Quentin Tarantino ha girato la boa dei 50 anni. Il geniaccio di Knoxville metterà la testa a posto e girerà commedie sofisticate? Ma nemmeno per sogno! I geni non hanno età, quella di Quentin è solo un numero sulla carta di identità, per il cinema è un eterno ragazzo e tale vuole rimanere.
Cresciuto a pane e videocassette, debutta con Le iene nel 1992 ed è subito cult. Hollywood non si fa attendere ed è subito Oscar per la miglior sceneggiatura con Pulp Fiction, storia di gangster, pupe, rapinatori da strapazzo espacciatori di mezza tacca.
Il film suscita ammirazione, è una goduria per gli occhi e per la mente, con i suoi salti temporali, il sense of humors, i "trielli" riprendendo la tecnica del mexican standoff (un confronto finale a tre per intenderci) e un gusto per la musica impeccabile, ma le polemiche sulla brutalità di alcune scene non si fanno attendere, ma Quentin fa spallucce e semplicemente afferma che con la violenza si diverte.
Semplicemente la rende così caricaturale da svuotarla di contenuto, suscitando stupore e ilarità nello spettatore. E lo spettatore si diverte, eccome. Come non ridere di fronte al sangue zampillante dalle braccia degli 88 folli, appena tagliate a suon di katana dalla terribile e vendicativa sposa?
Tarantino prende i generi, li ama, li mixa, li rielabora e li fa suoi: dalla Blaxploitation in Jackie Brown (1997) con la rediviva Pam Grier, al cinema di kung -fu di Bruce Lee con Kill Bill vol. 1, prima parte della vendetta di Beatrix ex membro delle DIVAS (e qui Tarantino sembra riprendere il pilot del telefilm girato da Mia Wallace, interpretato sempre da Uma Thurman in Pulp Fiction).
Tarantino finisce per autocitarsi in un tripudio di citazioni in Grindhouse - Death Proof, omaggiando gli stuntmen i rocamboleschi road movie degli anni '70 (Da Wanishing Point a Zozza Mary, Pazzo Gary), per poi rileggere la storia omaggiando il cinema italiano da lui adorato, con Inglorious Basterds (quasi un remake di Quel maledetto treno blindato di Castellari), fino a una dichiarazione d'amore per i western di Sergio Leone e gli spaghetti Western di Sergio Corbucci con l'ultima fatica, Django Unchaneid, dove vede a modo suo (e di chi altrimenti?) la schiavitù degli afroamericani. Ed è ancora Oscar per la migliore sceneggiatura originale.
Al motto di "alzati e recita" ha resuscitato attori come John Travolta (Pulp Fiction), Keith Carradine (Kill Bill 1 e 2) e Kurt Russell (Death Proof), ha "regalato" due Oscar a Christoph Waltz (per Inglorious Baterds e Django Unchaned), regalato ruoli di culto a Uma Thurman (Pulp Fiction e Kill Bill), e in più, da buon feticista qual è, ha coccolato sul grande schermo i piedi dei suoi personaggi, da Mia Wallace a Jungle Julia da Melanie a Bridget Vonn Hammersmark, arrivando pure a rendere erotica Cenerentola nella famosa scena della scarpetta incriminante in Inglorious Basterds, in cui Landa smaschera facendole indossare la scarpetta-del-luogo-della-strage all'attrice/spia interpretata da Diane Kruger.
Se il sogno di vedere riuniti i Vega Brothers ormai è rimasto nel cassetto, non ci resta che aspettare la sua ultima fatica, pronto a deliziare i suoi innumerevoli fan con una nuova avventura made Band àpart. La sua casa di produzione, il cui nome riprende l'omonimo film di Jean-Luc Godard, dimostrando di conoscere la storia del cinema più di un docente universitario.
Buon compleanno Quentin!
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