lunedì 20 gennaio 2014

RECENSIONE: The Wolf of Wall Street




Titolo: The Wolf of Wall Street
USA, 2013
Cast: Leonardo DiCaprio, Jonah Hill, Margot Robbie.
Sceneggiatura: Terence Winter
Regia: Martin Scorsese.
Durata: 179'


La vera storia di Jordan Belfort (Leonardo DiCaprio) "lupo" di Wall Street che si è creato una fortuna ai danni dei risparmiatori americani.
C'è una sorta di aspra critica e fascinazione allo stesso tempo del capitalismo made in USA. Gli anni Ottanta hanno segnato la fine dell'epoca hippy, dove il peace and love è stato sostituito dal greed and money.
Se quel periodo segnato dal dio Denaro è stato condannato da Oliver Stone, che in Wall Street ritraeva una feroce immagine del dorato e intossicato mondo dei broker americani,  e  con American Psycho di Mary Harron si aveva un'idea dello spirito perverso, vanesio e superficiale degli yuppie in quel di New York con Patrick Bateman,  ora tocca a Martin Scorsese con The Wolf of Wall Street.
E Scorsese racconta di come quei favolosi anni siano stati veramente favolosi per il broker Jordan Belfor,t lupo di Wall Street che ha annegato la sua meglio gioventù con orgoglio tra i fiumi della cocaina, dello sciacallaggio economico, le prostitute, due mogli e tanti, tanti party depravati. Perché Jordan Belfort si diverte. E anche parecchio.
Ma chi è Jordan Belfort? E' un novellino sposato con la giovane Teresa,  che arriva a Wall Street con l'autobus in cerca di successo. Il ragazzo è un po' ingenuo, ma è sveglio, intelligente e viene preso sotto la guida di  Mark Hannah (uno strepitoso cameo di Matthew McConaughey) che gli insegna i 3 step fondamentali per sfondare a Wall Street: 1) fare soldi 2) farsi di cocaina 3) farsi le seghe due volte al giorno.
Jordan non se lo fa ripetere due volte e coglie al volo gli insegnamenti: in poco tempo, dopo le prime difficoltà, da bravo self made man qual è (e qui lo zio Sam sarebbe stato fiero di lui) sa come vendere un prodotto e crea dal nulla la Stratford Oak.
La sua bravura lo fa diventare il re di un impero economico che gli regala tutto ciò che lo stereotipo dello yuppie gli concede: auto di lusso, una barca, una villa con piscina, prostitute, cocaina e soprattutto tanti, tanti soldi.
E le donne fanno parte del pacchetto, nude, perfettamente depilate, dominatrici, funzione di sollazzo o semplici oggetto da arredamento. Non si sa perché, ma nella società americana a quanto pare il femminismo  decantato nel famoso '68 da Kate Millet dove si urlava ai quattro venti che "l'utero è mio e me lo gestisco io", 20 anni dopo sia andato a farsi benedire e queste donzelle l'utero se lo fanno gestire da questi maschioni strafatti di Wall Street.
Tutto fa parte dei giochi dei cliché dello yuppismo americano, che nelle mani di Scorsese non è tanto una glorificazione della mercificazione femminile, quanto la disponibilità da parte del corpo femminile di vendersi al migliore offerente per avere una vita favolosa in nome di Gucci, Louis Vuitton, Cartier e magari uno yacth con il proprio nome, come accade a Naomi (Margot Robbie) bionda con il corpo da modella e seconda moglie di Belfort che assapora l'ascesa e caduta della sua dolce metà. E soprattutto è complice della sua vita in nome degli eccessi con la convinzione che tutto gli è dovuto perché ha i soldi.
E qui Martin Scorsese a sua volta non compie una celebrazione di un uomo che si venderebbe anche sua madre per sniffarsi una striscia di cocaina con una banconota da un dollaro, ma si diverte un mondo a enfatizzare l'assurda parabola esistenziale di un giovane che a 23 anni aveva già un fottuto impero economico e si voleva solo divertire. E noi ci divertiamo con lui.
E allora entriamo nella sua "tana", fatto di fidati collaboratori tra cui Donnie (Jonah Hill) uomo dalla famiglia incestuosa, Brad (John Berthnal), che sembra uscito fresco fresco dalla galera e  Nicky (P.J. Byrne) che non si capisce se i suoi capelli siano veri o no come (la fuffa) i sogni di gloria e denaro che vendono a clienti ingenui, allettati dal signor benessere economico.
Nell'universo di Belfort tutto è una festa, un carosello caotico dove la libertà sessuale è ben accetta (e qui l'allievo supera il maestro: dalle due seghe al giorno si passa direttamente alle scopate), tutto è una festa fatta di uomini strafatti e donne nude che suonano la banda; per poi "uscire" la sera con lui per farci un giro in limousine e magari fare una sniffata sul seno della escort di turno. Perché la regola numero 4 è: mai essere sobri.
Belfort crea dal nulla una novella Babilonia nel cuore del capitalismo americano, dove tutto è possibile e (il)lecito.
Scorsese ritrae Jordan Belfort come un (truffatore) motivatore con tanto di microfono degno di uno dei migliori presentatori di televendite miete un successo uno dietro l'altro, dove si può ottenere tutto a suon di dollari, anche comprare anche un posto in Paradiso.
Ma si sa che la felicità non può durare in eterno, ed ecco che entra in scena l'FBI con Patrick Dehnam (Kyle Chandler) che cerca di rovinargli la festa per incastrarlo, intaccando il suo dorato e allucinogeno mondo.
E più il nostro antieroe ha le sue disavventure con la giustizia, più Scorsese si diverte a mostrare fino a che punto un uomo arrivi a ridicolizzarsi pur di salvare la propria montagna di soldi, rimanendo per molto tempo impunito, sbattendo con strafottenza il suo successo a un agente federale che serve il governo americano e viene ringraziato con uno stipendio medio e il ritorno a casa in metropolitana. E anche se  Patrick riesce a incastrarlo, il lupo perde il pelo ma non il vizio, rinascendo dalla polvere di cocaina dalle ceneri come l'Araba Fenice.
Martin Scorsese con The Wolf of Wall Street rispolvera alla grande lo stile assurdo e divertente di After Hours (Fuori Orario) e crea un gioiellino di sagace critica di un decennio a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta dove il capitalismo americano era in mano a gente semplicemente fuori di testa.
E più Jordan Belfort è nei guai, più lo spettatore si diverte nel rendersi partecipe dell'assurdità della vita di questo broker che si è scialato un mondo durante la sua giovinezza.
E ci regala 4 momenti di culto: 1) il mantra di  Mark Hannah 2) la "candid camera" ai danni della moglie Naomi ripresa e ridicolizzata mentre lo seduce senza le mutandine 3) Jordan strafatto di pasticche che mezzo paralizzato dalla droga riesce a tornare a casa sfasciando la Ferrari 4)la tempesta dove non deve morire assolutamente sobrio, viene salvato e fa un festino con l'allegra banda con tanto di Gloria di Umberto Tozzi come colonna sonora per celebrare l'avvenimento.
Martin Scorsese con bravura e maestria rende bene con l'aiuto dei rallenty la realtà distorta e dilatata sotto l'effetto degli stupefacenti, dirigendo il suo folle circo composto dal delirante e demenziale team di Belfort come una coreografia, creando ritmo e dinamicità tale da far rimanere inchiodato lo spettatore per 179, grazie anche a una eccellente (come sempre) colonna sonora più "moderna" che comprende canzoni di Kanye West e Foo Fighter'.
E poi abbiamo il lupo incarnato da Leonardo DiCaprio, che presta il suo corpo (letteralmente) per un tour de force dove sfoggia perfette doti da commediante, con il ruolo di una vita che dovrebbe assicurargli la statuetta dorata tanto agognata ma mai conquistata. Jonah Hill (anche lui nominato agli Oscar) è una spalla comica perfetta, complice di momenti sballati capace però di essere un perfetto Giuda traditore. Nel cast c'è anche Jean Dujardin che con questo ruolo riprende un posto a Hollywood dopo l'Oscar vinto con The Artist, e brava anche Margot Robbie, che non è solo una bionda svampita.
The Wolf of Wall Street è una commedia arguta e intelligente che non si prende sul serio pur raccontando la veria storia del famoso broker, sputtanando sbeffeggiando i favolosi anni Ottanta e i piccoli mostri che gli Stati Uniti d'America hanno creato.

