giovedì 30 aprile 2015

CULT MOVIE: The Lodger



Titolo: The Lodger
Gran Bretagna, 1926
Cast: Ivor Novello, June, Malcom Keen.
Sceneggiatura: Elliot Stannard, Alfred Hitchcock (non accreditato).
Regia: Alfred Hitchcock
Durata: 70'


Ti puoi fidare del vicino di casa? La persona a cui hai affittato casa, è una persona rispettabile? E se fosse un assassino?
C'è sempre l'ombra del dubbio dietro al presente rispettabilità di una persona. E Alfred Hitchcock lo sapeva bene, inducendo questo timore nello spettatore fin dagli esordi avvenuto con The Lodger, tecnicamente il terzo film diretto da Alfred Hitchcock, ma il primo vero film di Alfred Hitchcock.
In che senso? Nel senso che è il primo lungometraggio in cui il "maestro del brivido" mette la sua firma al suo indiscusso talento, facendo emergere il suo stile e la sua autorialità fatto di suspence, difficoltà nel distinguere il vero dal falso, il conflitto tra il bene e il male - elementi che sono diventati il suo marchio di fabbrica.
Hitchcock crea un sottile confine tra il bene e il male gettando un alone di mistero e ambiguità su Johnatan Drew (Ivor Novello), giovane tormentato che si presenta alla casa dei Bunting nel rispettabile quartiere di Bloomsbury, proprio il giorno in cui è stata ritrovata l'ennesima vittima del 'Vendicatore' - un folle psicopatico che uccide solo ragazze dai capelli biondi. 
Memore della lezione espressionista, Hitchcock enfatizza l'atmosfera con luci e ombre, con quella coltre di nebbia che avvolge il misterioso e affascinante pensionante.
Hitchcock  al di là delle influenze della cinematografia tedesca, riesce fin da subito a creare il suo stile inconfondibile, grazie alla sua inventiva e alla sua genialità dal punto di vista visivo e tecnico.
Lo si denota fin dalla prima sequenza, con un primissimo piano di una fanciulla bionda che urla terrorizzata, vittima del Vendicatore, e subito dopo ci sono le insegne luminose che pubblicizzano lo spettacolo "Riccioli biondi".
Tutto il resto è un sottile gioco di suspence e sospetti, mescolando le carte e gettando sull'aitante Jonathan Drew un alone di mistero e inquietudine.
Johathan fin da subito si presenta al cospetto della famiglia Bunting con un aspetto ambiguo e sinistro:  ha un mantello nero, porta una sciarpa che gli copre il volto e ha con sé una valigia. Proprio come il Vendicatore. E' una coincidenza il fatto che Drew bussi alla porta dei Bunting qualche ora dopo l'ennesimo omicidio? L'assassino ha trovato la sua base operativa?  Per tutto l'arco temporale del film, Hichcock gioca con maestria gettando dubbi sul pensionante. Possibile che sia un assassino?
Ciò che interessa a Hitchcock non è tanto la figura dell'omicida seriale stile Jack lo squartatore, ma come un uomo comune dal comportamento strano possa essere considerato un assassino, in un clima di isteria e paura collettiva che teme ogni martedì un nuovo delitto; e soprattutto il possibile assassino entra in un luogo dove si è soliti sentirsi al sicuro: la casa, il luogo di tranquillità e sicurezza per antonomasia, così come la rispettabilità dell'ambiente borghese di Bloomsbury, distretto londinese tranquillo, che diventa  improvvisamente lo scenario di efferati crimini.
Hitchcock non scopre le carte fin da subito, ma fa entrare Drew nella casa dei Bunting come un semplice affittuario: ha già pagato un mese di anticipo e questo basta per dargli un po' di fiducia in quanto persona perbene.
Ma la sicurezza nel pagare l'affitto è sinonimo di affidabilità? Non proprio, perché Drew è irrequieto e nevrotico, e comincia a manifestare una certa insofferenza a quadri che raffigurano fanciulle dai capelli dorati, cammina nervosamente facendo traballare il lampadario (e qui un altro tocco di genio: essendo un film muto, per dare l'idea del rumore dei passi, fece "trasparire" il pavimento per far vedere il protagonista che camminava nervosamente), e soprattutto, la sera esce di casa, specialmente il martedì, rientrando a notte fonda evitando di farsi sentire.
Ma il nervosismo non può essere associato a un serial killer. Però la signora Bunting non si sente al sicuro con il pensionante al piano di sopra, persona tormentata e affascinante.
Fascino che cattura Daisy (June), la figlia dei Bunting, fidanzata con l'integerrimo Joe (Michael Keen), poliziotto di Scotland Yard.
Come il triangolo che lascia il Vendicatore, si crea il triangolo tra Johnatan, Daisy e Joe.
Daisy è attratta dalla sicurezza che porta Joe, ma è attirata dall'ambiguità di Johnatan e Hitchcock gioca sul filo sottile del bene, incarnato da Joe, e il "male" incarnato da Johnatan.
Elementi che il regista inglese capovolge a suo piacimento: Joe "il buono" che mette le manette a Daisy, con quel senso di contrizione e perversione bondage, quel modo di legare una persona a sé negandole momentaneamente la libertà, così Jonathan "il cattivo" le dimostra dolcezza e interesse regalandole il vestito che indossava alla sfilata.
Ma la signora Bunting teme per l'incolumità di sua figlia. E il maestro del brivido semina momenti noir in cui Daisy potrebbe essere in pericolo,  dove anche il più banale degli oggetti potrebbe essere un arma per nuocere, come quando gioca con Johnatan a scacchi e lui prende l'attizza fuoco quasi volesse colpirla (ma non è così).
Fin dal primi film, Hitchock gira le scene d'amore come se fossero omicidi, e omicidi come se fossero scene d'amore. Anche se non manca il romanticismo, con quel magnifico bacio tra Johnatan e Daisy, enfatizzato da un sapiente montaggio che mostra i loro volti che si accingono a incontrarsi.
Il loro amore sembra stroncare sul nascere perché tutto sembra congiurare contro di lui e il suo comportamento lo indica inevitabilmente come colpevole: tratto in arresto, viene linciato dalla folla e Hitchcock rievoca in lui la figura di Cristo, come al principio, quando Drew chiude la finestra e gli infissi si riflettono come una croce sul suo volto, e verso la fine, quando il (presunto?) colpevole fugge e rimane incastrato con le manette nella ringhiera e sollevato dalla gente inferocita come Cristo in croce. Il cattolico Hitchcock fa i conti con la sua rigida educazione, immettendo gli incubi della sua infanzia che cerca di esorcizzare sul grande schermo. E nasce un gioiellino dell'epoca muta.
Alfred Hitchcock firma il suo primo grande film e si dimostra già un ottimo direttore di attori, soprattutto Ivor Novello, capace di conferire al suo pensionante nevrosi e passioni, in contrasto con il suo antagonista Malcom Keen, con il suo Joe paladino della giustizia sfortunato in amore.
The Lodger rappresenta un film fondamentale della filmografia del regista londinese, quando ancora Hollywood era lontana, ma già consapevole di avere i numeri vincenti per essere un maestro del brivido.

Voto: 7/8

K-HORROR DAY: Mourning Grave

The Obsidian Mirror  questo mese compie 4 anni e festeggia in grande stile: i cineblogger tornano per celebrare il cinema horror coreano, che completa il percorso intrapreso da Obsidian Mirror che ha inaugurato la saga con Whispering Corridors.
Director's cult ha scelto Mourning Grave, dove la scuola è già di per sé un incubo per molti adolescenti, ma con questo film prende pieghe sinistre e inquietanti.
L'intento di Obsidian Mirror è di avvicinare i cinefili a riscoprire o ad accostarsi a un genere che rifuggono come il cinema horror. Nel caso della Director's, si è riaccesa la scintilla, spentasi dopo una 'giovinezza' passata a masticare film dell'orrore asiatici.


