sabato 31 agosto 2013

MONNEZZA MOVIE: Natale a Rio




Titolo: Natale a Rio
Cast: Christian De Sica, Massimo Ghini, Michelle Hunziker.
Sceneggiatura: Neri ParentiMarco MartaniAlessandro BencivenniDomenico Saverni
Regia: Neri Parenti
Durata: 110'


Natale a Rio De Janeiro, tra equivoci, scambi di viaggio e di persona, bambole vodoo e tanto altro ancora...
Fabio (Fabio De Luigi) è uno sfigato. E' innamorato di Linda (Michelle Hunziker), una bionda scema che ha la voce e la dizione talmente urenda che quando parla la devono doppiare. 
Fabio passa il tempo al lavoro spiandola con una telecamera nascosta in un elicottero telecomandato. Il resto della giornata lavorativa la passa fissandola e cercando di importunarla, ma lei neanche se ne accorge. Quello che fa si chiama stalking, ma lui è innamorato neh.
Prova in tutti i modi per farsi notare, ma lei se la tira così tanto da spezzarsela che manco se ne accorge, anche perché lei si sbatte il capo. Dicasi fare carriera.
Piero (Ludovico Fremont) ha la evve moscia e con il suo amico Marco (Emanuele Propizio) tornano dall'accademia militare per le vacanze, peccato che il papà di Piero, Paolo (Christian De Sica) non si ricorda nemmeno come è fatto, tanto che tasta i gioielli all'amico scambiandolo per il pargolo. Cuore di papà. Palazzinaro allapadato e cafone, ma pur sempre un cuore de papà. Tanto da aver organizzato un viaggo per Rio per i cazzacci sua, e ora che  il figlio ce la tra i marroni, non sa come levarselo di torno. Sotto l'albero riceverà la tazza con la scritta "padre dell'anno".
Il papà di Marco, Mario (Massimo Ghini) invece è un integerrimo insegnante universitario che cita il latino nei discosi che fa molto figo intelletuale, e intanto si porta a letto le studentesse che la vendono per un 30 e lode. Trumbares por promozionem est.
Paolo e Mario amano così tanti i loro figli che danno a loro l'ok per la vacanza così se li son levati dalle balle. Così come hanno fatto le loro mammine cave, a Rio per far visita al tettaio. Poi vi lamentate che imbrattano i muri e si fanno di coca, eh?! .
Il professore ruba il biglietto per Rio al palazzinaro per partire con la studentessa mignotta, ma viene investita e lui, per amor proprio la lascia lì per terra esanime dopo aver chiamato il 118. Ora sì che si parte, Rio, arriviamo!
Intanto lo sfigato si fa i film in testa e pensa di chattare con la bionda doppiata, che lo prende per il culo via web leggendo un romanzo erotico. O almeno ci prova perché, non avendo mai preso in mano un libro, non sa da che verso prenderlo. Lui le risponde citando versi poetici di Moccia. Poverino, procurategli una escort, non può andare avanti così, fa un po' pena. 
Lo sfigato pensa di essere stato invitato dalla bionda doppiata per Rio, ma lei si è già imbarcata, con un altro e lui alla fine regge il moccolo. Dai, sei grande per fare queste figure di merda, se Meetic è ancora aperto prova a rimorchiare, che magari ti becchi  una che non ciula da un anno, eddai,  suvvia,  un po' di dignità. 
Dopo averci sbomballato i marroni con le loro storielle infime e inutili finalmente partono per Rio. Tutti insieme appassionatamente per Rio De Janeiro! Anche se pare Fregene. A parte la statua di Gesù Cristo, pare di stare in un resort dell'Alpitour.
I figlioli prodigi anche loro vanno di nascosto a Rio e si beccano per sbaglio la vacanza di lusso dei loro paparini, mentre loro si prendono la vacanza demmerda senza confort . 
I due giovani rampolli (di cui uno che ha perso la evve moscia per strada) vorrebbero rimorchiare abbestia, ma fanno il fatale errore di urlare "abbella"" alle belle del luogo, che vanno in bianco, massì, famose  riconoscere anche all'estero. 
Lo sfigato stalker invece va al villaggio vacanza (anche loro finiscono all'Alpitour all'Isola d'Elba, ma non diteglielo) e regge il moccolo e invece di farsi una del luogo preferisce fare il terzo incomodo. Peccato che la bionda doppiata venga cornificata, mentre sfigato se la gode, manco avesse avuto un orgasmo dopo un decennio. 
Tra equivoci dove lo sfigato e la bionda fingono di essere fidanzati per farla pagare al cornificatore, e la vacanza del palazzinaro e socio viaggia su gag a sfondo sessuale mediante cactus e finto copulare causato dalla bambola con la malanova/vodoo (così imparano a spiattellare il gatto, tiè), i pargoli si divertono alla facciazza loro. E vai con lo sganasciarsi dal ridere. Ma, come non ride nessuno? Ma se De Sica si è fatto togliere le spine del cactus dai cojoni proprio per noi, mentre il guardone che sembra Peter Griffin chiama la pula, non ridete? Che snob che siete, eh!
Tra equivoci più o meno chiariti,  nuove conquiste (lo sfigato si mette insieme alla bionda doppiata e diventa sfigata pure lei, mentre lui lo devono doppiare) trombate incrociate (la moglie di Mario si fa Paolo e la moglie di Paolo si fa Mario, capirai che trasgressione) e figure demmerda varie, i nostri eroi tornano a casa. Che poi, alla fine, lì a Rio erano tutti italiani, dove stavano i brasiliani? Qua pare Sabaudia e tra un po' spunta pure Totti con la moglie, il figlio e la figlia che c'ha il nome di un profumo.
Natale a Rio è una palla pazzesca. Qui non è questione di essere prevenuti sui cinepanettoni, ma è proprio una palla. Ma di quelle pesanti.
Se Neri Parenti dopo la dipartita cinematografica di Massimo Boldi cambia registro facendo cadere almeno l'85% delle volgarità, cercando di imbastire una storia con degli equivoci che dovrebbero suscitare ilarità, il film, al di là delle meravigliose immagini di Rio De Janeiro, anche se Rio viene mostrata un nano secondo, non offre un granché. E se le gag caciarone vengono circoscritte sulle aree scroto/pacco/culo a cui Christian De Sica si offre di recitarle con consumato mestiere, non fanno ridere.
La prima risata avviene dopo ben un'ora di film, e a farla non sono loro, ma un gatto spiaccicato rianimato con l'elio di un palloncino. La seconda avviene invece alla fine, con le bambole vodoo con il matitone nel culo per farle diventare marionette. Facevano prima a far "recitare" solo loro, e le lacrime agli occhi dal ridere sarebbero sgorgate sui vostri volti. Ve lo giuro!!!
Orfani di Massimo Boldi, che di volgarità se ne intendeva, la nuova coppia formata da Massimo Ghini e Christian De Sica funziona poco, anche perché il ruolo del cazzaro spetta tutto a quest'ultimo. 
Probabilmente il fatto di voler limitare le volgarità di facile digestione puntando più sulle gag e gli equivoci, rende il "prodotto" cinepanettone ugualmente difficile da mandare giù, anche perché il film, che dovrebbe fare una satira sull'italiano cafone e arricchito, non ha una solida base di commedia all'italiana alla spalle. E così il film diventa una pizza, una palla, un'asperità, una bega, una seccatura, un rompimento, un tedio, una noia: Sì insomma, una rottura de cojoni. 
Viene da rimpiangere la sciata sul cesso di Massimo Boldi in un Natale in montagna chissà dove. 

Voto: 3,5
A.M.


venerdì 30 agosto 2013

CAMERON DIAZ DAY: Bad Teacher

Oggi è il compleanno di un'attrice spumeggiante: Cameron Diaz. Partita in sordina con il ruolo della sexy Tina in The Mask, è riuscita con la sua vitalità da California girl a entrare nel cuore di Hollywood con film indipendenti (Una cena quasi perfetta, She's the One), con quel ciuffo dal gel improbabile (Tutti pazzi per Mary), spaziando a film drammatici (Ogni maledetta domenica, La custode di mia sorella), a svampita (Notte brava a Las Vegas), ad angelo di Charlie (Charlie's Angels). Non si dice l'età di una signora, ma in ogni caso lei non li dimostra e, fanatica del fitness e del surf, sta per diventare l'erede "ginnica" di Jane Fonda.
Insieme alla National Lampoon's cinebloggers, le facciamo tanti auguri e Director's cult la celebra con Bad Teacher, dove è sexy e fascinosa più che mai.


