del film, scatta inevitabilmente la passione tra Anna Karenina e il conte Aleksej Vronsky: gli invitati al loro passare smettono di danzare, lasciando intuire man mano che le loro mani si sfiorano, l'amore che sboccia tra una piroetta e l'altra. Tutto intorno a loro è rarefatto, il tempo si ferma e vivono solo loro questo intenso momento. 
L'alta società russa, inglobata in un palcoscenico dove ogni atto scandisce l'epopea di Anna Karenina, accompagnandola scena per scena verso il tragico epilogo, sembra vivere in un sogno (che si trasformerà in un incubo), dove lei e gli altri personaggi sembrano diretti da fili invisibili dal regista, come se fossero marionette: non camminano, sembrano che danzino, tra un inchino e una piroetta, in un mondo, quello dell'aristocrazia russa, estrapolata dalla sua dimensione reale.
Ogni movimento è scandito dalla musica (Dario Marianelli ancora una volta offre la sua eccellente collaborazione), dove i due protagonisti accendono la loro passione, dove i funzionari timbrano ritmicamente, trasformando lo stakanovismo in una sorta di sinfonia.
L'amore proibito consumato da Anna e Aleksej sembra che esista solo per loro, in un contesto totalmente estraniato dalla realtà, all'oscuro degli eventi, in un limbo costruito solo per loro, in modo che possano vivere senza vergogna, quella di Anna, di amare per la prima volta un altro uomo.
In una società dove le regole le dettano gli uomini dove sono legittimati a rappresentare la propria mascolinità tramite l'adulterio, Anna Karenina le infrange, scontrandosi con le ipocrisie e il bigottismo imperante, anche se Anna tenta di rimanervi aggrappata tenacemente. Anna tenta di frenarsi, tenta di negare a sé stessa che ama Vronsky, ma dopo aver ceduto, non riesce a nascondere ciò che prova, smascherandosi durante una gara ippica dove il suo amato ha un incidente. Urlando il suo nome, Anna si macchia pubblicamente di adulterio, arrivando a punirsi per aver ostentato così tanto coraggio.
Se Karenin è ligio al dovere nel salvaguardare la reputazione, Anna si lascia punire, vivendo pubblicamente l'onta dell'indignazione. 
E sarà proprio l'indifferenza che farà soffrire l'eroina di Tolstoj, arrivando all'unica scelta che può fare per salvare sé stessa e la sua onorabilità perduta.
Joe Wright firma un dramma raffinato e ineccepibile dal punto di vista visivo: curato nei minimi dettagli, dalle scenografie ai costumi (di Jacqueline Durrain giustamente premiate con l'Oscar) e impreziosita dalla colonna sonora di Marianelli, il cineasta rivoluziona la messa in scena da affascinare lo spettatore in modo tale da sopperire una certa freddezza dei sentimenti. Rispetto a Espiazione, il cineasta tende a raffreddare i sentimenti puntando più sull'emozione visiva, e sulla messa in scena (prepotentemente british) impeccabile. Ma forse è così che il britannico Wright immagina l'amore in Russia. 
Keira Knightley è misurata nel far trasaparire la sua discesa negli inferi della follia, mentre Jude Law, che ha ancora fascino e bellezza e sarebbe stato un perfetto conte Vronsky, preferisce i toni sommessi del funzionario Karenin, lasciando ad Aaron Taylor Johnson il ruolo del libertino romantico, ruolo che gli calza a pennello.
Anna Karenina forse pecca un po' di freddezza, ma è una gioia per gli occhi.

Voto: 7


Voto: 7

mercoledì 27 maggio 2015

NEWS: Cannes 2015 - I vincitori



"È sbagliato considerare i film secondo la nazionalità, fare delle differenze, abbiamo considerato solo ciò che c'era di meglio in quello che abbiamo visto". E con queste laconiche parole pronunciate da Guillermo Del Toro, si è concluso domenica scorsa il Festival di Cannes, che ha visto trionfare il francese Dheepan e la Francia, lasciando a bocca asciutta il 'dream team' composto da Matteo Garrone, Nanni Moretti e Paolo Sorrentino. 
Nazionalismo o meno,  i presidenti della giuria Joel ed Ethan Coen giustificano la loro scelta "Abbiamo tenuto conto di tutti i film allo stesso modo e su ogni film abbiamo aperto un dibattito: quello che ci interessava erano i lavori che cambiavano lo spettatore che è in noi".
Polemiche a parte, l'importante è che i film vengano distribuiti e visti dalla maggioranza del pubblico che ama un cinema di qualità.

Palma d'Oro per il miglior Film
Dheepan di Jacques Audiard

Gran Premio
Son Of Saul (Saul Fia) di László Nemes

Premio alla Regia
Hou Hsiao-Hsien per The Assassin

Premio della Giuria
The Lobster di Yorgos Lanthimos

Premio alla Sceneggiatura

Cronic di Michel Franco

Premio per l'Interpretazione Femminile
Ex aequo Rooney Mara per Carol e Emmanuelle Bercot per Mon Roi

Premio per l'Interpretazione Maschile
Vincent Lindon per La Loi Du Marché

Camera d'Or per la miglior Opera Prima
La Tierra y la sombra di Cesar Augusto Acevedeo

Palma d'Oro per il miglior cortometraggio
Waves '98 di Ely Dagher

venerdì 22 maggio 2015

FILMOGRAFIA: Cate Blanchett








NOME:
Cate Blanchett
DATA DI NASCITA: 14/05/1969
LUOGO DI NASCITA: Melbourne, Australia
PROFESSIONE: Attrice








ATTRICE:
(2015) Carol - Carol Aird
(2015) Knight of Cups -
(2015) Cenerentola - Lady Tremaine
(2014) The Turning - Gail Lang
(2014) Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate - Galadriel
(2014) Monuments Men -
(2014) Skinny and Cat - Margaret Bourke White
(2013) Blue Jasmine - Jasmine
(2013) Lo Hobbit: la desolazione di Smaug - Galadriel
(2012) Lo Hobbit - Un Viaggio Inaspettato - Galadriel
(2011) Hanna - Marissa Wiegler
(2010) Robin Hood - Marion Loxley
(2008) Il curioso caso di Benjamin Button - Daisy
(2008) Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo - Agente Irina Spalko
(2007) Elizabeth the golden age - Regina Elisabetta I
(2006) Diario di uno scandalo - Sheba Hart
(2006) Io non sono qui -
(2006) Intrigo a Berlino - Lena Brandt
(2006) Babel - Susan
(2005) Little fish - Tracy Heart
(2004) The aviator - Katharine Hepburn
(2004) Acquatici lunatici - Jane Winslett-Richardson
(2003) Il Signore degli anelli - Il ritorno del re - Galadriel
(2003) The missing - Maggie Gilkeson
(2003) Coffee and cigarettes - Cate/Shelly
(2003) Veronica Guerin - Il prezzo del coraggio - Veronica Guerin
(2002) Il Signore degli anelli: Le due torri - Galadriel
(2002) Heaven - Philippa
(2001) The shipping news - Petal Bear
(2001) Charlotte Gray - Charlotte Gray
(2001) Il signore degli anelli - La compagnia dell'anello - Galadriel
(2001) Bandits - Kate Wheeler
(2000) The gift - Il dono - Annie Wilson
(2000) The man who cried - L'uomo che pianse - Lola
(1999) Il talento di Mr. Ripley - Meredith Logue
(1999) Falso tracciato - Connie Falzone
(1999) Un marito ideale - Lady Gertrude Chiltern
(1998) Elizabeth - Elizabeth I
(1997) Oscar and Lucinda - Lucinda Leplastrier
(1997) Thank God he met Lizzie - Lizzie
(1997) Paradise road - Susan Macarthy
(1996) Parklands - Rosie
(1995) Bordertown (Telefilm) -
(1994) Heartland (Telefilm) - Beth
(1994) Police Rescue - Vivian

