Il 7 maggio è venuto a mancare il grande regista Ermanno Olmi. Kris Kelvin di Solaris ha voluto omaggiarlo e il gruppetto di bloggers si è unito a lui per ricordarlo. Director's cult esce dal letargo/coma per scrivere finalmente una recensione e ha scelto il film di debutto del maestro, Il tempo si è fermato.
Titolo: Il tempo si è fermato
Italia, 1958
Cast: Natale Rossi, Roberto Seveso, Paolo Quaddrubbi
Sceneggiatura: Ermanno Olmi
Regia: Ermanno Olmi
Durata: 83'
Siamo sempre di fretta. Tutto è veloce, tutto è frenetico, soprattutto se si vive in una grande città. Ma in Italia se si vuole staccare la spina, c'è sempre una località balneare o di montagna dove il tempo si può fermare. Come il monte Adamello in Val Camonica. Lì c'è il mite e taciturno Natale Rossi, il guardiano della diga che parla in stretto bergamasco con il suo collega Pedranzini. Pedranzini però deve rimanere a casa per via della nascita prematura del figlio e al suo posto arriva il giovane Roberto Seveso, studente di economia che ha bisogno di staccare dalla città in cerca di un luogo tranquillo dove può preparare il suo prossimo esame alla facoltà di economia.
Natale lo studia attentamente questo ragazzo non abituato a usare il manto innevato come bagno e con una passione per il Celentano più rock. E soprattutto lo guarda con sospetto perché è astemio. Il giovane è affabile e di buone maniere (anche lui mangia la minestra con il dado) e anche se per lui l'ambiente montagnino è a tratti ostile, cerca di adattarsi e di essere un aiuto per Natale. Complice un blackout e un riparo in chiesa, Natale si prenderà cura di Roberto quando sarà in preda alla febbre.
Ermanno Olmi faceva un cinema dove il tempo si poteva fermare davvero. Il suo stile documentaristico analizzava il tessuto sociale e geografico dell'Italia, con uno sguardo nostalgico verso i 'tempi che furono', quando ancora l'uomo era in contatto con la natura ancora intatta nonostante la voglia di innovazione spinta dal boom economico in arrivo.
E con Il tempo si è fermato, nato come documentario per l'Edisonvolta, finisce per girare un vero e proprio film con attori non professionisti.
E nel farlo, crea un luogo divenuto ormai magico, che puoi trovare solo in romanzi di formazione come Cuore, libro che Roberto e Natale hanno letto.
Natale e Roberto, due generazioni differenti, due classi sociali differenti: il primo con una basica educazione, il secondo figlio della borghesia (lo si deduce dai suoi studi universitari, un tempo elitari), eppure capaci di superare la diffidenza e il disagio iniziale e vivere in armonia, superando le barriere sociali e culturali.
Roberto è abituato alla praticità della vita cittadina, si stupisce nel non trovare un bagno e di dover andare all'aria aperta, mentre per Natale è la normalità. Così come Natale si incuriosisce nel sentire il rock and roll (seppur all'italiana), quando per lui le vecchie canzoni popolari sono più orecchiabili.
I tempi cambiano, e così le generazioni. In un momento di confidenza durante il riparo in chiesa, Natale racconta di quando era bambino credeva ancora a babbo Natale per ricevere un dono. Mentre suo figlio ormai non ci crede più, e comprende se il magro stipendio del padre non potrà permettergli un paio di sci in regalo.
E pensare che erano quasi Sessanta anni fa. E già le generazioni di quelli nati nel dopogurerra stavano giò dimenticando in fretta la tranquillità di un posto come la Val Camonica per abbracciare probabilmente la frenesia della 'Milano da bere', mostrando un disincanto e perché no, un cinismo di cui ne avrebbero 'beneficiato' a loro volta i possibili nipoti di Natale, o i figli di Roberto. Che alla fine siamo no, quelli nati tra la generazione X e i Millennials.
Roberto a sua volta è in una sorta di sparti acque tra il vecchio e il nuovo: è il frutto della futura classe dirigente essendo uno studente di economia, ma a sua volta è rispettoso nei confronti dei più anziani di lui, cercando di essere d'aiuto nonostante si veda lontano un miglio che è in difficoltà fuori dall'ambiente cittadino.