Buon Cameron Diaz Day!







Titolo: Bad Teacher
Cast: Cameron Diaz, Lucy Punch, Justin Timberlake, Jason Segel.
Sceneggiatura: Gene StupnitskyLee Eisenberg
Regia: Jake Kasdan
Durata: 88'


Elizabeht Halsey (Cameron Diaz) è una st****a gold digger che dopo essere stata mollata dal fidanzato ricco, è costretta a continuare a fare l'insegnante per arrivare a coronare il suo sogno: rifarsi il seno. Trovato un nuovo partito in Scott (Justin Timberlake) supplente di matematica, se la deve vedere con Amy Squirrell (Lucy Punch), che tenta di screditarla agli occhi del preside e vuole conquistare Scott.
Ah la scuola, il regno della conoscenza, della formazione, un cammino che porta alla maturità dell'individuo preparandolo alla vita. Magari. O almeno, ciò non avviene nella scuola dove insegna la bad teacher che più bad non si può.
Se l'insegnante dovrebbe essere una guida e una seconda fonte di educazione culturale e non, non rivolgetevi a Elizabeth Halsey, perché non può fregargliene di meno.
Ma come, Elizabeth Halsey  è nata per l'insegnamento. E' come una rosa rossa in mezzo a un campo di grano, così diversa dai suoi colleghi: evita come la peste ragazzine in lacrime da consolare, così come i festeggiamenti del compleanno di un prof, e la pausa pranzo è solo il momento di mangiare, non per evitare che il perdente di turno venga preso di mira.
Elizabeth è una donna che ha la vocazione per l'insegnamento: orario part-time, vacanze estive di tre mesi,  fa vedere i film ai suoi alunni per smaltire la sbornia del giorno prima.
Insomma, Elizabeth Halsey è  la professoressa che tutti vorrebbero avere.
Sua antagonista è miss Squirrell, docente fin troppo modello che capisce la vera natura di Elizabeth (e non ci vuole molto a capirla, dato che la sua facciata di insegnante impeccabile viene smontata appena esce dalla scuola con la sua -ex- Mercedes sgommando come in Formula 1) e cerca in tutti i modi di screditarla, soprattutto perché c'è in palio un premio in denaro per l'insegnante che ottiene il miglior punteggio della classe, premio a cui Elizabeth ambisce. Per rifarsi il seno.
Dopo essere stata mollata dal fidanzato un po' fesso ma pieno di soldi, le tocca andare a lavorare. Le tocca fare l'insegnante. E l'unico stimolo per sopportare i ragazzini delle medie e i suoi colleghi, sono un paio di "bombe" alla Katie Perry in modo da conquistare il supplente facoltoso che attira le simpatie di Miss Squirrell. Galeotto fu il romanzo Eat, Pray, Love, e Scott e Amy si innamorano, ma Elizabeth getta fumo negli occhi dicendogli che mira solo ai soldi. Perché di cacciatrice di dote ce n'è solo una. Elizabeth naturalmente.
Elizabeth tenta di sopravvivere alla sua "condanna" mal sopportando i suoi colleghi, dal preside ossessionato dai delfini, dalla prof obesa, all'insegnante dall'aspetto mascolino, fino alla solarità "troppo ostentata" di Amy Squirrell (sì, come gli scoiattoli, ci tiene a precisare).
Non si salva nemmeno il prof di ginnastica (Jason Segel), che è cinico quanto lei, ama fumare la marijuana come lei e detesta i ragazzini come lei. Così diversi dalla coppia Amy-Scott, così carini, educati, dediti all'insegnamento e così stucchevoli da risultare insopportabili.
In questo quadro poco incoraggiante, se il corpo docenti lascia a desiderare, alunni e genitori non sono da meno: dalla prima della classe, allo sfigato, si passa per la più carina della scuola, non viene escluso nessun stereotipo.
I genitori che hanno generato tali "mostriciattoli", pur di vedere sulla pagella un voto eccellente, non si risparmiano nel corrompere Elizabeth, che si lascia aggirare più che volentieri, anche perché lei ha la missione delle tette nuove di zecca e deve farcela a tutti i costi.
Quelle protesi al seno sono il riscatto di una vita non proprio esaltante: sola, divenuta single vive senza un soldo con un tipo che nessuna mamma vorrebbe accanto alla propria figlia,  il frigo è sempre vuoto e il Natale è una rottura perché non può comprare l'accendino per fumarsi in santa pace un bong.
Quindi deve assolutamente farcela. In nome della chirurgia plastica e del riscatto sociale.
Tra colpi bassi e mosse per screditarsi l'una con l'altra, Elizabeth e Amy sembrano due liceali che lottano per la corona da reginetta, e se Elizabeth mette in pratica ogni sorta di irregolarità e meschinità pur di vincere, anche la perfettina miss Squirrel in realtà nasconde nevrosi e tic, e non è certo meglio di lei in quanto colpi bassi e nefandezze pur di levarsela di torno. Perché tutti adorano Elizabeth. Miss Squirrel, no.
Il regista Jake Kasdan coadiuvato dagli sceneggiatori del telefilm The Office schiaccia il pedale sul politicamente scorretto e amenità varie,  mettendo alla berlina tutti i difetti possibili e immaginabili del mondo della scuola, dando anche una chance alla bad teacher. Perché nel sistema educativo americano, vincono sempre le cheerleader, mentre presidentesse del club di scacchi rimangono nell'angolo.
Elizabeth infatti se è negata a insegnare (quando ci prova seriamente fallisce) riesce, con i suoi metodi poco ortodossi a dare consigli alle sue piccole vittime su come cavarsela nella malefica giungla che è la scuola. Riesce anche a far rimorchiare l'insegnante sull'orlo dell'obesità.  
Finisce l'anno scolastico, ne inizia un altro. Peggio del precedente.
C'è da chiedersi se Jake Kasdan abbia avuto un'adolescenza poco tranquilla tra le mura di una scuola. Perché Bad Teacher è la vendetta che ogni ex alunno vorrebbe attuare contro i propri insegnanti, compagni ed educazione scolastica. Chi non ha mai odiato un prof o un compagno di classe tanto da volergliela far pagare?
Memore dello stile politically incorrect alla South Park, cartoon di Trey Parker e Matt Stone che scherzavano non poco sul sistema scolastico, Bad Teacher è una cinica parabola esistenzial-educativa che smonta il mito dell'insegnante dedito al suo mestiere, dove la scuola è un ricettacolo di cattiverie e stupidità che poi verranno applicate nella vita reale una volta usciti, sparando a zero su corpo docenti, studenti, familiari, e  non si risparmiano nemmeno le attività scolastiche, dal ballo della scuola che è ottima solo per farsi le canne in palestra, alla gita scolastica, alla raccolta fondi lavando le macchine, dove Cameron Diaz mostra tutto il suo prorompente sex appeal.
Tutto è volutamente sopra le righe, e Kasdan ne ha per tutti, dove i cattivi sono più cattivi che non si può, i buoni sono così buoni da volerli prendere a sberle (divertente la dichiarazione d'amore di Scott/Justin Timberlake che si prende in giro e fa finta di cantare come un cane); e gli attori, da Timberlake a Jason Siegel (poco valorizzato), e specialmente Lucy Punch, si prestano al gioco in modo eccellente.
E poi c'è lei, la bad teacher Cameron Diaz, semplicemente strepitosa, così st****a, fin dall'inizio, con quel fare scocciato, così perfetta nell'incarnare ogni tipo di volgarità e condotta al limite del disdicevole. Evidentemente la cura Farrelly (che l'hanno lanciata in Tutti pazzi per Mary ndr.) è stata efficace.
Bad Teacher è una commedia divertente e cinica (anche se le carognate si perdono un po' nel finale che tende al romanticismo) che prende in giro la scuola, più con divertita cattiveria, che con divertita ilarità.

Voto: 6,5
A.M.

