lunedì 22 aprile 2019

CHE BRUTTO AFFARE: Spy

Director's cult è in vena di festeggiamenti e non solo ha avuto il fegato di vedere quella porcata di Sliver, ma fa doppietta con Spy, diretto e interpretato dalla coppia a delinquere Renny Harlin + Geena Davis (ve lo scrivo alla Lurhmann, tiè), entrati nella storia del cinema per aver fatto fallire la Carolco.
Harlin con questo film non bada a spese e vediamo se è entrato nel circolo esclusivo dei film sublimi della Director's!


                                                                 Na' brutta fazenda!

Avvertenze: nonostante i millemila spiegoni sparsi per tutto il film, questa recensione contiene degli spoiler ai fini dell'analisi (fatta volutamente a cazzo di cane) del film






Titolo: Spy
Titolo originale: The Long Kiss Goodnight
Cast: Geena Davis, Samuel L. Jackson, Craig Bierko
Sceneggiatura: Shane Black (rimaneggiata da cani e porci)
Regia: Renny Harlin
Durata: 12'


E' Natale, e ogni personalità doppia vale. Come quella di Samantha (Geena Davis) insegnante con compagno insignificante e con prole che vive una vita placida e tranquilla manco fosse in Svizzera plan plan plan.
Galeotta fu l'alce che sbucò all'improvviso facendola schiantare sulla strada gelata. Lei si schianta male, ma ha solo un sussulto, scende dall'auto e fa lo spiezzatino alla Lundgren di Rocky 4 con il collo della povera alce. E poi placidamente va' in ospedale perché tanto bene non sta.
E da quella sera tutto cambiò. Un sogno rivelatore accompagnato dallo spiegone ci dice che la sciura tanto tranquilla plan plan plan non era. Infatti 8 anni prima era una spia spaccaculi rimasta senza memoria dopo che hanno tentato di fare il culo a lei. Ma lei non ricorda nulla. Ma se spezzi il collo a un'alce un paio di domande te le dovresti fare. Invece non se le fa, e il giorno dopo prepara la cena e comincia a tagliare le verdure da fare impallidire Gordon Ramsey. E lui di solito s'incazza moltissimo. E invece no, muto sta. Lei  ormai è pronta a prendere il posto del Roberto baffo per vendere i coltelli in TV, ma non fa in tempo ad esultare che un brutto ceffo irrompe a casa sua e lei comincia a lottare lanciando la figlia fuori dalla finestra per salvarla, mentre il compagno fa un tuffo carpiato da medaglia d'oro alle Olimpiadi delle persone inutili. 
Dunque ha fatto fuori un'alce, ha fatto fuori un killer come l'alce. Ha lanciato la figlia dalla finestra. Ha fatto gli incubi e ci ha dato lo spiegone e niente, il giorno dopo tutto come prima. 
Uccidi un alce, uccidi uno stronzo che ti vuole fare la pelle, ti lavi la faccia, un po' di rossetto e via, pronti ad affrontare la vita con un sorriso anche oggi!
Come nulla fosse, va a pattinare con la figlia, ma lei è una mezza sega e piange. Sammy core di mamma le dice con voce da trannie che la vita è dolore, e deve farsene una ragione. E niente, ancora non ci arriva che era un'altra persona un secolo fa. Ci ha provato lo spiegone, ma non basta, così ci pensa ad aiutarla Mitch (Samuel L. Jackson) uno dei tanti detective che aveva assoldato perché non si ricorda una sega del suo passato.
Decide di scappare con lui per scoprire la verità, e neanche dopo l'ennesima sparatoria e spiegone, niente, lei continua a urlare come una scimmia mentre spacca i culi a destra a manca con fiumi di pummarola in goppa per la scia di cadaveri che lascia in giro. E niente, ancora non ricorda nulla.
Dopo essere stata in contatto con il dr. Nathan Waldman (Brian Cox), e dopo essere scappati da un assalto di agenti in piena sommossa, forse comincia a rimembrare ancora e dopo aver assemblato un mitra in un nano secondo, due domande comincia a farsele. Ma anche no. 
Allora scappa pure da Waltman e ritrova il vecchio ammore (David Morse), che è un po' figlio di puttana e la tortura un po'. Mo' comincia a ricordare meglio.