Attenzione: Siccome la Director's è un po' vecchietta (ma mica tanto neh) e non vede film horror da secoli, ha visto in Mourning Grave qualcos'altro in più di un semplice film dell'orrore. 
Come? Lo scoprirete tra poco, sperando di non tradire lo spirito dell'iniziativa.





Titolo: Mourning Grave
Titolo originale: Sonyeogoedam
Corea del Sud, 2014
Cast: Kang Ha-neul, Kim So-eun, Kim Jung-tae
Sceneggiatura: On Hin-chun
Regia: On Hin-chun
Durata: 90'

La scuola a volte è un posto che può diventare opprimente. Devi stare tutto il giorno in un'aula, seduto, in silenzio. Bisogna stare composti, seguire la lezione, che - nelle intenzioni pedagogiche - dovrebbero formare la base culturale e comportamentale del futuro adulto. Devi indossare una uniforme, facendoti lasciare a casa i jeans preferiti che vorresti indossare.
La scuola a volte può diventare un incubo. Perché al di là del fascino e dalla opportunità (che un infante non può ancora riconoscere) di essere forgiati in prossimi 'uomini/donne del sapere', è un luogo dove si crea rabbia, frustrazione, isolamento e competizione. 
Come è possibile che ci si senta esclusi e soli se si passano dalle quattro alle otto ore al giorno in compagnia di altri venti/trenta ragazzi che hanno la tua stessa età?
Capita, eccome se capita. Perché sì, si ha la stessa età, ma si ha una differente educazione famigliare e un diverso background socio-culturale.
Così nel nome di un fittizio o pseudo darwinismo sociale, se non sei della stessa 'cerchia', se sei debole (e quindi un facile bersaglio) vieni preso di mira, sbeffeggiato e umiliato senza ragione. 
Si chiama bullismo. E la scuola è il luogo perfetto dove si annida il germe del bullismo.
Tu sei la vittima, l'ho deciso io. Non sei come me. Sono meglio di te. 
E allora decido di deriderti, di prenderti in giro, di prenderti a schiaffi. Di tagliarti i capelli, di farti svegliare la mattina sapendo che ti tormenterò finché la campanella della scuola non sancirà la fine della tua tortura quotidiana. E chi acconsente a questo 'gioco', bene, chi dissente, stessa punizione.
Come una malattia, il bullismo ti prende, ti toglie la dignità, ti rende debole psicologicamente e ti toglie ogni difesa. Fino a spingerti al suicidio.
Come accade alla giovane Sae-hee (Kim-So eun), umiliata dalla 'bulla' di turno perché ha osato denunciare il pessimo comportamento della sua compagna di classe all'insegnante.
Sae-hee ha osato alzare la testa, e allora la punizione è stata il supplizio psicologico che l'ha portata alla morte.
Solo un ragazzo, In-Su (Kan-Ga neul) può vederla. In-Su ha il potere di vedere i fantasmi. Potere e maledizione allo stesso tempo, perché fin da bambino vede queste presenze divenute per lui insostenibili e inquietanti, perché non fanno altro che chiedere giustizia, di placare il loro tormento.
Dono che lo porta ad essere escluso, trovando la compagnia in fantasmi, la compagnia di Sae-hee che diventa la sua amica, e forse qualcosa di più - dopo aver cercato di ignorare la sua presenza, di far finta che fosse frutto della sua immaginazione. Anche se quel fantasma ha un non so che di familiare, così diversi dagli spiriti che In-Su incontra ovunque, in metropolitana, a casa e soprattutto a scuola.
E si ritorna lì, nel luogo dell'incubo.
In un luogo dove si consumano omicidi, sete di vendetta, drammi che si potevano evitare, ma che non sono stati fermati.
Mourning Grave parte come un tradizionale horror con il giovane In-su che stringe il suo amuleto per tenere lontano i fantasmi che lo tormentano, con uno stile che riprende il celebre The Ring,  e The Grudge, che lanciarono il trend una quindicina di anni fa - facendo conoscere il genere horror orientale al pubblico che occidentale cresciuto a pane e Freddy Kruger.
Ciò che rende interessante Mourning Grave, non è tanto l'effetto 'paura' che si vuole suscitare con apparizioni improvvise, sangue che schizza in scene efferate e omicidi, ma piuttosto il vero orrore è rappresentato dalla scuola.
Se nel dramma teatrale A porte chiuse Jean Paul Sartre identificava l'inferno con una stanza chiusa senza finestre dove gli astanti finiscono per torturasi psicologicamente a vicenda, in  Mourning Grave la classe di un liceo diventa il luogo di odio e soprusi. E Sha-nee da vittima designata dentro le mura di una classe, diventa a sua volta la carnefice che soddisfa la sete di giustizia in quelle pareti chiuse, dove bisogna fissare la lavagna, dove bisogna stare seduti e composti, zitti e attenti, perché la professoressa sta spiegando, voltando loro le spalle sbrigando il suo dovere.
E ciò che fa più paura di Mourning Grave non è l'arrivo inaspettato di un fantasma o di quella mano insanguinata che tocca la finestra,  ma fa paura quanto i giovani vestiti in uniforme, siano capaci di esercitare gratuitamente la cattiveria.
E fa paura vedere l'indifferenza, fa paura vedere l'impotenza di un padre (che saprà poi vendicare la figlia in modo sbagliato), fa paura vedere la mancanza di comprensione da parte di chi dovrebbe darti una educazione - che non è fatta solo di regole e nozioni di matematica.
Sae-hee cerca pace, e lo fa con la violenza. Una sete di sangue che si abbatte come un vortice e la volontà di cancellare per sempre quel posto che ti insegna a una sfrenata competizione, che ti insegna a schiacciare per non essere schiacciati. Se sopravvivi, sei pronto per il mondo reale, che è ancora più spietato.
Sae-hee cerca pace, e può trovarla grazie a In-Su. Per fortuna non c'è solo odio nella scuola, ma anche amore. Chi non si è mai innamorato tra i banchi di scuola?
In-Su cresce e diventa a sua volta insegnante. Le sue visioni però tornano.
C'è ancora molto da fare per fermare il bullismo nella scuola.
Mourning Grave riesce a miscelare con cura horror, romance, suspence e humor, riuscendo a scardinare abilmente le regole dell'horror made in Asia.

