giovedì 15 agosto 2013

CULT MOVIE: Il sorpasso






Titolo: Il sorpasso
Italia, 1962
Cast: Vittorio Gassman, Jean Louis Trintignant, Catherine Spaak.
Sceneggiatura: Dino Risi, Ettore Scola, Ruggero Maccari.
Durata: 100'


Roma, ferragosto 1962. Bruno Cortona (Vittorio Gassman) cerca un negozio aperto per comprare un pacchetto di sigarette e un telefono pubblico nel deserto estivo di Roma. 
In un appartamento di periferia nota affacciato un ragazzo, Roberto Mariani (Jean Louis Trintignant) che lo invita in casa per telefonare. Per ringraziarlo del favore, Bruno porterà in giro Roberto per Roma, arrivando fino a Castiglioncello, facendogli passare una giornata fuori dagli schemi.
Una Lancia Aurelia sfreccia ad alta velocità per le strade deserte di Roma, musica Jazz in sottofondo, ritmo veloce e montaggio incalzante: è questo l'incipit de Il sorpasso, simbolo del boom economico italiano degli anni Sessanta di un Italia inevitabilmente votata al declino dei valori. Il cinema Neorealista è ormai un pallido ricordo, e con l'escamotage del road movie, Dino Risi coglie i cambiamenti della società, cambiando il linguaggio cinematografico, rendendolo più dinamico, proprio come un'auto sportiva.
L'incontro fortuito tra l'energico e un po' cialtrone Bruno e il placido e tranquillo Roberto, rappresentano lo spartiacque tra il vecchio (rappresentato da Roberto) e il nuovo (rappresentato da Bruno), lasciando spazio all'italiano medio inconcludente in un'Italia che comincia a essere stritolata dalla meschinità  della borghesia ipocrita e bigotta. Bruno è frutto della (sub)cultura italiana, non ha il rispetto per le regole e cerca di aggirarle, con incoscienza e una buona dose di cinismo.
Un po' come un diavolo tentatore, Bruno affascina Roberto e seppur fedele ai suoi ideali, si lascia piano piano sedurre da quest'uomo affascinante e intraprendente, capace di godersi la vita senza curarsi delle conseguenze. 
In un'Italia che si traghetta verso la modernità portata dal boom economico, è proprio il giovane Roberto a sentirsi inadeguato ai cambiamenti: studente di legge prossimo alla laurea, con il sogno di diventare avvocato, mal si adatta alle novità, sentendosi inadeguato.
Persona incoerente che fa il contrario di ciò che pensa, non ha il coraggio di dire a Bruno ciò che pensa, preferendo tenersi le opinioni (e critiche) per sé, agendo l'opposto di quel che pensa.
Roberto sente quel senso di inadeguatezza verso una società che sta mutando velocemente e Bruno, a suo agio in questo nuovo assetto sociale, a poco a poco mina le sicurezze del ragazzo, che comincia a chiedersi se la strada intrapresa è giusta e se la sua vita "impostata" fino a ora non stia andando nella direzione errata. 
Intrappolato in schemi sociali ben definiti, nel pieno della consapevolezza di appartenere alla piccola borghesia lavoratrice, classe sociale spartiacque tra l'alta borghesia arrivista e rampante e il proletariato ancora lontano dal raggiungimento del benessere economico, Roberto seppur nella sua giovane età ha già programmato la sua esistenza, ma Bruno poco a poco scardina le sue convinzioni, portandolo a un percorso di iniziazione alla vita. Roberto cerca di sfuggirgli, ma l'attrattiva sociale che impone Bruno gli rende impossibile la fuga.
Bruno sgretola ogni sua certezza, compresa quella familiare: la visita a Grosseto dagli zii, la grande casa che affascinava il Roberto bambino, sono divenuti il frutto di una nostalgia, di un calore familiare che non esiste più. Roberto per non deludere la famiglia vive sulla falsariga del cugino Alfredino, avvocato con lo studio legale e la Fiat 1500 , status simbol di opulenza e prosperità.  
Alfredino rappresenta la nuova piccola borghesia che scalpita per ottenere il suo posto al sole, disprezzando la classe contadina e il proletariato che minaccia il benessere appena conquistato con "pretese" sociali.
Dino Risi intacca la famiglia tradizionale e immette i germi della crisi, facendo sgretolare la solidità familiare: l'orgoglio dello zio di Roberto in realtà è il frutto della relazione extraconiugale della zia con il fattore, e a un tratto Roberto si accorge che il nucleo familiare della sua infanzia così perfetta e armoniosa non è mai esistita, o meglio, non esiste più, è solo un ricordo falsato di quando era bambino.
La famiglia di Bruno non è da meno: sposatosi giovanissimo ma inaffidabile per avere una famiglia, è separato dalla moglie che attende l'annullamento dalla Sacra rota, e non si è mai occupato della figlia Lilli (Catherine Spaak), giovanissima e rampante ragazza che sa cosa vuole dalla vita. 
I canoni familiari di Bruno sono pressoché inesistenti: Lilli chiama il padre con il suo nome e ha un compagno  più grande di lei che sostituisce la figura paterna. 
Lilli è una ragazza apparentemente cinica e sembra avere idee chiare sul suo futuro, vuole studiare public relations a Harvard e anche se sogna un matrimonio che le dia una tranquillità economica, è totalmente l'opposto del timido Roberto, così moderna e aperta alle opportunità della vita. 
Lilli non è ancora una donna ed è già disillusa, non crede nel matrimonio, anche se cerca di sopperire a un quadro familiare che l'è stato negato e cerca nella sicurezza economica di colmare le insicurezze esistenziali.. 
Roberto non è capace di godersi la vita, ma quando decide di lasciarsi  "contaminare" dalla cialtroneria di Bruno e per questo viene punito. Non c'è spazio per i buoni, le buone ideologie sono rimaste sepolte sotto le macerie della guerra.
Tutto si sta evolvendo velocemente, non c'è più spazio per le sagre campagnole, largo ai ristoranti chic e all'ultima moda, cambiano i tempi, cambia l'intrattenimento, seguendo la scia dell'appagamento materiale a discapito dei valori di una volta; e i sani principi incarnati da Roberto vengono sopraffatti dal cinismo incarnato da Bruno, gettando il seme di un'Italia inconcludente, becera e individualista.
Dino Risi firma questo cult movie on the road facendo sfrecciare a 140km/hr il mattatore Vittorio Gassman e il sensibile Jean Louis Trintignant, protagonisti dell'apologia del disfacimento dei sogni e delle illusioni nel raggiungere quella chimera chiamato benessere.

Voto: 10
A.M.

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