giovedì 21 maggio 2015

MONOGRAFIA: Todd Haynes



Dissacrante, ansiogeno, rock, glam, melò, icona gay, glamour: così si potrebbe etichettare Todd Haynes.
Le etichette però sono fastidiose, allora è meglio identificare la cinematografia del regista di Encino con queste qualità che emergono nei suoi film.
Dissacrante: il giovane Todd Haynes ama stupire, prendere le icone e rigirarle come una frittata. Avviene fin dal suo primo cortometraggio Superstar:The Karen Carpenter Story (1987), che racconta con delle Barbie la storia della icona country - pop Karen Carpenter dal successo con il duo The Carpenters al dramma dell'anoressia che la portò alla morte.
Icona gay: dichiaratamente omosessuale, la tematica gay compare fin dai suoi primi titoli con Poison (1991), tratto dalle opere di Jean Jenet, entra direttamente nell'olimpo del New Queer Cinema, prendendo il testimone da maestri del cinema come Derek Jarman e Rainer Werner Fassbinder. Patricidio, un novello Frankestein della medicina e la tematica dell'omosessualità in carcere vengono raccontati con , la freddezza di un telegiornale, uno stile horror e il dramma  - fanno di Poison un film considerato dai conservatori immorale, e per questo da vedere assolutamente.
Ansiogeno: un giorno la giovane Claire (Julianne Moore) comincia a soffrire di asma, diventando pian piano allergica ai detersivi, alle creme di bellezza, ad avere problemi respiratori dovuti allo smog, fino a che l'aria diventa a sua volta intollerabile da respirare. L'unica soluzione è vivere isolata in un ambiente asettico: Safe (1995) è un film che sembra anticipare di venti anni le problematiche legate allo stress e all'inquinamento ambientale, con uno stile cinematografico altrettanto asettico, come la stanza sterilizzata di Claire.
Glam: Un tuffo nel glam rock di David Bowie con il suo alter ego Brian Slade, tra una morte sul palco in odore di santità degna di Elvis e un tuffo nel colorato e acido rock britannico degli anni Sessanta con Velvet Goldmine (1998), tra la Swinging London e un tocco di Oscar Wilde.
Melò: Haynes cambia regirstro e omaggia il cinema di Douglas Sirk (preso come modello di ispirazione da Fassbinder) ispirandosi al film Secondo amore, mescolando le carte con un amore interraziale platonico, sentimenti omosessuali repressi e una donna troppo anticonformista per vivere in una società perbenista e bigotta.
Il melò ritornerà dirigendo una magnifica Kate Winslet nel remake per la TV, Mildred Pierce (2011)
Rock: Hayne ritorna a omaggiare la musica questa volta con un mito come Bob Dylan con Io non sono qui (2007) facendolo diventare uno, nessuno, centomila, facendogli prendere le sembianze di sette attori diversi (tra cui Heat Ledger e un 'doppio' Christian Bale) per sette momenti di vita differente del menestrello del rock.
Glamour: infine l'ultimo film presentato a Cannes 2015, un tocco di classe rispolverando un romanzo di Patricia Highsmith, con una elegante Cate Blanchett nei panni di una donna borghese e la sua iniziazione alla vita omosessuale, esplorando la tematica gay dal punto di vista femminile. Standing ovation a Cannes, sarà Palma d'oro? 
Chi lo sa. Ciò che è sicuro è che Todd Haynes è un regista eclettico e ha ancora tante cose da raccontare. A modo suo.


martedì 19 maggio 2015

SPOT REVIEW: Swatch - Black & White



Titolo:
Swatch - Black & Withe
Usa, 1993
Regia: Spike Lee
Durata: 46''

In uno splendido giardino si sta celebrando un matrimonio di una donna afroamericana.
Il prete e gli invitati attendono la sposa, un paggetto porta le fedi e una videocamera immortala l'evento. 
La sposa arriva in compagnia del suo futuro marito, che è bianco.
Gli invitati della sposa sono da una parte, gli invitati dello sposo sono seduti da un'altra parte, a dividerli c'è il tappeto rosso che verrà percorso dai futuri consorti. 
La cerimonia inizia, ma al momento fatidico dello scambio degli anelli, il paggetto si accorge di aver perso le fedi nuziali. Fortunatamente arriva il testimone dello sposo in bicicletta (Spike Lee) che indossa due fedi speciali: uno Swatch nero e uno Swatch Bianco. Gli sposi lo indossano: lei quello bianco, lui quello nero. Ora sono marito e moglie. 
Black hours, withe minutes. Con questo slogan viene celebrato l'amore tra due etnie diverse, che, con il sacramento del matrimonio, diventano un'unità sola.
Diretto nel 1993 dal regista Spike Lee (Malcom X, La 25esima ora), il regista newyorchese sembra riprendere la storia rimasta in sospeso tra Flipper e Angie, i protagonisti del lungometraggio Jungle Fever, storia di amore interrazziale tra un architetto afroamericano e una segretaria bianca. 
Se nella pellicola i due amanti devono superare molte avversità per stare insieme, (mal) sopportardo l'intolleranza di una coppia "mista" sia da parte della comunità afroamericana, sia di quella italoamericana, in questo spot vengono cancellati i pregiudizi razziali, dove finalmente un uomo e una donna possono stare insieme anche se hanno diverso il colore della propria pelle. 
Spike Lee infrange ogni tabù razziale e immagina un epilogo felice per i suoi protagonisti, creando per loro il più bel giorno della loro vita.: sposandosi fanno convivere pacificamente le etnie a cui appartengono.
Black hours, withe minutes. L'amore non ha barriere.

sabato 16 maggio 2015

IL CIRCOLO DI CUCITO: Johnny, prendi i cani e scappa!



Pistol e Boo, i due Yorkshire del divo Johnny Depp hanno passato ore drammatiche, ma per fortuna la disavventura sta terminando in un happy end. 
La storia e' (ormai) nota: Depp sta girando l'ennesimo sequel dei pirati dei Caraibi (ormai piu' per suo diletto che per dilettare i figli ormai cresciutelli), ma durante le riprese si era fratturato il polso e aveva lasciato il set per curarsi in America. 
Dopo una pausa ritorna sul set con il suo jet privato, in compagnia della neo moglie Amberd Heard e dei suoi cagnolini. 
Peccato pero' che le regole in Australia sono molto severe, soprattutto per quanto riguarda portare con se' animali: il protocollo infatti prevede un periodo di quarantena della durata di dieci giorni, in modo da valutare se gli animali sono in salute - in modo da evitare di malattie come la rabbia e altre patologie che non sono presenti nello Stato Australiano.
Depp pero' in barba alle regole o (forse) in nome dell'ignoranza ha portato i suoi puccettosi cagnolini nel paese praticamente illegalmente, facendosi anche scoprire durante una toilettatura dei due amici a quattro zampe.
Le regole si sa, valgono per tutte, pure per l'uomo piu' sexy del mondo e la sentenza e' impietosa per il divo di The Rum Diary: o rimpatria i cagnolini, o verranno soppressi. La stampa inglese li dava per spacciati e aveva anche cominciato con il final countdown, ma ecco il colpo di scena: Depp ha deciso di lasciare nuovamente il set e di rimpatriare i due 'clandestini' starera (orario australiano), con buona pace del ministro dell'agricoltura Barnaby Jones - che, col senno di poi, ha solo fatto rispettare le regole. Che valgono per tutti, star di Hollywood incluse.
Ma i guai per Pistol e Boo forse non sono ancora finiti: scampati alla morte, al rientro in America, le autorita' doganali statunitensi potrebbero trattenere a loro volta i cagnolini e metterli in quarantena.
Un'avventura mirabolante degna di un film di... Pirati! 