Voto: 7,5


Hanno festeggiato The Obsidian Mirror:

"Whispering Corridors" (1998) su Non c’è paragone
"Whispering Corridors" (1998) su Pensieri Cannibali
“Sorum” (2001) su Mari’s Red Room
“Two Sisters” (2003) su White Russian
“Three...Extremes” (2004) su La Fabbrica dei Sogni
“The Host” (2006) su Recensioni Ribelli
“Hansel & Gretel” (2007) su In Central Perk
“Thirst” (2009) sul Bollalmanacco di Cinema
“I Saw the Devil” (2010) su Delicatamente Perfido
“The Terror Live” (2013) su Cinquecento Film Insieme


mercoledì 29 aprile 2015

MONOGRAFIA: Lupita Nyong'o



Bella e brava. Giovanissima, a soli 32 anni è diventata una icona di stile (le hanno scippato un vestito di Calvin Klein interamente ricoperto di perle la notte dopo gli Oscar) e ha vinto un Academy Award nel 2013. Di chi si tratta? di Lupita Nyong'o passaporto messicano, ma anima kenyota.
Nata a Città del Messico il 1° marzo 1983, si trasferisce giovanissima in Kenya, per poi ritornare in Messico a studiare spagnolo. 
Il viaggio successivo la vede negli Stati Uniti, dove si laurea in studi cinematografici, che applicherà con successo con la direzione del suo primo documentario, In my Genes, incentrato sulle problematiche che vivino le persone di colore albine, che vivono una condizione svantaggiata di 'bianchi' in una società a predominanza nera, tra discriminazioni e problematiche socio-culturali.
La svolta e il successo avviene con 12 anni schiavo: il ruolo della fragile schiava Patsey le fa vincere l'Oscar come migliore attrice non protagonista, e le apre le porte di Hollywood. Lo step successivo la vede al fianco di Liam Neeson nel trhiller Non-Stop, ma soprattutto un ruolo nell'attesissimo Star Wars: il risveglio della forza, diretto da J.J. Ambrams.
Oltre al cinema è anche una icona di stile, corteggiata dalle riviste di moda, amata dai fashion blogger che amano il suo gusto impeccabile e la sua eleganza, e inoltre è testimonial per la casa cosmetica Lancome.
Bella e brava dunque. La conferma arriverà sotto la stella di George Lucas. E sicuramente non deluderà le aspettative.

martedì 28 aprile 2015

SOUNDTRACK: The Twilight Saga: Eclipse



La colonna sonora del terzo capitolo della saga di Twilight, Eclipse, è caratterizzata da canzoni presenti solo nella pellicola e non costruita ad hoc per confezionare una soundtrack destinata a puri scopi commerciali. 
La soundtrack si apre con Eclipse (All yours) dei Metric,brano pop ritmato contaminato con sonorità elettroniche. Il pezzo forte però è la canzoneNeutron Star Collision (Love is Forever) dei Muse. La band di Matthew Bellamy torna, dopo aver prestato un altro brano nella colonna sonora precedente (New Moon) con una rock-ballad che parte con un assolo di pianoforte dolce e romantico per poi virare con il rock passionale al punto giusto. 
Altri brani di punta sono di Florence + The Machine con Heavy In your arms, brano intimista e "sofferto" in salsa electro pop con un retrogusto garage. Tale atmosfera permane con il brano di Sia, My Love, anche se dal punto di vista musicale è decisamente più sobrio, fatto di pianoforte, archeggi e strumenti a fiato in sottofondo, puntando sulle doti eteree della cantante. 
Un tocco di folk scandinavo arriva con Atlas del gruppo anglo-svedese dei Fanfarlo, nuova band emergente del panorama indie. Ma è solo un momento di distensione per poi tornare ad atmosfere più dark con una ballad rock decadente (impreziosito da un piano jazz in sottofondo) con Chop and Chain dei Black Keys. Bat For Lashes collabora con Beck Hansen confezionando un brano anch'esso electropop (di cui Hansen è sempre stato un forte sperimentatore) molto accattivante, con Let's Get Lost. 
L'elettronica si alterna con il rock, in questo caso di matrice indie con Johnnie Low dei Vampire Weekend, uno dei pochi brani più ritmati (anche grazie all'uso del banjo e degli archi) della colonna sonora. Dj Shadow & Dj Bell (alias UNKLE) "sporca" con l'elettronica, che abbonda nella soundtrack, i toni dark dei Black Angels: con With you in my head si torna ad un tono più cupo e meno intimista, dove la sapienza degli UNKLE regala toni più sincopati e ritmati. 
Puro alternative rock con a Million Miles an Hour degli Eastern Conference Champions. Altro brano Indie/folk con la band dei Band of Horses che regalano un momento distensivo e sognatore con Life on Heart. Cee Lo Green dei Gnarls Barkley regala un tocco funky con What Part of Forever, confezionando un brano pop ritmato e orecchiabile. Chiude la soundtrack il compositore Howard Shore con Jackob's Theme, ballad fatta di solo pianoforte, struggente e romantica come vuole essere il film. 
Eclipse Original Motion Picture Soundtrack è una colonna sonora fresca e giovane, dove racchiude il meglio del panorama alternativo giovanile, emergente gioventù in perfetta sintonia con i protagonisti della saga.


1. Metric — “Eclipse (All Yours)”
2. Muse — “Neutron Star Collision (Love is Forever)”
3. The Bravery — “Ours”
4. Florence + The Machine — “Heavy In Your Arms”
5. Sia — “My Love”
6. Fanfarlo — “Atlas”
7. The Black Keys — “Chop And Change”
8. The Dead Weather — “Rolling In On A Burning Tire”
9. Beck and Bat For Lashes — “Let’s Get Lost”
10. Vampire Weekend — “Jonathan Low”
11. UNKLE — “With You In My Head” (feat. The Black Angels)
12. Eastern Conference Champions — “A Million Miles An Hour”
13. Band of Horses — “Life On Earth”
14. Cee Lo Green — “What Part of Forever”
15. Howard Shore — “Jacob’s Theme”

domenica 26 aprile 2015

100% PURE GLAMOUR: La borsa Kelly


Il cinema influenza la moda, la moda prende dal cinema: così nasce la borsa Kelly di Hermès, nominata così per omaggiare la regale Grace Kelly, il 'ghiaccio bollente' che infiammava con la sua algida bellezza film come Caccia al ladro e La finestra sul cortile.
Grace Kelly adorava la borsa creata da Emile-Maurice Hermés, che la usò in svariate occasioni mondane, facendo diventare la ex star di Hollywood una vera e propria icona di moda. Così glamour da spingere il famoso fashion designer Hermès a dare il nome della ex diva di Hollywood per rendere questa borsa elegante, raffinata e chic una 'it bag' amata da tutte le fashion addict.
La borsa che insieme alla Birkin è un oggetto di culto tra le fashion addicted, è una hand bag a forma trapezoidale, con fondo rigido con la chiusura impreziosita da un lucchetto, e ancora oggi è un oggetto di culto. Come la diva Grace Kelly, mito intramontabile di eleganza e raffinatezza.

mercoledì 22 aprile 2015

PRO & CONTRO: Frances Ha

Nuova rubrica in casa Director's: pro & contro, ovvero 'a me il film è piaciuto, ma a qualcun altro no'. Il film 'incriminato è Frances Ha di Noha Baumbach. A me è piaciuto molto, ma al mio stimato collega Kris Kelvin non molto. 
Dopo la collaborazione con la Fabbrica dei sogni, torno a collaborare con Solaris. Un ottimo modo per esprimere le proprie opinioni. Perché il cinema non è bianco è nero. Ma nel mezzo ci sono... (50) sfumature di grigio!