Hanno collaborato:

Movies Maniac

Buon CDD!!!

giovedì 29 agosto 2013

SOUNDTRACK: Pretty Woman



La colonna sonora di Pretty Woman è composta da pezzi pop tipicamente anni '80/'90, con un'incursione agli anni Cinquanta con la Title Theme. La pellicola si apre con i Go West con King of Wishful Thinking  pezzo pop grintoso che apre il film con le magnifiche immagini di Beverly Hills.
Real Wild Child di Christopher Oatseak è un pezzo pop rock tipicamente anni Novanta Vivian la ragazza di provincia si è ritrovata in quel di L.A. e non era la favola che pensava.
I locali che frequenta l'amica di Vivian non sono i più glamour di L.A. e i clienti amano ballare sul pezzo funky di Show Me Your Love dei Red Hot Chili Peppers
Wild Women Do è una canzone pop venata di R'n'B ritmata e vivace, perfetto per rappresentare Vivian e la sua missione di shopping nella giungla di Beverly Hills dove ha a che fare con le commesse snob di Rodeo Drive. Oh Pretty Woman di Roy Orbison è una canzone anni '50, e Vivian diventa da ragazza di strada in ragazza deliziosa.
Fame 90 di David Bowie è un pezzo funky, mentre Tiangled è un pezzo romantico di Jane Wiedlin ed è una perfetta cornice per l'amore che sboccia tra Vivian ed Edward, galeotta fu la notte all'opera.
Ma le differenze sociali si notano ed ecco arrivare la (momentanea) separazione della coppia, con una str
uggente It must been love del duo svedese dei Roxette.
Pezzo pop rock con Life in Detail di Robert Palmer, e una ballad  con No Explanation, di Peter Cetera.
Non figura nella colonna sonora l'aria Amami Alfredo tratto dall'opera La traviata di Giuseppe Verdi, che suggella il finale romantico tra Edward e Vivian.

1. Wild women do - Natalie Cole
2. Fame 90 - David Bowie
3. King of wishful thinking - Go west
4. Tangled - Jane Wiedlin
5. It must have been love - Roxette
6. Life in detail - Robert Palmer
7. No explanation - Peter Cetera
8. Real wild child - Christopher Otcasek
9. Fallen - Lauren Wood
10. Oh pretty woman - Roy Orbison
11. Show me your soul - Red Hot Chillie Pepper

mercoledì 28 agosto 2013

NEWS: Al via il Festival di Venezia



Oggi è stata la prima giornata della Mostra d'arte cinematografica di Venezia, che ha aperto i battenti sotto il segno di Hollywood con George Clooney e Sandra Bullock, protagonisti di Gravity di Alfonso Cuaròn. I due sono gli unici protagonisti del film, che vivono un'odissea cercando di sopravvivere nello spazio. 
Madrina della kermesse è Eva Riccobono, mentre il presidente di giuria è Bernardo Bertolucci, che, a suo dire, premierà il film che lo colpirà profondamente.
Quest'anno il festival compie 70 anni e li festeggia all'insegna del "dark", trattando tematiche come la pedofilia, la gerontofilia, l'incesto, la prostituzione e la necrofilia. Leone alla carriera a William Friedkin, regista "a tema" che con film come L'esorcista e Killer Joe, ha un'ottima conoscenza del lato oscuro dell'animo umano. 
Tra i film in concorso ci sono film di denuncia sociale come L'intrepido di Gianni Amelio sulla disoccupazione e l'assenteismo al lavoro, Sacro Gra sul raccordo Anulare di Roma che segna il ritorno di Francesco Rosi, povertà estrema in Strays Dog di Ming-liang Tsiang e il dramma di rimanere senza casa in Child of God di James Franco.
Scandali annunciati con Moebius di Kim Ki-Duk che mette in scena incesti e auto evirazioni, e The Canyons, tratto da Bret Easton Ellis con la rediviva Lindsay Lohan.
Che dire, Bernardo Bertolucci troverà sicuramente un film che lo lascerà a bocca aperta!

martedì 27 agosto 2013

STAR GOSSIP: Addio tra Monica Bellucci e Vincent Cassel


Anche le coppie più solide e glamour dello showbiz finiscono per divorziare. Dopo la coppia Douglas-Zeta Jones, anche Monica Bellucci e Vincent Cassel si separano, dopo 14 anni di matrimonio. La coppia ha due figlie, Deva e Leonie. Bellucci e Cassel si erano conosciuti sul set del film francese L'appartamento (1996) e si erano sposati nel 1999. 
All'inizio dell'anno avevano venduto il loro appartamento a Parigi per trasferirsi a Rio De Janeiro (i maligni dicevano che erano fuggiti dalla Francia per non pagare le tasse salate volute dal presidente Hollande), dove sembrava che tutto andasse a gonfie vele.  
Insieme hanno recitato in otto pellicole, tra cui Dobermann (1997), Il patto dei Lupi (1998) e soprattutto lo scandaloso Irreversible (2002). Lei attualmente è occupata sul set di Emir Kusturica, La via lattea, e si trova in Croazia, lui è rimasto in Brasile dove si diletta con il surf. 
Ora conducono vite separate, ma Monica ha affermato in un'intervista al settimanale Chi che il loro amore sopravviverà. 

sabato 24 agosto 2013

FILMOGRAFIA: Michael Shannon





NOME: Michael Shannon
DATA DI NASCITA: 07/08/1974
LUOGO DI NASCITA: Lexington, Kentucky, USA
PROFESSIONE: Attore




ATTORE:

(2012) L'uomo d'acciaio - General Zod
(2012) Senza Freni - Più veloce del pericolo - Bobby
(2012) The Iceman - Richard Kuklinski
(2012) Mud - Galen
(2011) Take Shelter - Curtis
(2010) Boardwalk Empire (Serie Tv) - Agente Nelson Van Alden
(2010) The Runaways - Kim Fowley
(2010) 13 - Henry
(2010) Jonah Hex - Doc Cross Williams
(2009) My Son, My Son, What Have Ye Done - Brad McCullum
(2009) The Missing Person - John Rosow
(2008) Revolutionary Road - John Givings
(2007) Onora il padre e la madre - Dex
(2007) Le regole del gioco - Lucky you - Ray Zumbro
(2007) Blackbird - Murl
(2007) Shotgun Stories - Son Hayes
(2006) Let's go to prison - Un principiante in prigione - Lynard
(2006) World Trade Center - Dave Karnes
(2006) Bug - La paranoia è contagiosa - Peter Evans
(2006) Marvelous - John
(2005) Law & Order: Special Victims Unit (Episodio Tv: Quarry) - Avery Shaw
(2004) Water - Bobby Matherson
(2004) Dead Birds - Clyde
(2004) Criminal - Gene
(2004) Zamboni Man - Walt, Zamboni Man
(2004) The Woodsman - Il segreto - Rosen
(2003) Grand Theft Parsons - Larry Oster-Berg
(2003) Bad Boys 2 - Floyd Poteet
(2003) Kangaroo Jack - Frankie Lombardo
(2002) 8 Mile - Greg Buehl
(2002) High Crimes - Crimini di stato - Troy Abbott
(2001) Vanilla Sky - Aaron
(2001) New Port South - Stanton
(2001) Pearl Harbor - Lt. Gooz Wood
(2000) Tigerland - Sgt. Filmore
(2000) A morte Hollywood! - Petie
(2000) The Photographer - Maurice
(2000) Mullitt -
(1999) Ultime dal cielo (Episodio Tv: Take Me Out to the Ballgame) - Mr. Andrews
(1999) Jesus'Son - Dundun
(1999) Turks (Episodio Tv: Pilot) - Uomo
(1999) The Ride - Jimmy
(1997) Hellcab - Crack Head
(1996) Reazione a catena - D.C. Flower Delivery Man
(1993) Ricomincio da capo - Fred Kleiser
(1992) Overexposed (Film TV) - Young Man
(1992) Angel Street (Film TV) - Patrick Mulliga

venerdì 23 agosto 2013

LE USCITE DELLA SETTIMANA


C'è chi va in vacanza, c'è chi rimane in città. E il cinema non va in vacanza.
La nuova stagione si sta avvicinando, e questa settimana escono due film americani diversi tra loro, ma che potranno dare linfa al botteghino: Monster University e Red 2.
La matricola Mike sogna di diventare uno spaventatore fin da piccolo, e ora alla scuola Monster University potrò coronare il suo sogno. Ma Mike incontra Sulley, uno che sa fare lo spaventatore in modo innato, finendo per scatenare la gelosia di Mike e la competitività, tale da cacciarli dal college...
Red 2 fa tornare in campo l'ex agente della CIA Frank Moses (Bruce Willis), che riunisce la sua sgangherata squadra per ritrovare un congegno nucleare scomparso, che fa gola a spietati terroristi...
Buona visione!

