lunedì 26 febbraio 2018

RECENSIONE: La forma dell'acqua




Titolo: La forma dell'acqua
Titolo originale: The Shape of Water
USA, 2017
Cast: Sally Hawkins, Richard Jenkins, Doug Jones, Olivia Spencer
Sceneggiatura: Guillermo Del Toro, Vanessa Taylor
Regia: Guillermo Del Toro
Durata: 121'

E' difficile essere diversi in un mondo che ci vuole omologati. E non importa in quale epoca ci troviamo, la diversità è sempre stata vissuta nel corso dei secoli come uno stigma da combattere, relegando persone con diverse peculiarità alla solitudine e all'emarginazione.
Ne sa qualcosa Elisa (Sally Hawkins) che vive in un piccolo appartamento sopra un cinema d'essai che rischia la chiusura e che  non può comunicare con il mondo esterno in quanto affetta da mutismo. Gli unici suoi amici sono Gil (Richard Jenkins), ostracizzato se non discriminato al lavoro per la sua omosessualità e Zelda (Olivia Spencer), afroamericana, con cui lavora facendo le pulizie in un laboratorio scientifico dei servizi segreti americani - luogo dove vengono fatti degli esperimenti su una creatura marina (Doug Jones) trovata in Amazzonia - che desta la curiosità di Elisa.
La creatura forse è un dio, ma viene trattato come un mostro, dove viene ferito e maltrattato dal colonnello Richard Strickland (Michael Shannon) e studiato dallo scienziato Hoftefler (Michael Studgard) che non lo vede come un mostro mangia teste, anche se un paio di dita le ha mozzate al generale per difendersi dalla sua aggressività.
Elisa ne rimane affascinata da questa creatura, perché sa cosa significa essere soli ed essere etichettata come diversa. Elisa vede in lui qualcosa di affascinante e si approccia con la gentilezza, sentimento sempre più raro e prezioso di questi tempi. Un uovo, un po' di musica, e il mostro, o meglio, la creatura anfibia, comincia a comunicare con lei attraverso il linguaggio dei segni, rompendo la barriera del silenzio. 
Elisa vede altro in questo essere, e vuole proteggerlo e salvarlo dagli esperimenti che potrebbero portarlo a morte certa, aiutata dallo scienziato che in realtà non è ciò che sembra e cura i suoi interessi.
La forma dell'acqua secondo le idee di Guillermo Del Toro è il finale che avrebbe dato a Il mostro della laguna nera, cult movie dove un mostro marino s'innamora della bella di turno.
Di storie alla 'bella e la bestia' ce ne sono parecchie, ma la favola di Del Toro può essere vista anche come un'apologia del diverso visto ancora con paura e da combattere con odio cieco - in un'epoca, la nostra che fa del razzismo, dell'intolleranza e dell'odio la sua bandiera da sventolare incessantemente, facendoci vivere in possibili nuovi tempi bui che chissà quando andranno a finire.
La storia è ambientata negli anni Cinquanta, in piena guerra fredda, ma non è poi così lontana da noi, dove il diverso fa ancora paura ed è lo spauracchio per riversare tutte le nostre frustrazioni, odio e risentimento per tutto ciò che non funziona nella nostra società. Un capro espiatorio dove riversare tutte le panacee dei nostri mali.
Il mostro fa paura, deve essere affrontato con violenza, deve capire a suon di bastonate chi è che comanda. E' così che si comporta Strickland, che è finito con due dita mozzate proprio dalla creatura. La creatura quindi è potenzialmente malvagia, pronta a fare del male e allora va affrontata con altrettanta violenza per poterla neutralizzare. 
Ma ecco che Elisa va' oltre e vede in lui un essere da capire, un essere che sa essere gentile con chi si dimostra altrettanto amichevole. 
E il mostro capisce a sua volta che nel mondo non c'è solo cattiveria, ma anche bontà e anche - perché no, nelle favole tutto può accadere - l'amore. 
Amore che non può esternare Gilles in quanto visto come un sentimento perverso, così come Zelda subisce il razzismo e il cui unico contatto al lavoro è solo Elisa.
Amore incodizionato che regala Elisa verso di loro senza chiedere niente in cambio. Un'anima candida in un mondo orribile che non ne vuole sapere di tolleranza e rispetto verso il prossimo.