E come nel delizioso cortometraggio Il pensionato, il giovane impara dal più (relativamente) vecchio e il più anziano impara ad apprezzare le idiosincrasie della nuova generazione che avanza.
Perché un tempo si faceva così. I giovani facevano tesoro delle lezioni apprese dai più anziani, arricchendosi di esperienza e soprattutto dalla volontà di imparare da loro. Oggi gli anziani non hanno più tempo di insegnare e i giovani non hanno (forse) più voglia di imparare da loro. Così come non siamo più incapaci di goderci i tempi morti. Della neve soffice, dell'arte di arrangiarsi nonostante le scarse comodità, rischiando di perdere definitivamente il rapporto con la natura.
Anche perché siamo il frutto di una società che stava già radicalmente cambiando allo scoccare degli anni Sessanta con il suo miracolo economico pronto a rivoluzionare il bel paese (che fu). Basti pensare a Il sorpasso girato da Monicelli giusto due anni dopo il film di Olmi, dove un giovane, anche lui di nome Roberto, fa fatica a tenere il passo verso la modernità, nonostante le lezioni impartite dal più navigato Bruno Cortona. E si sa come va' a finire, non c'è più posto per persone come Natale Rossi e Roberto Seveso. Perché i tempi sono cambiati alla velocità della luce.
Siamo sempre di fretta. Però ogni tanto dovremmo spegnere lo smartphone e fermare il tempo per assaporare meglio gli istanti che la vita ci offre. Possiamo ancora farlo.
E grazie maestro Olmi per avercelo fatto ricordare.
Voto 8
Rendono un tributo a Olmi:
SOLARIS: CENTOCHIODI (22 MAGGIO)
IL BOLLALMANACCO DI CINEMA: CANTANDO DIETRO I PARAVENTI (25 MAGGIO)
IN CENTRAL PERK: IL POSTO (26 MAGGIO)
NON C'E' PARAGONE: IL SEGRETO DEL BOSCO VECCHIO (28 MAGGIO)
LA FABBRICA DEI SOGNI: TORNERANNO I PRATI
Rendono un tributo a Olmi:
SOLARIS: CENTOCHIODI (22 MAGGIO)
IL BOLLALMANACCO DI CINEMA: CANTANDO DIETRO I PARAVENTI (25 MAGGIO)
IN CENTRAL PERK: IL POSTO (26 MAGGIO)
NON C'E' PARAGONE: IL SEGRETO DEL BOSCO VECCHIO (28 MAGGIO)
LA FABBRICA DEI SOGNI: TORNERANNO I PRATI
Un grande ritorno il tuo. Il film purtroppo non l'ho visto, la tua recensione però invoglia da morire.
RispondiEliminaGrazie mille! Il film l'ho trovato molto poetico, fa davvero rimpiangere i bei tempi che furono!
EliminaAltro film di Olmi che non conoscevo e che mi manca, ma vedo che riesce come Il Posto ad essere ancora attuale, e a parlare pure alla nostra generazione, cosa davvero magica (o forse sconfortante?).
RispondiEliminaE' attuale sì, abbiamo veramente bisogno di staccare e fermare il tempo. Diciamo che Olmi racconta in maniera magica la nostra realtà sconcertante, almeno fa meno male!
Eliminaquesto mi manca, dovrò vederlo prima o poi
RispondiEliminaTe lo consiglio è veramente bello!
EliminaBellissima recensione, davvero! Ti consiglio, se vuoi, di procurarti il dvd "Gli anni Edison", edito da Feltrinelli Real Cinema, dove sono stati raccolti tutti i documentari e i cortometraggi di Olmi sul tema del lavoro, principalmente girati in fabbrica. E' un piccolo gioiello per riscoprire un grande artista.
RispondiEliminaGrazie mille! A Manchester c'è un negozio indipendente di DVD, magari trovo qualcosa, inclusi i suoi documentari. Grazie per la info!
EliminaUn grande Cineasta.
RispondiEliminaModestamente ho scritto qualcosa da me su Olmi:
http://www.sullamaca.it/tag/ermanno-olmi/
Grande davvero!
EliminaNiente, come al solito pecco d'ignoranza e ammetto di non avere mai visto neppure questo.
RispondiEliminaPeccato, perché sembra molto attuale e "calzante", come dire.
E' un film delizioso e anche io devo recuperare molti suoi titoli! Pecchiamo di ignoranza insieme, ma si può sempre migliorare!
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