mercoledì 27 novembre 2013

ORIGINALE Vs REMAKE: Sabrina

Torna la collaborazione con Ho voglia di cinema, e questa volta Director's cult si occupa del remake. La scelta di questo mese è Sabrina, cult movie diretto nel 1954 da Billy Wilder e ripreso nel 1995 da Sidney Pollack. Riuscirà a competere con l'originale? 
Per leggere la recensione del film originale, ecco il link (cliccate sul titolo e andate al link richiesto) :
Ho voglia di cinema







Titolo: Sabrina
Id., 1995
Cast: Harrison Ford, Julia Ormond, Gregg Kinnear.
Sceneggiatura: Barbara Benedek e David Rayfiel
Durata: 122'


Sabrina Fairchild (Julia Ormond) è la figlia dell'autista dei Larrabee, facoltosa famiglia di Long Island. Sabrina è da sempre innamorata di David (Gregg Kinnear) il più giovane e scapestrato rampollo, niente a che vedere con il serio Linus (Harrison Ford) dedito solo al lavoro. 
Per placare le sue pene d'amore, si trasferisce in Francia, ma dopo due anni ritorna a casa, trasformatasi in una fanciulla di classe che farà perdere la testa a David, futuro sposo di Elizabeth Tyson (Lauren Holly).
Spesso i remake si fanno per due motivi: voglia di rivisitare un classico del cinema per farlo conoscere alle nuove generazioni, o semplicemente per mancanze di idee. Nel caso di Sabrina, prevale la seconda ipotesi.
Infatti la domanda sorge spontanea: perché riprendere un classico senza tempo come il gioiellino di Billy Wilder per riproporlo negli anni Novanta? All'epoca infatti avevano un certo potere le donne ai vertici degli studios (come la produttrice Denise Di Novi) e soprattutto andavano alla grande i chicken movie, ovvero i film per le "pollastrelle", pardon per le fanciulle, coloro che andavano al cinema in compagnia e divenute una nuova utenza su cui far vertere milioni di dollari. 
E allora perché non riproporre questa storia che profuma di Cenerentola e magari renderla più moderna in linea con i tempi? Di per sé l'idea non sarebbe neanche male, peccato che ne esca un film terribilmente datato e retrò, lontano anni luce dal fascino senza tempo del delicato "triangolo" tra Sabrina (Audrey Hepburn), David (William Holden) e Larry (Humprey Bogart) targato 1954.
Affidata la "patata bollente" a un regista di solido mestiere come Sidney Pollack, il regista di Tootsie cerca di rimanere fedele al film originale pur facendo dei numerosi cambiamenti, in modo da evitare il film fotocopia (discorso diverso per il shot for shot dove si vuole ricreare volutamente scena per scena il film originale). Nonostante tutto, la bravura di Pollack non basta, e scatta inevitabilmente l'impietoso confronto.
Pollack è fedele all'opera di Wilder all'inizio, con la voce fuori campo di miss Fairchild che racconta le glorie della famiglia Larrabee, che vive a Long Island in una reggia che sembra un castello, protagonista di migliaia di feste chic a cui la nostra Cenerentola assiste appollaiata su un albero. La giovane e sgraziata Sabrina ama David fin da quando era una bambina, al punto da diventarne una ragione di vita se non un ossessione. Peccato che David neanche la degni di uno sguardo.
Così vola a Parigi, la città romantica per eccellenza e non va in una prestigiosa scuola di cucina per imparare a cucinare il soufflé, ma diventa l'assistente di Vogue, la bibbia della moda. Perché siamo negli anni Novanta, e le donne cominciano a fare carriera, non a preparare squisiti pranzetti. Non ne hanno il tempo.Così come sono le donne a prendere le redini dell'azienda di famiglia come Maude Larrabee, diventando una cinica affarista che ha forgiato il figlio maggiore Linus a sua immagine e somiglianza. E ne guadagna anche la fidanzata di David, Elizabeth, non più ricca ereditiera, o meglio, sempre ereditiera è, ma è anche una pediatra di successo. Perché le donne negli anni Novanta vogliono avere il principe azzurro, ma anche una carriera. E la cara Sabrina cerca di ottenere entrambe, vivendo nella fashionista Parigi.