Elisa ha il candore di un bambino che ancora con occhi innnocenti vede al di là del cinismo che la circonda. Ma Elisa prova allo stesso tempo sentimenti da adulta che vuole vivere come qualsiasi altra donna. Anche lei vuole essere toccata, baciata e abbracciata e poco importa se è una creatura acquatica che le regala queste emozioni, perché l'amore non ha età, razza, colore, orientamento sessuale, l'amore - ci ricorda Del Toro - è universale e ha mille sfaccettature che non guarda in faccia a nessuno.
Del Toro sa però che purtroppo una tale purezza può accadere in una favola, e allora ci regala pura gioia per gli occhi immergendo Elisa nell'acqua, che la fa fluttuare, eliminando le barriere e gli ostacoli della vita reale.
Anche perché nel mondo reale la creatura soffre, perché non è nata per vivere in un ambiente così abbietto, meschino e ostile.
Allora solo nell'acqua si può vivere questo immenso amore ed Elisa si adatta alle esigenze della creatura - facendo allagare il bagno di casa dove Elisa può finalmente provare cosa significa essere amata. Perché solo mettendosi nei panni dell'altro si può capire che non bisogna avere paura di qualcuno o qualcosa che è totalmente distante da noi. 
E Del Toro con La forma dell'acqua 'scrive' una lettera d'amore al cinema  un mondo a parte dove possiamo rifugiarci e allontanarci dai nostri problemi, dove ci possiamo dimenticare per un paio di ore di quanto sia difficile affrontare le difficoltà quotidiane. Gilles e Elisa vedono vecchi film alla televisione provando qualche piccolo passo di danza, dimenticandosi per un attimo la loro solitudine e le loro amarezze.
Perché come la Cecilia de La rosa purpurea del Cairo, che usa il cinema come antidoto un modo alle avversità della sua vita sfortunata, Elisa usa il musical per poter dichiarare amore al suo essere speciale. Ed eccola con un vestito lungo ballare con lui, e solo la settima arte può regalarle questi momenti speciali, così come Cecilia prova l'ebrezza di bere champagne in una festa altolocata con le pareti di cartapesta. Poco importa se è finzione, le emozioni che regala il cinema sono vere.
E il cinema è anche un mondo a parte dove  è  possibile isolarsi dalla cattiveria degli esseri umani, incarnati da quel generale con le dita marce come la sua anima.
Certo, La forma dell'acqua non à perfetto nel maneggiare con lo stesso equilibrio fantasy, storia d'amore e spionaggio (forse questa è la parte più debole), ma poco importa quando Del Toro ci offre un mondo fatato dove finalmente si può avere un happy ending, perché il mondo non può solo avere malvagità e stupidità. 
Meno male che le favole esistono ancora e forse al di là del nostro cinismo e disillusione, c'è ancora un fanciullino che alberga in noi, tale da poter apprezzare questa bellezza che abbiamo quasi dimenticato.

Voto: 8


12 commenti:

  1. Grazie mille! Il film ha qualche imperfezione, ma e' talmente bello che gli si perdona tutto a Del Toro!

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  2. Un film pochissimo originale per storia e contenuti, che però riesce innegabilmente a farsi adorare e farci emozionare. Di Del Toro ho preferito "Il labirinto del fauno", ma anche qui ci sono scene di incredibile suggestione... sono sicuro che pian piano diventerà un classico.

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    1. La storia non è nuova - infatti Del Toro è stato accusato di plagio, mi sa addio Oscar - però quanta bellezza che ci ha regalato!!!

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    1. Bellissimo davvero! Ed è riuscito a portare nella sua favola temi come la diversità e l'amore, grande Del Toro!

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  4. Visto domenica pochi giorni fa: bellissimo!
    Sono rimasto colpito dal dialogo fra Elisa e Gilles, quando lei vuol convincere l'amico ad aiutarla a far fuggire il suo futuro amato.

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    1. E' veramente bello sì! E mi ha emozionato molto il finale!

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  5. Quanto aMMore Del Toro. Ma quanto? Ho una di rivederlo già che non sto a dirti...

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