Titolo: A Single man.
USA, 2009
Cast: Colin Firth, Julianne Moore, Matthwe Goode, Nicholas Hoult, Ginnifer Godwyn.
Sceneggiatura: Tom Ford, George Scearce, basato sul romanzo A Single man di Cristopher Isherwood
Produzione:
Regia: Tom Ford
Durata: 99'
1962. George Falconer (Colin Firth) è un professore di letteratura inglese in un college di Los Angeles. Sullo sfondo della città degli angeli vi è la minaccia della crisi missilistica di Cuba ma non sembra importargli molto.
Ogni mattina si alza, fa la doccia, la colazione, si veste (i vestiti del protagonista sono firmati dal regista e stilista Tom Ford), tutto ciò lo fa con inerzia. George Falconer è un uomo solo dopo la morte del suo compagno Jim, avvenuta in tragico incidente, e la vita per lui non ha più importanza.
La sua giornata si svolge lentamente, spezzata dalle telefonate dell'amica Charlotte una donna abbandonata dalla vita (Julianne Moore) che chiama affettuosamente Charly e le lezioni all'università.
"Solo gli stolti sorridono al mattino" e George ormai non ha più la forza di sorridere perchè non vede l'ora di raggiungere il suo compagno. Così decide di progettare la sua morte: raccoglie i suoi documenti, i suoi soldi, scrive tre lettere (una indirizzata alla sua amica Charly, una alla sua domestica e una con le direttive del suo funerale e la raccomandazione dell'immancabile nodo windsor alla cravatta per la vestizione) e la pistola con la quale togliersi la vita. Il suo progetto va in fumo quando entra nella sua vita l'ambiguo Kenny(Nicholas Hoult) uno dei suoi studenti di corso.
A Single man segna il promettente debutto alla regia di Tom Ford, ex stilista di Gucci e Yves Saint-Laurent. Se Gabriele D'Annunzio intendeva la vita come un'opera d'arte, Ford intende mettere questo precetto nella sua opera prima, mettendo a disposizione l'estetica, la letteratura (a partire dall'adattamento del romanzo di Isherwood), la musica, l'architettura e l'arte al servizio del cinema.
Il film è una delizia per gli occhi e nulla è lasciato al caso a cominciare dalla scena iniziale con il corpo nudo di Colin Firth immerso nell'acqua che fluttua come se fosse in un opera di Rembrandt.
La casa in cui vive il protagonista richiama le opere di Mies Van De Rohe.
Il flashback in bianco e nero che ricorda un momento di vita vissuta con Jim ricorda la fotografia di Helmuth Newton.
La musica rispecchia l'epoca con canzoni come Stormy weather di Etta James e la fotografia sgranata rappresenta fedelmente l'epoca degli anni Sessanta.
Ford dimostra di conoscere bene la tecnica cinematografica con plongèe (riprese dall'alto), establishing shot (elementi descrittivi di una scena) e rallenty fissandosi soprattutto sui dettagli (la rugiada delle rose, gli oggetti estremamente raffinati) come se volesse dimostrare che non è capace di essere solo uno stilista che tenta una nuova strada, ma un uomo colto, lontano dalle frivolezze che circonda il mondo del fashion business.
A prima vista il suo stile sembra manicheo e lezioso da spot di profumi, ma Ford si sofferma sui dettagli non per un vezzo estetico: il suo intento è quello di mostrarci lo sguardo di George, un ultimo sguardo che imprime nella sua mente cose e persone da portare via con se una volta avvenuta la sua (voluta) dipartita.
I momenti drammatici sono delle spine nel cuore a cominiciare dalla scena iniziale che riprende l'incidente mortale di Jim, immortalato in una fredda giornata innevata.
I duetti tra George e Charly trasudano solitudine, disillusioni, sofferenze e sogni infranti, sogni che per una istante riesce a far rivivere Kenny, con la sua freschezza e ambiguità derivata dalla sua giovinezza. Straordinaria l'interpretazione di Colin Firth, così addolorato e beffato dal fato, e riesce a conferire al suo personaggio la giusta dose di indifferenza, dolore e cinismo, un dandy vecchio stile ferito dagli eventi della vita.