Voto: 8,5
 

12 commenti:

  1. Ma che bella recensione! Credo che hai centrato in pieno lo spirito del film. Io lo vedrò (credo) nel prossimo weekend. Con grandi aspettative.
    Intanto un record l'ha già battuto: è il film con più parolacce :) nella storia del cinema. Perfettamente in linea con il personaggio...

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    1. Devo rivederla un po', ma grazie! Vai a vederlo, è fottutamente divertente! Per stare in linea con il film! ;-)

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  2. che votone che gli hai dato, le aspettative, già alte crescono ancor di più...

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    1. Ma in realtà non so perché non mi ispirava, ma quando l'ho visto, 3 ore sono volate! Spero che il doppiaggio non smonti il film!

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  3. Hype a mille a casa nostra. Già prenotati i nonni sitter. Dovremmo andare nel weekend .

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    1. Ebbrava, non perderlo è una ficata di film, ho riso come una pazza, specialmente quando il nostro eroe finisce sempre di più nei guai!

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  4. La tua recensione mi galvanizza, non vedo l'ora che sia Giovedì.

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    1. Grazie! Vedrai che le aspettative non saranno deluse (doppiaggio permettendo) ti scialerai per 3 ore! ;-)

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  5. fino all'uscita del mio post, sono in silenzio stampa su questo film :)

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    1. L'hai già visto? Se sì, mandami i commenti top secret via mail! ;-)

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  6. Consiglio: prima della visione fate dei piccoli colpi sul petto e canticchiate: mmmh.mmh-mmmmh-mmm!
    ;-)

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  7. Bella recensione ;) concordo su tutto, mezzo voto in meno solo per la trama a tratti statica, fantastico Di Caprio :)

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