giovedì 22 agosto 2013

LA RUBRICA DEGLI ADDII: Addio a Elmore Leonard


Lo scrittore Elmore Leonard è morto all'età di 87 anni in seguito alle complicazioni di un ictus.
Nato a New Orleans l'11 ottobre del 1925, ma cresciuto a Detroit,  tra i suoi fan figurano romanzieri di successo come Stephen King e Saul Bellows, diventando l'icona del genere noir, anche se inizialmente scrisse storie Western.
Ma Leonard fu soprattutto lo scrittore più amato dai registi hollywoodiani, che ebbero grande successo grazie ai suoi romanzi:  Get Shorty, dal quale venne tratto l'omonimo film nel 1995 e interpretato da John Travolta, Rum Punch, dal quale Tarantino ricavò la sceneggiatura di Jackie Brown, rilanciando la stella Blaxploitation Pam Grier, e Out of Sight di Steven Soderbergh (1998) con la coppia George Clooney- Jennifer Lopez. 
Lascia un romanzo incompiuto, ma rimarrà per sempre un'icona del genere noir.

lunedì 19 agosto 2013

RECENSIONE: To the Wonder



Titolo: To the Wonder
Id., USA, 2013
Cast: Ben Affleck, Olga Kurylenko, Rachel McAdams, Romina Mondello.
Sceneggiatura: Terence Malick.
Durata: 112'

Neil (Ben Affleck) e Marina (Olga Kurylenko) s'incontrano a Parigi e s'innamorano. Vivono intensamente la loro storia viaggiando in luoghi meravigliosi, per poi spostarsi in un piccolo centro dell'Oklahoma.
La fiamma dell'amore si spegne, lei deve rientrare in Francia perché ha il visto scaduto, e Neil, divenuto nel frattempo un tecnico specializzato nell'inquinamento ambientale, riallaccia una relazione con Jane (Rachel McAdams). Marina ritorna negli Stati Uniti e sposatasi con Neil per ottenere la Green Card, cerca di placare le sue ansie parlando con padre Quintana (Javier Bardem), un prete che sta vivendo un momento di crisi spirituale.
Il cinema di Terrence Malick sembra un libro di poesie ermetiche tradotte in immagini. Attraverso le immagini, i luoghi e i personaggi, costruisce intorno una serie di domande a cui vorrebbe che Dio gli fornisca una risposta.
Se The Tree of Life  era il suo 'M'illumino/D'immenso", To the Wonder sembra il suo Ossi di seppia: immagini che si fondano nei ricordi, i pensieri di un amore nato colmo di passione, fatto di sguardi, risate, passione, sullo sfondo della meraviglia del Moint-Saint Michel. Un passato che è impossibile recuperare.
Come una poesia, i pensieri "francesi" di Marina riflettono sull'essere amati, su quella sensazione di protezione che sfugge, rimpiangendo quel passato, quel sentimento che rischia di finire sepolto nei luoghi dove hanno passato momenti meravigliosi.
Neil e Marina: l'uomo che non sapeva amare e la donna che voleva essere amata.
Malick "utilizza" i suoi personaggi, non tanto per raccontare la loro storia, ma come il mezzo per trasmettere una riflessione sulla necessità di essere amati dai propri cari, che confortati dalla misericordia di Dio.
L'amore di Neil è come l'eruzione di un vulcano, e una volta finita non rimane che solo cenere. 
I luoghi raccontano il loro amore, con Parigi e il suo romanticismo, Moint Saint-Michel e il suo splendore da far sembrare la loro unione senza fine, ma arrivati alla desolata Oklahoma, la magia finisce e il rapporto sembra privo di quella linfa di bellezza che sprigionava quell'isola immensa.
Se The Tree of Life rappresentava l'apoteosi della bellezza dell'universo in contrapposizione con la bruttezza umana, in To the Wonder c'è il filosofo Malick ci mostra come la meraviglia di un luogo possa degenerare per mano dell'uomo trasformandosi in bruttezza.
La bellezza di Moint-Saint Michel e la sua meraviglia con quel senso di pace e di assoluta, viene messa in contrapposizione con la bruttezza dell'inquinamento ambientale, lo spettro delle malattie, la desolazione e l'inquietudine del piccolo centro dell'Oklahoma.
E proprio in Oklahoma avviene l'insoddisfazione, che come un morbo colpisce Marina, pietrifica Neil e lei si chiede se è veramente desiderata da quest'uomo.
La passione esplosa pian piano si affievolisce, e quel senso di precarietà rappresentata da una casa colma di scatoloni, la mancanza di quel nucleo protettivo tende a sgretolare il loro sentimento, facendo posto alla frustrazione, all'inquietudine fino alla rabbia e al rancore. 
Marina cerca disperatamente di costruire una famiglia, ma il suo tentativo si rovina con l'abbandono della figlia, che preferisce vivere con il padre, e un disagio che lentamente sta rovinando il suo legame con Neil. 
Neil cerca di recuperare il passato con Jane, assaporando nuovamente quegli istanti, accarezzando per un momento la possibilità di recuperare quel sentimento, ma l'impossibilità di amare, quella paura di lasciarsi andare, rovina la loro relazione, inconsciamente consapevole che quel passato non è più recuperabile.
Neil non sa cosa vuole e in preda alla confusione dei sentimenti si sposa con Marina, che ha la possibilità di vivere in America, ma  non ha la possibilità di ottenere quel senso di protezione e dedizione di cui ha disperatamente bisogno, facendola sprofondare in momenti di euforia e in altri di rabbia e frustrazione, cercando disperatamente quel qualcosa in una relazione fugace con un altro uomo, in un legame con Neil, nel conforto di padre Quintana, senza però riuscire a colmare quel vuoto esistenziale che l'attanaglia, distruggendo lei e quello che ha intorno.
La sua amica Anna (Romina Mondello), cerca di scuoterla, di vivere rompendo gli schemi, ma Marina sembra intrappolata nei suoi demoni e nelle sue inquietudini.
Marina cerca il conforto nelle parole di padre Quintana, ma il prete stesso nutre dei dubbi sulla sua fede e assistendo un'umanità fatta di povertà, malattie, abbandono e solitudine, si chiede se Dio ci abbia lasciati al nostro destino, in balia del libero arbitrio.
To the Wonder è un film difficile da metabolizzare istantaneamente, essendo ancora più criptico di The Tree of Life. E' un film che va "digerito" e assimilato lentamente, riflettendo sulle questioni che il filosofo Malick, ci pone come una poesia cinematografica da parafrasare.
Se le scene dell'innamoramento hanno un'estetica da spot di un profumo francese, la capacità di Malick di estrapolare la bellezza dalle immagini, sono semplicemente meravigliose. 
Ben Affleck risulta inespressivo, ma paradossalmente la sua inespressività riesce a trasmettere quel senso di smarrimento e quel senso di impossibilità di comprendere fino in fondo le esigenze e le frustrazioni delle persone che dovrebbe amare.
Olga Kurilenko con quel piroettare da "vispa Teresa" anche se non ha la grazia angelica di Jessica Chastain (eliminata al montaggio, ma Malick è noto per le sue illustre "vittime" in sala di montaggio), riesce comunque a far trasparire quel senso di malessere e malinconia.
Il cinema è intrattenimento, è vero, ma il cinema di Terrence Malick è lirica tradotta in immagini, e che splendore con i suoi paesaggi, con i suoi campi lunghi, i punti di vista dei suoi protagonisti in soggettiva,  la splendida colonna sonora, dandoci la possibilità di fermarsi per un attimo e porsi delle domande.
E scusate se è poco.