mercoledì 13 maggio 2015

VIDEOCLIP REVIEW: Sonic Youth - Sunday



Titolo: Sunday
USA, 1998
Band: Sonic Youth
Guest stars: Macaulay Culkin, Rachel Miner.
Regia: Harmony Korine.
Durata: 4'02''



C'era una volta un bel bambino biondo che nel 1989 - all'età di 9 anni - fece impazzire l'America e tutto il mondo facendo un film dove veniva dimenticato a casa da mamma e papà. 
Poi nel 1998 il ragazzino cominciò a crescere, divenne un adolescente, e come si fa per i cuccioli, non fece più tenerezza, diventando meno famoso poco alla volta e finendo per querelare (i veri) mamma e papà.
Ci pensò allora un regista che di adolescenza 'malata' ne masticò parecchia e decise di prendere l'ex bambino prodigio e di dirigerlo in un videoclip per una delle band di culto degli anni Novanta.
Sunday dei Sonic Youth è un video musicale diretto da Harmony Korine, il regista di Gummo e del recente Spring Breakers.
Con Sunday Korine comincia il suo percorso nel mostrare il 'dark side' delle celebrity con Macaulay Culkin, l'ex bambino prodigio di Mamma ho perso l'aereo
Korine prende le baby celebrity e li spoglia completamente della loro allure innocente costruita a tavolino, scagliandosi contro una industria - la Disney - che sforna piccoli 'mostri'  carini e puri (vedere alla voce  Selena Gomez e Vanessa Hudgens), facendo diventare quell'angelo biondo di Culkin in un adolescente tendenzialmente disturbato.
Se Culkin in realtà cercò di modificare la sua immagine di bambino furbetto e adorabile mostrando (invano) un lato 'oscuro' nel 1993 con L'innocenza del diavolo, con Sunday in soli 4'02'' riesce a centrare l'obiettivo.
Korine usa il rallenty e 'apre le danze' con un lungo primo piano dell'ex baby star che si osserva davanti a uno specchio. E' emblematica questa prima sequenza: Korine mostra un ritratto di un ragazzo di 18 anni che si scruta con uno sguardo sprezzante non tanto verso sé stesso, ma contro chi lo ha strumentalizzato per anni vedendo in lui solo una miniera d'oro alla quale attingere finché non si esaurisce.
La sequenza successiva lo vede in un atteggiamento intimo con una ragazza, che in realtà era la ex moglie di Culkin - Rachel Miner - anche lei ex bambina prodigio (fu uno dei personaggi di una nota soap opera americana negli anni Ottanta), che tra scherzi e linguacce si baciano.
Korine mescola vita reale (la coppia Culkin/Miner) con la finzione, come se fosse il precursore dei tanti reality show stile Kardashian che infestano Mtv, rendendo finto un momento di reale intimità, proprio come fa una star di un reality, che si mette a nudo (e in pasto) al pubblico.
Non pago, Korine rincara la dose e distrugge un altro mito della fanciullezza: sempre con l'uso del rallenty, inquadra una deliziosa ballerina che prova qualche passo di danza. 
La fanciulla però è messa in un contesto sostanzialmente squallido: una spoglia camera (o camerino) con una branda sfatta e una finestra con delle sbarre. Al di là della location poco edificante, Korine riesce comunque a catturare la bellezza di quei movimenti che riescono a traparire leggiadria e grazia.
Una ballerina che diventano molteplici danzatrici che provano i passi in uno studio, facendole trotterellare come un carillion impazzino, indulgendo sui volti affaticati, come se fossero state caricate a molla e fatte girare come trottole impazzite per ore. Solo una di loro continua a piroettare all'infinito, al centro circondata dalle altre sono a terra facendo stetching, mentre tentano inutilmente di fermarla.
E si torna sempre al punto di partenza: fin dove si spinge la voglia di far emergere il talento e la voglia di sfruttare all'impossibile quella dote che in pochi hanno?
Macaulay Culkin ritorna in scena, d'altronde lo show è suo: un primssimo piano lo immortala mentre languidamente si passa la lingua sulle sue turgide labbra, per poi mandare un bacio allo spettatore fissando dritto la macchina da presa.
Dimenticate Kevin McCallister, Macaulay Culkin è cresciuto è un adolescente e ha una vita sessuale attiva. Non è più il bambino di Mamma ho perso l'aereo, ha perso l'innocenza e leggerezza, calpestata dallo showbusiness. Innocenza e leggerezza che riesce a esprimere un passo di danza che chiude questo music video della band di Thurston Moore.


martedì 12 maggio 2015

MONNEZZA MOVIE: Teenage Mutant Ninja Turtles



Titolo: Teenage Mutant Ninja Turtles
Id., USA 2014
Cast: Megan Fox, Woophie Goldberg, William Shatner.
Sceneggiatura: Josh Appelbaum,André Nemec,Evan Daugherty.
Regia: Jonathan Liebesman.
Durata:101'