Titolo: Frances Ha
Id,. USA, 2012
Cast: Greta Gerwig, Mickey Sumner, Adam Driver.
Sceneggiatura: Greta Gerwig.
Regia: Noah Baumbach.
Durata: 82'








Perché non è piaciuto a Solaris:

Giovane, carina, disoccupata. E anche un tantino sfigatella, specialmente con l'altro sesso, tanto da meritarsi la qualifica di 'infidanzabile' (undateable, nel film). Frances Ha(lladay, ma il nome non entra sulla targhetta del citofono) è una normalissima ragazza trentenne che non sa cosa fare della sua vita: vorrebbe (forse) diventare ballerina, ma sa di non avere talento. Vorrebbe (forse) sistemarsi e trovare una casa decente, ma capisce di non essere fatta nè per la convivenza nè per il coinquilinaggio. Vorrebbe (forse) cambiare aria, ma come quasi tutti gli americani si sente un pesce fuor d'acqua non appena mette i piedi fuori dal suo paese...
Frances Ha arriva nelle sale italiane con due anni di ritardo, ma in realtà è il film stesso ad arrivare fuori tempo massimo: sarà perché il sottoscritto, che giovanissimo non è più, si è ormai un po' stancato di questi filmini minimalisti e fintamente indie (e parecchio snob) sarà anche perché nello stesso giorno di Frances Ha (di cui tutti mi avevano parlato bene) dopo due ore rivedi Una giornata particolare di Scola e capisci quanto, nel cinema e nella vita, siano importanti le proporzioni... fatto sta che mi sono un po' rotto di questa ennesima pellicola inconcludente sull'inconcludenza, dove tutti e tutte barboneggiano saltando da un divano letto all'altro cercando la propria strada (come nell'altrettanto inconcludente Oh boy di Gerster), ovviamente senza mai trovarla e, altrettanto ovviamente, non si sa come, trovando sempre i soldi per lo smartphone di ultima generazione e cospicue bevute nei locali trendy della Grande Mela. Anzi, a dirla tutta, il 'come' lo sappiamo benissimo: grazie ai rispettivi genitori che, guarda caso, sono sempre munifici, compiacenti e tolleranti nei confronti dei figli debosciati.
Mi rendo conto che quanto ho scritto finora sa molto di umorale e molto poco di cinefilo, quindi prendete questa recensione per quello che vale (cioè pochissimo). Però, davvero, personalmente m'importa poco se Frances Ha non è affatto un brutto film, se la bravissima Greta Gerwig (anche sceneggiatrice) si è guadagnata una giusta nomination all'oscar, se il regista Noah Baumbach ha realizzato uno di quei film che Woody Allen da tempo non riesce più a fare... è che non ne posso più di queste pellicole di plastica, costruite con lo stampino, con la loro bella colonna sonora e l'immancabile, insopportabile, bianco e nero che fa tanto 'fighetto' e molto 'fvancese'. Frances Ha è un film stanco e già (ri)visto troppe volte: forse negli Usa non conoscono Nanni Moretti, ma sarebbe utile spedire a Baumbach un dvd di Ecce Bombo, giusto per fargli presente che già una quarantina d'anni fa c'era chi aveva ben inquadrato una generazione di figli di papà viziati e nullafacenti, senza però giustificarli e cercare di fargli guadagnare la simpatia dello spettatore.
Forse chi scrive è un vecchio brontolone, rancoroso e sempre più insofferente. Ma libero di manifestare una certa allergia verso un tipo di cinema che ormai non ha più niente di spontaneo, e che in America ha perfino trovato un termine che lo cataloga perfettamente, ovvero mumblecore, vale a dire pellicole che strizzano l'occhio e simpatizzano furbescamente a certi comportamenti che, a mio personalissimo modo di vedere, tutto sono tranne che formativi per i nostri 'ggiovani'. Ma ecco che già sento mi piovere addosso le prime accuse di moralismo: e allora mi fermo qui, limitandomi a ribadire la mia conclamata intolleranza di quarantenne...


Perché è piaciuto a Director's cult:

La generazione di oggi vuole fare questo, vuole fare quello, ma non ha voglia di farlo veramente.
E' un po' brutale messa così, o meglio come la mette in bianco e nero Noah Baumbach, che con Frances Ha potrebbe essere perfettamente catalogato come radical chic - proprio da coloro che non sanno che etichetta indossare per presentarsi agli occhi del mondo.
Negli anni Novanta c'era la Slacker Generation (rappresentata da Baumbach stesso nel suo ultimo film, While We're Young), nel Ventunesimo secolo, c'è... Boh, non si sa cosa c'è.
Se Frances fosse un oggetto di studio cinematografico, finirebbe per essere la figlia di un 'certo' Benjamin Braddock, che anche lui non aveva uno scopo nella vita dopo la laurea.
Se Frances fosse un oggetto di studio sociologico, finirebbe nella categoria 'eterno Peter Pan'- tanto usata per classificare quei giovanotti che stanno tanto bene a casa e che non pensano assolutamente di sposarsi perché niente e nessuno rammenda i calzini e fa una cena favolosa come solo la mamma sa fare.
Ecco, Frances ne sembra la variante. Scioccamente la si può etichettare come 'sindrome di Trilly'?
Baumbach presenta la nostra 'eroina' scanzonata, che balla al parco e scorrazza in giro con la migliore amica Sophie (Mickey Sumner), che lavora per una casa editrice. 
Frances fantastica con Sophie di coabitare in un appartamento nel Village, di diventare una ballerina e la sua amica una famosa scrittrice, condividendo tutto con lei, tanto da rompere con il suo fidanzato (prendere un gatto insieme e vivere come una famigliola, stai scherzando vero?).
Però Sophie ha fatto uno step in più: si è fidanzata, si trasferisce prima a Tribeca (che Frances non può permettersi), poi si trasferisce in Giappone. E Frances rimane così, immobile. Perché sognare è facile, ma mettere in pratica, 'sbattersi', un po' meno.
Sophie si evolve, Frances, no.
Sophie è cresciuta, Frances no.
Sophie sa (al momento) cosa vuole dalla vita, Frances anche, ma non ha la forza o semplicemente la voglia di reagire e cambiare radicalmente la sua vita.
Certo, vive a New York, ma fa fatica a sbarcare il lunario. Vuole fare la ballerina, ma non ha la motivazione necessaria e non combatte per ottenere ciò che vuole.
Più che definirla inconcludente, Frances sembra stritolata dalla sua situazione in stallo. Cerca di vivere con nuove persone (artisti mantenuti dai genitori), una nuova amica con cui ca**eggiare come con Sophie. Però non funziona.
Si sente un pesce fuor d'acqua. Sembra quasi un'aliena tra tutte queste persone con i piedi per terra, come la sua amica Sophie.
Sophie però mica è messa molto meglio. Segue alla perfezione le regole: lavoro, famiglia, vita borghese ad ottimi standard. Sophie taglia i rapporti con Frances, ma non è felice, è in crisi. 
Sophie sa cosa vuole, ma una volta ottenuto scopre che non è soddisfatta.  Frances non sa cosa vuole, e scopre che non è soddisfatta altrettanto.
Questa situazione di perenne immobilità la porta dappertutto e da nessuna parte: New York, dove vive in modo bohémiene tra locali fighi e conti salati da pagare, Sacramento  dove si sente al sicuro a casa dei genitori, Parigi dove passa un weekend in estrema solitudine e senza aver assaporato o goduto niente della fascinosa metropoli. 
E con il soggiorno Parigino Baumbach focalizza la sensazione di Frances di vivere persa nel vuoto, senza una meta e senza uno scopo preciso, sprecando tante occasioni che bussano alla porta. Perché Frances sa che la sua vita è un casino, però non sa da che parte cominciare a raccogliere i cocci e rimettersi in carreggiata.
Baumbach sembra non volere fare sconti alla generazione '?' e allora non fa regali a nessuno, facendo arretrare Frances, facendole toccare il fondo, facendola dormire nel dormitorio della sua università, facendole fare lavori saltuari.
Ecco, Frances finalmente (o almeno, si spera) ha capito la lezione e abbassa il tiro, arrivando a fare compromessi con una vita piena di incognite. 
E Frances Hallaway ristretto in 'Ha' sul nome del citofono è un buon inizio.
Con Frances Ha, Noah Baumbach ritorna allo stile ormai considerato 'vintage' dei film indipendenti tipici degli anni Novanta, girato per strada strizzando volutamente l'occhio un po' a Godard e al suo Fino all'ultimo respiro, un po' allo stile nevrotico/newyorkese di Woody Allen - mettendoci di suo i conflitti generazionali e lo smarrimento di una gioventù che credeva di potere avere tutto, e invece non ha ricevuto niente. Con l'aggravante di non sapere agguantare con tenacia e testardaggine ciò che si vuole.
E se lo stile di Baumbach risulta un po' leccatino e vagamente 'parac*lo', non si può negare una certa empatia e simpatia per questa scombinata ragazza, che si definisce 'infidanzabile'.
Frances Ha è una commedia ben scritta dalla brava protagonista Greta Gerwich - una commedia leggera dal retrogusto amarognolo, ma anche uno sguardo su una società un po' persa per strada.

