Bellezza, fragilità e insicurezza. Queste erano le caratteristiche che forgiavano i personaggi di Joan Fontaine - in arte Joan de Beavoir de Havilland - nacque a Tokyo il 22 ottobre del 1917.
Si trasferì in America da bambina, in seguito alla separazione dei genitori, anche se all'età di 15 anni decise di raggiungere il padre in Giappone dove visse per due anni.
Decisa a voler entrare nel mondo dello spettacolo, dovette cambiare il proprio cognome perché la a madre era in disaccordo, così l'aspirante attrice usò il cognome d'arte Fontaine.
Esordì nel mondo del cinema nel 1935, dopo aver studiato recitazione con Max Reinhardt, facendo il suo esordio nella pellicola Call it A Day, mostrando già un talento naturale per ruoli di donna fragile e insicura. Dopo l'esordio, venne scritturata dalla RKO, ma dopo l'ottimo esordio, conseguì una serie di flop cinematografici, tra cui Una magnifica avventura (1937) a fianco di Fred Astaire e una serie di ruoli in cui recitava la parte dell'ereditiera eccentrica, come in Gunga Din di Roger Stevenson e Donne (1940) di George Cukor, al fianco di Joan Crawford e Norma Shaer.
Questi ruoli non le consentirono di ottenere la celebrità sperata, tale che la RKO decise di non rinnovarle il contratto. Fortunatamente per lei arrivò una festa, l'incontro con il produttore David O'Selznick (lo stesso di Via col vento in cui recitò la sorella maggiore Olivia de Havilland) che le diede il ruolo da protagonista in Rebecca (1940), diretto da Alfred Hitchcock.
Joan Fontaine dimenticò i ruoli eccentrici per diventare una donna anonima che vive con l'incubo del fantasma Rebecca, la prima moglie di Max De Winter. E divenne una diva.
Nel 1940 ottenne la sua prima nomination agli Oscar, ma dovette aspettare l'anno successivgo grazie a Il sospetto (1941), nel ruolo di una donna ricca che sposa un fascinoso fannullone (Cary Grant) divorata dal dubbio che voglia ucciderla per il suo patrimonio.
Joan Fontaine finì per battere la sorella Olivia, anche lei nominata per La porta d'oro, arrivando a un'accesa rivalità tra lei e la sorella, che esordì al cinema per prima e ottenne successo nel 1939 nel ruolo della dolce Melania in Via col vento.
Alla cerimonia degli Oscar Joan Fontaine in colpa per averle sottratto la statuetta, evitò la sorella che volle farle le congratulazioni, arrivando a non parlarsi fino al 1975, anno della morte della loro madre. Successivamente troncarono ogni rapporto.
Successivamente recitò in Sono un disertore di Anatole Litvak (1943) e Il fiore che non colsi dello stesso anno, che le regalò una terza nomination.
Lavorò poi con il regista Orson Welles, nei panni di attore questa volta, in La porta proibita, versione cinematografica di Jane Eyer, dove lei interpreta la protagonista e lui il burbero Rochester.
Nel 1948 fu protagonista dello struggente melò di Lettera da una sconosciuta (1948), dove interpreta una ragazza di modeste origini che ha una sola notte d'amore con un famoso pianista, interpretato dal tormentato Louis Jourdan.
Con gli anni Cinquanta iniziò il suo declino, raggiungendo comunque un buon successo a Brodaway in pièce come Te e simpatia, mentre al cinema fu diretta da Nicholas Ray ne La seduttrice (1950) ed ebbe un ruolo non accretitato ne Otello diretto da Orson Welles (1952).
Nel 1953 fu diretta da Ida Lupino ne La grande nebbia, nel ruolo di una donna sposato a un uomo che ha un'altra famiglia.
Decise di lasciare il cinema con l'horror Creatura del diavolo (1966) che co-produsse, per poi approdare alla TV, ottenendo una candidatura agli Emmy con la soap opera Ryan's Hope.
Sulla competizione con la sorella Olivia una volta disse: mi sono sposata prima di lei, ho vinto un Oscar prima che Olivia l'abbia vinto e se dovessi morire per prima, sicuramente lei sarebbe livida dalla rabbia perché l'ho battuta" .
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