April O'Neil (Megan Fox) è una giornalista sfigata. Non è nemmeno pagata tanto bene, infatti deve andare in giro in bicicletta perché non ha i soldi per il tram.
Sono sfigata
Una sera sta tornando a casa vede i temibili Foot Clan all'opera, la banda capitanata dal temibile Shredder che ha un piano per far puzzare i piedi a tutti gli abitanti di New York. April teme la banda, perché andando sempre in bici ha un alto potenziale di piedi puzzolenti, e i soldi per il talco non ce li ha, perché la sua capa (Woophi Goldberg) non le vuole dare l'aumento così potrà fare l'abbonamento con l'ATM newyorkese e scongiurare il dramma.
April assiste alla rapina di un camion di deodoranti per opera dei temutissimi, pericolosissimi, puzzolentissimi, tignosissimi e fetusissimi Foot Clan, ma vengono fatti scappare da dei misteriosi vigilantes grandi e grossi che fanno quattro mosse di kung fu a casaccio, lasciando alla fine delle scritte  delle scritte sui muri tipo 'Sid ti vede'.
Sono spaventata, ma elettrizzata
I vigilantes sono quattro Tartarughe: Leonardo, Donatello, Raffaello e Michelangelo. Ridge, Thorne, Edward Cullen e Jacob Black li avevano già presi, così hanno dovuto scegliere un nome feeego e alternativo, da far intimorire pure i gatteeeni.
April tra lo spaventato e l'elettrizzato riprende la scena con immenso stupore con il telefonino da 2 megapixel perché non può permettersi l'I-phone.
Torna a casa e racconta tutto alla sua coinquilina neanche avesse scoperto una congiura ai danni della PETA, ma la sua compagna di stanza sembra che gliene importi un fico secco, tanto è da mo' che non si lava i piedi, ma non glielo ha ancora fatto sapere.
Sono disperata perché licenzata
Il giorno dopo va dalla sua capa per farle vedere lo scoop, e dice che ha visto delle tartarughe giganti che fanno a botte con i cattivoni a colpi di kung-fu. Lei però fa spallucce, le dice fottesega e non le vuol fare fare l'esclusiva. Abbella, la tua capa ha già lavorato con i T-Rex e ha fatto una figura demmerda ai botteghini, non la freghi con le tartarughe giganti! 
Così April viene licenziata, e ora il sogno di fare l'abbonamento all'ATM americana si spezza per sempre.
April però è destinata a incontare le mega tartarugone, e si ricorda che il sù babbo aveva fatto degli esperimenti con delle tartarughine, ma che poi sono diventate dei bestioni perché lei li ingozzava di pizza. Ma li mortacci tua ti diceva il babbo, dovevi dargli la frutta e verdura mica Pizza Hut, va come sono inchiattate! 
Sono sconvolta, mi hai ucciso il babbo
Lei a spasso e senza lavoro continua la inchiesta perché è dddonna testarda, così va dal socio del suo babbo (William Shatner) per raccontargli delle tartarughe. Però non sa che lui è un cattivone, che è un puzzone malvagio e che pure le ha ucciso il suo babbo,e per di più lavora per i Foot Clan!
Quando April lo scopre, ne rimane sconvolta.
Così incontra di nuovo le tartarughe cresciute nella fogna da lei salvate, crescendo esponenzialmente e maledicendola ogni giorno perché potevano vivere in un negozio nutrite e coccolate invece che tra la monnezza e il fetore e con un ratto gigante rompi coglioni di nome Splinter (volevano chiamarlo Tiziano Ferro, ma l'artista avrebbe sporto querela e per sicurezza hanno scelto un nome che non significa un cazzo) che li ha abboffati di pizza e arti marziali.
Le tartarughe però non nutrono rancore e l'aiutano contro i cattivone che decidono di ammorbare la città di New York con la puzza di piedi creata dal laboratorio dove lavorava il sù babbo. Tanto April è già sfigata di suo, si fa già del male da sola. E avrà pure i piedi puzzanti, peggio di così non le può andare. Noi tartarughe di perdoniamo.
Sono felice, giustizia è fatta!
La città è condannata, ora Carrie Bradshaw non potrà più mettere i sandali di Manolo Blanik per colpa tua, April O' Neil! Che tu possa girare in bicletta per il resto dei tuoi giorni.
Shredder combatte contro le tartarughe, e stanno per avere la peggio, ma vengono salvati da April che si toglie le scarpe e sconfigge i cattivoni a suon di tanfo.
Giustizia trionfa, tutti felici, April sprizza gioia da ogni poro tirato della pelle! 
Come prendere un mito dei ragazzini degli anni Novanta e buttarlo nel cesso con una produzione firmata Michael Bay.
Teenage Ninja Turtles è un imperbolico e anabolizzato reebot della celebre serie delle Tartarughe ninja, un giocattolone fracassone che non sa dove andare a pararare, tra toni dark, abuso di effetti speciali e una Megan Fox monoespressiva come non mai. La versione in carne ed ossa di April O'Neil fa rimpiangere la April O'Neil del cartoon: non ha spessore
Monoespressiva? Moi?!
psicologico (per carità, non si pretende una eroina degna di un'opera di Ibsen) e la mono espressione composta da occhioni sbarrati + boccuccia perennemente socchiusa della bella Fox non è di aiuto per un personaggio nato sulla carta parecchio cazzuto.
I tartarugoni sono enormi e stra pompati, altro che pizza, si sono magnati Arnold Schwarzenegger. Oh Jesus. Si salva giusto Michelangelo, che ha quella personalità cazzara simile al cartoon, mentre Whoophi Goldberg fa giusto na comparsata, evitando una seconda figura di merda dopo l'orrido T-Rex. Ha già dato, vai Fox, le tartarughe sono tutte per te!
Certo, gli anni passano e non si può avere né un film con attori che si mettono un costume da tartaruga (dando però quel non so che di trash che rasenta il sublime), ma neanche un film super action che ti stordisce con mille effetti perché non sa dove andare a parare con la storia. La trama infatti è talmente sconclusionata (partorita da tre-neuroni-tre provenienti a ben tre-sceneggiatori-tre) che si dimentica in fretta. Infatti per scrivere questa recensione Director's cult ha inventato la storia di sana pianta. Roba che potrebbe dare spunto per un Teenage Ninja Turtles 2. Momento, ma è già in produzione. Oh Jesus!

Voto: 2



lunedì 11 maggio 2015

FILMOGRAFIA: Megan Fox



NOME: Megan Fox
DATA DI NASCITA: 16/05/1986
LUOGO DI NASCITA: Memphis, Tennessee, Stati Uniti
PROFESSIONE: Attrice




ATTRICE:

(2014) Tartarughe Ninja - April O'Neil
(2012) Questi sono i 40 - Desi
(2012) Il dittatore - se stessa
(2010) Jonah Hex - Leila
(2009) Jennifer's Body - Jennifer Check
(2009) Transformers - La vendetta del caduto - Mikaela Banes
(2008) Star System - Se non ci sei non esisti - Sophie Maes
(2007) Transformers - Mikaela
(2004) Hope & Faith (Serie Tv) - Sydney Shanowski
(2004) Crimes of Fashion (Film Tv) - Candace
(2004) The Help (Episodi Tv: Ollie Shares, Dwayne Gets a Cold, Pilot) - Cassandra Ridgeway
(2004) Quanto è difficile essere teenager - Carla
(2004) Two and a Half Men (Episodio Tv: Camel Filters and Pheremones) - Prudence
(2003) Le cose che amo di te (Episodio Tv: Like a Virgin (Kinda)) - Shannon
(2002) Ocean Ave. (Serie Tv) - Ione Starr
(2001) Holiday in the Sun - Brianna Wallace

