giovedì 21 aprile 2016

LEZIONE DI CINEMA: L'off screen sound in C'era una volta il West




Il bello del cinema è che si può creare un mondo dove i pensieri, la musica e i rumori prendono vita autonoma, come se si materializzasse un flusso di coscienza che di solito è quasi una esclusiva di un certo tipo di letteratura (Italo Svevo, Marcel Proust, Virginia Woolf ne furono i massimi esponenti). 
Nel cinema questo flusso di 'rumori' ci sono, ma non si vedono, grazie alla tecnica dell'off screen sound. In che senso? Come nella musica extradiegetica, che accompagna il film e il personaggio che non può udire la musica, fungendo da colonna sonora (a differenza della musica diegetica che avviene in campo, per esempio quando un personaggio suona il pianoforte a una festa), il suono è anch'esso fuori dal campo, ma a differenza della musica extradiegetica, il personaggio sente il rumore/canzone/suono, mentre lo spettatore non può risalirne la fonte. In questo caso il suono è acusmatico (cioè fuoricampo) e diegetico (che viene sentito dal personaggio) 
Uno degli esempi di off screen sound avviene in C'era una volta il West (1968). Nella scena finale, il personaggio di Charles Bronson, Armonica. viene inquadrato in primissimo piano mentre si volta all'orizzonte perché sente il fischio del treno che sta per arrivare in città, ma noi non capiamo da dove arriva finché il dolly non alza l'inquadratura facendo uscire dal campo visivo Bronson per inquadrare il treno in lontananza (che arriva mediante l'uso di un campo lungo). 
La bellezza di questo espediente tecnico, miscelato con la musica extra-diegetica di Ennio Morricone, conferisce alla scena realismo, con un tocco di liricità che chiude alla perfezione questo grande western di Sergio Leone

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