venerdì 23 agosto 2024

NOTTE HORROR: La casa delle finestre che ridono


Patria mia, perdono! Dimenticai la notte horror!
Per la prima volta ho dimenticato di scrivere la recensione annuale della notte horror creata da Obsidian Mirror, una delle poche ragioni per spingermi a scrivere, perche' sono diventata lazy as fuck.
Io il mio blog lo amo e ci faccio annualmente accanimento terapeutico, e la notte horror e' l'appuntamento annuale, ovvero l'adunataaaaaaa di irriducibili blogghers che sono piu' bravi di me nel curare il loro blog.
Motivo della dimenticanza? Livelli di stress stellari a causa di ricerca spasmodica di un alloggio prima di andare da matreh in terra italica e sistemare tutto, nervi compresi/
Comunque, io ci provo lo stesso a pubblicare, poi fate voi se volete leggere o no, vi voglio bene lo stesso. :)
Il film scelto da moi e' La casa delle finestre che ridono di Pupi Avati, con tono un po' ironico e un po' serio, in pieno stile Director's, che piu' invecchia, piu' diventa scem'.




La notte horror quest'anno e' dedicata a Laura Stella Bisanti, aka Arwen Lynch, che purtroppo e' venuta a mancare qualche mese fa'.








Titolo: La casa delle finestre che ridono
Italia, 1976
Cast: Lino Capolicchio, Carlo Gravina, Vanna Busoni.
Sceneggiatura: Pupi e Antonio Avati, Gianni Gravina, Maurizio Costanzo.
Regia: Pupi Avati
Durata: 106'

Prima di Twin Peaks, c'era una sonnecchiosa cittadina della bassa padana. E chi scrive e chiede venia, proviene da un paesino della padania (Legnano, che io chiamo affettuosamente Woodhole, ovvero legno nell'ano) e vi giuro che l'estate la passi a mangiare e dormire perche' la cosa piu' eccitante che puo' offrire una cittadina della Padania. Nel caso di Legn-ano c'e' anche l'attrazione turistica del fiume Olona, ovvero un fiume che a quanto pare 40 anni fa' ospitava orde di sorci schifosi e maledetti che ti mangiavano tutto, ossa, pelle e pure il bius del chiul se ci cadevi dentro negli anni Ottanta. 
Ergo, mai diffidare delle cittadine sonnecchiose, perche' come nulla e' come sembra e chissa' che sorci schifosi nasconde il bel paesello.
A scuotere il ritmo plan plan plan ci pensa l'arrivo di Stefano, restauratore dall'occhio turchino ingaggiato dal sindaco previo interesse dell'amico Antonio per restaurare un dipinto in una chiesa, che raffigura il martirio di San Sebastiano,dipinto dal folle (certo che lo e' altrimenti che gusto c'e') pittore Buono Legnani, il cui cognome, se ci metti una O al posto della I, diventa de botto e senza senso il paesino di codesta bloggher che non rispetta gli impegni (colpo di cilicio mode on). 
Stefano da forestiero si prende il lusso di ficcanasare (d'altronde il lavoro del restauratore consiste anche nel far riaffiorare opere sotto la coltre dell'erosione del tempo, ergo curioso di scoprire cosa cela la cittadina) e cerca di far riaffiorare la storia dietro questo dipinto.
E cosi', tra un'indagine e un'altra, comincia a ricevere telefonate anomime che gli dicono "oh, ma una secchiata di catzi tuoi no, eh?" e forse era meglio se si limitava a farsi la maestra con la nomea di bagassona che viene sostituita da una piu' "demure, vey mindful" che va' tanto di moda oggi su Tik Tok.
Ma Stefano il restauratore dagli occhi turchini non si ferma, anche perche' sobillato dal tassista sempre ciucco sempre in gaina che ne sa una peggio di una faina.
Ciumbia se ha ragione, che il suo amico Antonio, fa' un triplo salto carpiato da fare invidia a Tom Daily (quello inglese che vince le Olimpiadi nei tuffi e fa' la maglia per beneficenza*), ma prima di cercare le qualificazioni per l'altro mondo, gli fa' vedere un bel casolare sperduto con delle finestre che ridono.
InCheSsenso? Nel senso che ci stanno delle boccucce enormi pittate di rosso bagassona sulle finestre. 
Stefano capisce che c'e' un mistero e cosi' la sonnolente cittadina plan plan plan comincia a remargli contro prima sfrattandolo dalla pensione dove dimora, poi finendo nella magione di una vecchia malferma che gli affitta una stanza previo interesse del chierico Lidio, che tanto bene non sta'. 
Stefano fa' spallucce e si fa' anche la nuova maestra e continua a indagare dopo aver scoperto un nastro con la presunta voce del Legnan(O)i detto anche il maestro dell'agonia.
Agonia che ben presto provera' il sagace restauratore i cui occhi turchesi non saranno sufficienti a salvarlo da una coltre di zozzerie, morte e terrore, dove il fulcro del mistero si cela proprio in quella magione con le finestre sorridenti. Perche' la bassa Padania col cazzo che e' demure e very mindful.
La casa delle finestre che ridono e' un film che parte sonnecchiosamente, ma ti fa' schiattare male negli ultimi 15 minuti. 
Spiace che sia un film che non abbia avuto la stessa risonanza all'epoca dei film di Bava o Argento e spiace che Pupi Avati sia andato avanti si' nel raccontare la vita di provincia, ma in chiave nostalgica e/o romantica, perche' la cazzimma per diventare maestro del cinema horror (anche se un pochino di serie B) c'erano tutte.
Perche' forse non lo sa,ma in teoria dovrebbe chiedere una provvigione di Sanbuca a vita a David Lynch, per aver creato anche lui la sua cittadina sonnecchiosa con Twin Peaks, e pure una fornitura di Sake' da parte di Takashi Mike per aver impostato uno stile lento che poi sbrocca di bestia come in Audition.
E perche' no, pure una fornitura di Wiskey da John Waters che ha fatto di Baltimora la (sua) citta' per raccontare tutte le monnezze della societa' Americana, dato che Avati potrebbe essere il precursone delle cittadine piccine piccine che nasconde una melma grande grande in quel degli anni Settanta.
Perche' Avati fa' della soleggiata e abbioccata cittadina padana il crogiuolo dell'omerta' della violenza e della bagassasaggine dove manco la chiesa si salva.
Anzi, tutto parte dalla casa di Dio, dove il martirio di San Sebastiano e' il martirio di un povero cristo che voleva solo fare il suo lavoro, dove, pulendo e pulendo ha scoperto il marcio e lo schifo. Come il fiume Olona, tanto placido e limpido, ma forse coltre di sorci brutti e schifosi che ti mangiano pure il bus del chiul se solo osi caderci dentro.

Voto: 7/8




NOTTE HORROR #1: In memoria di Arwen Lynch

 Con grande orrore,per stare in tema, ho mancato per la prima volta la notte horror. Sara' la vecchiaia che galoppa, o piu' semplicemente un periodo demmmerda, che la Director's e' arrivata a mercoledi' 21 agosto pensando di non aver fatto qualcosa. E aveva putroppamente purtroppo ragione (lacrime napulitane in sottofondo).

Ci prova a fare ammenda scrivendo la recensione in ritardo. Siete autorizzati a mettere il chittesencula automatico, ma essa,ci prova lo stesso.


INTRO: ricordando Arwen Lynch.

Questa notte horror e' in onore di Laura Stella Bisanti aka Arwen Lynch, blogger appassionata che purtroppo e' venuta a mancare un paio di mesi fa a causa di un male incurabile. 

I am not going to sugarcoat things, cioe' ammetto che qualche volta non mi andava a genio (si' sono una maledetta stronza sotto la pellaccia da fottuta Pollyanna), c'e' stata maretta tempo fa' qua proprio in sede della gang dei blogger e il suo uso dei social media, in particolare Facebook, mi lasciava perplessa. Cioe' io non sono una fan del lavare i panni sporchi in pubblico, ma forse lo sto facendo adesso con questo ad memoria ad catzum de canem ?

Pero'. C'e' sempre un pero'. Laura non era sicuramente il personaggio virtuale che offriva di se' su Facebook o sulla blogosfera. Mi ci gioco la palla destra che non ho, perche' parafando Pretty Woman, io le palle non le ho. Tie'.

Laura Stella era una persona tenace, che ha lasciato un segno di se' su questo triste mondo malato sotto il segno di Laura McMiller con ben due romanzi "Dentro il mio cuore" e "I segreti e le bugie", con 3/3,5 stelline, mica catzi.

Amava Prince, come me, e amava il cinema. 

Laura Stella Bisanti, Arwen Lynch, Laura MCMiller. Una nessuna, centomila, lei rifuggiva dalla sua vita in Sicilia (cosi' penso) con il suo mondo di celluloide e musica, e quando lo stronzo (ovvero il cancro, e questo si' che piu' stronzo di me e non tiene nemmeno la pellaccia da fottuta Pollyanna) ha deciso di devastarle l'esistenza, lei comunque si faceva forza e coraggio, cercando un sostegno, seppur virtuale tramite i social media, che le desse forza e coraggio. Io probabilmente mi sarei sentita devastata e avrei rotto il cazzo alla qualunque, ma lei ci combatteva e ci credeva. Fottuto cancro di merda, anche se a volte non mi andava a genio, potevi lasciarla in pace, non aveva fatto male a nessuno. 

Il cinema era la sua linfa vitale e secondo il social media Letterboxd (che devo ancora aggiornare, tacci mia), lei vedeva un migliaio di film all'anno e negli ultimi 6 mesi di vita ne aveva visti 201, di cui l'ultimo e' stato Lenny di Bob Fosse. Cioe', e' figo vedere un film figo prima di dire goodbye a questo triste mondo crudele. Io so che quando tocchera' a me, l'ultima cosa che vedro' sara' sicuramente un film osceno o come ultima canzone, i jingles delle pubblicita' di Spotify, ma nel frattempo un po' di corna le faccio e cerco di vedere cose bbuone, occhei???? Ho visto Emily in Paris. Le premesse non sono incoraggianti. 

Anyhow, questa bulimia cinematografica (oh, meglio 1000 film che 1000 kg di pasta all'anno, soprattutto se rischiate il culo grosso come me se mangiate troppi carboidtrati) finiva nel suo blog La fabbrica dei sogni.

Perche' il cinema e' fatto di sogni e se la vita fosse davvero un film, Laura Stella Bisanti sarebbe ancora con noi e non avrebbe mancato per qualsiasi ragione al mondo la notte horror.

Non come questa stronza con la pellaccia da fottuta Pollyanna.

Ti ui nani (Laura nrd.) tel chi el memoriam e non mi mandare affangulash neh? Un abbraccio forte, e se voglio lavare i miei di panni, a me non piace proprio abbracciare. A meno che tu non sia un gatto. 

Ciao.


Se volete dare un'occhiata al suo movie diary

https://letterboxd.com/arwenlynch/

lunedì 4 dicembre 2023

UNWANTED FIRST IMPRESSION: Napoleon



- Battaglia
- Napoleone scrive lettere a Giuseppina (prima e dopo aver creato un impero)
-Giuseppina vorrebbe scriverle "dai, non fare il baluba!" (verra' mostrato nella versione di 600 ore su Apple TV)
- Battaglia
- Napoleone fa' fiki fiki con Giuseppina (prima e dopo aver fatto un impero)
- Battaglia
- Napoleone vorrebbe fare fiki fiki con Giuseppina anche dopo averla ripudiata
- Battaglia

...Zzz...


- Battaglia
- Napoleone scrive lettere a Giuseppina (prima e dopo aver creato un impero)
-Giuseppina vorrebbe scriverle "dai, non fare il baluba!" (verra' mostrato nella versione di 600 ore su Apple TV)
- Battaglia
- Napoleone fa' fiki fiki con Giuseppina (prima e dopo aver fatto un impero)
- Battaglia
- Napoleone vorrebbe fare fiki fiki con Giuseppina anche dopo averla ripudiata
- Battaglia

...Zzz..