Julianne Moore dimostra la sua solita bravura, anche se la sua Charlotte soffre un po' troppo di teatralità e patetismo eccessivo, penalizzato da un doppiaggio stile alcoolizzata sul viale del tramonto.
A Single man è melò che ricorda i film di Douglas Sirk, un film old style e raffinato come una cravatta di seta annodata in stile windsor.
Voto: 8
Ogni mattina si alza, fa la doccia, la colazione, si veste (i vestiti del protagonista sono firmati dal regista e stilista Tom Ford), tutto ciò lo fa con inerzia. George Falconer è un uomo solo dopo la morte del suo compagno Jim, avvenuta in tragico incidente, e la vita per lui non ha più importanza.
La sua giornata si svolge lentamente, spezzata dalle telefonate dell'amica Charlotte una donna abbandonata dalla vita (Julianne Moore) che chiama affettuosamente Charly e le lezioni all'università.
"Solo gli stolti sorridono al mattino" e George ormai non ha più la forza di sorridere perchè non vede l'ora di raggiungere il suo compagno. Così decide di progettare la sua morte: raccoglie i suoi documenti, i suoi soldi, scrive tre lettere (una indirizzata alla sua amica Charly, una alla sua domestica e una con le direttive del suo funerale e la raccomandazione dell'immancabile nodo windsor alla cravatta per la vestizione) e la pistola con la quale togliersi la vita. Il suo progetto va in fumo quando entra nella sua vita l'ambiguo Kenny(Nicholas Hoult) uno dei suoi studenti di corso.
A Single man segna il promettente debutto alla regia di Tom Ford, ex stilista di Gucci e Yves Saint-Laurent. Se Gabriele D'Annunzio intendeva la vita come un'opera d'arte, Ford intende mettere questo precetto nella sua opera prima, mettendo a disposizione l'estetica, la letteratura (a partire dall'adattamento del romanzo di Isherwood), la musica, l'architettura e l'arte al servizio del cinema.
Il film è una delizia per gli occhi e nulla è lasciato al caso a cominciare dalla scena iniziale con il corpo nudo di Colin Firth immerso nell'acqua che fluttua come se fosse in un opera di Rembrandt.
La casa in cui vive il protagonista richiama le opere di Mies Van De Rohe.
Il flashback in bianco e nero che ricorda un momento di vita vissuta con Jim ricorda la fotografia di Helmuth Newton.
La musica rispecchia l'epoca con canzoni come Stormy weather di Etta James e la fotografia sgranata rappresenta fedelmente l'epoca degli anni Sessanta.
Ford dimostra di conoscere bene la tecnica cinematografica con plongèe (riprese dall'alto), establishing shot (elementi descrittivi di una scena) e rallenty fissandosi soprattutto sui dettagli (la rugiada delle rose, gli oggetti estremamente raffinati) come se volesse dimostrare che non è capace di essere solo uno stilista che tenta una nuova strada, ma un uomo colto, lontano dalle frivolezze che circonda il mondo del fashion business.
A prima vista il suo stile sembra manicheo e lezioso da spot di profumi, ma Ford si sofferma sui dettagli non per un vezzo estetico: il suo intento è quello di mostrarci lo sguardo di George, un ultimo sguardo che imprime nella sua mente cose e persone da portare via con se una volta avvenuta la sua (voluta) dipartita.
I momenti drammatici sono delle spine nel cuore a cominiciare dalla scena iniziale che riprende l'incidente mortale di Jim, immortalato in una fredda giornata innevata.
I duetti tra George e Charly trasudano solitudine, disillusioni, sofferenze e sogni infranti, sogni che per una istante riesce a far rivivere Kenny, con la sua freschezza e ambiguità derivata dalla sua giovinezza. Straordinaria l'interpretazione di Colin Firth, così addolorato e beffato dal fato, e riesce a conferire al suo personaggio la giusta dose di indifferenza, dolore e cinismo, un dandy vecchio stile ferito dagli eventi della vita.
Julianne Moore dimostra la sua solita bravura, anche se la sua Charlotte soffre un po' troppo di teatralità e patetismo eccessivo, penalizzato da un doppiaggio stile alcoolizzata sul viale del tramonto.
A Single man è melò che ricorda i film di Douglas Sirk, un film old style e raffinato come una cravatta di seta annodata in stile windsor.
Voto: 8
A.M.
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