Voto: 7
A.M.

domenica 18 agosto 2013

NEWS: Il compleanno di De Niro e Moretti




Robert De Niro ha compiuto ieri 70 anni, ed è da più di 40 sulla cresta dell'onda. Hollywood non si stanca di volerlo sul set, e il pubblico non si stanca
di vedere i suoi film. Sebbene negli ultimi anni abbia fatto film prettamente commerciali, grazie a Il lato positivo è tornato alla grande e ha ottenuto una (l'ennesima) nomination agli Oscar.
Camaleontico e carismatico, tra i suoi ruoli culto il tassista Travis Bickle di Taxi Driver, Jake La Motta in Toro Scatenato entrambi diretti da Scorsese. Vincitore di due Oscar, uno per Il padrino-Parte II e Toro Scatenato, spazia dal
drammatico alla commedia, diventando anche popolare al pubblico giovane con la "Fotter trilogy" di Ti presento i miei.
Domani invece è il compleanno di Nanni Moretti, che di anni ne compie 60, il moralista per eccellenza. Regista intellettuale per eccellenza, ha firmato pellicole come Ecce Bombo, Bianca (mitica la sequenza della mega Nutella), per poi trionfare a Cannes nel 2000 con La stanza del figlio, uno dei suoi film più sentiti sull'elaborazione del lutto. 
Il suo ultimo film è Habemus papam, film che ha quasi predetto il congedo di papa Ratzinger.
Tanti auguri, e 100 di questi film!

venerdì 16 agosto 2013

MOVIE ON THE ROAD: Grand Canyon

Grand Canyon

Il fascino dell'America non risiede solo in grandi città come New York, "meta" preferita da Hollywood per ambientare i film. Gli United States hanno immensi e spettacolari panorami, e uno di questi è il Grand Canyon.
Il Grand Canyon è situato nell'America Settentrionale, in un'immensa gola profonda 1600 metri che si è creata dal fiume Colorado.  
La sua attrattiva principale risiede nel parco del Grand Canyon, uno dei primi parchi degli States, famoso per essere una delle mete preferite del presidente Franklin Delano Roosvelt.
In genere non è un luogo "cinematografico", ma la sua suggestività è stata catturata in quattro film,  la commedia Grand Canyon (1949) di Paul Landres, The Brighty of the Grand Canyon (1967) di Norman Foster, Fandango (1985) di Kevin Reynolds e Grand Canyon-il cuore della città di Lawrence Kasdan con Kevin Kline (1992). Quattro film differenti, quattro modi diversi di rappresentare il Grand Canyon.
Grand Canyon è una commedia dove Hollywood si trasferisce nella gola profonda per girare un film: quando un mondo artificiale incontra un mondo reale. 
Bright Angel Trail
Una troupe cinematografica decide di girare un film in Grand Canyon, quando l'attore principale si rompe una gamba. Al suo posto viene preso un pastore del luogo che s'improvvisa attore. 
Una location naturale come il Grand Canyon diventa il set cinematografico, facendo scoprire un luogo interessante da visitare e scoprire.
Ogni luogo ha la sua leggenda, e il Grand Canyon ha la sua mascotte in Brighty, un asino che visse nella vallata tra il 1892 e il 1922. Il cinema l'ha celebrato con Brighty of the Grand Canyon (1967) con Joseph Cotten, che scopre l'esistenza dell'animale passando per il Bright Angel Trail, un ripido percorso a piedi che porta al parco, in un percorso che porta al fiume Colorado.
Fandango (1985)
Il Grand Canyon è anche il luogo della perduta giovinezza, un posto dove assaporare gli ultimi momenti di gioventù prima di entrare nell'età adulta. E' ciò che accade a Gardenr Barnes (Kevin Costner) e ai suoi amici in Fandango, commedia nostalgica dove un gruppo di amici decidono di intraprendere un viaggio on the road prima di partire per il Vietnam.
Grand Canyon National Park
Il film di Kasdan in realtà è ambientato a Los Angeles, ma racconta la vita di sei personaggi in preda all'esasperazione delle loro esistenze, traendo nella visita al Grand Canyon quel senso di pace e serenità che porta questo immenso luogo. Il regista utilizza qui utilizza questo luogo misterioso come una catarsi per i suoi protagonisti, trovando la serenità perduta.
Questo luogo meraviglioso è stato sfruttato poco, ma forse è meglio così, in questo modo il suo fascino e il suo mistero sono rimasti inalterati negli anni.
Se volete fare un viaggio per conoscere questo posto, I viaggi di Bedin Iris vi proporrà ASAP un itinerario che vi lascerà soddisfatti!
http://www.irisviaggi.eu/

giovedì 15 agosto 2013

CULT MOVIE: Il sorpasso






Titolo: Il sorpasso
Italia, 1962
Cast: Vittorio Gassman, Jean Louis Trintignant, Catherine Spaak.
Sceneggiatura: Dino Risi, Ettore Scola, Ruggero Maccari.
Durata: 100'


Roma, ferragosto 1962. Bruno Cortona (Vittorio Gassman) cerca un negozio aperto per comprare un pacchetto di sigarette e un telefono pubblico nel deserto estivo di Roma. 
In un appartamento di periferia nota affacciato un ragazzo, Roberto Mariani (Jean Louis Trintignant) che lo invita in casa per telefonare. Per ringraziarlo del favore, Bruno porterà in giro Roberto per Roma, arrivando fino a Castiglioncello, facendogli passare una giornata fuori dagli schemi.
Una Lancia Aurelia sfreccia ad alta velocità per le strade deserte di Roma, musica Jazz in sottofondo, ritmo veloce e montaggio incalzante: è questo l'incipit de Il sorpasso, simbolo del boom economico italiano degli anni Sessanta di un Italia inevitabilmente votata al declino dei valori. Il cinema Neorealista è ormai un pallido ricordo, e con l'escamotage del road movie, Dino Risi coglie i cambiamenti della società, cambiando il linguaggio cinematografico, rendendolo più dinamico, proprio come un'auto sportiva.
L'incontro fortuito tra l'energico e un po' cialtrone Bruno e il placido e tranquillo Roberto, rappresentano lo spartiacque tra il vecchio (rappresentato da Roberto) e il nuovo (rappresentato da Bruno), lasciando spazio all'italiano medio inconcludente in un'Italia che comincia a essere stritolata dalla meschinità  della borghesia ipocrita e bigotta. Bruno è frutto della (sub)cultura italiana, non ha il rispetto per le regole e cerca di aggirarle, con incoscienza e una buona dose di cinismo.
Un po' come un diavolo tentatore, Bruno affascina Roberto e seppur fedele ai suoi ideali, si lascia piano piano sedurre da quest'uomo affascinante e intraprendente, capace di godersi la vita senza curarsi delle conseguenze. 
In un'Italia che si traghetta verso la modernità portata dal boom economico, è proprio il giovane Roberto a sentirsi inadeguato ai cambiamenti: studente di legge prossimo alla laurea, con il sogno di diventare avvocato, mal si adatta alle novità, sentendosi inadeguato.
Persona incoerente che fa il contrario di ciò che pensa, non ha il coraggio di dire a Bruno ciò che pensa, preferendo tenersi le opinioni (e critiche) per sé, agendo l'opposto di quel che pensa.
Roberto sente quel senso di inadeguatezza verso una società che sta mutando velocemente e Bruno, a suo agio in questo nuovo assetto sociale, a poco a poco mina le sicurezze del ragazzo, che comincia a chiedersi se la strada intrapresa è giusta e se la sua vita "impostata" fino a ora non stia andando nella direzione errata. 
Intrappolato in schemi sociali ben definiti, nel pieno della consapevolezza di appartenere alla piccola borghesia lavoratrice, classe sociale spartiacque tra l'alta borghesia arrivista e rampante e il proletariato ancora lontano dal raggiungimento del benessere economico, Roberto seppur nella sua giovane età ha già programmato la sua esistenza, ma Bruno poco a poco scardina le sue convinzioni, portandolo a un percorso di iniziazione alla vita. Roberto cerca di sfuggirgli, ma l'attrattiva sociale che impone Bruno gli rende impossibile la fuga.
Bruno sgretola ogni sua certezza, compresa quella familiare: la visita a Grosseto dagli zii, la grande casa che affascinava il Roberto bambino, sono divenuti il frutto di una nostalgia, di un calore familiare che non esiste più. Roberto per non deludere la famiglia vive sulla falsariga del cugino Alfredino, avvocato con lo studio legale e la Fiat 1500 , status simbol di opulenza e prosperità.  
Alfredino rappresenta la nuova piccola borghesia che scalpita per ottenere il suo posto al sole, disprezzando la classe contadina e il proletariato che minaccia il benessere appena conquistato con "pretese" sociali.
Dino Risi intacca la famiglia tradizionale e immette i germi della crisi, facendo sgretolare la solidità familiare: l'orgoglio dello zio di Roberto in realtà è il frutto della relazione extraconiugale della zia con il fattore, e a un tratto Roberto si accorge che il nucleo familiare della sua infanzia così perfetta e armoniosa non è mai esistita, o meglio, non esiste più, è solo un ricordo falsato di quando era bambino.
La famiglia di Bruno non è da meno: sposatosi giovanissimo ma inaffidabile per avere una famiglia, è separato dalla moglie che attende l'annullamento dalla Sacra rota, e non si è mai occupato della figlia Lilli (Catherine Spaak), giovanissima e rampante ragazza che sa cosa vuole dalla vita. 
I canoni familiari di Bruno sono pressoché inesistenti: Lilli chiama il padre con il suo nome e ha un compagno  più grande di lei che sostituisce la figura paterna. 
Lilli è una ragazza apparentemente cinica e sembra avere idee chiare sul suo futuro, vuole studiare public relations a Harvard e anche se sogna un matrimonio che le dia una tranquillità economica, è totalmente l'opposto del timido Roberto, così moderna e aperta alle opportunità della vita. 
Lilli non è ancora una donna ed è già disillusa, non crede nel matrimonio, anche se cerca di sopperire a un quadro familiare che l'è stato negato e cerca nella sicurezza economica di colmare le insicurezze esistenziali.. 
Roberto non è capace di godersi la vita, ma quando decide di lasciarsi  "contaminare" dalla cialtroneria di Bruno e per questo viene punito. Non c'è spazio per i buoni, le buone ideologie sono rimaste sepolte sotto le macerie della guerra.
Tutto si sta evolvendo velocemente, non c'è più spazio per le sagre campagnole, largo ai ristoranti chic e all'ultima moda, cambiano i tempi, cambia l'intrattenimento, seguendo la scia dell'appagamento materiale a discapito dei valori di una volta; e i sani principi incarnati da Roberto vengono sopraffatti dal cinismo incarnato da Bruno, gettando il seme di un'Italia inconcludente, becera e individualista.
Dino Risi firma questo cult movie on the road facendo sfrecciare a 140km/hr il mattatore Vittorio Gassman e il sensibile Jean Louis Trintignant, protagonisti dell'apologia del disfacimento dei sogni e delle illusioni nel raggiungere quella chimera chiamato benessere.