MINKIA AHO' SEI UNA SPIAAAA!!! SEI GNUCCA ECCHECCAZZO!!!
Finalmente si da' una svegliata ed ecco che Samantha in realtà è Charlie, ovvero la spia della CIA che spaccava i culi pure a tua zia. Incariacata di mandare al creatore il suo ex ammore, quasi ci rimette le penne lei e perde lamemoria. Spaccato il culo pure al suo ex, finalmente si ricorda tutto dopo tremila sparatorie, fiumi sangue e trecento spiegoni al seguito.
In hotel si taglia i capelli, si fa bionda, si trucca gli occhi come un panda, si pitta le unghie et voilà, Charlie is back BITCHES!!! 
E ci voleva una seduta dal parrucchiere fai da te per rimembrare tùs co's, mica la scia di cadaveri e sparotorie. Piustost che nient, L'è mei piutost.
Ora che si è tolta dal cazzo Samantha e i suoi vestiti da vecchia abelarda che le facevano un culo grosso come una provincia (cit.) è pronta a finire la sua missione e uccidere Timothy (Craig Bierko), che le rapisce la figlia senza che l'uomo inutile di lei se ne accorga. 
E dopo un momento alla biùtiful, fanculo il romanticismo che ora Timothy deve morire male. 
L'apocalisse, piano sventato, cattivo mandato al creatore e fanculo pure la CIA che le caprette mi fanno ciao e sono più carine nella landa sperduta dove è stato ritrovato l'essere inutile del suo compagno. E vissero tutti felici e contenti. O quasi.
The Long Kiss Goodnight, ribattezzato con il titolo super spiegone di Spy è uno di quei film che se l'avesse fatto Nicolas Cage al posto di Geena Davis, sarebbe diventato un capolavoro di oscenità a dir poco sublime.
E invece Nicola Gabbia non c'è, ma al suo posto c'è Geena Davis che è andata al letto col regista per ottenere la parte. Anche perché all'epoca era la mugliera di Renny Harlin, il Finlandese che amava  far esplodere le cose e spaccare i culi con i film di azione.
E benedetto da una produzione che non risparmia in effettacci, sceneggiatura pagata milioni di dollari (Shane Black, mica mezze calzette) e rimaneggiata alla grande per dare spazio a mille spiegoni a meno della metà del film; il film è un tripudio di esplosioni e morti ammazzati che si librano felici nell'aria. Tutto sto' casino si amalgama alla perfezione, pure con gli elementi melò della nostra eroina, che riesce a fare la voce da travone per far capire allo spettatore che in realtà non è lei ma è un'altra.  Solo che lei non lo sa, ma noi lo sappiamo. E gli spiegoni?
Come si fa a non amare un film così? Roba da farti venire le convulsioni dal ridere nel suo frullato di grottesco, momenti scult (tra cui il cane di Walton che si lecca il culo per mezz'ora) e scene d'azione che sono una vera e propria dichiarazione d'amore per il genere. Il tutto sapientemente impacchettato con tanto cattivo gusto. Impossibile non volergli bene.
Harlin infatti confeziona con sapiente maestria un minestrone di trash e azione, concentrandosi soprattutto su questi ultimi (e anche prendendosi sul serio), memore del suo record di esplosioni e morti ammazzati in 58 minuti per morire.
Harlin infatti non bada a spese e sciorina momenti WTF sublimi per far svegliare sta' spia più rincoglionita che senza memoria, per poi farci deliziare con una trippa fatta di scazzottate, sparatorie e bombe per tenersi il meglio con l'esplosione finale, roba che John Mc Lane ed Elisa Isoardi (per la scena sublimantente trashosa delle carote tagliate) le spicciano casa. Geena Davis riesce a reggere baracca e burattini anche se la voce trans non le viene un granché bene, e Samuel L. Jackson invece è il solito figo solo per come canticchia le canzoni. 
The Long Kiss Goodnight è uno spassoso spy movie che è impossibile da non amare per il suo DNA da monnezza movie inside. 
Renny, ritorna, le colline sono in fiore! Bisogna farle esplodere! Date a quest'uomo 100 milioni di dollari, una casa di produzione da far fallire e una cazzo di macchina da presa, quest'uomo deve fare il culo a tutti!!!!