Voto: 7

martedì 21 aprile 2015

VIDEOCLIP REVIEW: Evil Eye - Franz Ferdinand



Titolo: Evil Eye
Band: Franz Ferdinand
Regia: Diane Martel
Durata: 3'09''

Un urlo spaventoso apre le danze del macabro microcosmo splatter di Alex Kapranos e la sua band, i Franz Ferdinand. 
Alex e soci suonano tranquillamente mentre un corpo galleggia indisturbato in una piscina insieme a un bulbo oculare. Ma c'è di più: nella villa "degli orrori" viene ospitato un ostaggio murato vivo, una fanciulla dalla mano mozzata che sprizza sangue allegramente, teste che rotolano e carne in putrefazione.
Ce n'è per tutti: l'accetta che taglia le teste, le braccia e la gola dei malcapitati di turno, sangue che schizza sulle pareti e macchia i quadri e ospiti davvero interessanti: una mummia che fa da compagnia a Mr. Kapranos, un cannibale, un uomo con tre gambe, una donna parecchio fuori di testa che accoltella energicamente la vittima di turno fino a farsi schizzare il sangue sulla faccia, e una donna sudaticcia che prepara pop corn ripieni di vermi. Special guest: un signore panciuto che ha "mangiato" Kapranos, e che ci delizia con una grattata del didietro e le dita del naso sapientemente leccate.
Evil Eye è l'ultimo video della band britannica dei Franz Ferdinand, ed è diretto da Diane Martel, autrice della doppietta Blurred Lines di Robins Thicke e We Can't Stop di Miley Cyrus.
Con un collage di immagini non legate tra di loro, ma accomunate dallo stesso schifoso effetto, Diane Martel fa un omaggio al grande Lucio Fulci (che di teste mozzate se ne intendeva) e al cinema horror considerato di serie B, prendendo tutti i cliché e gli effetti (o meglio, effettacci) volutamente splatters fatto di gambe mozzate, sangue che schizza, vomito, lingue che camminano, denti estratti, occhi che escono dalle orbite e molto altro. Tutto molto grand grugnol, tutto volutamente schifoso, e i Franz Ferdinand si prestano divertiti all'operazione. 
Il tocco in più ce lo regala il fascinoso Kapranos, che per l'occasione sfoggia un paio di baffetti alla Vincent Price, (che rinuncia alla sua ormai mitica frangetta per un'acconciatura rockabilly, creando un look altrettanto weird che renderebbe orgoglioso John Waters), che si sposa alla perfezione con lo spirito del video. 
Evil Eye è un video che "schizza" sense of humor e la visione è caldamente consigliata a stomaco vuoto per i più delicati e facilmente impressionabili.


venerdì 17 aprile 2015

SPOT REVIEW: Barilla by Federico Fellini




Titolo spot: Alta società - Barilla
Italia, 1985
Regia: Federico Fellini.
Durata: 59''


Un lussuoso ristorante francese,  una elegante coppia, atmosfera calda e raffinata a lume di candela. Il maître suggerisce le specialità della casa fatta di consommè d'Orlèan, crèpes, créme bruleé, zuppe dal nome impronunciabile e altre prelibatezze francesi. La coppia non considera molto il maître, presi a scambiarsi fugaci sguardi di seduzione. 
La donna all'improvviso si volta e ordina 'rigatoni'. E il maître e il suo staff con un eco rispondono soddisfatti 'Barilla!' tra lo stupore generale dei clienti.,
Trent'anni fa Federico Fellini cedette alla televisione da lui tanto osteggiata per dirigere uno spot pubblicitario della Barilla.
Alta società, il titolo dello spot ricalca con nostalgia la dolce vita creata magnificamente dal regista riminese, che grazie alla sua maestria riesce ad elevare la pubblicità al livello di un cortometraggio cinematografico. 
Fellini riesce a translare la poetica dei suoi film con lo stile 'yuppie' tipico di quell'epoca, la metà degli anni Ottanta, quella della 'Milano da bere' e della fine degli anni bui, per accendere anni frivoli e alla moda, dove mangiare francese est trés chic - rappresentando perfettamente un decennio artefatto, dove l'apparenza conta più della sostanza.
Rigatoni: ecco la parola magica che spezza l'incantesimo artefatto del ristorante francese, e ci fa ritornare con i piedi per terra, con la spontanea genuinità (e bontà) che solo 'la pasta della domenica' sa solo dare. Ed è questo il messaggio che vuole dare la casa Barilla: semplicità e spontaneità di un piatto italiano è la ricetta vincente per una cena romantica, così lontanta dallo stile artefatto di un ristorante che presenta primizie dai nomi altisonanti.
Federico Fellini firma (nel vero senso della parola, il suo nome compare - giustamente - nello spot) un elegante spot, con un sottile e sensuale momento di seduzione, il tutto condito (per stare su un tono 'culinario') da il suo inconfondibile stile registico.
Raffinato come un consommè, spontaneo come un piatto di rigatoni.



giovedì 16 aprile 2015

NEWS: Tris italico a Cannes



Oggi è stato presentato il programma del festival di Cannes, che aprirà i battenti il 13 maggio per poi concludersi il 24. La giuria quest'anno è stata affidata ai fratelli Coen, che hanno presentato in anteprima stampa un cortometraggio interpretato da Josh Brolin.
Nomi da capogiro: Woody Allen (con Irrational Man), al ritorno di Gus Vann Sant e Todd Haynes,  e soprattutto dal tris composto da Nanni Moretti, Matteo Garrone e Paolo Sorrentino - che si contenderanno la Palma D'oro.
Moretti torna al cinema con Mia madre - interpretato da Margherita Buy (alla seconda collaborazione dopo Habemus Papam) nelle vesti di una regista in crisi tra un set con un attore poco disciplinato (John Turturro) e il delicato rapporto con la madre del titolo, interpretata dalla gloria del teatro milanese Giulia Lazzarini.
Tale of Tales - Il racconto dei racconti di Garrone ha un cast stellare che vanta Salma Hayek, John C. Reilly , Vincent Cassel e Toby Jones tre sovrani di tre regni estrapolati dall'opera al Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile.
Sorrentino invece ritorna con un film intimista, dopo i fasti ottenuti agli Oscar 2014 con La grande bellezza: Youth - La giovinezza, quella ricercata e perduta da Michael Caine e Harvey Keitel. Mick (Keitel) e Fred (Caine) sono due amici che si ritrovano dopo anni a passare insieme una vacanza sulle alpi, alle prese con l'ultimo film da dirigere per Fred e un importate concerto per la Regina Elisabetta per Mick, ormai in pensione.
Il tris italico dovrà contendersi la Palma con Gus Van Sant che gareggia con The Sea of Trees, Denis Villeneuve con Sicario e Todd Haynes con Carol.