Voto: 10
A.M.

mercoledì 14 agosto 2013

LE USCITE DELLA SETTIMANA



Dai dai, magari a Ferragosto un cinemino ci scappa...
Oggi le uscite vengono anticipate di un giorno, per far posto a un action che dovrebbe (ulteriormente) scaldare le giornate estive: Cani sciolti con Denzel Washington e Mark Wahlberg. Bobby Trench e Marcus Stigman sono due infiltrati sotto copertura in una base di narcotrafficanti messicana. Insieme svaligiano una banca che ha un ingente capitale che proviene dal narcotraffico. Scaricati dai loro superiori, Marcus e Bobby finiranno per diventare ricercati...
Invece domani uscirà il seguito di Kick Ass, Kick Ass 2, con Aaron Taylor Johnson, Clhoe Moretz e la new entry Jim Carrey.
Jim Carrey è il colonnello Stripes and stars che guida una nuova orda di crociati mascherati, ispirati dall'insano coraggio di Kick-Ass (Taylor-Johnson). Hit -Girl (Clhoe Moretz) decide di smettere i panni dell'eroina e cerca una vita normale, ma si ritrova a combattere i bulli di scuola. Ma il momento di pace è di breve durata, perché Red Mist, che ora si fa chiamare The Motherfucker, medita vendetta per la morte del padre...
Apache invece è un film francese diretto da Thierry De Peretti. Il giovane Aziz entra con gli amici in una casa che sembra disabitata per organizzare una festa. Durante la baldoria, gli invitati rubano degli oggetti, elemento che non sfugge al padrone di casa, che denuncia il padre di Aziz, che curava i lavori di restauro dell'appartamento. Per scagionare il padre, Aziz scatenerà un'escalation criminale che coinvolgerà anche i suoi amici...
Domani, se non siete al mare ad abbronzare le chiappe chiare, il cinema sarà un'ottima compagnia! Buona visione!

MONOGRAFIA: Enzo Ferrari e il fascino del "Cavallino Rampante" nel cinema




Chi lo avrebbe mai detto che una nota casa automobilistica italiana sarebbe diventata il simbolo del lusso e della velocità tale da stregare anche il mondo del cinema? Accade se si tratta della Ferrari, dal genio e sregolatezza di Enzo Ferrari.
Nato a Modena il 18 febbraio del 1898, Enzo Anselmo Ferrari ebbe il fuoco della corsa iniziando come pilota, ma divenne famoso nell'immaginario collettivo con la creazione dell'auto più lussuosa e rombante del panorama italiano che porta il suo nome.
Nata nel 1929 a Maranello, la Ferrari con quel rosso fiammante e lo stemma del "Cavallino Rampante" non poteva essere ignorata da Hollywood, che spesso sfoggia diversi modelli in film e telefilm, diventando il simbolo dell'opulenza e della voglia di sfrecciare come un fulmine sulle strade.
Ferrari 328 GTS
Gli anni Ottanta, epoca edonistica per eccellenza dopo il decennio hippy, rese la Ferrari protagonista con il modello Ferrari 328 GTS sfoggiata per l'occasione dal detective Axel Foley (Eddie Murphy) in Beverly Hills Cop II (1986).
Ferrari 348
Anche il cinema italiano non disdegna la Ferrari: in Vacanze di Natale 1990 81990) di Carlo Vanzina, la Ferrari 348, sportiva e rombante diventa protagonista di un sorpasso comico tra Boldi e De Sica in una Saint Moritz,
sfondo opulento e (poco) glamour per i nuovi arricchiti
Ferrari 575 Maranello
Se negli anni Ottanta vi era l'ostentazione, negli anni 2000 la Ferrari diventa il modello dell'uomo di successo che ama la velocità coniugata con classe ed eleganza: In The Family Man (2000) il business man Jack Campbell (Nicolas Cage) guida una Ferrari 575 Maranello grigia versione coupé della vettura da corsa 575 GTC dalla carreggiata più ampia.
Ferrari 250 GTO
Infatti la Ferrari non è solo rossa, anche nera ha un suo fascino elegante. Come il modello Ferrari 250 GTO (che sta per Gran turismo) guidata da David Aames in Vanilla Sky (2002) di Cameron Crowe, modello vintage (è degli anni Sessanta), che sfreccia per le strade di Manhattan tra sogno e realtà del protagonista
interpretato da Tom Cruise. Il modello è da strada (fu creata anche quella da corsa) ed è la più conosciuta dagli estimatori.
Ferrari GT California Spider
La Charlie's Angels Nathalie (Cameron Diaz) in Charlie's Angels: più che mai, ama correre e  ha un debole per il Cavallino Rampante: il modello Ferrari GT California Spider utilizzata nel telefilm, ritorna nella versione cinematografica diretta da McG. Questo è il modello più vecchio mai utlizzato in un film, infatti risale al 1957. Auto sportiva a due posti, modellata sulla cabriolet con tettuccio ripiegabile, fu un modello studiato appositamente per il mercato americano, che cominciava  a interessarsi al Cavallino italiano.
Ferrari Enzo
Se gli angeli di Charlie amano correre, anche le cattive amano la Ferrari: come la perfida Madison (Demi Moore), che sempre nello stesso film sfoggia un modello meno vintage, una Ferrari Enzo rossa, un'autovettura coupé progettata per i 55 anni della
Ferrari, la più amata e ricercata dagli ammiratori del marchio made in Italy, che è stata prodotta solo 399 esemplari. Non solo una semplice auto, ma un pezzo da collezione, destinato solo a pochi.
Ferrari 430
Super sportiva per super detective è la Ferrari F430 guidata da Sonny Crockett (Colin Farrell) nel remake cinematografico del serial Miami Vice del 2006 (che preferiva utilizzare la Ferrari 365 GTS/4 Daytona Spider).
In versione grigia e con gli interni in pelle scura, la Ferrari F430 è una berlinetta "più economica di tutte", che la rende più versatile e meno onerosa.
Ferrari 360 Modena
Una Ferrari 360 Modena è l'auto dell'attore Johnny Marco (Stephen Dorff) in Somewhere (2010) è un modello sportivo, perfetta per le lunghe corse per le immense strade di L.A.
La caratteristica di questa Ferrari consiste nell'avere il motore in
posizione posteriore e non anteriore, per di più ben visibile dal lunotto posteriore.
Vintage, coupé, sportiva o berlina, la Ferrari è entrata nel cuore degli americani, che, in un certo modo, l'ha celebrata utilizzandola in varie pellicole, mostrandola in tutta la sua prorompente bellezza.
Rush
A 25 anni dalla scomparsa di Enzo Ferrari, il mito del Cavallino Rampante continua a essere vivo più che mai, e presto tornerà al cinema in versione Formula 1, con la pellicola Rush (2013) di Ron Howard, che narra delle imprese e della rivalità tra Niki Lauda, (Daniel Brhul) pilota della scuderia Ferrari, e James Hunt (Chris Hensworth), pilota della McLaren.
Il suo design moderno e lussuoso, la sua potenza, il prestigio internazionale: il nome di Enzo Ferrari è entrato nella storia.