venerdì 8 maggio 2015

NEWS: Un regalo per Orson Welles



Il 6 maggio scorso, Orson Welles avrebbe compiuto 100 anni e il regista Peter Bogdanovich (Paper Moon, She's Funny that Way) ha pensato di fargli un regalo che l'iconoclasta Welles avrebbe apprezzato: trovare fondi per terminare il suo ultimo film incompiuto The Other Side of the Wind, interpretato da Bogdanovich stesso. 
The Other Side of te Wind racconta la storia di un regista, J.J. Hannaford (John Huston) ormai sul viale del tramonto (e si evince in Hannaford la figura di Welles), che lotta contro Hollywood cercando di rilanciare la propria carriera con un film ostico, estremista e dissacrante, arrivando a innamorarsi dell'attore che dirige, nonostante sia stato eterosessuale per tutta la vita.
Welles iniziò il progetto nel 1970 e cercò tra mille difficoltà produttive (di carattere economico in primis) di terminarlo nel 1976 senza riuscirci. Nonostante fosse finito dal punto di vista del girato, Welles riuscì a montare solo 45', e dopo la sua morte, avvenuta nell'ottobre del 1985, il film rimase bloccato a Parigi a causa di una disputa legata ai diritti d'autore tra la figlia Beatrice (avuta con Paola Mori) e l'ultima compagna del cineasta, Oja Kodar.
Per realizzare questa impresa, Bogdanovich è risucito nell'impresa di avere il benestare da Beatrice Welles e la Kodar, e ha pensato alla raccolta tramite crowfounding, tecnica di autofinanziamento che avviene tramite donazione da fan (e ha successo, pensate a Iron Sky, finanziato tramite una campagna via internet). La piattaforma scelta è Indiegogo, e in un giorno sono stati raccolti ben $74,535 (dato appena aggiornato al momento della scrittura del post).
La strada è ancora lunga, ci vogliono ben $2,000,000 e la campagna durerà fino al 9 di giugno.
The Other side of the Wind può essere condiderato l'8 1/2 di Orson Welles: è una riflessione sull'arte e sul mestiere del cinema, sul rapporto tra attore e regista traslato in un rapporto tra l'uomo e Dio, lasciando trasparire l'immenso ego che Welles aveva (e che, in fondo, poteva permettersi) e il suo rapporto con il cinema stesso.
Welles fu come Icaro: cercò di raggiungere le più alte vette del cinema, ma finì per bruciarsi. Proprio come il ragazzo che osò arrivare a toccare il sole, finendo per bruciarsi le ali.
Bogdanovich fu amico e studioso del cinema di Orson Welles e potete conoscere l'universo del regista di Quarto potere e Falstaff con il libro a lui dedicato: Io, Orson Welles.
Bogdanovich spera di realizzare il desiderio di Welles, un regalo che Orson Welles avrebbe sicuramente gradito.

Per saperne di più sulla campagna di raccolta su Indiegogo: https://www.indiegogo.com/projects/other-side-of-the-wind-orson-welles-last-film

giovedì 7 maggio 2015

100% PURE GLAMOUR: Met Ball 2015


Lunedì scorso c'è stato l'evento newyorkese più glam dell'anno: il Met Ball, organizzato ogni anno per raccogliere fondi per il MET, il Metropolitan Museum of Art, organizzato con la collaborazione del Costume Institute.
Moda, cultura, arte e soprattutto cinema e celebrity: dal 1946 le star di Hollywood (e recentemente anche dal mondo della musica) sfilano con un vestito 'a tema'. Quest'anno l'evento omaggia la Cina, con una mostra  - Cina: Through the Looking Glass curata dal regista Work Kan-Way insieme al dipartimento di arti asiatiche del MET, una prospettiva che riflette su come l'estetica Orientale influenzi la cultura Occidentale.
La Cina è fonte di ispirazione per la sua bellezza, le sue fini e preziose porcellane, per i suoi costumi tradizionali, ma è anche uno Stato in costante evoluzione puntando picchi di avanguardia nella tecnologia, nella comunicazione e anche nel cinema.
A presentare la serata patrocinata dal direttore di Vogue Anna Wintour (in Chanel) vi sono due madrine di eccezione: Gong Li (vestita con un fasciante abito di Roberto Cavalli) - massimo esponente del cinema cinese in grado di aver costruito una solida carriera anche a Hollywood, e Jennifer Lawrence (in un floreale Dior), assente al Met Ball del 2014.
Look orientale per l'immancabile newyorkese doc Sarah Jessica Parker che sfoggia un copricapo in stile dragone cinese (firmato Philip Treacy) e un vestito firmato H&M. Non è la prima volta che il marchio low cost creato da Hennes and Mauritz calcano i red carpet: da Michelle Williams a Jessica Chastain, il marchio oltre che a collaborare con prestigiosi fashion designer (Alexander Wang ha firmato la collezione 2014), sta arrivando a diventare un punto di riferimento per le star di Hollywood.
Anne Hathaway è la'woman in gold', con uno scintillante Ralph Lauren dorato dotato di cappuccio, che si contende lo screttro della più bella del reame tra una golden Kate Hudson con un abito firmato da Michael Kors e una 'metallica' Jessica Chastain in total gold firmato Riccardo Tisci per Givenchy, ma che osa con scollature generose, ma non volgare, 
Lady Gaga sbaglia, ma con stile: omaggia il Giappone con un abito che riprende chiaramente lo stile dei guerrieri samurai, ma il vestito firmato da Alexander Wang non è totalmente da bocciare, dato che riesce a infondere il suo stile minimal e geometrico con l'estetica orientale. Nel caso l'anno prossimo si dovesse celebrare lo stile made in Japan, potrà sicuramente riutilizzarlo.
Madonna sbaglia, ma senza stile: vestita con un abito nero di Moschino, sfoggia una mantella anch'essa nera, su cui risalta in giallo la scritta Rebel Heart, ovvero il titolo dell'ultimo album della regina del pop. Che sia andata a presentare la sua ultima fatica invece di andare all'afert party?
Emily Blunt sembra uscita dal film In the Mood for Love con un abito di Prada di seta azzurro impreziosito da una mantella. mentre Jennifer Lopez osa il nude look, fasciata con un 'dragon look' firmato atelier Versace rosso con trasparenze , ma sembra una educanda se si paragna all'audace Givenchy dress indossato da Beyoncé, che lascia poco spazio all'immaginazione.
Tra glamour, scivoloni e nude look, il Met Ball rappresenta l'evento fashion e mondano più esclusivo dell'anno.

mercoledì 6 maggio 2015

ORSON WELLES DAY: Lezione di cinema - Quarto potere

Grazie a Kris Kelvin e al suo spectacular blog Solaris che ha ricordato a noi cine bloggers che oggi il mitico e grande Orson Welles avrebbe compiuto 100 anni!
Orson Welle fu croce e delizia di Hollywood: autore prodigio, all'età di 26 anni riuscì a entrare nella storia del cinema con Quarto Potere (Citizen Kane) ispirandosi al magnate William Randolph Hearst, proseguendo (a fatica) con altri cult come L'orgoglio degli Amberson, La signora di Shanghai, Rapporto confidenziale, L'infernale Quinlan e altri film che ancora oggi vengono studiati e ammirati.



Per il centenario del mitico e leggendario regista, Director's cult osa cimentarsi  con Quarto potere, il capolavoro (nonché miglior film di tutti i tempi) diretto da Welles (nella speranza che il sommo non si ribalti nella tomba) analizzandolo da un punto di vista tecnico, con la rubrica lezione di cinema.






Titolo: Quarto potere
Titolo originale: Citizen Kane
USA, 1941
Cast: Orson Welles, Joseph Cotten, Everett Sloan, Agne Moorehead, Dorothy Comingore.
Sceneggiatura: Orson Welles. Herman J. Mankiewicz.
Regia: Orson Welles.
Durata: 119'




Lo stile: Nel 1938 Orson Welles scatenò il panico facendo credere agli americani che gli alieni stessero per invadere gli USA. E questo fa capire i lampi di genialità del futuro regista cinematografico che si fece le ossa con il Mercury Teather (suo è il Vodoo Macbeth con attori afroamericani), girò per l'Europa, insegnò recitazione all'Old Vic, facendo trasparire una bravura non comune per un ragazzo di soli 26 anni - che si vide corteggiato da Hollywod, dandogli carta bianca (ovvero pieno controllo del progetto) per il suo debutto cinematografico che avvenne nel 1941 con Quarto potere (Citizen Kane). 
Irriverenza, voglia di stupire (e nel caso dello spettacolo radio, di spaventare), voglia di prendere dal passato per innovare: questa è la ricetta vincente per il regista di Kenosha. 
Dal teatro prese in prestito l'illuminazione tipico della scena di prosa, coniugandola con lo stile espressionista UFA (casa di produzione tedesca che produsse i capolavori di Fritz Land e Friedrich Whilem Murnau, protagonista assoluto del genere Kammerspiel) e lo stile di John Ford e del suo Ombre rosse, che Welles lo vide svariate volte durante la lavorazione del film.
Dai Lumière rilesse e rivoluzionò il cinema delle origini, infondendo la voglia di sperimentare, e di utilizzare tecniche finora poco utilizzate o in disuso.
Welles ebbe la capacità di trasgredire le regole, manipolando il concetto spazio-temporale e soprattutto visivo, riempendolo di significati ben precisi, facendo di Quarto potere il film che aprì le porte del cinema contemporaneo.


