sabato 16 luglio 2011

RECENSIONE: Il primo incarico





Titolo: Il primo incarico

Italia, 2011
Cast: Isabella Ragonese, Francesco Chiarello, Andrea Boll.
Sceneggiatura: Giorgia Cecere, Pier Paolo Pironi, Li Xian-Jang.
Durata: 95'

Nella salento del 1953 Nena (Isabella Ragonese) sta vivendo un periodo particolarmente delicato della sua vita. Nena è una maestra che attende il primo incarico, e quando finalmente l’occasione arriva, deve partire per la Puglia lasciando a malincuore Francesco, il ragazzo di cui è innamorata (Alberto Boll), giovane dell’alta borghesia che corrisponde il suo sentimento.
Arrivata in Puglia Nena si scontra con una realtà quasi arcaica, facendo fatica a integrarsi con la gente del luogo, ma il pensiero che chiederà il trasferimento a giugno per ricongiungersi con il suo amore le da la forza di andare avanti.
Quando finalmente riesce a trovare un suo equilibrio, tutto viene stravolto da una dolorosa scoperta: il ragazzo che ama si è innamorato di un’altra e per Nena è un duro colpo, che attutirà con un matrimonio azzardato.
In una società in cui ancora oggi la condizione della donna non ha mai avuto l'opportunità di evolversi veramente, la storia di Nena, fanciulla degli anni Cinquanta, non sembra così lontana.
Nena ha studiato, non sa cucinare e mal si adatta a un ambiente gretto e provinciale. Anche se si sente emancipata, finisce per essere ingannata dagli scherzi del cuore.
Il primo incarico è per Nena la possibilità di affrancarsi dalla madre che fatica a comprendere l’impeto ribelle di sua figlia, anche se per ottenere ciò dovrà staccarsi dall’amore della sua vita. Nena è nel classico bivio: scegliere tra l’indipendenza, rappresentato dal suo mestiere di insegnante delle elementare, o lasciare tutto per coronare il suo sogno con Francesco.
Sarà il fato che sceglierà per lei inizialmente, ma alla fine avrà la forza di diventare la fautrice del proprio destino, anche se apparentemente sceglierà la via più tradizionale.
Nena finisce per farsi travolgere dagli uomini, tra i dubbi di Francesco, colto, elegante, ricco, ma incapace di scegliere una donna di bassa estrazione sociale per fidanzarsi con una giovane del suo stesso ceto sociale; e la forza travolgente di una relazione instabile con il virile, rozzo, povero, ma affascinante Giovanni.
Uno la mente, l’altro la fisicità, Francesco e Giovanni sono due facce della stessa medaglia con cui Nena si confronta, due uomini così diversi tra loro, ma entrambi in grado di esercitare sulla scapestrata maestrina un forte potere seduttivo.
Il divario tra le classi sociali non rappresenta il fulcro della vicenda, la regista preferisce incentrare la vicenda soprattutto sulla protagonista che sfida le convenzioni. Le sfida prediligendo lo studio alle faccende domestiche e soprattutto esprime la sua sessualità liberamente, tabù per un mondo ancora chiuso come quello degli anni Cinquanta.
La sua sessualità verrà punita in nome del rispetto delle convenzioni, ma Nena ha la forza di dimenticare il suo primo amore, un amore flebile e romanzato, forse solo immaginato, per tramutare il suo castigo in un sentimento sincero. Ma la storia si ferma lì, non si sa come andrà a finire, l’unica cosa certa è che ormai Nena ha la consapevolezza del proprio futuro, diventando finalmente una donna libera e forte.
Il primo incarico è un film sulle donne, anzi, di una donna che lotta contro i pregiudizi, una pellicola che in qualche modo bistratta gli uomini rendendoli sensibili ma inetti (come Francesco), o passionali ma ignoranti (come il marito Giovanni).
Il primo incarico è una pellicola che punta molto sull’estetica, aiutata anche dagli splendidi paesaggi rurali pugliesi e quelli più “moderni” come quelli del Salento. Le stagioni sembrano quasi dipinte (infatti la regista Giorgia Cecere ha collaborato con il pittore Li Xian-Jang durante la stesura della sceneggiatura), proprio per conferire un senso di sospensione del tempo, così rarefatto e immobile, come la comunità in agreste in cui la giovane Nena vive.
Le foglie mosse dal vento, la terra bruciata dal sole, le serpi nascoste sotto le rocce, rappresentano un mondo ancora incontaminato dall’urbanesimo e dallo spettro della cementificazione, conferendo un tocco poetico a questa delicata storia di formazione femminile. Una natura così viva non si vedeva dai tempi de L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi, da cui Giorgia Cecere ha imparato molto durante i suoi studi presso l’accademia del regista.
Isabella Ragonese riesce a dare al personaggio di Nena la giusta dose di insoddisfazione e ribellione, Francesco Chiarello esprime tutta la sua fisicità, mentre Alberto Boll sembra modellare il personaggio di Francesco sui caratteri delicati dei film di Luchino Visconti.
Il primo incarico è una garbata storia di formazione, come se fosse stato creato appositamente per ricordare alle donne del Ventunesimo secolo che non bisogna mai smettere di lottare per ottenere ciò che ci appartiene di diritto: la libertà.

Voto: 7/8
A.M.

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