"Sono i sogni a far vivere l'uomo. Il destino è in buona parte nelle nostre mani, sempre che sappiamo chiaramente quel che vogliamo e siamo decisi ad ottenerlo".
Enzo Ferrari (18/02/1898-14/08/1988)


martedì 13 agosto 2013

ALFRED HITCHCOCK DAY: The Lodger

Oggi sarebbe stato il compleanno del più grande maestro del cinema inglese e americano: Alfred Hitchcock. Notoriamente chiamato il maestro del brivido, fu il rappresentante delle paure, dei desideri e delle passioni di ciascuno di noi, immergendo i suoi personaggi in avventure spionistiche avvincenti, dove spesso l'uomo comune viene coinvolto in una storia più grande di lui.
Capolavori come Notorious, La donna che visse due volte, Psycho, hanno fatto di Sir Alfred Hitchcock un pezzo di storia del cinema. Ma come è arrivato a queste pietre miliari?
Costruendo la sua carriera sperimentando film dopo film, a cominciare dall'epoca del muto, in quel di Londra, in quel "periodo inglese" che poi lo traghetterà a Hollywood.
The Lodger: a story of a London fog è il film scelto da Director's cult per far scoprire gli albori del "maestro del brivido" e per festeggiare-se fosse ancora qui tra noi- il suo compleanno. Insieme a me, in versione ridotta ci sono i stakanovisti cinebloggers che celebrano il maestro del brivido con altri capolavori.


Buon Alfred Hitchcock Day!






Titolo: The Lodger
Gran Bretagna, 1926
Cast: Ivor Novello, June, Malcom Keen.
Sceneggiatura: Elliot Stannard, Alfred Hitchcock (non accreditato).
Durata: 70'


Bloomsbury, quartiere di Londra. Un assassino che si fa chiamare il "vendicatore" terrorizza la città uccidendo ogni martedì una ragazza bionda. Di lui si sa solo che è un uomo alto, porta un mantello nero, il volto è coperto da una sciarpa e ha una valigia sempre con sé.
In una notte avvolta dalla nebbia, un giorno si presenta un misterioso ragazzo alla casa dei Bunting, Johnatan Drew (Ivor Novello), che vorrebbe affitare una loro stanza messa da loro in locazione.
L'inquilino è strano, ha un comportamento che inquieta i padroni di casa e il suo modo di vestire ricorda la descrizione del serial killer. Il pensionante s'interessa di Daisy (June), la figlia dei Bunting, fidanzata con il poliziotto Joe Betts (Malcom Keen), che segue il caso del vendicatore. Le stranezze del pensionante affascinano Daisy e rendono sospettosa la signora Bunting. E se Johnatan Drew fosse l'assassino?
The Lodger è il terzo film di Alfred Hitchcock, ma il primo vero film di Alfred Hitchcock. In che senso? Nel senso che è il primo lungometraggio in cui il "maestro del brivido" mette la sua firma al suo indiscusso talento, facendo emergere il suo stile e la sua autorialità fatto di suspence, difficoltà di distinguere il vero dal falso, il conflitto tra il bene e il male, elementi che sono diventati il suo marchio di fabbrica.
Hitchcock crea il suo primo vero successo di pubblico e critica grazie alla sua inventiva e alla sua genialità dal punto di vista visivo e tecnico, a cominciare dalla prima sequenza, con un primissimo piano di una fanciulla bionda che urla terrorizzata, vittima del vendicatore, e subito dopo ci sono le insegne luminose che pubblicizzano lo spettacolo "Riccioli biondi".
Hitchcock prende come soggetto il romanzo The Lodger di Marie Belloc, traendo spunto anche dalla sua piéce teatrale Who Is He? che il regista inglese aveva visto a teatro. Ciò che interessa a Hitchcock non è tanto la figura dell'omicida seriale stile Jack lo squartatore, ma come un uomo comune dal comportamento strano possa essere considerato un assassino, in un clima di isteria e paura collettiva che teme ogni martedì un nuovo delitto; e soprattutto il possibile assassino entra in un luogo dove si è soliti sentirsi al sicuro: la casa, il luogo di tranquillità e sicurezza per antonomasia, così come la rispettabilità dell'ambiente borghese di Bloomsbury, quartiere tranquillo, diventa lo scenario di efferati crimini.
Hitchcock crea un sottile confine tra il bene e il male gettando un alone di mistero e ambiguità su Johnatan Drew, giovane tormentato che si presenta alla casa dei Bunting proprio il giorno in cui è stata ritrovata l'ennesima vittima. Memore della lezione espressionista, Hitchcock enfatizza l'atmosfera con luci e ombre, con quella coltre di nebbia che avvolge il misterioso e affascinante pensionante.
Johathan ha un mantello nero, porta una sciarpa che gli copre il volto e ha con sé una valigia. Proprio come il Vendicatore. E' una coincidenza il fatto che Drew bussi alla porta dei Bunting qualche ora dopo l'ennesimo omicidio? L'assassino ha trovato la sua base operativa?  Per tutto l'arco temporale del film, Hichcock gioca con maestria gettando dubbi sul pensionante. Possibile che sia un assassino? 
Hitchcock non scopre le carte fin da subito, ma fa entrare Drew nella casa dei Bunting come un semplice affittuario: ha già pagato un mese di anticipo e questo basta per dargli un po' di fiducia in quanto persona perbene.
Ma la sicurezza nel pagare l'affitto è sinonimo di affidabilità? Non proprio, perché Drew è irrequieto e nevrotico, e comincia a manifestare una certa insofferenza a quadri che raffigurano fanciulle dai capelli dorati, cammina nervosamente facendo traballare il lampadario (e qui un altro tocco di genio: essendo un film muto, per dare l'idea del rumore dei passi, fece "trasparire" il pavimento per far vedere il protagonista che camminava nervosamente), e soprattutto, la sera esce di casa, specialmente il martedì, rientrando a notte fonda evitando di farsi sentire.
Ma il nervosismo non può essere associato a un serial killer. Però la signora Bunting non si sente al sicuro con il pensionante al piano di sopra, persona tormentata e affascinante.
Fascino che cattura Daisy, la figlia dei Bunting, fidanzata con l'integerrimo Joe, poliziotto di Scotland Yard.
Come il triangolo che lascia il Vendicatore, si crea il triangolo tra Johnatan, Daisy e Joe.
Daisy è attratta dalla sicurezza che porta Joe, ma è attirata dall'ambiguità di Johnatan e Hitchcock gioca sul filo sottile del bene, incarnato da Joe e il "male", incarnato da Johnatan, elementi che capovolge a suo piacimento: Joe 2il buono" che mette le manette a Daisy, con quel senso di contrizione e perversione bondage, quel modo di legare una persona a sé negandole momentaneamente la libertà, così Jonathan "il cattivo" le dimostra dolcezza e interesse regalandole il vestito che indossava alla sfilata.
Ma la signora Bunting teme per l'incolumità di sua figlia. E il maestro del brivido semina momenti noir in cui Daisy potrebbe essere in pericolo,  dove anche il più banale degli oggetti potrebbe essere un arma per nuocere, come quando gioca con Johnatan a scacchi e lui prende l'attizza fuoco quasi volesse colpirla (ma non è così).
Fin dal primi film, Hitchock gira le scene d'amore come se fossero omicidi, e omicidi come se fossero scene d'amore. Anche se non manca il romanticismo, con quel magnifico bacio tra Johnatan e Daisy, enfatizzato da un sapiente montaggio che mostra i loro volti che si accingono a incontrarsi.
Il loro amore sembra stroncare sul nascere perché tutto sembra congiurare contro di lui e il suo comportamento lo indica inevitabilmente come colpevole: tratto in arresto, viene linciato dalla folla e Hitchcock rievoca in lui la figura di Cristo, come al principio, quando Drew chiude la finestra e gli infissi si riflettono come una croce sul suo volto, e verso la fine, quando il (presunto?) colpevole fugge e rimane incastrato con le manette nella ringhiera e sollevato dalla gente inferocita come Cristo in croce. Il cattolico Hitchcock fa i conti con la sua rigida educazione, immettendo gli incubi della sua infanzia che cerca di esorcizzare sul grande schermo. E nasce un gioiellino dell'epoca muta.
Alfred Hitchcock firma il suo primo grande film e si dimostra già un ottimo direttore di attori, soprattutto Ivor Novello, capace di conferire al suo pensionante nevrosi e passioni, in contrasto con il suo antagonista Malcom Keen, con il suo Joe paladino della giustizia sfortunato in amore.
The Lodger rappresenta un film fondamentale della filmografia del regista londinese, quando ancora Hollywood era lontana, ma già consapevole di avere i numeri vincenti per essere un maestro del brivido.