La scena iniziale: Primo piano di un cartello con la scritta No trespassing, seguito da un dolly che lentamente 'scavalca' una rete di recinzione, come se qualcuno stesse realmente cercando di oltrepassare quella zona off-limits, ovvero Xanadu (Candalù in italiano), la magione di Charles Foster Kane. 
Welles fin dai primi secondi utilizza la macchina da presa per creare una soggettiva (quando si ha il punto di vista del personaggio - utilizzata in maniera eccellente da Alfred Hitchcock per La finestra sul cortile) - ovvero la macchina da presa è lo sguardo dello spettatore, in pieno stile Kammerspiel.
L'utilizzo della dissolvenza incrociata (tecnica del montaggio che che consente di passare da un'immagine all'altra in modo lineare e progressivo, senza stacchi, ma  con l'immagine che si dissolve amalgamando l'immagine successiva), rende l'idea di una cinta muraria quasi impossibile da valicare - proprio per rendere l'idea dell'esilio/reclusione di Kane, in punto di morte. La macchina da presa sale lentamente, arrivando poi al cancello di ferro e nello sfondo
Xanadu. L'utilizzo delle dissolvenze permette di farci un'idea del mondo dorato/mausoleo che il magnate della stampa Charles Foster Kane ha costruito negli anni: scimmie, gondole veneziane che giacciono su un lago artificiale (dalla quale si vede Xanadu riflessa nello specchio), un campo da golf, opere d'arte.
Wells costruisce un establishing shot (l'inquadratura descrittiva e d'ambientazione) in pieno stile impressionista: la lentezza della macchina da presa, le dissolvenze e Xanadu avvolta nella nebbia rende fin dal principio l'idea di un film che parte come un mistero, racchiuso in una sola parola: Rosebud (Rosabella in italiano).
Un primo piano inquadra la finestra della camera da letto di Kane: la luce si spegne all'improvviso, per poi riaccendersi e vedere il corpo di Kane che giace a letto.
 La luce si riaccende di nuovo, mentre la dissolvenza incrociata riprende la neve - che si rivelerà provenire da una palla di neve che contiene una casa. La palla viene tenuta in mano da Kane - enfatizzata da uno zoom che inquadra la mano, per poi passare a un primissimo piano delle labbra di Kane mentre pronuncia Rosebud.
Kane spira lasciando cadere la palla, che s'infrange su uno scalino. Entra una infermiera, ma la sua immagine risulta distorta -  creata da una soggettiva ad hoc dal 'punto di vista' del vetro infranto, effetto creato con l'uso del grandangolo che deforma l'immagine. L'illuminazione e l'utilizzo della fotografia (magistralmente diretta da Gregg Toland) sono in pieno stile impressionista: il bianco dell'uniforme della infermiera e delle lenzuola del letto di Kane sono messe in contrasto da un forte chiaro scuro, per enfatizzare il momento drammatico e 'solenne' della dipartita del magnate della stampa. 
L'infermiera copre Kane con il lenzuolo, la macchina da presa riprende la salma di Kane come una silhouette per poi venire inghiottito dall'oscurità. La fotografia ritorna poi a illuminare la scena, come se fosse calato il sipario di una pièce teatrale, mondo reale dalla quale veniva Welles.
Questi sono i primi 3'11'' della scena iniziale di Quarto potere.

L'uso del flashback: Che cosa si cela dietro l'ultima parola pronunciata da Charles Foster Kane?
Un giornalista cerca di dare un senso e un significato, facendo una inchiesta che porterà a intervistare il tutore banchiere di fiducia Tatcher, il caporedattore Bernstein, il giornalista Leland e infine la seconda moglie Susan e il maggiordomo di Xanadu, Raymond.
L'espediente del flashback porta Welles a creare diversi piani temporali che portano dal passato al presente, creando diversi punti di vista e diverse verità, tasselli di un puzzle che costruiscono volta per volta la storia di Kane: ogni tassello cerca di costruire la storia di questo uomo grande negli affari, ma povero nella vita affettiva, cercando di arrivare a  un fondo di verità. Il flashback è un spediente narrativo che verrà riutilizzato da Akira Kurosawa per Rashomon. A essere pignoli, c'è un'ambiguità di fondo e a prima vista l'infermiera entra subito dopo la morte di Kane - e non sarebbe in grado di cogliere le ultime parole che accende il motore della storia. Ma il bello di Welles e del suo estro craetivo consiste proprio nel raggirare le regole temporali e narrative a suo favore.

La profondità di campo: Il marchio di fabbrica di Welles è di mostrare tutto ciò che appare nella scena allo spettatore, sia in primo che in secondo piano - rileggendo il linguaggio cinematografico delle origini dei fratelli Lumìere. Con la profondità di campo, Welles tradisce le 'regole grammaticali' di Hollywood, che non amava questo tipo di inquadrature perché oltre che infastidire lo spettatore, infrageva la regola di gerarchia tra primo e secondo piano.
Welles invece utilizzò questa tecnica per dare potenza alle immagini, dando un significato particolare: come nella scena di Kane bambino, che si vede chiaramente mentre gioca con il suo
slittino e lancia palle di neve. In un primissimo piano viene ripresa la madre di Kane, che ha deciso di affidarlo nelle mani del tutore Tatcher per dargli una vita migliore. La genialità del profondità di campo consiste 'nell'imprigionare' quel Charles Foster Kane bambino, di racchiudere in quella finestra l'ultimo momento di fanciullezza di Kane, l'ultimo momento di spensieratezza prima che diventi il futuro magnate dell'Inquire.
La profondità di campo enfatizza questo momento mettendo sullo stesso piano la consapevolezza della madre decisa (ma addolorata) di aver deciso il destino del proprio bambino separandosi da lui, e la inconsapevolezza di un ragazzo che ancora non sa di diventare 'il cittadino Kane' - rappresentandone di fatto la perdita dell'innocenza.