.- Battaglia
- Napoleone scrive lettere a Giuseppina (prima e dopo aver creato un impero)
-Giuseppina vorrebbe scriverle "dai, non fare il baluba!" (verra' mostrato nella versione di 600 ore su Apple TV)
- Battaglia
- Napoleone fa' fiki fiki con Giuseppina (prima e dopo aver fatto un impero)
- Battaglia
- Napoleone vorrebbe fare fiki fiki con Giuseppina anche dopo averla ripudiata
- Battaglia

...Zzz...






venerdì 10 novembre 2023

RECENSIONE: Lina da Lima








Titolo: Lina da Lima
Titolo originale: Lina de Lima
Cast: Magaly Solier, Cecilia Castagena, Javiera Contador
Sceneggiatura: Maria Paz Gonzales
Regia: Maria Paz Gonzales
Durata: 80'


A volte nella vita bisogna staccare le proprie radici e trapiantarle altrove. Succede quando il paese di origine non ti offre nulla, ti priva della tua linfa vitale e le opportunita' bussano altrove per poter sopravvivere.

Così Lina ( Magaly Solier) parte da Lima per raggiungere Santiago, Cile, dove lavora come domestica presso una facoltosa famiglia che ha in progetto la ristrutturazione della casa delle vacanze e una piscina nuova per la loro figlia Clara.

Lina segue i lavori e nel frattempo si prepara per le vacanze di Natale dove a casa l'attende suo figlio, lasciato alle cure della nonna e dell'ex marito.

La vita e' dura per un'immigrata, e soprattutto e' pregna di solitudine. Solitudine che Lina abbatte mangiando a un ristorante Peruviano e soprattutto attraverso incontri sessuali occasionali. Ma l'arma più forte che ha è rifugiarsi in un mondo parallelo,con  piccoli siparietti musicali a tinte neon dove lei riversa le sue frustrazioni e ansie.

Lina immagina per un istante di essere una star del musical come Esther Williams mentre si tuffa in una piscina, come nel film Bellezze al bagno. La stessa piscina che lei deve monitorare da lavoratori sfaticati che le creano problemi e che non le permettono di rientrare a casa. 

Piccoli musicals dove lei si immagina ancora più bella e sexy come una Marilyn castana, o addirittura una provocante versione della vergine Maria; dandole la forza di andare avanti, raccogliendo i cocci del suo cuore spezzato quando si rende conto che suo figlio non ha bisogno di lei, al di la' di un mero supporto economico.

Perché le radici, anche se sono impiantate nuovamente, muoiono se non vengono innaffiate, rischiando di diventare aride -  aridita' causata da uno stile di vita differente, la distanza geografica, il fuso orario che le fa perdere la telefonata del figlio -  e soprattutto la solitudine.

Così Lina si prende cura di se' stessa attraverso il rapporto con Clara, la figlia dei suoi datori di lavoro, instaurando un rapporto amichevole e d'intesa, più che da governante e figlia del datore di lavoro.

Cosi' Lina sopravvive alla mancanza di affetto familiare rimorchiando sconosciuti, e cerca di instaurare un rapporto di comunicazione anche con Mauri, che lei chiama Mauricio, immigrato probabilmente clandestino che non conosce lo Spagnolo, ma e' incaricato di finire i lavori.

Lina  cerca di instaurare un rapporto con Mauri, usando il linguaggio del corpo, gesticola, parla lentamente,  rompe le barriere dell'incomunicabilità, finendo per passare il Natale con lui, perche' nessuno quel giorno dovrebbe passarlo da solo, quando la famiglia non c'e'. 

Così Lina le mantiene viva la sua linfa passando il tempo con chi può, che sia la figlia del proprio capo, un lavoratore precario o un uomo conosciuto in un locale.

E quando ciò non basta, c'e' la musica, quei momenti magici dove lei canta e si abbandona con tutta la sua passione e il suo sex appeal.

Maria Paz Gonzales firma il suo esordio con delicatezza e lentezza (soprattutto all'inizio), per poi sciogliersi grazie al taglio musical, immergendo la sua Lina da Lima nel verde, fuchsia delle luci soffuse, illuminate dai bagliori delle paillettes e lustrini, facendo della fotografia e delle coreografie il suo punto di forza. 

Elementi notevoli che alleggeriscono tematiche difficili come l'immigrazione, il sentirsi soli - sottolineati dalla soggettiva che riprende il punto di vista di Lina dalle finestre della grande villa in cui lavora, e oggettiva offerta da una cena solitaria mangiata in un ristorante dalla protagonista - e la mancanza di equita' economica (l'acquisto dei regali di Natale, il disappunto nel perdere i soldi del biglietto aereo non rimborsabile). Eppure non  c'e' disperazione, non c'è una sola lacrima versata da Lina.

Perche' se il mondo che le offrono e' inospitale, ci saranno sempre dei momenti di pura fantasia che può creare, un piccolo paradiso artificiale dove trovare la forza di andare avanti e di prendersi cura delle radici che ha piantato in un terreno che non e' il suo.


Voto: 7,5

giovedì 2 novembre 2023

UNWANTED FIRST IMPRESSION: Oppenheimer

Avvertenze: Se non siete ancora riusciti a vederlo e volete, seguite queste linee guida.
  • Non andate al cinema dopo una giornata di lavoro, o con le balle sverse.
  • Andate dopo una bella dormita.
  • Bevete un caffe' prima dell'inizio del film.
  • Poi una bella e sana pipi' dopo il caffe'. In caso di vescica sensibile, usate un Tena Lady,
  • Portate con voi del cibo, anche una pagnotta al formaggio va bene, Fidatevi, sono salva vita.
  • Durante la visione, bevete piccoli sorsi di acqua. A meno che non usiate il Tena Lady.



Quindi:

  • Oppeneimher ha la visione mistica come il gatto di mia madre, Ipa - detta anche Miss Sofficino - vede la Madonna. L'originale, non la cantante.
  • Visivamente e' un capolavoro e se Miss Sofficino ha le stesse visioni di Xstopher Nola e Oppenheimer insieme, e' la gatta piu' fatta (e soffice) di tutta Legnano town.
  • Kenneth Branagh e' perso nel suo metodo Stanis Larochelle, e dopo il suo opinabile accento Russo in Tenet, ne sfoggia un altrettanto discutibile accento Tedesco. Perche' parlare normalmente fa' troppo Irlandese.
  • Tutti hanno bisogno di una crema idratante. E la fotografia in bianco e nero non aiuta.
  • Perche' Xtopher Nolan ha imoarato da Dunkirk, mette sonoro e musica per tre ore di fila. Praticamente e' un intero anno di ascolto fatto con Spotify, Deezer, Amazon Music insieme. Se qualcuno conosce un altro mese aggratis di un qualsiasi servizio musicale streaming, mi contatti in privato.
  • Il sesso e' cosi' nevrotico che il nuovo trend erotico e' ciulare mentre si legge un testo in Sanscrito.
  • In Barbenheimer, Kitty Oppenheimer sarebbe la BARBIE AMBRIACONA.
  • Kitty O' praticamente e' sempre ciuca, e di tanto in tanto, vorremmo farci un cicchetto con lei.
  • L'esperimento della bomba andava fatto durante un tempo atmosferico ottimale, per avere una visione chiara. Ecco perche' non la testarono mai a Londra, perche' li' il tempo e' sempre na'mmerda.
  • Oppenheimer si dimostra un po' ingenuo sugli effetti collaterali della bomba. Ecco perche' Barbie ha vinto un premio Nobel e lui no.
  • Jack Quaid appare sullo schermo, Jack Quaid scompare dallo schermo. Che sia un effetto collaterale della bomba?
  • Qualcuno inizi una petizione affinche' Johnatan Nolan ritorni a scrivergli i film.
Nel frattempo, mangia una pagnotta al formaggio ammamma.


martedì 22 agosto 2023

NOTTE HORROR 2023: The Toxic Avengers

Torna la notte horror 2023, e sebbene il mio blog langue, non si scorda dell'appuntamento annuale con la gang di cineblogger. Per festeggiare la maratona, ho deciso di vedere finalmente una vecchia VHS comprata all'edicola negli anni Novanta, mentre ero al mare con mamma e papa': The Toxic Avenger