Ecco tutti i film:

FILM D’APERTURA
La tête haute (Emanuelle Bercot) fuori concorso

IN CONCORSO
Mon Roi (Manwenn)
Saul Fia (Laslo Nemes)
Louder Than Bombs (Joachim Trier)
Mia madre (Nanni Moretti)
Macbeth (Justin Kurzel)
The Lobster (Yorgos Lanthimos)
Youth (Paolo Sorrentino)
Mountains May Depart (Jia Zhangke)
Carol (Todd Haynes)
The Sea of Trees (Gus Van Sant)
Sicario (Denis Villeneuve)
Dheepan (Jacques Audiard)
Il racconto dei racconti (Matteo Garrone)
Marguerite et Julien (Valérie Donzelli)
La loi du Marché (Stephan Brizé)
Our Little Sister (Hirokazu Kore-Eda Hirokazu)
One Floor Below (Radu Muntean)
The Assassin (Hou Hsiao Hsien)

FUORI CONCORSO
Mad Max: Fury Road (George Miller)
Irrational Man (Woody Allen)
Inside Out (Pete Docter)
Il piccolo principe (Mark Osborne)

UN CERTAIN REGARD
Fly Away Solo – Neeraj Ghaywan
Rams – Grímur Hákonarson
Journey to The Shore - Kiyoshi Kurosawa
Je suis un soldat - Laurent Larivière
The High Sun - Dalibor Matanic
The Other Side - Roberto Minervini
One Floor Below - Radu Muntean
The Shameless - Oh Seung-Uk
Las elegidas - David Pablos
Nahid - Ida Panahandeh
The Treasure - Corneliu Porumboiu
The Fourth Direction - Gurvinder Singh
Madonna - Shin Suwon
Maryland - Alice Winocour

PROIEZIONI SPECIALI
Asphalte (Samuel Benchetrit)
Oka (Souleymane Cisse)
Hayored Lema’ala (Elad Keidan)
Panama (Pavle Vuckovic)
Amnesia (Barbet Schroeder)
A Tale of Love and Darkness (Natalie Portman)

PROIEZIONI DI MEZZANOTTE

Office - Hong Won-Chan
Amy - Asif Kapadia

FILMOGRAFIA: Felicity Jones



NOME:
Felicity Jones
DATA DI NASCITA: 17/10/1983
LUOGO DI NASCITA: Birmingham, West Midlands, Inghilterra, Regno Unito
PROFESSIONE: Attrice




ATTRICE:

(2016) Untitled Star Wars Project -
(2016) Inferno - Sienna Brooks
(2016) A Monster Calls - Mamma
(2015) Autobahn - Juliette
(2015) True Story - Jill
(2014) La teoria del tutto - Jane Hawking
(2014) The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro - Felicia
(2014) Salting the Battlefield (Film Tv) - Julianne Worricker
(2014) Girls (Episodio Tv: "Role-Play") - Dot
(2013) The Invisible Woman - Nelly
(2013) Haven't We Met Before? (Cortometraggio) - Una donna
(2013) Breathe In - Sophie
(2013) Emily (Cortometraggio) - Emily
(2012) Cheerful Weather for the Wedding - Dolly Thatcham
(2011) Hysteria - Emily Dalrymple
(2011) Albatross - Beth
(2011) Page Eight - Julianne Worricker
(2011) Chalet Girl - Kim
(2011) Like Crazy - Anna
(2010) The Tempest - Miranda
(2010) SoulBoy - Mandy Hodgson
(2010) L'ordine naturale dei sogni - Julie
(2010) Masterpiece Theatre (Episodio Tv: "The Diary of Anne Frank") - Margot Frank
(2009) Chéri - Edmée
(2009) The Diary of Anne Frank (Mini-Serie Tv) - Margot Frank
(2008) Ritorno a Brideshead - Cordelia Flyte
(2008) Doctor Who (Episodio Tv: "The Unicorn and the Wasp") - Robina Redmond
(2008) Flashbacks of a Fool - Ruth da giovane
(2007) Cape Wrath (Serie Tv) - Zoe Brogan
(2007) L'abbazia di Northanger - Catherine Morland
(2004) Hearing Things (Cortometraggio) - Madi
(2003) Servants (Serie Tv)- Grace May
(2001-2002) Weirdsister College (Serie Tv) - Ethel Hallow

mercoledì 15 aprile 2015

MOVIE ON THE ROAD: The Plaza Hotel





New York è il set di innumerevoli commedie. La metropoli decantata da Woody Allen però è anche memorabile per via dei suoi splendidi edifici di inizio Novecento, che a volte diventano i veri protagonisti del film.
In Bride Wars per esempio - una commedia per 'pollastrelle' dove due agguerrite Anne Hathaway e Kate Hudson arrivano a darsele di santa ragione pur di avere il matrimonio perfetto  - le protagoniste sognano di celebrare le nozze dei sogni all'hotel Plaza di New York.
Il Plaza Hotel è situato al 768 Fifth Avenue, nella chic ed elegante Upper East Side di Manhattan, con vista su Central Park.
Costruito dall'architetto Henry Janey Hardenbergh nel 1907 e comprato da Conrad Hilton nel 1943, oggi è uno degli edifici simboli di Manhattan entrando di diritto nel National Trust for Historic Preservation.
Nel 1988 venne acquistato da Donald Trump, e si guadagnò la nomina a National Historic Landmarkn - per il valore e l'interesse storico che comporta.
Lo stile architettonico riprende la renaissance francese, in voga in America agli inizi del Novecento, mescolata abilmente con lo stile austero (caratterizzato dall'alto timpano che incornicia il lussuoso albergo) tipico dell'architettura rinascimentale Nord-Europea.
L'immobile è costituito da una pianta quadrangolare, dalla quale si ergono 20 piani per un totale di 120 metri. Ciascun angolo dell'edificio è caratterizzato da bow-windows (il bovindo, ovvero il balcone chiuso a forma di edicola, aggettante all'esterno dell'edificio).
La bellezza di questo edificio e la metropoli che lo ospita è stato l'ideale set per molti film.
Il Plaza Hotel fece il suo 'debutto cinematografico' in Intrigo internazionale, dove il fascinoso Cary Grant viene scambiato per una spia proprio mentre stava uscendo dal celebre hotel.
Il Plaza è anche il luogo per il viaggio di nozze dei neo sposini di A piedi nudi nel parco, che scelgono di rinchiudersi in una stanza per una settimana, prima di traslocare in un piccolo appartamento nel Greenwich Village.
Il Plaza diventa il vero e proprio protagonista in Appartamento al Plaza, che ospita uno spassoso Walter Matthau nelle molteplici vesti di un uomo alle prese con il matrimonio (tre episodi: matrimonio fallito, matrimonio tradito e matrimonio temuto).
Il Plaza è anche il luogo perfetto per celebrare un matrimonio da favola. Come accade alla due 'pollastrelle' citate all'inizio, ovvero Liv ed Emma, che in Bride Wars sfoderano bassezze e colpi bassi pur di coronare il proprio sogno.
Perché il Plaza Hotel è ancora oggi uno dei simboli di New York, un luogo da sogno per una città da sogno come New York.


