lunedì 24 maggio 2010

Recensione: Vendicami



Titolo:
Vendicami
Titolo originale: Fuk sau
Cina/Francia 2010
Cast: Johnny Halliday, Sylvie Testud, Anthony Wong Chau-Sang, La, Ka Tung, Lam Suet
Sceneggiatura: Ka-Fai Wai
Produzione: Milky Way Image Company
Regia: Johnnie To
Durata: 108'


Cina, una giornata qualunque, piove. Una donna ( Sylvie Testud) prepara la cena e aspetta il ritorno di suo marito e dei bambini.
Arrivano, si sente un vociare allegro, la madre raccomanda loro di togliersi le scarpe: sembra lo spot della tipica famigliola felice. Ad un tratto suonano alla porta. Neanche il tempo di aprire che si sentono degli spari. L’idillio si spezza per sempre.
La donna si salva, ma marito e figli vengono brutalmente uccisi. Il padre della vittima, Costello (Johnny Halliday), proprietario di un ristorante a Parigi, giunge dalla Francia al suo capezzale e l’unica cosa che riesce a farsi dire è “vendicami”. Il vendicatore però ha un handicap: soffre di amnesia della memoria breve a causa di una pallottola conficcata nel cervello.
L’ostacolo viene superato ingaggiando tre sicari della “triade”( Anthony Wong Chau-Sang, Lam Ka Tung, Lam Suet), che si ritrovano divisi tra il loro compito e la fedeltà verso il padrone.
Costello utilizza fotografie e scritte per creare un’immagine indelebile della sua missione (come il protagonista di Memento di Christopher Nolan) in modo da rendere giustizia alla figlia. La vendetta, sin dal titolo è la vera protagonista di questo thriller hard-boiled diretto da Johnnie To.
Costello e soci sono solo i mezzi affinchè tale senso di “giustizia” venga affermato. Costello vuole vendicarsi degli assassini che hanno sterminato la famiglia di sua figlia.
Il capo della triade vuole vendicarsi del tradimento dei suoi scagnozzi. Una donna vuole vendicarsi della morte del suo amato.
Un girotondo insanguinato dove il cineasta cinese orchestra una sorta di ballata lirica, fatta di sparatorie, sangue, violenza (enfatizzata dall’uso del rallenty, tanto caro a Sam Pechimpah e John Woo). To ha un forte senso dell’estetica, curando la regia in ogni minimo particolare, come la splendida sequenza della sparatoria nel bosco, con la luna oscurata che rende difficile la visuale (metafora dell’amnesia di Costello), creando un perfetto gioco di luci e ombre.
Come un western orientale non manca il senso dell’onore e dell’amicizia virile e come un duello all’Ok Corral mescolato ad un esercito, Costello e soci sfidano la triade, nascosti dietro cubi stratificati di stracci.
Altro aspetto affascinante è l’uso del cibo: la scena iniziale, con la figlia di Costello che prepara la cena, il patto tra Costello e i killer sancita durante un pranzo, così come il momento del compimento della vendetta avviene in un pic-nic notturno.
To si ispira a Le Samurai di Jean-Pierre Mellville, prende in prestito il personaggio interpretato da Alain Delon (il regista lo avrebbe volto come protagonista) e cuce addosso ad Halliday un ruolo tormentato e spaesato, in una città che non (ri)conosce, così cambiata e occidentalizzata nel corso degli anni.
Halliday offre il suo volto (vissuto e poco espressivo al punto giusto) per questo gangster solitario e smemorato suo malgrado. Pecca un po’ di discontinuità nella scegneggiatura e di clichè tipici del genere ganster, ma Vendicami è una vera e propria manna dal cielo per gli appassionati del genere e una gioia per gli occhi per chi ama un cinema estetizzante e curato in ogni minimo dettaglio.

Voto. 7/8
A.M.

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