Voto: 7

Hanno partecipat





venerdì 19 aprile 2019

CHE BRUTTO AFFARE - Sliver

Buon compleanno a me e alla Bolla del Bollalmanacco! Per celebrare alla grande il nostro compleanno, abbiamo deciso di far parte della maratona Che brutto affare, inaugurata ieri da Cassidy e la sua bara volante con Corsari. Che brutto affare day celebra un decennio, quello degli anni Novanta che non aveva remore nello sprecare i soldoni per fare film che il più delle volte erano obrobriosi oppure ottimi film dalla produzione travagliata. Era un decennio in cui oltre al vasto spreco di denaro, si sprecava il più delle volte un esercito di creativi competenti tra registi, sceneggiatori, scenografi e compagnia bella che erano più o meno vittime dei deliri di onnipotenza dei produttori. 
Non fa eccezione Sliver, che spreca un cast di lusso del calibro di Nina Foch, Martin Landau e Sharon Stone per un film pasticciato (con tanto di finale 'volante' cambiato di corsa durante le riprese) che è stato maneggiato dai produttori per confezionare un film con sesso sfrenato e figaccioni di turno dall'essere l'antesignano delle ormai vituperate 50 sfumature di grigio.


Brutta fazenda veramente!




Titolo: Sliver
id., USA 1993
Cast: Sharon Stone, William Baldwin, Tom Berenger
Sceneggiatura: Joe Esztrerhas
Regia: Philip Noyce
Durata: 106'