martedì 14 aprile 2015

GOODBYE: Addio a Manoel De Oliveira



Se n'è andato in punta di piedi una decina di giorni fa, dopo aver cavalcato l'onda della settima arte per più di un secolo. All'età di 106 anni è venuto a mancare il regista portoghese Manoel De Oliveira.
Fino all'ultimo è stato dietro la macchina da presa, festeggiando il suo 106esimo compleanno dirigendo il suo ultimo cortometraggio Il vecchio di Restelo. Un testamento il suo, una riflessione sull'umanità che usava le arti (letteratura, teatro e cinema su tutti) come fonte di ispirazione. Il Novecento lo vide come protagonista assoluto del cinema portoghese (nacque a Oporto l'11 dicembre del 1906), cominciando con i documentari durante gli anni Trenta, anche se divenne prolifico negli anni Sessanta, per poi non abbandonare il cinema mai più.
Visse in Germania negli anni Cinquanta per studiare cinema e per sfuggire alla dittatura di Salazàr, per poi ritornare in patria nel 1970, a dittatura caduta.
Diresse una sua particolare visione della Pasqua con Atto di primavera (1963).
Le donne furono protagoniste dei suoi film con Passato e presente (1971) storia di una donna che disprezzava il marito e una volta vedova scopre di riamarlo finendo per disprezzare a sua volta il neo sposo, arrivando a formulare in maniera poetica e personale il vecchio detto 'il matrimonio è la tomba dell'amore'.
Il suo film più famoso è Francisca (1981), donna inglese schiacciata dalle convinzioni.
Sempre più prolifico, negli anni Novanta diresse molti film tra cui la sua versione della Divina commedia (1991) e Il mistero del convento (1995), dove si nasconde il mistero secondo la quale Shakespeare sarebbe di origini spagnole.
Nel 1999 diresse Chiara Mastroianni in La lettera, tratto dal romanzo La principessa di Clèves.
Alla verdissima età di 100 anni la sua voglia di raccontare cinema non conosce una pausa. Anzi, De Oliveira trovò nuova linfa creativa, che lo portò a dirigere Bella sempre  (2006), Singolarità di una ragazza bionda (2009) ricco di riferimenti alla cultura portoghese degli ani Cinquanta in chiave contemporanea, fino all'ultimo lungometraggio, Gebo e l'ombra (2012).
Addio a un maestro che ha accompagnato il cinema per quasi un secolo.




lunedì 13 aprile 2015

COMING SOON: The Voices



Marjane Satrapi torna al cinema nelle vesti di regista con The Voices. Dopo Pollo alle prugne dirige un cast hollywoodiano che comprende Ryan Reynolds, Anna Kendrick e Gemma Artenton.
Jerry (Reynolds) è affetto da schizofrenia e tiene la malattia a bada con i farmaci. Ha trovato lavoro come operaio in una ditta di articoli sanitari vasche da bagno per l'esattezza), sta cercando di vivere la sua vita in tranquillità e si è innamorato della sua collega Fiona, addetta alla contabilità (Artenton). Quando Jerry pensa di aver ritrovato stabilità, decide di smettere la cura, ma comincia a sentire alcune voci, ovvero quelle di Mr. Whiskers il suo gatto cattivo che lo manipola e di Bosco il suo cane buono che cerca di rimetterlo sulla retta via. 
Quando la sua collega Fiona scompare dopo una serata al karaoke tra colleghe - dando buca a Jerry che invano la aspetta al ristorante cinese, ma poi le da un passaggio perché rimasta con l'auto in panne - Jerry in preda alle allucinazioni non sa che cosa ha combinato... Bosco gli consiglia di fare la cosa giusta, ma Mr. Whiskers cerca di convincerlo che una cattiva azione non ha conseguenze, e che non c'è nulla di male in questo...
Ryan Reynolds in una insolita parte, protagonista assoluto di questa black comedy diretta dalla regista di Persepolis. Da evitare se avete un gatto in casa...!!!

sabato 11 aprile 2015

BOOMSTICK AWARD: Director's sei stata premiata




Let's get the party yeeeeeeeeeeaaaaaaaaaaaaah! Come join the party it's a celebratrion!
Oh, fa fico ricevere un premio che ti dice quanto è bello il tuo blog.
Questo  è a mo' di catena, del tipo se non la mandi a tot persone ti verrà il mal di pancia, se la mandi ti sposerai il giorno dopo... Ehm, non è proprio così, ma lo spirito vagamente è quello. Di cosa sto parlando? Del Boomstick Award, ricevendo il premio dal mitico Kris Kelvin di Solaris!
Il motivo di cotatanta stima? L'ho pagato, eccerto. Scherzi a parte, la motivazione (momento celebration, Madonna fatti più in là sennò mi rotoli di nuovo per terra come ai Brit Awards)

Premio doveroso per Alessandra, blogger instancabile e vera fucìna di idee per la nostra piccola 'combriccola' internettiana: il suo sito è sempre aggiornatissimo e ricco di recensioni, rubriche, pettegolezzi, glamour... un bel blog tipicamente 'femminile' che si legge con vero piacere. Se non lo conoscete fateci un salto, merita!



Cos’è il Boomstick? 
E' il premio ideato da Hell del blog Book and Negative, che ha dato il via alla catena. È il bastone di tuono di Ash ne L’Armata delle Tenebre. Una doppietta Remington, canne d’acciaio blu cobalto, grilletto sensibilissimo. Magazzini S-Mart, i migliori d’America.

Perché un Boomstick?
Perché il blog è il nostro Bastone di Tuono!

Come si assegna il Boomstick?
Niente di più facile: dal momento che in giro è un florilegio di premi zuccherosi per finti buoni (o buonisti) & diplomatici, il Boomstick Award viene assegnato non per meriti, ma per pretesti.
O scuse, se preferite.

Nessuna ipocrisia, dunque.

E ricordate, il Boomstick non ha alcun valore, eccetto quello che voi attribuite a esso.

Per conferirlo, è assolutamente necessario seguire queste semplici e inviolabili regole:
1 – i premiati sono 7. Non uno di più, non uno di meno. Non sono previste menzioni d’onore
2 – i post con cui viene presentato il premio non devono contenere giustificazioni di sorta da parte del premiante riservate agli esclusi a mo’ di consolazione
3 – i premi vanno motivati. Non occorre una tesi di laurea. È sufficiente addurre un pretesto
4 - è vietato riscrivere le regole. Dovete limitarvi a copiarle, così come Hell le ha concepite.


Mica male, eh?
Ok, ora scendo con i piedi per terra dopo avermela tirata per bene e tocca a me celebrare per bene la community di cineblogger.

  1. Solaris: Il nome del suo blog non è scontato, ma un nome così importante vanta una discendenza mica da ridere (Tarkovsky, dice qualcosa?). Il suo blog traspare amore non solo per le pellicole russe, ma  per tutto il cinema. Un cinema scritto con professionalità e passione.
  2. Il Bollalmanacco di cinema: La cara Bolla è la star del Boomstick quest'anno, non potevo non celebrarla! Scrive delle belle revviù unendo cinema di qualità con un fiuto per il trash degno di un cane da tartufo. Il tutto servito un sense of humor nel demolire i film dem°°rda, umorismo che traspare nel suo blog in cui regna incontrastata la mitica Elvira.
  3. Cooking Movies: Il blog di Elisa fa venire l'acquolina in bocca e la voglia di vedere un film. Cena più cinema è la classica ricetta per coppiette diceva Carrie Bradshaw in Sex and the City. Per trovare questa doppietta, non c'è bisogno di andare a NY, basta andare a visitare il suo blog!
  4. Criticissimamente parlando: La cara Valentina dice di aver smesso con il giornalismo. Beh, meno male che non ha smesso con il suo blog, dove con caparbietà e un amore sconfinato per la scrittura, transla i suoi pensieri in parole. E che parole!
  5. Viaggiando meno:Quando leggo il blog di Poison, mi sembra di passare una ipotetica serata in relax per guardare un film da lei scelto e recensito, dove e sti ca°°i se non ti sei messa in tiro e può scattare un momento di rutto libero in piena libertà. Beh, il suo blog non è per scaricatori di porto, ma per cinefili easy e very cool.
  6. Obsidian Mirror: Un giro nel blog di Obsidian è un viaggio nei meandri del cinema coreano, horror, trhiller poco conosciuti ma per questo affascinante, come perdersi in un labirinto per poi trovare non solo l'uscita, ma anche una conoscenza ulteriormente arricchita di un cinema poco bazzicato dalla Director' cult. 
  7. La fabbrica dei sogni: Il blog di Arwen Lynch è spiccio: se un film le piace te lo dice senza fronzoli, pane al pane, cinema alla fabbrica dei sogni! Recensioni scritte di pancia e di cuore, frutto di curiosità e tanto tanto ammore per la cara settima arte. Ammore condiviso da tutti i cari cinebloggers della cine-blogo-sfera!
Infine ci tengo a ricordare che:
- il premio può essere assegnato dai vincitori ad altrettanti blogger meritevoli, contribuendo a creare, come tutti gli anni, una delle più gigantesche catene di Sant'Antonio che la storia della rete ricordi.
- premio e banner sono un'idea di Hell, che quindi gradirebbe essere citato negli articoli.
- il Boomstick è un premio cazzuto. Se l'avete vinto non siete delle mezze cartucce, ma... se non rispettate le quattro semplici regole che lo caratterizzano, allora mezze cartucce diverrete. E vi beccherete d'ufficio, in quanto tali, il celeberrimo Bitch Please Award.



E ora... sotto a chi tocca!



martedì 7 aprile 2015

IL CIRCOLO DI CUCITO: Julianne, lei non sa recitare



Julianne Moore ha appena vinto l'Oscar, ma per il Ministero del Turismo turco non sa recitare. Cosaaaaaaaa??? Ebbene sì, la star di Il settimo figlio premiata per Still Alice quest'anno agli Academy Awards è stata licenziata per via della sua recitazione 'scarsa'.
Moore era stata ingaggiata dal ministero del Turismo di Ankara per girare uno spot per incentivare gli stranieri a passare le vacanze in Turchia.
La Moore aveva girato un video di prova, ma non era piaciuto ai responsabili del progetto, chiedendole di rigirarlo in quanto la recitazione era 'scadente'.
E lei per tutta risposta ha dato picche. Probabilmente  si è rifiuata di girare nuovamente lo spot stringendo tra le mani la statuetta dorata. 
Licenziata in tronco, ora la Turchia cerca una nuova testimonial. Possibilmente 'valida'.
Potrebbero chiederlo a Paris Hilton...

giovedì 2 aprile 2015

NEWS: Goodbye Wolverine



Dopo 15 anni Hugh Jackman ha deciso di twittare l'addio ai suoi fan, e X-Men: Apocalipse uscirà nel 2017 in Italia, e sarà diretto da James Mangold (Copland con Sly Stallone).
L'attore deve la fama a Wolverine, ma ha dimostrato di essere eclettico, dalla commedia romantica (Kate and Leopold) al musical (Les Misérables, ottenendo la sua prima nomination agli Oscar), al trhiller (Sex List) al dramma epico (Australia). 
Il suo sogno sarebbe portare il scena il musical Carousel 'prima che diventi troppo vecchio' - per sua stessa ammissione. Che sia la volta buona una volta 'appese le lame al chiodo'?

mercoledì 1 aprile 2015

FILMOGRAFIA: Benedict Cumberbatch


NOME: Benedict Cumberbatch
ALL'ANAGRAFE: Benedict Timothy Carlton Cumberbatch
DATA DI NASCITA: 19/07/1976
LUOGO DI NASCITA: Hammersmith, Londra, Inghilterra, Regno Unito
PROFESSIONE: Attore



ATTORE:

(2017) Flying Horse - Harry Larkyns
(2017) Jungle Book: Origins - Shere Khan (voce)
(2016) Dottor Strange - Dott. Stephen Strange
(2016) The Yellow Birds - Sergeant Sterling
(2016) Magik - Lewis
(2015) Black Mass - Bill Bulger
(2010-2016) Sherlock (Serie Tv) - Sherlock Holmes
(2016) The Hollow Crown (Mini-serie Tv: "Henry VI Part 2", "Richard III") - Ricardo III
(2014) Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate - Smaug/Necromancer (voce)
(2014) I pinguini di Madagascar - Classified
(2014) The Imitation Game - Alan Turing
(2013) Lo Hobbit - La desolazione di Smaug - Smaug/Necromancer
(2011-2013) National Theatre Live (Episodi Tv: "Frankenstein", "50 Years on Stage") - Rosencrantz/La Creatura/Victor Frankenstein
(2013) Little Favour (Corto) - Wallace
(2013) I segreti di Osage County - Charles Aiken
(2013) Il quinto potere - Julian Assange
(2013) 12 anni schiavo - Ford
(2013) Into Darkness - Star Trek - Khan
(2013) I Simpson (Episodio Tv: "Love Is a Many Splintered Thing") - Alan Rickman/Primo Ministro (voce)
(2012) Electric Cinema: How to Behave (Corto) - Humphrey Bogart
(2012) Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato - Necromancer
(2012) Girlfriend in a Coma (Documentario) - Dante (voce)
(2012) Parade's End (Mini-serie Tv) - Christopher Tietjens
(2011) Wreckers - David
(2011) War Horse - Maggiore Jamie Stewart
(2011) La talpa - Peter Guillam
(2011) Curiosity (Episodio Tv: "Did God Create the Universe?") - Narratore
(2010) The Whistleblower - Nick Kaufman
(2010) Third Star - James
(2010) Van Gogh: Painted with Words (Film Tv) - Vincent Van Gogh
(2010) Four Lions - Negotiator
(2009) Small Island - Bernard
(2009) Creation - Joseph Hooker
(2009) Burlesque Fairytales - Henry Clark
(2008) Agatha Christie's Marple (Episodio Tv: "Miss Marple - È troppo facile") - Luke Fitzwilliam
(2008) The Last Enemy (Mini-serie Tv) - Stephen Ezard
(2008) L'altra donna del re - William Carey
(2007) Stuart: A Life Backwards (Film Tv) - Alexander Masters
(2007) Espiazione - Paul Marshall
(2007) Inseparable (Corto) - Joe/Charlie
(2006) Amazing Grace - William Pitt
(2006) Il quiz dell'amore - Patrick Watts
(2005) Broken News (Episodi Tv: "Tomato Flu", "Crime", "Hijack") - Will Parker
(2005) To the Ends of the Earth (Episodi Tv: "Rites of Passage", "Close Quarters", "Fire Down Below") - Edmund Talbot
(2005) Nathan Barley (Episodi Tv: "Episode #1.3", "Episode #1.4") - Robin
(2004) Hawking (Film Tv) - Stephen Hawking
(1998-2004) Heartbeat (Episodio Tv: "Hot Rocks", "The Good Doctor", "No Hard Feelings") - Invitato al party/Charles/Toby Fisher
(2004) Dunkirk (Film Tv) - Tenente Jimmy Langley
(2003) Fortysomething (Serie Tv) - Rory Slippery
(2003) Spooks (Episodio Tv: "Episode #2.1") - Jim North
(2003) Cambridge Spies (Episodio Tv: "Episode #1.2") - Edward Hand
(2003) Uccidere il re - Royalist
(2002) Hills Like White Elephants (Corto) - The Man
(2002) Testimoni silenziosi (Episodi Tv: "Tell No Tales: Part 1", "Tell No Tales: Part 2") - Warren Reid
(2002) Tipping the Velvet (Episodio Tv: "Episode #1.1") - Freddy
(2002) Fields of Gold (Film Tv) - Jeremy