Titolo: The Toxic Avenger

USA, 1984

Cast: Mitch Cohen, Andree Miranda, Mark Togl
Sceneggiatura: Lloyd Kaufman, Joe Ritter, Gay Terry, Stuart Stutin
Regia: Lloyd Kaufman
Durata: 93'







RECENSIONE SCEMA:


Immaginate il set di Boris, ma in America, negli anni Ottanta con la Troma.
Lloyd Kaufman e' il Rene' Ferretti made in USA. In che senso, direbbe il Mimmo de Bianco, rosso e verdone? Nel senso che sono due registi capaci di fare la monnezza, ma di quella buona, quella che trasuda di sublime.
Poi non ce la mettiamo una biondona, na' cagna maledetta alla Corinna Negri? Ma cerrrrto, che si',ed e' pure accecata, tanto che si innamora dell'eroe, mentre la mora alla Karin la mettiamo sempre sbracata in palestra, cosi' a mo' di mignottone, ma senza mano a cucchiara.
Un po' di Stanis Larochelle, ma in salsa nazi che ama prendere punti stirando bambini e vecchiette con la macchina. Stanis, prendi nota, perche' non prendere in pieno le creature fa' troppo Italiano.
E Seppia? Seppia e' il protagonista della serie e qua e' addirittura un povero minchia che diventa un super eroe!
La figlia de Mazinga invece ce la dobbiamo mettere per forza, tutta scosciata a fare la palestra, perche' senno' e' capace di comprare tutta la Troma production e dirti pure che palle.
E invece dell'anello del conte, ci sta lo spazzolone, infilati nelle gole del malvivente di turno (ma ci arriviamo).
Il tutto farcito con fotografia smarmellata, sapientemente girato a cazzo di cane e recitata pure peggio, con risparmio sugli effetti speciali per pensare subito a un seguito che Medical Dimension levati. 
Ed e' subito cult.
Benvenuti a Tromaville, dove il fitness e' imperativo tanto quanto delinquere. Alla Tromaville Health Club ci sta Melvin (aka Seppia made in USA) che fa le pulizie con il suo fido spazzolone (ta-dah!) e viene preso in giro costantemente dagli addetti ai lavori e da chi la frequenta. 
Non deve cantare Tu sei il mio signore sotto la minaccia di una mazza da baseball, ma viene costretto a indossare con un tutu' e deve baciare una pecora.Non paghi, gli infami lo defenestrano, facendolo cadere in un bidone di rifiuti tossici e si trasforma in un essere deforme, crescendo 190cm. Cosi' de botto e senza senso.
Melvin suo malgrado diventa un eroe quando spacca la faccia a degli spacciatori che vogliono corrompere il poliziotto Clancy, e scopre che dare una marea di mazzate e' gratificante.
Cosi' finito a vivere in una discarica dopo essere stato cacciato dalla mamma, comincia a far fuori tutti coloro che l'hanno bullizzato a cominciare dallo stira bambini, poi dalla coscialunga bionda e pure la coscialunga mora, usando ogni mezzo, compreso il suo mitico spazzolone
E lo spazzolone entra in azione in un ristorante, che entra in scena Sarah, aka miss damned bitch (cagna maledetta), che non vedendo una mazza, si innamora del vendicatore tossico.
E in un tripudio di mazzate, con tanto di vecchia malavitosa finita in lavatrice (GENIO!)il sindaco corrotto lo vuole muerto, ma la comunita' intera lo vuole salvo, come i dati auditel che hanno salvato Gli occhi del cuore dalla furia dei terroristi del Burmini.

RECENSIONE SERIA:

In trash we trust, crediamo del trash. Probabilmente questo e' il credo di Lloyd Kaufman, colui che svezzo' James Gunn mettendolo alla sceneggiatura di Tromeo and Juliet (roba che Leo scansati) facendo del cinema trash un impero. Erano gli anni Ottanta, quelli di Reagan e dello yuppismo. 
Kaufman prende di mira gli aspetti poco sani dell'American way of life: centri suburbani che fioriscono dal marciume della corruzione in nome del profitto, ecosistema che cominciava ad andare a rotoli, il sindaco marcio fino al midollo, e criminali di mezza tacca dal fucile facile. 
Il tutto riflesso in uno specchietto per le allodole con una societa' vincente,felice e malata di fitness, mettendo in contrasto il povero e gracile Melvin, reiettto di una societa' che non lo accetta perche' non bello e ricco come il malefico figlio di Neydermeier, colui che odia bambini e vecchiette.
Preso in giro e vessato da tutti, Melvin e' destinato a fare una vita da infame, perche' bruttarello, non aitante nemmeno tanto sveglio. Il massimo che puo' fare e' pulire con il suo fedele spazzolone gli spogliatoi, sognando probabilmente di spogliare la bella biondona che fa' areobica tutti i giorni. Finisce vittima delle prime falle del marcio che intacca l'ecosistema, con quei bidoni di monnezza tossica scaricate nelle zone periferiche da mamma metropoli, NY in questo caso. Perche' dove c'e' benessere c'e' il consumo e dove c'e' il consumo c'e' la produzione della monnezza. E la monnezza porta a speculazioni e soldi facili che fanno gola al sindaco. Ma sara' proprio il vendicatore tossico che fara' quello che ha sempre fatto: pulire lo sporco, in questo caso la feccia della societa', al punto da rendere Tromaville un piccolo quartiere residenziale modello. Per la serie, dallo sterco nascono le peonie. Se poi i fiori vengono su con concime di morti ammazzati, ancora meglio.
Memore di commedie goliardiche scollacciate tipo Porky's, Kaufman ne riprende le dinamiche (il razzismo, la ribellione giovanile, l'abuso di potere di quel porco di Porky) infarcendole pero' di horror, con questo povero sfigato (nel senso che ha una sfiga immonda nel finire sfigurato da un bidone di sostanze tossiche dopo aver patito la qualunque) che tendenzialmente ammazza per il gusto di farlo, ma paradossalmente crea una societa' piu' onesta e sicura, al punto che tutti vogliono vivere a Tromaville. Alla faccia del sindaco, tie'.
E se Sarah, la damsel in distress probabilmetne ci sta con lui perche' e' cieca (ma il sospetto che 190cm abbia fatto cresce qualcos'altro c'e'), Melvin/Toxic Avenger e' decisamente meglio del malato di fitness tanto aitante tanto quanto, per l'appunto, un brutto figlio di Neydermeier.
Perche' Il vendicatore tossico e' in realta' un eroe suo malgrado, dato che la principale motivazione e' vendicarsi dei torti subiti e far ingoiare lo spazzolone a chi abusa degli altri, dallo spacciatore ai delinquenti, fino alla vecchia capa di una gang.
E siccome il trash porta a mandare al diavolo tutte le regole, comprese quelle del politicamente corretto, sti cazzi se a farne le spese sono bambini, anziani e pure un cane.
The Toxic Avenger e' la sana catarsi di tutto quello che non va' in America, ma anche una crociata contro il politicamente corretto, che prende per i fondelli tutto e tutti (compreso Lars Von Trier e il suo Dogma 95, diventato Dogpile 95), con il suo tripudio di sangue, budella, tette e morti ammazzati. Male.
E in questi tempi (bui e bovini) dove il politicamente corretto e la cancel culture regna incontrastato, e' una manna dal cielo vedere quant'e' invecchiato alla bell'e'meglio questo energumeno con la faccia da Picasso (Modigliani no, che fa' troppo Italiano) che fa' ingoiare lo spazzolone al brutto figlio di sultana di turno.

Voto: 7.5




  





























































Hanno partecipato alla notte horror: 


martedì 8 agosto 2023

GOODBYE: Addio a William Friedkin




1935 - 2023


"...Molti miei film hanno questa caratteristica: costringere i protagonisti a confrontarsi in spazi claustrofobici con le loro ossessioni o le loro paranoie. Perfino Vivere o morire a Los Angeles era così. Per raccontare l’ambiguità del protagonista invece mi sono ispirato a La notte corre sul fiume, l’unico film da regista di Charles Laughton, una storia bellissima in cui Robert Mitchum interpreta un predicatore malvagio. Il personaggio di Joe Cooper, il detective che in realtà è un killer spietato, deve molto a quella figura apparentemente docile e per questo ancor più pericolosa e terrorizzante..."