Titolo: Il mio grosso grasso matrimonio greco
Titolo originale: My big fat greek wedding
USA, 2002
Cast: Nia Vardalos, John Corbett, Lainie Kazan
Sceneggiatura: Nia Vardalos
Regia: Joel Zwick
Durata: 91'
Toula (Nia Vardalos) è una trentenne brutta, sfatta e soprattutto, onta delle onte per lei, che vuole fare l'ammerigana nata in terra ammerigana è di origine greca.
Tù vo' fa l'ammericana, 'mericana, 'mericana, ma il tuo babbo l'è grechì...!!!
Per essere così brutta, sfatta e greca, Tula ogni mattina indossa i seguenti cliché: capello unto, occhiali (eccerto, si sa che le donne che portano gli occhiali sono dei cessi conclamati, no?), vestiti color smerdino, e gonne large e lunghe che manco mia nonna le voleva indossare.
Il padre di Tula (si pronuncia Ciùla) le dice che si deve sposare, ma che sembra una vecchia. Bravo babbo incentiva la sua autostima. Però come dargli torto? Mia nonna ha 93 anni e pare più giovane di lei!
Il babbo di Tcìula inoltre è convinto che ogni parola abbia origine dal greco antico. Eccerto, i latini passavano le giornate a grattarsi i coglioni, vero?
Ma scopriamo l'etimologia del nome Tcìula, nome di origine non greca, bensì milanés:
Ciùla in dialetto milanese significa pirla. Pirla è un termine in uso in molti dialetti di area lombarda ed emiliana (e in particolare nel dialetto milanese), in origine significante trottola (da cui anche il verbo pirlare, cioè gironzolare senza scopo) e poi passato a indicare l'organo sessuale maschile. Attualmente il lemma è utilizzato anche come insulto, con la connotazione di "stupido".
Con un nome così, Tciùla non può sentirsi greca! Lei è lumbard! ammerigana!
La sua famiglia è talmente integrata in America che: parla in greco, ha la casa che prende ispirazione dal Partenone, gestisce un ristorante greco, mandano Tciùla alla scuola greca per imparare il greco, mangiano cibo greco (le danno la mussaka a pranzo tutti i giorni, e te credo che sei chiatta a 6 anni), hanno nomi lumbard greci, sulla porta del garage c'è dipinta la bandiera greca, sua sorella è sposata con uno di origine greca e i loro figli mangiano tutti i giorni il ris giald1 gli involtini di vite greci. Questa sì che è integrazione!
Ma Tciùla, la ragazzina dal nome lumbard greco non ci sta e vuole farela lùmbard, l'ammerigana, perché lei è ammerigana! Col nome da lumbard.
Tciùla così si ritrova zitella e ne ha le palle piene di lavorare al ristorante Dancing Cumenda Zorba di papà e mammà (va sta spitinfia!) 2 e sogna di andare al college per imparare a usare il computer, così potrà usare Facebook, Twitter e Whatsapp e sentirsi come le altre ragazze made in USA.
Oh vita, vita straca 3, la pora tusa 4 vede tutto nero, l'a malerba l'è quèla che cress püssee!5
Un giorno al ristorante dove lavora, solo perché è figlia dei proprietari e non per reali capacità né manageriali, né per eccellenti doti in customer service, incontra l'uomo della sua vita: Ian (John Corbett) e se ne innamora istantaneamente. Come le zuppe della Knorr, basta metterci un po' di acqua che è subito pronta.
Ian l'americano però non la degna di uno sguardo perché portando gli occhiali è una bruttona conclamata, quindi esige la trasformazione (cioè senza gli occhiali) altrimenti non la caga di striscio.
Tciùla inoltre vorrebbe studiare, ma il babbo la vorrebbe maritare. Oh povera Tciùla! La mamma che ne sa una più del Bertoldo fà sout 6 e gli fa un bùs del cul isncì 7 a suo marito, così riesce a convincerlo, e Tciùla si può iscrivere al college.
In meno di venti-minuti-venti, Tciùla si disciùla, 8 e diventa una figacciona, seguendo il manuale che ha comprato alla fiera dei cliché:1) via gli occhiali! 2) Via il mocio in testa e vai di messa in piega 3) trucco da putanùn 4) gonna della nonna.
E vabbé mica si possono fare i miracoli, per togliere la gonna ci vuole del tempo!
In meno di due lezioni ha già imparato a taggare le persone e può già lavorare.
Così va a lavorare dalla zia (e mica poteva mandare i CV come tutti i cristiani, no?) e incontra di nuovo Ian, che stavolta la guarda e se ne innamora pure lui. Ma dai, che caso, proprio ora che si è conciata come si deve, che caso!