La manipolazione del tempo: Il matrimonio di Charles Foster Kane con Emily, nipote del presidente degli Stati Uniti d' America parte da un profondo amore che presto entra incrinarsi irrimediabilmente. Nel rendere l'idea del suo mènage matrimoniale, Welles manipola il tempo  'riassumendo' il passare degli anni attraverso lo stratagemma della colazione: la prima mostra un giovane Kane è seduto di fianco la sua dolce metà , adulata da un Kane innamorato e adorante.
Una ellissi con dissolvenza incrociata mostra una seconda colazione, dove Emily e Kane sono entrambi a capotavola: Emily si lamenta del fatto che Kane del tempo che lui dedica al giornale.  La terza colazione mostra il disappunto di Emily per come il marito attacchi lo zio - accentuato dal controcampo a 180°.
 La quarta colazione mostra il distacco di Kane nei confronti della moglie, una crisi che sembra accentuata dal fatto che siano così distanti, e da come sono posizionati i personaggi, sembra anche che il tavolo sia più grande rispetto agli inizi, proprio per aumentare il senso di allontamento.
La quinta colazione mostra la crisi e l'astio di Kane, che difende il suo lavoro e sembra che ami più il suo giornale che sua moglie. 
La sesta e ultma colazione neanche si parlano. Con l'utilizzo del controcampo a 180° si mostra la crisi esplosa tra Kane ed Emily: lei gli lancia un'occhiata e apre il Chronicle, lui ricambia stizzito leggendo l'Inquire. A sancire la definitvia crisi ci pensa un campo lungo, che vede i due distanzi, in silenzio.
In sole sei scene Welles racconta l'intera vita matrimoniale di Charles Foster Kane: 10 anni anni di matrimonio descritti in soli 2'10''.


L'uso della fotografia: Lo splendido lavoro di Gregg Toland lo si nota da subito. Toland attinge a piene mani all'impressionismo tedesco, e utilizza i toni 'dark' un velo di controversia sulla figura di CharlesFoster Kane. 
I forti contrasti del bianco e nero, gettano un'ombra su questo immenso personaggio, che sa essere contrttorio, arrivando a tradire i suoi ideali: nella scena in cui fonda l'Inquire con Leland e Bernstein, Charles Foster Kane dichiara che farà informazione trasparente e di qualità. 
Ma al momento di firmare la 'dichiarazione di intenti', la fotografia di Toland oscura per metà il volto di Kane, facendo prefigurare il tradimento dei suoi ideali e principi che avverrà quando Kane utilizzerà il suo potere sui media per gettare discredito sil suo rivale politico Gettis e mentendo sulle fantomatiche qualità canore della seconda moglie Susan, costretta da Kane a cantare l'opera.


Il piano sequenza: Il piano sequenza racchiude in un intero frame una scena intera, senza stacchi dovuti al montaggio. In Quarto potere viene utilizzato per la scena del tentato suicidio di Susan, che stanca delle pressioni del marito e dei fallimenti continui come cantante di opera, decide di dare un chiaro segnale a Kane con questo gesto estremo. 
Grazie all'utilizzo della profondità di campo, si vede Susan che giace a letto, quasi nascosta dietro la boccetta di farmaci usati per avvelenarsi, mentre Kane abbatte la porta allarmato: tecnicamente non sarebbe un piano sequenza, perché la scena appartiene a uno spettro narrativo più ampio, ma secondo il teorico di cinema André Bazin, la complessità della scena e l'ausilio della profondità di campo riescono a condensare tutti gli elementi narrativi in un'unica sequenza, tale da considerarlo un piano sequenza a tutti gli effetti.


Curiosità: Quentin Trantino si auto cita? Beh, non è mica il primo a farsi ' i selfie cinematografici'.
Da bravo cinefilo e divoratore di cinema, sicuramente sa che il buon Welles l'aveva preceduto. Ne L'orgoglio degli Amberson per esempio, uno dei protagonisti legge un articolo scritto da Jed Leland, il braccio destro di Charlse Foster Kane. 
Nella scena in cui Charles Foster Kane viene lasciato da Susan e distrugge la sua camera (Welles la dostrusse per davvero ferendosi a una mano), Kane in preda al dolore vaga per i corridoi di Xanadu - la sua immagine riflessa si moltiplica (per dare senso di solitudine, ormai rimasto solo in balìa di sé stesso). Orson Welles ricrea una scena simile con il finale de La signora di Shanghai, dove Rita Hayworth e Welles sono riflessi in un labirinto di specchi. Scena a sua volta citata da Misterioso omicidio a Manhattan di Woody Allen, che affettuosamente omaggia il genio di Welles omaggiando il finale del noir con Rita Hayworth.

E con una ellissi la macchina da presa esce dalla magione di Xanadu, oltrepassa il cancello, valica nuovamente il recinto, dove il cartello No tresapssing impera minaccioso.
Buon compleanno Orson Welles, ovunque tu sia, spero che tu stia girando un bellissimo film. 
Come solo tu sai fare.

Hanno partecipato al OWD:

lunedì 4 maggio 2015

COMING SOON: Big Game



Immaginatevi Barack Obama che scampa a un attentato, finisce in una foresta, s'in*azza e combatte i terroristi che lo volevano fare fuori.
Messa così sembra una storia di fantapolitica, ma nelle mani di Hollywood esce un action movie dove Samuel L. Jackson è niente poco di meno che... Il presidente degli Stati Uniti d'America!
Il presidente USA non se la sta passando tanto bene: il suo indice di popolarità e in caduta, i giornali lo considerano sconfitto alle prossime elezioni, e un branco di terroristi gli vuole fare la pelle.
Infatti mentre è in viaggio verso la Finlandia, un commando di attentatori abbatte l'Air Force One.
Il suo team però si rivela ca**uto e riesce a metterlo in salvo in una capsula di emergenza con tanto di paracadute, e l'aereo presidenziale in fiamme finisce per schiantarsi inevitabilmente nella foresta finlandese.
Per poco l'aereo non centra in pieno Oskari (Onni Tomilla), un ragazzino di tredici anni intento a provare a sé stesso di essere maturo e di saper cacciare. Voleva prendere un alce e invece trova il presidente.
Mentre la CIA cerca di contenere la crisi e di salvare il presidente, il ragazzino accoglie l'uomo più potente al mondo con arco e frecce  - ma presto la 'odd couple' si ritroverà a difendersi dalla caccia dei terroristi, aiutati da una talpa interna allo staff presidenziale (Ray Stevenson), determinato a ucciderlo.
Big Game si preannuncia - parafrasando il titolo - come un grande gioco con uno scatenato Samuel L. Jackson nei panni del leader statunitense.
Il finlandese Jalmari Helander (Rare Export: A Christmas Tale) dirige un ottimo cast - Samuel L. Jackson, Jim Broadment, Felicity Huffman in un film dove azione, esplosioni e un vago sentore di trash rendono appetitoso questo action movie che probabilmente piacerà anche al vero presidente.



sabato 2 maggio 2015

FILMOGRAFIA: Rosamunde Pike




DATA DI NASCITA:
27/01/1979
LUOGO DI NASCITA: Hammersmith, Londra, Inghilterra, Regno Unito
PROFESSIONE: Attrice





ATTRICE:

