martedì 24 maggio 2016

LEZIONE DI CINEMA: Il campo/controcampo in The Master



Immagina di assistere a una partita di tennis e ti concentri a guardare prima un tennista, e poi il suo avversario. Più o meno accade così nel cinema, grazie alla tecnica del campo/controcampo. Questa tecnica viene creata tramite il montaggio, che produce due distinte inquadrature speculari. Nel montaggio il campo/controcampo viene spesso utilizzato pre le scene di dialogo, creando questo 'effetto ping-pong' (eluso egregiamente da Jean-Luc Godard ne Il disprezzo, dove il regista francese usa la carrellata da sinistra a destra durante una scena di conversazione tra il personaggio di Brigitte Bardot con il marito). 
Il campo/controcampo può essere dal punto di vista soggettivo (cioè dal punto di vista del personaggio), o semi-soggettivo (per esempio quando la macchina da presa riprende il personaggio da dietro, mostrando il suo interlocutore, o se sta parlando da una terrazza). L'angolazione tipica del campo/controcampo è di solito a tre quarti. 
In The Master di Paul Thomas Anderson, due mostri di bravura come Joaquin Phoenix e il compianto Philip Seymour Hoffman si ha un perfetto esempio nella scena della prima 'lezione' che il maestro Lancaster Dodd offre all'allievo Freddy Quell. La scena è girata dal punto di vista di Quell, la quale viene sottoposto al test dove deve rispondere alle domande senza sbattere le palpebre. La scena dura 3'18'' e come in un match di tennis, si gioca la partita tra il fragile e 'animalesco Quell contro il filosofico e 'accentratore' Dodd. La scena inizia dal punto di vista di Quell, che sembra prendere bene l'idea di sottoporsi al 'gioco'. E lo si evince dal controcampo, che, passando dal punto di vista di Dodd ci fa vedere Quell che ride e sembra non prendere sul serio la lezione. 
Sempre dalla soggettiva di Dodd, si vede Quell che smette di ridere e farsi serio, soprattutto alla domanda 'hai mai ucciso qualcuno?' La 'palla' passa a Quell, che ci fa vedere lo sguardo inquisitorio di Dodd che ripete la domanda fissandolo dritto negli occhi, quasi lo stesse ipnotizzando. E il suo punto di vista ci fa vedere Quell che sta perdendo la partita- Quell si arrabbia e si prende a schiaffi, ma più che altro quel punto di vista è efficace perché ci fa capire che Quell getta la maschera della bugia, ammettendo  ciò che non avrebbe neanche confessato a un prete in punto di morte. Vedendo la scena dalla prospettiva di Dodd, possiamo vedere un Quell che si strugge nel raccontare la verità al suo maestro, con la vena sulla fronte che pulsa dalla rabbia, pronto per le successive 'lezioni'. 
Nelle mani di Anderson, una tecnica basilare del montaggio si trasforma in un un confronto tra maestro/padrone e il suo allievo/servo, mostrando la vera natura di entrambi (rabbiosa, psicolabile e facilmente malleabile Quell, manipolatore e con un grande potere di persuasione Dodd). 



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