Tciùla e Ian si vedono di nascosto, perché Tciùla ha solo 30 anni e non deve far sapere a papà e mammà che esce con il tipo, perché apriti cielo, è americano! Non paga, Ian se la vorrebbe ciulare,9 ma Tciùla gli fa dare giusto un'annusata, si devono sposare prima! Però le ragnatele le pesano, così lei dopo vari tentennamenti gliela da buttandosi a pesce su di lui, manco fosse un match di wrestling. Ormai l'è na' svergognata, urge matrimonio riparatore!
Lui chiede la mano al suo babbo e gli da picche. Lei conosce i genitori di lui e la vedono come una robbosa.10
Questo matrimonio non s'ha daffare!
Ma alla fine questa pòra tusa la vogliamo lasciare zitella a vita? Chi se la piglia? Allora vai di matrimonio lumbàrd e vai di polenta e bruscìtt festa greca con agnello e mussaka, con i genitori di Ian schifati che s'ambriacano e i parenti di lei che urlano "ueppa" un dos très Maria tutto il tempo e si finisce con la buca l'è minga straca se la sa nò de vaca. 11
Finalmente arriva il fatidico giorno e lei cunscià 12 come una bomboniera dice il fatidico sì, tutti si vogliono bene e lei finalmente può gridare ai quattro venti che è lombarda ammerigana e vaffanculo alla Grecia che è pure in bancarotta, qua in America stiamo bene tiè, vai a ciapà in del lisca!13
Il mio grosso grasso matrimonio lombardo greco è un film che vorrebbe offrire una delucidazione su come vivono i figli degli immigrati in America, possibilmente vergognandosi delle proprie origini. E per farlo Nia Vardalos, canadese di origine greca, ha preso tutti i luoghi comuni per infarcire una commedia sciapa come la pasta al burro. Un po' come vedono gli italiani sulla scia pizza, mamma e mandolino e il Padrino.
La storia d'ammore tra Ian e Tula dovrebbe essere il ponte per superare le difficoltà culturali carica di verve e simpatia non funziona, e se la protagonista interpretata dalla Vardalos è simpatica quanto un rovo nel culo, il film è poco divertente, facendo passare i greci per dei mangia feta chiassosi, con un gusto di merda nel vestire e parecchio minchioni.
Si salva il personaggio del babbo di Toula, greco doc, per il resto è noia e come commedia non fa proprio ridere, nonostante "finissime" gag studiate ad hoc. Mistero la nomination agli Oscar per la migliore sceneggiatura, evidentemente i membri della giuria dell'Academy oltre a non capire una beneamata minchia, sono convinti di aver assaggiato un po' di cultura greca, che pare venga rispettata solo nel momento religioso, ovvero il battesimo di Ian alla chiesa ortodossa e il matrimonio. Ma ne siamo veramente sicuri? Per assaggiarne un po', andate a comprare un po' di feta al supermercato, va là!
Alla fiera dei cliché non manca niente. O meglio sì, manca qualcosa: originalità e voglia di approfondire realmente una cultura diversa da quella yankee.
Voto: 2,5
Dizionario Lùmbard-Italiano
1) Ris giald= risotto allo zafferano/milanese
2) Spitinfia= schizzinosa
3) Straca= stanca
4) Tusa= ragazza
5)La malerba l'è quèla che cress püssee = visione pessimista della vita, son più le cose cattive che le buone
6)fà sout= litigano
7) bùs del cul isncì= "un culo tanto così"
8) disciula= si da una mossa/si sveglia
9) ciulare= s**pare
10) robbosa= pezzente
11)La buca l'è minga straca se la sa nò de vaca=un pranzo deve finire con il formaggio
12) cunscià=conciata
13) Va a ciapà in del lisca= vai a prenderlo in c*lo
ahahah, ti sei proprio scatenata, con questo film! ;D
RispondiEliminaio ne ho giusto un vago ricordo, ma ricordo che mi era sembrata una grossa grassa schifezza americana :D
Il monnezza movie è tornato più agguerrito che mai, ahahahaha! XD
EliminaI tuoi ricordi non ingannano, è proprio una grossa grassa schifezza americana! :-D
Ti confesso, a suo tempo lo trovai divertente.Rivisto ora (per sbaglio qualche settimana fa) mi è parso effettivamente una gran minchiata
RispondiEliminaInvece mi aveva diluso tantissimo, Ciak all'epoca ne parlava in pompa magna e il trailer era divertente. Non ho riso né allora, né adesso che l'ho massacrato! XD
EliminaQuello che dici non è sciocco, ma quanto sei inutilmente volgare... e se la volgarità è già sgradevole in un uomo, in una donna lo è il doppio.
RispondiEliminaLo stile è volutamente volgare. Se leggessi attentamente il mio blog (ma non sei costretto ovviamente), ti accorgeresti che ogni rubrica ha uno stile di scrittura ben preciso. E il monnezza movie, che, tra l'altro, è un sinonimo di spazzatura, ha uno stile volutamente trash e la volgarità è "obbligatoria". Comunque grazie per essere passato dal mio blog! :-)
Elimina