Lì non trova un attempato ma paterno nobile decaduto che l'aiuta a vivere la vie en rose, ma la direttrice trés charmant (Fanny Ardant) e un fascinoso fotografo che cerca di far breccia nel suo cuore. Così anche se non vive la vita in rosa, si trasforma comunque da sciatta e mal vestita ragazzotta in una elegante e moderna ragazza con il talento per la fotografia. E Audrey Hepburn l'abbiamo dimenticata. 
E invece no! Perché purtroppo per Julia Ormond, il fantasma di Audrey è sempre in agguato, e passerà gli altri 90' a temere non solo il burbero Linus, ma anche l'impietoso confronto. Se Sabrina/Audrey una volta tornata in America sfoggiava classe, ma anche una ritrovata sicurezza, Sabrina/Julia riesce sì a tenere testa sia a David che a Linus, ma è sempre all'erta, come se l'ombra di Audrey potesse spuntare all'improvviso per giudicarla. 
Così come Harrison Ford non regge il confronto con  Humprey Bogart, troppo sbiadito e privo di quel fascino che aveva regalato a commedie come Una donna in carriera
Perfetta invece è la rivelazione Gregg Kinnear, che divenne una star grazie a questo film, ottimo nel ruolo del don Giovanni spaventato dal matrimonio (un novellino a differenza del pluri divorziato David/Holden), ma comunque capace di godersi la vita con allegra incoscienza. 
Pollack pigia l'acceleratore sull'elemento romantico, e poco o nulla sulla differenza di classe: non ci sono "un sedile davanti e un sedile posteriore divisi da un finestrino" per rimarcare le differenze sociali all'epoca mal conciliabili tra loro. E la New York degli anni Novanta si è trasformata dal successo post New Deal degli anni Cinquanta nella mecca del rampantismo capitalista come lascito dello yuppismo anni Ottanta, e così ritroviamo un Linus workaholic che scala le vette delle telecomunicazioni agli albori dell'era di Internet e non si gode nemmeno l'immensa ricchezza che ha costruito. Almeno per quello ci pensa David, il personaggio più fedele e più riuscito di questo remake.
Paradossalmente Sabrina è il personaggio più datato che non viene contagiata dalla ventata di modernità apportata agli altri personaggi femminili. Infatti se Sabrina/Audrey rappresentava la purezza dell'amore che vinceva contro il cinismo del Dio dollaro, negli anni Novanta ha poco senso la Sabrina/Julia che è  una donna che ha talento e può farcela da sola, magari anche senza quel belloccio senz'anima di David Larrabee. E non basta un tallieur di buona fattura, un po' di rossetto e una nuova acconciatura per trasformarla in una nuova ragazza. 
Julia Ormond nonostante la buona volontà non regge il confronto con Audrey Hepburn, è sciatta e la sua insicurezza nel confrontarsi con il mito per eccellenza, la impaurisce e ciò traspare palesemente.
Probabilmente nessuna attrice arriverebbe alla sua classe e alla sua immensa eleganza. E lei era chic anche senza il tubino di Givenchy.
Girato con mestiere da Sidney Pollack, Sabrina è un'operazione superflua, a tratti noiosa che difficilmente durerà negli anni. Invece il capolavoro di Wilder c'è e resterà inalterato nel tempo.

Voto: 5
A.M.



5 commenti:

  1. Diciamo che il remake di Sabrina non è un remake, è una bestemmia. E Julia Ormond cagneggia alla stragrande....

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    1. Concordo in pieno. Magari se non fosse esistito l'originale, sarebbe stata una commedia romantica per una serata tra gallinelle, come piaceva agli studios degli anni Novanta!

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  2. Come dici tu, era impossibile trovare un'attrice che avesse il fascino di Audrey Hepburn... però avrebbero potuto sforzarsi un po' di più!
    Anche questa volta, l'originale vince!

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    1. In effetti... Ma secondo me hanno interpellato altre attrici per il ruolo, ma hanno rifiutato in blocco perché era un suicidio attoriale bello e buono! E infatti la Ormond non ha fatto sta carrierona in America! Originale:1=Remake:0

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