(2017) The Mountain Between Us - Ashley Knox
(2016) The Bends -
(2015) Thunderbirds Are Go! (Serie Tv) - Lady Penelope Creighton-Ward
(2015) Return to Sender -
(2014) L'amore bugiardo - Gone Girl - Amy Dunne
(2014) What We Did on Our Holiday - Abi
(2014) Hector and the Search for Happiness - Clara
(2014) Non buttiamoci giù - Penny
(2013) La fine del mondo - Sam Chamberlain
(2013) The Devil You Know - Zoe Hughes
(2012) Jack Reacher - La prova decisiva - Helen
(2012) La furia dei titani - Andromeda
(2011) Un anno da leoni - Jessica
(2011) Johnny English - La rinascita - Kate Sumner
(2011) The Organ Grinder's Monkey (Corto) - Rochelle
(2011) Women in Love (Episodi Tv: "Episode #1.1", "Episode #1.2") - Gudrun Brangwen
(2010) We Want Sex - Lisa Hopkins
(2010) Jackboots on Whitehall - Daisy (voce)
(2010) Burning Palms - Dedra
(2010) La versione di Barney - Miriam Grant-Panofsky
(2009) Yesterday We Were in America (Video) - Narrator
(2009) Il mondo dei replicanti - Maggie
(2009) Freefall (Film Tv) - Anna
(2009) An Education - Helen
(2008) The Tower (Film Tv) - Olivia Wynn
(2007) Fugitive Pieces - Alex
(2007) Il caso Thomas Crawford - Nikki Gardner
(2005) Doom - Samantha Grimm
(2005) Orgoglio e pregiudizio - Jane Bennet
(2004) The Libertine - Elizabeth Malet
(2004) Promised Land - Rose
(2002) La morte può attendere - Miranda Frost
(2002) Foyle's War (Episodio Tv: "The German Woman") - Sarah Beaumont
(2001) Love in a Cold Climate (Mini-serie Tv: "Episode #1.1", "Episode #1.2") - Fanny
(2000) Trial & Retribution (Episodio Tv: "Episode #4.1") - Lucy - Barker's P.A.
(1999) Wives and Daughters (Mini-serie Tv: "Episode #1.1", "Episode #1.2", "Episode #1.4") - Lady Harriet Cumnor

venerdì 1 maggio 2015

LIEBSTER AWARD 2015




Ma quanto piacciono i premi a Director's cult. Non da farmene una malattia alla Peter Finch, però oh, mi piace assai essere premiata. Perché i miei amici blog mi vogliono bene. E io voglio bene a loro.
Ok, ora basta farci le treccine a vicenda, veniamo subito al sodo: la cara blogger Mari del blog Mari Red's Room mi ha onorata del Liebster Award! Il Liebster Award consiste nel nominare 10 blogger esordienti (e non aggiungo io) facendogli una intervista con 10 domande.
Mari mi ha fatto una intervista, e la Director's è pronta a sparare caz... ehm, a rispondere in modo professional. Pronti? 


1) Puoi consigliarmi un film, uno solo, sulla base dei miei gusti che si intuiscono dal blog. Qual è?
L'esorcista. Un classico!

2) Hai la possibilità di trarre un film da un libro ancora 'illibato'. Quale scegli?
La voce delle onde di Yuko Mishima. E' un romanzo poetico e una delicata storia d'amore che sboccia tra due giovani. Me lo immagino come un film di animazione, sarebbe perfetto nelle mani di Goro Miyazaki. Oppure Lui è tornato di Timur Vemes, che ha aperto il vaso di Pandora con una intelligente satira su un potenziale Hitler risvegliatosi nell'era 2.0. Sarebbe perfetta per una commedia satirica feroce nell'epoca dei social network.

3) Il regista che tutti amano ma tu proprio ce l'hai sul groppone.
George Lucas. Lo so che chi leggerà griderà al sacrilegio, ma è un talento buttato nel cesso. Cioè, non puoi costruire una carriera (registica) su un unico film. Non se ne può più di Star Wars, è infinito, peggio di Beautiful. Mo' basta. E' come se Francis Ford Coppola continuasse a girare in loop il Padrino, o Spielberg avesse creato una dinastia di Indiana Jones (per fortuna si è fermato a quattro capitoli), o peggio ancora se Peter Jackson continuasse ad oltranza sul Signore degli anelli. Genio sprecato. Davvero, perché con la Industrial Light and Magic ha fatto faville. E THX 1138 rimane il suo capolavoro.

4) In un film horror sopravviveresti o saresti il primo a morire?
Mi ucciderebbero subito. Sai, la prima impressione che do è sempre positiva...

5) Che libro stai leggendo?
Un libro parecchio frivolo: Mini Shopaolic (I love mini shopping in italiano) di Sophie Kinsella, un chick lit che ho trovato abbandonato in una cesta davanti a una casa. L'ho preso e me lo sono portato a casa, praticamente l'ho adottato. E' leggero - anche se la protagonista parecchio stupida e superficiale, il romanzo si legge che è un piacere. E' ricco di sense of humour, e si divora in fretta. Ottimo per migliorare il mio inglese e per quando si vuole far riposare qualche neurone che si ostina a essere attivo nella mia testa - riposandoli per future letture più impegnative alla quale sono abituata da tempo.

6) Stai girando un film horror, su cosa punti: atmosfera, personaggi, gore, effetti speciali. . . ?
Personaggi sicuramente da sviluppare - va bene che devono essere più o meno massacrati a random, ma un minimo di psicologia e di personalità mi pare d'obbligo. Mistero, ansia da sedare col sanax, più scene gore e meno effetti speciali. Magari una storia ad hoc puntando sulle paure reali, la società crea abbastanza mostri, nessuno si spaventa più per Godzilla.

7) Qual'è la maggior dote che ti riconosci come blogger?
La versatilità. Mi piace creare 6 gradi di separazione con il cinema: il cinema è qualcosa di così vasto che è 'sentimentalmente legato' con la moda, la pubblicità, la musica. Perché non parlarne?

8) E il peggior difetto?
La costanza: vorrei riuscire a scrivere tutte le rubriche ogni mese. Ma il tempo è tiranno, così preferisco fare poco, ma buono. E dovrei scrivere più recensioni.

9) Il domandone dei domandoni: qual è il tuo film preferito?
Eh, domandona. Mi piacciono tanti film: Mah, recentemente ho rivisto Quarto Potere, e niente, amore mai sopito, lo amo alla follia, anche se ormai lo guardo troppo con occhio critico e poco con il cuore. E un film che so praticamente a memoria è Clerks, forse l'unico film che ci guadagna con il doppiaggio. Poi c'è Quando la moglie è in vacanza, ManhattanUna strega in paradiso, Il sorpasso, L'armata BrancaleoneLo sceicco bianco, Notorious... Un film preferito, giusto?

10) Come me la condisco la pasta oggi?
Tonno e piselli. Era l'unica cosa che riuscivo a mandare giù alla mensa scolastica. Ma devo dire che è veramente e buona! Mi raccomando, va a nozze con i fusilli!

E ora le domande di Director's cult:

1) Qual è stato il film che ti ha acceso la scintilla e ti ha fatto amare il cinema, al punto da spingerti ad aprire un blog?

2) Hai mai orgogliosamente detto davanti a una platea incredula che quel film amato da tutti girato da quel figo di attore e diretto da quel regista di culto è una cagata pazzesca?

3) C'è grossa crisi. Quale giornale faresti chiudere perché non tira più come una volta?

4) Quale serie TV avresti voluto dirigere il pilot?

5) Lo daresti un Oscar a Leonardo di Caprio?

6) La tua attrice/attore preferita/o ha accettato il tuo invito a cena. Che menù sceglieresti per conquistarla/o?

7) Un libro, un film, una canzone che non avrebbero mai dovuto esistere.

8) La band che vorresti in reunion e la band che se si sciogliesse farebbe un favore all'umanità.

9) Al giorno d'oggi si mangia ancora con la cultura?

10) Se fossi il presidente del consiglio eletto illegittimanente per un giorno, che cosa faresti?


I 10 nominati:

Solaris
Scrivenny
Delicatamente perfido
Cooking Movies
Pensieri cannibali
Withe Russian
Il cinema spiccio
In Central Perk
Criticissimamente
Il Bollalmanacco di cinema