* Il fascino indiscreto di una recensione retrò*
Titolo: American Life
Titolo originale: Away We Go
USA, 2009
Cast: John Krasinski, Maya Rudolph, Allison Janney, Maggie Gyllenhaal, Cathernie O'Hara, Jeff Daniels.
Sceneggiatura: Dave Eggers, Vendela Vida.
Regia: Sam Mendes.
Durata: 97'
Burt (John Krasinski) e Verona (Maya Rudolph) sono una coppia che aspettano il primo bambino, una femmina. A pochi mesi dalla nascita della bimba, Burt e Verona scoprono che i genitori di lui (Jeff Daniels e Catherine O'Hara) si trasferiranno in Belgio per due anni, incuranti di essere gli unici nonni e di fornire loro un possibile aiuto.
Dopo aver riflettuto sulla loro vita e sulla loro situazione di precarietà, decidono di percorrere l’America per trovare il posto migliore per far crescere la loro creatura.
Phoenix, Tucson, Montreal, Miami sono alcune delle mete prefissate: per Burt e Verona sarà l’occasione per riflettere sulla condizione di essere genitori, si confronteranno con altre coppie, volgendo uno sguardo verso il futuro ancora da costruire in funzione della felicità per la loro piccola.
Sam Mendes decide di “rimanere nell’ombra” con un piccolo film indipendente dal sapore on the road anni Settanta.
L’inglese che osò massacrare la famiglia modello made in USA con American Beauty nel 1999 (ma il suo operato fu molto apprezzato con una pioggia di Oscar) e con Revolutionary Road, torna con questo piccolo gioiellino e decide per una volta di essere più ottimista nei confronti degli Yankees.
E lo fa con una coppia non borghese (evidentemente per il cineasta il “seme del male” risiede proprio nella borghesia in sé), ma bohémien e un po’ svagata: lui lavora il legno perché vuole essere un perfetto falegname per la figlia, lei si occupa di disegni di anatomia e soprattutto non sono sposati.
A differenza di Frank e April Wheleer di Revolutionary Road, Burt e Verona hanno un rapporto equilibrato e tranquillo, anche se a modo loro. Che il matrimonio sia veramente la tomba dell’amore? Verona ama Burt, ma lei non ha nessuna intenzione di sposarsi, nonostante i suoi genitori abbiano vissuto una vita serena e priva di crisi. Così la “coppia di fatto” con figlia in arrivo rappresenta il nucleo familiare ideale. Instabili nella vita, ma sicuri sui propri sentimenti. Che Sam Mendes si sia ammorbidito? Per niente e riversa tutto il suo cinismo contro gli “altri”, costringendo Burt e Verona ad assistere alla crisi della famiglia americana lungo gli States.
Mendes se la prende con i genitori di Burt, così egoisti da non volere neanche conoscere la nipotina in arrivo, contro l’ex collega di Verona (una spassosissima Allison Janney) madre terribile che non perde occasione di umiliare i figli, massacra la new age e i metodi educativi alternativi rappresentando una mistica cugina di Burt (Maggie Gyllenhaal sempre brava anche in piccoli ruoli), con la fobia dei passeggini e il vizio di allattare al seno i figli degli altri.
Non è neanche tanto tenero nei confronti degli amici canadesi di Verona, coppia apparentemente normale, intellettuale e radical chic, ma che nascondono una profonda crisi perché non riescono a procreare, e sopperiscono a tale problematica adottando bambini provenienti da tutto il mondo peggio di Angelina Jolie.
Così come scoprono che l’amore non è eterno quando il fratello di Burt viene abbandonato dalla moglie nell’assolata Miami. Mendes comunque offre una speranza e tale opportunità è rappresentata proprio da Burt e Verona, così diversi nello stile di vita, tanto da mollare le poche certezze e partire per una vita migliore.
Burt cerca di conformarsi alla società facendo colloqui di lavoro, ma in lui vi è sempre il germe del malessere al conformismo. Alla fine un tocco di tradizionalità colpirà anche loro, ma saranno sempre dei ribelli nell’anima.
American Life è una gemma preziosa, con dialoghi e situazioni divertenti, un film indipendente come non si vedeva da anni, il tutto impreziosito dal mestiere di Sam Mendes, così attento alla fotografia, alla musica con una splendida colonna sonora curata principalmente da Alexi Murdoch, che accompagna i futuri genitori alla ricerca della felicità.
Ottimi gli interpreti John Krasinski e Maya Rudolph, forse un po’ sconosciuti al grande pubblico ma perfetti per il ruolo, ben diretti dal regista, da sempre un ottimo direttore degli interpreti. American Life è uno spaccato dell’America del Ventunesimo secolo, leggermente amaro, ma reso più dolce da un cucchiaio di zucchero.
Dopo aver riflettuto sulla loro vita e sulla loro situazione di precarietà, decidono di percorrere l’America per trovare il posto migliore per far crescere la loro creatura.
Phoenix, Tucson, Montreal, Miami sono alcune delle mete prefissate: per Burt e Verona sarà l’occasione per riflettere sulla condizione di essere genitori, si confronteranno con altre coppie, volgendo uno sguardo verso il futuro ancora da costruire in funzione della felicità per la loro piccola.
Sam Mendes decide di “rimanere nell’ombra” con un piccolo film indipendente dal sapore on the road anni Settanta.
L’inglese che osò massacrare la famiglia modello made in USA con American Beauty nel 1999 (ma il suo operato fu molto apprezzato con una pioggia di Oscar) e con Revolutionary Road, torna con questo piccolo gioiellino e decide per una volta di essere più ottimista nei confronti degli Yankees.
E lo fa con una coppia non borghese (evidentemente per il cineasta il “seme del male” risiede proprio nella borghesia in sé), ma bohémien e un po’ svagata: lui lavora il legno perché vuole essere un perfetto falegname per la figlia, lei si occupa di disegni di anatomia e soprattutto non sono sposati.
A differenza di Frank e April Wheleer di Revolutionary Road, Burt e Verona hanno un rapporto equilibrato e tranquillo, anche se a modo loro. Che il matrimonio sia veramente la tomba dell’amore? Verona ama Burt, ma lei non ha nessuna intenzione di sposarsi, nonostante i suoi genitori abbiano vissuto una vita serena e priva di crisi. Così la “coppia di fatto” con figlia in arrivo rappresenta il nucleo familiare ideale. Instabili nella vita, ma sicuri sui propri sentimenti. Che Sam Mendes si sia ammorbidito? Per niente e riversa tutto il suo cinismo contro gli “altri”, costringendo Burt e Verona ad assistere alla crisi della famiglia americana lungo gli States.
Mendes se la prende con i genitori di Burt, così egoisti da non volere neanche conoscere la nipotina in arrivo, contro l’ex collega di Verona (una spassosissima Allison Janney) madre terribile che non perde occasione di umiliare i figli, massacra la new age e i metodi educativi alternativi rappresentando una mistica cugina di Burt (Maggie Gyllenhaal sempre brava anche in piccoli ruoli), con la fobia dei passeggini e il vizio di allattare al seno i figli degli altri.
Non è neanche tanto tenero nei confronti degli amici canadesi di Verona, coppia apparentemente normale, intellettuale e radical chic, ma che nascondono una profonda crisi perché non riescono a procreare, e sopperiscono a tale problematica adottando bambini provenienti da tutto il mondo peggio di Angelina Jolie.
Così come scoprono che l’amore non è eterno quando il fratello di Burt viene abbandonato dalla moglie nell’assolata Miami. Mendes comunque offre una speranza e tale opportunità è rappresentata proprio da Burt e Verona, così diversi nello stile di vita, tanto da mollare le poche certezze e partire per una vita migliore.
Burt cerca di conformarsi alla società facendo colloqui di lavoro, ma in lui vi è sempre il germe del malessere al conformismo. Alla fine un tocco di tradizionalità colpirà anche loro, ma saranno sempre dei ribelli nell’anima.
American Life è una gemma preziosa, con dialoghi e situazioni divertenti, un film indipendente come non si vedeva da anni, il tutto impreziosito dal mestiere di Sam Mendes, così attento alla fotografia, alla musica con una splendida colonna sonora curata principalmente da Alexi Murdoch, che accompagna i futuri genitori alla ricerca della felicità.
Ottimi gli interpreti John Krasinski e Maya Rudolph, forse un po’ sconosciuti al grande pubblico ma perfetti per il ruolo, ben diretti dal regista, da sempre un ottimo direttore degli interpreti. American Life è uno spaccato dell’America del Ventunesimo secolo, leggermente amaro, ma reso più dolce da un cucchiaio di zucchero.
Voto: 8
A.M.
L'avevo visto al cinema qualche anno fa e mi aveva piacevolmente colpito. Critico ma in sordina, e forse per questo ancora più potente.
RispondiEliminaE' il gioiellino di Mendes. <3
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