Titolo:
Cappello a cilindro
Titolo
originale: Top Hat
USA, 1935
Cast: Fred Astaire, Ginger Rogers, Tom Everett Horton
Sceneggiatura: Allan Scott, Dwight Taylor
Regia: Max
Shandrich
Durata: 97’
Jerry Travers (Fred Astarire)
trova a Londra la sua anima gemella in
Dale Travert (Ginger Rogers), ma per un equivoco lei pensa che sia sposato con
la sua migliore amica (moglie dell’impresario di Jerry) e rifiuta seccamente il
suo corteggiamento. Ma Jerry non demorde e arriverà fino a Venezia per
conquistarla.
Come è possibile che Cappello a
cilindro sia ancora oggi, a distanza di 79 anni uno dei migliori musical della
storia del cinema?
E’ possibile perché Cappello a
cilindro è un gioiellino di pura perfezione, una perfezione, dove ogni
meccanismo è ben oliato ed è preciso al millimetro.
E’ una pellicola innovativa nel
suo genere, perché sposa i canoni della commedia tipica della Golden Age
hollywoodiana con i numeri del musical e del vaudeville, facendoli diventare
parte integrante della trama e non numeri musicali a sé.
E i suoi magnifici numeri
musicali ancora oggi sono famosi. Chi non ha mai canticchiato “Haven, I’m in
haven…” almeno una volta?
E’ una commedia dal sapore
slapstick e sofisticato allo stesso tempo, che ancora è in grado di far ridere
con le gag e le fulminanti battute, capace di appassionare lo spettatore di oggi
sempre più esigente, ma che è nostalgico dei grandi classici del passato.
La storia d’amore tra Jerry e
Dale nasce con dei passi di tip tap, e finisce con un cheek to cheek leggiadro
tra mille giravolte, con tempi musicali
che non sono solo dei numeri di danza, ma sono i momenti in cui nostri
protagonisti pian piano si conoscono, per poi far esplodere la scintilla tra
una piroetta e passo di danza. Ed è la danza che tradisce Dale, dove lascia da
parte il suo disappunto e si lascia trasportare dalla leggiadria di Jerry, che
le dichiara i suoi sentimenti tenendola tra le sue braccia per qualche istante.
I protagonisti sono destinati a
stare insieme, ma una girandola di equivoci li separano e ingarbugliano la loro
possibile liasòn, e sono proprio i numeri musicali che hanno una funzione da
cupido, scoccando la freccia nel cuore della bella ritrosa, che fa di tutto per
respingerlo, nonostante l’attrazione sia evidente.
Lei lo respinge perché pensa
che sia sposato, ma lo scambia per il suo impresario (John Everett Horton),
sposato con la sua migliore amica Madge (Helen Broderick). Madge vuole far
conoscere Jerry a Dale, ma non sa che Dale ha conosciuto Jerry a Londra. E così
via, tra un tenore italiano (Erik Rodhes) che chiede la mano di Dale, e un maggiordomo
tuttofare che sarà utile al momento
opportuno, il bandolo della matassa si scioglierà e Jerry e Dale potranno
danzare sulle note dell’amore.
La grazia e la leggiadria di
Fred Astaire si fonde con la bellezza e l’eleganza di Ginger Rogers, e i loro
numeri di danza sono splendidi, e a distanza di così tanti anni sanno ancora
regalare emozioni grazie alla loro perfetta alchimia e alla loro perfezione
nell’eseguire questi meravigliosi numeri di danza.
Ginger Rogers si lascia
trasportare dalla sicurezza di Fred Astaire, uomo dai canoni estetici non
perfetti come Cary Grant, ma dotato di un fascino che sa sprigionare con i suoi
passi di danza. E il pubblico a sua volta si lascia trascinare e ipnotizzare da
questa perfezione, lasciandolo stranito e sognante per tutta la durata del film
Se la storia di per sé è
semplice, Max Shandrich riesce con sapiente mestriere a renderla più ricca e
appetitosa, prendendo in prestito le gag
squisitamente slapstick con dei tempi comici perfetti, e ogni personaggio è
importante per mantenere intatto questo meccanismo preciso, degno di un
orologio svizzero. Come l’esilarante maggiordomo, con i suoi travestimenti, è magistralmente
interpretato da Eric Blore, è l’antesignano di altri strepitosi maggiordomi
come Coleman di Una poltrona per due
e il fido Hobson di Arturo.
Poi troviamo Beddini, lo
stereotipo del tenore italiano che cerca di conquistare il cuore della bella Dale,
cercando di salvarle l’onore sfidando il povero impresario (Edward Heverett
Horton) di Jerry a colpi di stoccate.
E galeotta fu una Venezia di
cartapesta (ma d’altronde si può perdonare tutto a una meraviglia del genere)
dove i due innamorati (anche se lei è ancora reticente), complice la
sbadataggine del maggiordomo in veste di gondoliere, vagano sulla gondola
consolidando il loro legame.
E in una delle città più
romantiche del mondo, si scioglie il bandolo della matassa: Jerry e Dale possono finalmente ballare insieme,
facendo trionfare l’amore.
Cappello a cilindro è un
musical delizioso che non è stato scalfito dal passare degli anni e ancora oggi
emoziona, trasportando lo spettatore in una dimensione sognante, dove per un
istante si pensa di essere in Paradiso.
Voto:
10
magnifico, senza dubbio
RispondiEliminaIo sono andata ancora in brodo di giuggiole a rivederlo, 10 meritato! ;-)
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