Voto: 7/8
A.M.




lunedì 12 agosto 2013

FILMOGRAFIA: Saorsie Ronan










NOME: Saoirse Ronan
DATA DI NASCITA: 12/04/1994
LUOGO DI NASCITA: New York City, New York, Stati Uniti
PROFESSIONE: Attrice









ATTRICE:

(2013) Justin e i Cavalieri Valorosi - Talia (voce)
(2013) The Host - Melanie Stryder
(2011) Hanna - Hanna
(2010) The Way Back - Irena
(2009) Amabili resti - Susie Salmon
(2008) EMBER – Il mistero della città di luce - Lina Mayfleet
(2007) Houdini - L'ultimo mago - Benji McGarvie
(2007) Espiazione - Briony Tallis (all'età di 13 anni)
(2007) The Christmas Miracle of Jonathan Toomey - Celia Hardwick
(2007) I Could Never Be Your Woman - Izzie
(2005) Proof (Serie Tv) - Orla Boland
(2003-2004) The Clinic (Serie Tv) - Rhiannon Geraghty

domenica 11 agosto 2013

MONOGRAFIA: James McAvoy


James Mc Avoy oltre ad avere un'inquietante somiglianza con Silvio Muccino, è un missionario mancato. E meno male, altrimenti non sarebbe entrato nell'immaginario collettivo con la scena dell'amplesso nella biblioteca con Keira Knigtley in Espiazione.
Nato a Port Glasgow,  in Scozia il 21 aprile del 1979, prima di intraprendere la carriera attoriale era indeciso se diventare un missionario o se intraprendere la carriera nella Marina britannica. Scelse poi di laurearsi alla Royal Scottish Academy of Music and Arts e per mantenersi fece anche il panettiere. 
Nel 1995 debutta in The Near Room, nel 1997 recita in Regeneration di Gilles MacKinnon.
Nel 2001 ha un piccolo ruolo nel trhiller The Pool, mentre recita al fianco di Kirsten Dust in Wimbledon (2004), film sul celebre torneo di tennis londinese.
 La notorietà comincia ad arrivare grazie al ruolo del fauno Tumnus in Le cronache di Narnia-Il leone, la strega e l'armadio (2005).
Nel 2006 comincia a raccogliere i primi successi: vince un BAFTA (gli Oscar britannici) con L'ultimo re di Scozia, per il ruolo del dottore Nicholas Garrigan, il medico del dittatore Amin (interpretato da Forest Withtaker), e oltre alla notorietà, anche la vita privata va a gonfie vele, sposando l'attrice Ann-Marie Duff conosciuta sul set del serial Shameless.
L'anno successivo è al fianco di Anne Hataway in Becoming Jane, nel ruolo di Tomas Lefroy, ma la consacrazione avviene nel dramma Espiazione di Joe Wright, dove interpreta il giovane Robbie Tunner, accusato ingiustamente di violenza dalla giovane Brioni Tallis, sorella della sua amata Cecilia. La scena della biblioteca diventa un cult dell'eros e Mc Avoy diventa una star.
Il sofferto ruolo di Robert gli vale una candidatura ai Golden Globes e la fama: infatti successivamente vola a Hollywood e recita al fianco di Angelina Jolie in Wanted-scegli il tuo destino.
Nel 2009 torna a teatro a Londra, dove recita in The Trhee Days of Rain, mentre al cinema viene diretto da Michael Hoffman in The Last Station.
Robert Redford lo dirige in The Cospirator, film sulla figura di Mary Sutton, accusata di essere una delle cospiratrici dell'assassinio del presidente Lincoln, e McAvoy ne interpreta l'avvocato difensore.
Non disdegna anche il genere fantasy e diventa un giovane Charles Xavier in X-Men-Gli inizi (2011).
I suoi ultimi film in uscita sono In Trance di Danny Boyle, Welcome to the Punch e Fifh, trasposizione cinematografica del romanzo Lercio di Irvin Welsh.
Attore versatile, riesce a passare dal genere drammatico al sosia, e, a dispetto del suo fantomatico sosia (Muccino ndr.), non ha dovuto esordire in film diretti da un fratello regista, ma ha fatto carriera da solo. E che carriera.

venerdì 9 agosto 2013

LA RUBRICA DEGLI ADDII: Addio a Karen Black



L'attrice Karen Black è venuta a mancare all'età di 74 anni. Da tempo lottava contro il cancro allo stomaco, diagnosticatole nel 2010. Ultimamente le sue condizioni di salute si erano deteriorate. 
Nata in Illinois nel 1939, debuttò al cinema con The Prime Time nel 1959, ma cominciò ad avere notorietà con il secondo film diretto da Francis Ford Coppola, Buttati Bernardo! del 1966.D opo vari film per la TV, il trampolino di lancio l'ebbe con il film successivo, Easy Rider del 1969, dove interpretò la prostituta che intraprende il trip mentale con LSD con Wyatt e Billy, i protagonisti del film diretto da Dennis Hopper. Successivamente recitò al fianco di Jack Nicholson in Cinque pezzi facili (1970), e ottenne un Golden Globe come miglior attrice protagonista e la sua prima nomination agli Oscar. Il secondo Golden Globe lo vinse per Il grande Gatsby con Robert Redford (1974), nel film catastrofico Airport 75' (1975), e Alfred Hitchcock la volle per il suo ultimo film, Complotto di famiglia del 1976.
Lavorò anche con Robert Altman nel musical corale Nashville. 
Dopo i folgoranni anni Settanta, gli anni successivi furono meno esaltanti dal punto di vista professionale, a parte la seconda collaborazione con Altman che la diresse in Jimmy Dean Jimmy Dean (1982), recitò nel telefilm P/S Pronto soccorso (1986-1987) e fece apparizioni in serial famosi come Miami Vice e La signora in giallo. 
Negli anni Novanta recitò in horror come Mirror Mirror (1990), Plan 10 From Outer Space (1995), recitando più che altro per la televisione o in film destinati direttamente al mercato dell'home video. 
Il suo ultimo film è In the Woods, in fase di post-produzione.
Labbra carnose, capelli di un colore diverso per ogni film che interpretava, se n'è andata un'icona del cinema indie anni '70