La bionda Naomi si appresta ad entrare nel suo appartamento. Persa nei suoi pensieri, si lascia cullare dalla brezza dell'aria fresca notturna. Improvvisamente la porta si apre, lei lo saluta, e sul suo viso stupefatto, non fa in tempo a dipingere lo stupore che il misterioso uomo la prende tra le braccia e la fa volteggiare dal 20esimo piano. Il suo corpo infuso di grida e orrore, si infrange nella vetrata come una bambola di porcellana.
Dopo il nefasto avvenimento, la bionda Carly (Sharon Stone) affitta il suo appartamento. Carly è bionda come Naomi, forte come una leonessa nel mondo spietato della editoria newyorkese, ma fragile e insicura nel privato. 
Galeotto fu lo sguardo con un giovane e aitante vicino, Zeke (William Baldwin). I suoi occhi azzurri come due lapislazzuli incrociarono gli altrettanto limpidi dei suoi. Ed è amore a prima vista. Ma lei è ancora ingabbiata nel passato di un matrimonio fallito e preferisce limonare da sola e con fierezza.
L'ambiente stiloso dello Sliver affascina Carla e lo stile modaiolo di Carla affascina i suoi vicini, come il professore (Keene Curtis) e la modella Vida (Polly Walker). Entrambi sono irretiti da Carly e dalla sua somiglianza con Naomi, colei che non fece in tempo a stupirsi perché cadde volteggiando dal grattacielo come una ballerina (ubriaca) del Bolshoi. 
Carly però ignora di essere spiata da uno schermo insieme ai suoi coinquilini ignari. Quello che Carly non sa è che  lo Sliver, il grattacielo più esclusivo di Manhattan è il regno dove il grande fratello ti osserva. Dove Zeke ti guarda. 
E mentre Carly viene spiata nei suoi momenti più intimi e nascosti, il professore e la modella Vida periscono sotto la scure del minaccioso assassino. Carly è in pericolo, ma ancora più pericolosa è la rete di passione che Zeke tesse per lei. Donna roccaforte dal clitoride ormai domo, Carly si dimostra ritrosa e intimorita, ma finisce ben presto tra le braccia del suo giovane e focoso amante. E se fosse finita in un incubo senza uscita?
Sliver è tratto da un romanzo di Ira Leving, lo scrittore di Rosemary's Baby. Mica burattini senza fichi. Peccato che nelle mani di Joe Estrerhas sia diventato un romanzetto rosa per casalinghe annoiate le cui trombe di falloppio non vengono suonate dai loro mariti da un bel po'. E quel che ne esce è un film pasticciato e uno dei primi tonfi dell'autore di Basic Instinct. 
Se a distanza di 26 anni risulti invecchiato male, rimane comunque interessante il concetto di voyerismo - soprattutto ora che la tecnologia e i social media hanno esasperato e violato l'aspetto della mancata privacy e lo stalking sia una triste realtà - l'errore di Joe Esztrerhas sta nel di ripetere i fasti di Basic Instinct, cercando di creare un pastone di thriller erotico dove l'elemento thriller (elemento portante del libro) è il meno riuscito, se non inutile. Anche perché il colpevole si sa tipo mezz'ora dopo, con tanto di scritta lampeggiante sulla fronte 'son ghe ie'. Esztrerhas però si rende conto di aver fatto una cazzata e allora cerca di buttarci un po' di fumo negli occhi e cerca di sviare mettendo un po' di ambiguità nel possibile serial killer. Peccato però che la regia svogliata di Philip Noyce  e le scarse doti attoriali di William Baldwin in combo con una Sharon Stone ancora più scazzata non aiuti. E così l'elemento sorpresa è più un momento WTF, perché toglie ogni motivo, o meglio movente di questa scia di sangue che si protrae tra una ciulata e l'altra. 
Sharon Stone cerca di cambiare rotta e dopo il personaggio fichissimo di Catherine Tramell, vuole interpretare la donna fragile, frigida e ferita che non vuole essere dominata, ma il suo personaggio è talmente monodimensionale che la rende poco interessante. E non basta essere fighi con nudità ben esposte per salvare baracca e burattini. E se il piatto forte dovrebbe essere l'intesa  dei due protagonisti in balia delle scene bollenti, sono proprio quelle sequenze da soap opera in versione po' zozza a creare un umorismo involontario, soprattutto con la 'super hot' in cui Carly e Zeke sono nel suo appartamento nella notte buia e tempestosa. Insomma, Esztrheras voleva fare un trhiller erotico, e n'è uscito con un pasticcio al limite del ridicolo. Poteva prendere la strada più semplice, sfrondare se non stravolgere il romanzo originale e limitarsi a raccontare la storia di un povero stronzo milionario che fa stalking sulla tipa di cui è innamorato. O meglio, ne è ossessionato. Cosa che ha fatto quella faina di E.L. James (autrice di 50 sfumature di grigio e affini), che probabilmente avrebbe scritto nelle sue sue 50 sfumature anni Novanta una paginetta così: 
ella arrivò nel di lui appartamento. Lampi e fulmini scaldavano l'atmosfera remdendola rovente. Ella si mise a guardare fuori dalla finestra. Frastornata dal desiderio e dall'atmosfera cupa  e febbricitante, lei vennne colta di sorpresa dal suo amante. Egli ignudo e splendido con il suo corpo scultoreo si avvicina furtivamente. Improvvisamente, lui la prende di soprassalto e glielo  tronca nel cul... Lei arrosì.

Voto: 5

Al brutto affare partecipano: