domenica 28 aprile 2013

LE USCITE DELLA SETTIMANA




Poiché la bella stagione non è ancora arrivata, ci si può rinchiudere in un cinema e godersi un buon film. L'uscita della settimana più ghiotta appartiene ad Iron Man 3: lo sfacciato e geniale Tony Stark alias Iron Man, questa volta dovrà vedersela con un nuovo nemico il Mandarino, che gli rade al suolo la sua villa e punta  a eliminare il presidente degli Stati Uniti. Senza i suoi dispositivi, Stark dovrà cercare di combattere la minaccia nel pieno della sua debolezza, in preda ad attacchi di panico, cercando di proteggere la sua amata miss Pepper e cercare di salvare il mondo. 
Altra uscita di lusso è Kiki-Consegne a domicilio del grande Hayao Miyazaki. La piccola Kiki è una strega e appena compiuti 13 anni inizia a svolgere il suo apprendistato per conoscere e affinare i suoi poteri. Giunta nella città di Koriko con il suo amato gatto nero Jiji, per vivere si cimenta come fattorino di consegne a domicilio a cavallo della sua scopa. Grazie ai suoi poteri e alla conoscenza di nuovi amici, Kiki si sente indipendente ma le sorprese  sono dietro l'angolo per la piccola streghetta...

Film italiano con Viaggio sola di Maria Sole Tognazzi. Irene ha passato i quarant'anni, non si è sposata e non ha figli. Il suo lavoro è particolare:è il "mistery shopper", ovvero un cliente che in incognito entra in un hotel e annota i pregi e i difetti dal servizio alla pulizia di un albergo. In contrapposizione c'è la sorella  Silvia, sposata e con prole. Irene si sente libera e privilegiata nel poter viaggiare e non dover badare a nessuno, ma è veramente soddisfatta?
La scelta è variegata, quindi giù il culo dalla poltrona e correte al cinema!

sabato 27 aprile 2013

Star Gossip: la popolarità di Gwyneth Paltrow





Gwyneth Paltrow è una star di Hollywood venerata, invidiata, odiata, ammirata e poi odiata di nuovo. 
Venerata perché è stata un'icona di stile dagli anni Novanta, quando nel 1998, a 25 anni, divenne una fashion icon con Delitto perfetto, dove intravidero in lei la nuova Grace Kelly, fascino british con l'exploit di Sliding Doors e infine incoronata con l'Oscar per Shakespeare in Love.
Invidiata perché corteggiata dagli stilisti, sempre impeccabile con mise di Valentino, Gucci e Armani, è stata fidanzata con Brad Pitt e Ben Affleck (sì, prima di Jen & Jen, ovvero miss Lopez e miss Garner che alla fine l'ha spuntata quest'ultima e se l'è portato a casa), per poi convolare a  nozze con il leader britannico dei Cold Play, Chris Martin e aver messo al mondo Apple e Moses.
Odiata perché vive una vita salutista, ha una forma invidiabile dopo due figli e consiglia agli americani di mangiare sano, perché Gwyneth oltre che essere un'attrice di fama consolidata, è anche un'ottima chef che ha studiato cucina. Un po' troppo perfettina per i suoi connazionali, appassionati di coca-cola e patatine, pur essendo ossessionati con il fitness. 
Ammirata perché People l'ha incoronata la donna più bella del mondo, dedicandole anche la copertina.
Odiata di nuovo perché oltre a essere attrice-mamma-chef-salutista ci prova pure come stilista e crea una linea di bikini da 0 a 10 anni, scatenando le ire delle mamme che giudicano i suoi costumi troppo osé per delle bimbe.
Insomma, che vi piaccia o no, Gwyneth Paltrow rimane sulla cresta dell'onda e il successo di Iron Man 3 e non ha nessuna intenzione di ritirarsi a vita privata per preparare salutari manicaretti.

giovedì 25 aprile 2013

RECENSIONE: Lincoln






Titolo: Lincoln
USA, 2013
Cast: Daniel Day-Lewis, Sally Field, Tommy Lee Jones, Joseph Gordon Levitt, James Spader.
Sceneggiatura: Tony Kushner.
Regia: Steven Spielberg.
Durata: 150


USA, 1865. Al termine della Guerra di Secessione, Abraham Lincoln (Daniel Day-Lewis) tenta di far approvare il 13esimo Emendamento per abolire la schiavitù. Il presidente americano dovette combattere in Camera dei rappresentanti per far approvare la legge, lottando contro il tempo con lo scenario di una guerra devastante, che lo coinvolse anche personalmente non solo come politico, ma anche come padre, combattendo affinché suo figlio Robert (Joseph Gordon Levitt) non si arruoli, scontrandosi anche con la moglie Mary Todd (Sally Field).
Steven Spielberg torna a occuparsi della delicata e controversa tematica della schiavitù dopo Amistad, analizzando contemporaneamente come il sistema politico del XIX secolo non sia così differente da quello di oggi.
Ci aveva già provato Frank Capra con Mr. Smith va Washington, dove uno sprovveduto sempliciotto interpretato da un magnifico James StewarT, rischiava di rimanere stritolato in un ambiente corrotto e volto ai compromessi, lasciando poco spazio agli idealismi. Idealismi che ancora avevano un senso ai tempi del 16esimo presidente degli Stati Uniti, quell'Abraham Lincoln che fu capace di offrire l'emancipazione agli schiavi, seppur utilizzando mezzi al limite del lecito. 
Lincoln si avvia in una sorta di I have a dream, dove il presidente, come il comandante di Moby Dick sogna di guidare una nave, fatta di uguaglianza e fine della violenza, incarnata in una guerra che rischiò di spaccare in due il paese e che vide coinvolto personalmente il figlio Robert, desideroso di dare il suo contributo per il bene del paese. 
I miraggi però sono come una bolla di sapone e scoppiano di fronte alla dura realtà, e Lincoln dovette ricorrere a sotterfugi e a una vera compravendita di voti pur di ottenere il proprio (giusto) scopo. Perché il sogno di un mondo buono e giusto mal si concilia con il cinismo e i propri tornaconti. E pur di ottenere il suo scopo, non esita, seppur in nome di una giusta causa, a mezzi poco leciti, anche con l'aiuto del repubblicano di ferro Thaddeus Stevens (Tommy Lee Jones), costretto a negare l'uguaglianza razziale, in nome dell'uguaglianza legale: la legge non è uguale per tutti?
L'affresco storico è sapientemente maneggiato da Steven Spielberg, in una cornice pressoché perfetta che rasenta ormai la perfezione del regista statunitense, ormai un veterano di Hollywood. Campi lunghi, visioni "ariose" di un ambiente ottocentesco pulito e immacolato, in netta contrapposizione con l'orrore e la violenza della guerra. E proprio come in Salvate il soldato Ryan, il film si apre con la scena del conflitto in tutta la sua crudezza e violenza, in perfetta contrapposizione con la poetica delle immagini offerte nell'immaginazione di un Lincoln narratore e sognatore di pace e libertà (la scena più bella); complice anche la perfetta fotografia di Janusz Kaminski, ormai storico collaboratore di Spielberg. 
Se dal punto di vista stilistico è ineccepibile, dando ormai per scontata la genialità di Spielberg, il cineasta pecca ancora di retorica facendo proprio lo stesso errore con Il salvate il soldato Ryan (facendogli perdere di un punto l'allure di capolavoro), affogando la pellicola in un patriottismo troppo "elevato", come se l'amore che Spielgberg dimostra alla sua patria non fosse mai sufficiente. 
Ciò avviene soprattutto all'inizio, con il grande Lincoln che conforta i soldati e con la scena madre del soldato di colore che espone i propri diritti nel voler combattere e avere l'opportunità di avere una carriera militare. Sceneggiato dal premio Pulitzer Tony Kushner (Angels in America, e seconda collaborazione con Spielberg dopo Munich), fa virare la storia in un nazionalismo eccessivo, rallentando la fluidità del racconto. 
L'inizio del film infatti pecca proprio di lentezza, per poi pian piano riprendersi nel ritmo, offrendo allo spettatore momenti di pathos sia nei momenti "intimi" del presidente in compagnia di una moglie forte, volitiva e testarda come Mary Todd, così come il difficile rapporto con il figlio Robert, mentre i momenti di tenerezza sono dedicati al più piccolo, Teddy (insomma, Spielbeg non si fa mancare nulla pur di compiacere il pubblico). La parte del leone è quella politica, dai tentativi di "convicere" i rappresentanti della Camera, al momento di maggiore suspence della votazione, dove Lincoln sembra quasi in disparte, in attesa di sapere se la società americana è pronta a cambiare radicalmente. 
Spielberg genio della macchina da presa e ottimo direttore di attori, complici di una messa in scena avvincente, grazie a un cast stellare a partire da Daniel Day-Lewis, al terzo Oscar con questo ruolo, dove offre un'interpretazione maniacale dalla somiglianza ai (possibili) tic del presidente americano, dalla postura alle pacche di circostanza. Peccato che il doppiaggio di Pier Francesco Favino non renda giustizia alla prova attoriale di Day-Lewis. Ciò non significa che il suo doppiaggio sia pessimo, ma vien da contestare una linea di doppiaggio non adeguata, troppo sopra le righe, così lontana dalla pregiata tradizione italiana. 
Al pari di un'interpretazione da Academy Awards è Tommy Lee Jones, che fa di Sullivan un uomo sanguigno e arguto, mentre la Mary Todd di Sally Field è dalla grande forza d'animo e caparbia, molto vicina alla donna contemporanea. Buona anche l'interpretazione di Joseph Gordon Levitt, che si dimostra non più giovane promessa, ma attore di spessore che è in grado di affrontare ruoli adulti, incarnando un Robert Lincoln pronto a combattere la "sua" guerra, incurante dell'appello pacifista (e protettivo) del padre. 
Lincoln di Steven Spielberg è un film storico di ottima fattura, ma come la sua regia è di ampio respiro, così dovrebbe essere anche quello che racconta, pur riuscendo a creare un film più interessante di un  libro di storia. 

Voto: 6+
A.M. 



mercoledì 24 aprile 2013

SPOT REVIEW: Mediaset Premium


Titolo: Mediaset Premium calcio 
Testimonial: Arrigo Sacchi.
Regia: Luca Miniero
Durata: 31"

Arrigo Sacchi è in un campo di calcio insieme al nipotino, intento ad allenarsi. Mentre palleggia chiede allo zio: "pensa se non esistesse il calcio".
Sacchi ci pensa un attimo e s'illumina e pensa a un'altra sua passione: "farei cinema" e s'immagina seduto su una sedia di regista con tanto di nome, di quelli in stile hollywoodiano per intenderci, intento a dirigere un film in costume con una scena d'amore.
Ma il mister non è soddisfatto, e quando la deontologia professionale ha il sopravvento, chiede all'assistente alla regia (non proprio charmant) di scaldarsi per sostituire l'attore, come se fosse un calciatore durante una partita, perché alla fine, Arrigo Sacchi è pur sempre un allenatore e ha il calcio nel DNA. 
Come la moltitudine di italiani, che da anni usufruisce del biglietto allo stadio, delle uscite al pub, della diretta in TV "in chiaro" o con l'abbonamento, in questo caso con Mediaset Premium. Perché è impossibile pensare a una vita senza il calcio.
La campagna "pensa se..." con protagonista Arrigo Sacchi (di cui è testimonial anche per il pacchetto cinema), è simpatica e ben diretta da Luca Miniero (Benvenuti al Sud) e il mister è ironico nel prendersi un po' in giro e si presta divertito (e probabilmente divertendosi) a questa possibile "seconda vita" se non avesse fatto il coach per uno dei più importanti club italiani.
Se il calcio non esistesse, probabilmente molte donne non verrebbero lasciate da sole di domenica, come cantava Rita Pavone in una celebre canzone...

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lunedì 22 aprile 2013

NEWS: Buon compleanno Jack!



Oggi il grande Jack Nicholson compie 76 anni (ma se ne sentirà sempre 20) e insieme ad altri blogger (qui sotto troverete i link), abbiamo deciso di celebrare il suo compleanno con la recensione di un suo film. La mia la trovate con il post di venerdì 19/04 con Conoscenza carnale. Buon compleanno Jack!

Ecco la lista delle recensioni/dediche:
Cooking Movies

E qui un trailer omaggio strepitoso:




venerdì 19 aprile 2013

CULTMOVIE: Conoscenza carnale



Titolo: Conoscenza carnale
Titolo americano: Carnal Knokledge
USA, 1971
Cast: Jack Nicholson, Arthur Garfunkel, Candice Bergen, Ann-Margret, Rita Moreno
Sceneggiatura:
Regia: Mike Nichols
Durata: 90'


Sandy (Arthur Garfunkel) è un ragazzo timido, Jonathan (Jack Nicholson) è sfacciato e intraprendente, ma nonostante gli opposti caratteriali, sono due amici  del college che condividono la stessa stanza e (a insaputa di Sandy), anche la stessa ragazza; Susan (Candice Bergen) ragazza colta, liberal e aspirante avvocato, conosciuta dai due a una festa studentesca. Sandy (col benestare dell'amico che finge disinteresse) comincian a frequentarsi con Susan,  ma la ragazza è restia ad avere una maggiore "conoscenza carnale". 

Sandy si confida all'amico, Jonathan lo sprona a farsi avanti, ma allo stesso tempo ne approfitta per sedurre la fanciulla e tale conoscenza va a buon fine, anche se lei decide di rimanere con Sandy. 
Passano gli anni, Sandy  è diventato un medico ed è sposato con Susan, Jonathan fa il commercialista e fa la vita da scapolo, fino a quando non conosce la spregiudicata Bobbie (Ann-Margret), rimanendo alla fine "incastrato "anche lui (complice un tentativo di suicidio di Bobbie) dopo una vita da eterno scapolo. Arrivati alla soglia dei quarant'anni, i due amici si incontrano per fare un bilancio della propria vita...
Mike Nichols torna a trattare la tematica della sessualità e dei rapporti tra i due sessi, esplorato già pienamente con Il lauerato. Se Benjamin Braddock entrava a far parte del mondo adulto spaesato e alienato, la coppia di amici sono ben radicati nella società borghese, ma sono totalmente impreparati a gestire i sentimenti e l'amore, dando il preludio di una crisi della società americana, travolta dalla nevrosi e dalla precarietà delle ideologie sociali che vengono a mancare sempre meno. 
L'american way of life tanto cara agli anni Cinquanta non funziona più, la famiglia borghese con la moglie e madre perfetta viene a mancare lasciando spazio al cinismo che si mangia i sentimenti. Sandy sposa Susan, donna intelligente, istruita e dalla sessualità libera facendo un triangolo amoroso con Jonathan.  
Susan però è una donna moderna in apparenza, e anche se la sua vita matrimoniale non viene mostrata, dalle parole del suo consorte si deduce che è una casalinga perfetta, probabilmente ha accantonato la sua velleità di diventare avvocato, e prepara la cena nella sua accogliente villetta fuori città. E nonostante i due cerchino di tenere viva la fiamma del sesso, i due finiscono per divorziare.
Bobbie è disinibita, ha un paio di anni in più di Jonathan, fa la modella in spot pubblicitari ed è indipendente.  Quando smette di lavorare i panni dell'angelo focolare le vanno stretti, diventando apatica e insoddisfatta, ma alla fine, nonostante sia così contemporanea, sogna l'anello al dito, e usa anche mezzi poco ortodossi pur di farsi impalmare. Bobbie e Jonathan  convolano a nozze e hanno un bambina, ma anche la loro unione alla fine va in frantumi.
La vita matrimoniale dei protagonisti viene solo raccontata, e a Nichols  importa più analizzare il "dopo" che il "durante", osservando come un antropologo gli effetti che tali avvenimenti hanno avuto sull'esistenza dei due protagonisti: nonostante Sandy e Jonathan si sforzino di entrare negli schemi dettati dalla società, la routine della vita coniugale porta alla crisi e miseramente si ritrovano soli, sempre più inariditi nei sentimenti e più disillusi. 
E qui Nichols per spiegare questo disagio usa l'immagine di una pattinatrice su ghiaccio vestita di bianco, che piroetta, piroetta, sembra all'infiinito, anche se alla fine si fermerà prima poi, così come le loro esperienze, che si diversificano, con scambi di coppia, tradimenti, sesso in ogni stanza della casa, ma poi alla fine, esaurito anche quello, non rimane nulla. 
Sandy e Jonathan discutono sulle proprie esperienze sessuali, ma entrambi non riescono a esprimere delle emozioni o dei sentimenti d'amore autentici, si sentono inadeguati e creano un castello di carte fatto di bugie,  illusioni e frustrazioni, facendo entrare il maschio americano in crisi. 
Crisi che ha Jonathan, svuotato da mille avventure e ormai alla ricerca della libido perduta, cerca nuove sensazioni con la prostituta Louise (Rita Moreno), mentre Sandy tenta ancora la carta dello sposalizio prima con Cindy (Cynthia O'neil) e poi con Jennier (Carol Kane), ma non sa se ha trovato la strada giusta. 
Ancora una volta le donne tengono gli uomini stretti per le palle, mentre loro si auto commiserano con i loro fallimenti e i pochi trionfi.
Nichols si avvale di un ottimo cast con un Art Garfunkel attore rivelazione (alla seconda collaborazione dopo la soundtrack de Il laureato), così vulnerabile e fragile, rispetto al Jonathan di Jack Nicholson, dove questa volta tenta di ribellarsi con il rifiuto del matrimonio e il sogno di una libertà sessuale forse mai ottenuta. Nicholson offre un carattere insolito, ben inquadrato nella società (a differenza del borghese-operaio di Cinque pezzi facili e all'avvocato ubriacone e neo hippy di Easy Riders) anche se non si dimentica delle sue umili origini, ma tenta allo stesso modo di fuggire dalla gabbia delle convenzioni fatta con il matrimonio. Candice Bergen, Ann-Margret e Rita Moreno offrono la loro sensualità e disinibizione anche se sotto sotto, i loro personaggio richiedono a gran voce amore e stabilità. 
Conoscenza Carnale forse è meno incisivo e ribelle de Il laureato, ma è altrettanto interessante il ritratto cinico e amaro della società americana e del falso puritanesimo imperante, mostrando i corpi nudi, e "allontanandoli" con campi lunghi, come se volesse analizzarli attentamente, aggiungendo un altro tassello sull'incomunicabilità delle giovani generazioni e della paura di mostrarsi fragili. 

Voto: 7,5
A.M.


giovedì 18 aprile 2013

NEWS: I film del Festival di Cannes



Se l'Italia non riesce a formare un governo, un film ancora lo sa fare. Paolo Sorrentino torna con un nuovo film con La grande bellezza e ha scelto la vetrina di Cannes per promuovere il suo film, non a caso ambientato in un mondo fatto di politici e parvenu e corrotti.
Nomi forti in cartellone, oltre a Sorrentino c'è Steven Soderbergh e il suo addio al cinema con Side Effect e con Cannes, la quale fu incoronato regista con Sesso, bugie e videotape, chiude il cerchio e ritorna con la sua ultima (nel vero senso della parola) fatica, con Rooney Mara e Jude Law protagonisti .
Nicolas Winding Refn con Only Gods Forgive e l'esordio di Valeria Golino con Miele (selezionato per Un certain regards, aperta però da The Bling Ring di Sofia Coppola), con Jasmine Trinca protagonista. 
Tra gli altri film in concorso, c'è il ritorno dei fratelli Coen con Llewyn Davis, il ritorno di Roman Polanski con Venus a la fourrure, Nebraska di Alexander Payne As I Lay Dying del neo regista James Franco e Jeune et Jolie di François Ozon.
Il piatto forte però è il film di apertura con Il grande Gatsby, diretto da Baz Luhrmann e interpretato da Leonardo Di Caprio e Carey Mulligan.
La kermesse si terrà tra il 15 e il 26 di maggio e ha in cartellone tanti film americani, così come è americano il presidente della giuria, Steven Spielberg.

lunedì 15 aprile 2013

FILMOGRAFIA: Bigas Luna



NOME: Bigas Luna
ALL'ANAGRAFE: Joan Josep Bigas Luna
DATA DI NASCITA: 19/03/1946 

DATA DI MORTE: 05/04/2013
LUOGO DI NASCITA: Barcellona, Catalogna, Spagna
PROFESSIONE: Regista, Sceneggiatore, Produttore, Attore


REGISTA:

(2014) Segon origen
(2010) Di Di Hollywood
(2009) 50 años de (Episodio Tv: "Iconos ibéricos")
(2006) Yo soy la Juani
(2001) Son de mar
(1999) Volavérunt
(1997) L'immagine del desiderio
(1996) Bámbola 
(1995) Lumière et compagnie (Documentario)
(1994) La teta y la luna
(1993) Uova d'oro
(1992) Prosciutto prosciutto
(1990) Le età di Lulù
(1987) L'angoscia
(1986) Lola
(1985) Kiu i els seus amics (Episodio Tv: "Episode #1.1")
(1981) Reborn
(1979) Caniche
(1978) La chiamavano Bilbao
(1978) Tatuaje

SCENEGGIATORE:


(2014) Segon origen
(2010) Di Di Hollywood
(2006) Yo soy la Juani
(1997) L'immagine del desiderio
(1996) Bámbola 
(1994) La teta y la luna
(1993) Uova d'oro
(1992) Prosciutto prosciutto
(1990) Le età di Lulù
(1987) L'angoscia
(1986) Lola
(1985) Kiu i els seus amics (Episodio Tv: "Episode #1.1")
(1981) Reborn
(1980) Mater amatísima
(1979) Caniche
(1978) La chiamavano Bilbao
(1978) Tatuaje


PRODUTTORE:


(2014) Segon origen - Produttore
(2010) Di Di Hollywood - Produttore
(2006) Yo soy la Juani - Produttore esecutivo


venerdì 12 aprile 2013

LE USCITE DELLA SETTIMANA



Settimana calda con l'arrivo in sala di Tom Cruise con Oblivion. 
La Terra è devastata da una guerra nucleare e il pianeta è devastato da terremoti e tsunami, lasciando dietro di sé solo macerie e desolazione. 
L'umanità rimasta comincia a emigrare sul pianeta Titano e Jack Harper (Tom Cruise)è uno dei pochi abitanti della Terra si occupa della salvaguardia dei droni, essenziale per estrarre risorse vitali per gli abitanti di Titano. Un giorno salva una straniera (Olga Kuryelenko) precipitata sulla Terra, e Jack si ritrova a proteggerla per salvare il destino dell'umanità... 
Se i film di fantascienza non sono il vostro genere preferito, potete puntare sulla commedia con Il volto dell'altra, di Pappi Corsicato. 
Bella (Laura Chiatti) è la conduttrice di un popolare programma sulla chirurgia estetica, sposata con René (Alessandro Preziosi), chirurgo plastico che vive dietro la celebrità della moglie. Un giorno Bella viene licenziata, perché ormai il suo volto e la sua bellezza non hanno più appeal sul pubblico e sugli ascolti. Come se non bastasse, ha un incidente, dove un gabinetto caduto da un furgone le sfigura il volto. Ma quello che doveva essere la sua rovina, si trasforma nella sua seconda chance per riacciuffare il successo: un nuovo viso da trasformare per poter avere una nuova vita mediatica. 
Se siete alla ricerca di un film d'autore più "serio", c'è per voi l'esordio alla regia di Luigi Lo Cascio con La città ideale. 
Luigi Grassandonia (Luigi Lo Cascio) è un fervente ecologista che lascia la Sicilia per trasferirsi in Toscana, esattamente a Siena, da lui considerata la città ideale. Da anni cerca di vivere in modo sperimentale e spartano, senza l'ausilio dell'energia elettrica e dell'acqua corrente. Un giorno ha un incidente a causa del buio finisce contro un'auto parcheggiata. Qualche chilometro dopo trova un uomo riverso sull'asfalto. Anche se chiama i soccorsi, per una serie di equivoci da soccorritore diventa colpevole...
Settimana ricca di uscite italiane, oltre a Lo Cascio e Corsicato, c'è anche Ci vediamo domani con Enrico Brignano e Francesca Einaudi. 
Marcello Santili (Enrico Brignano) è un uomo che attende l'occasione della vita. Cerca in tutti i modi il successo, ma la sorte gli è stata avversa. La moglie (Francesca Einaudi) ormai è stufa delle sue trovatre, ma Enrico tenta l'ultima carta: aprire un'agenzia di pompe funebri in un paesino della Puglia abitato da ultranovantenni. Nella speranza di avere una vasta "clientela", Enrico si accorgerà ben presto che i vecchietti sono più che arzilli...
Settimana ricca, anche se c'è il sole, dopo una passeggiata al parco, un buon film non guasta mai!


mercoledì 10 aprile 2013

MONNEZZA MOVIE: Tre all'improvviso



Titolo: Tre all'improvviso
Titolo americano: Life as we Know it.
USA; 2010
Interpreti: Josh Duhamel, Katherine Heigl, Hayes McArthur, Christina Hendriks, Josh Lucas.
Sceneggiatura: Ian Deitchman, Kristin Rusk Robinson.
Regia: Greg Berlanti
Durata: 114'


Holly Berenson (Katherine Heigle) è la proprietaria di Fraiche, un piccolo panificio ad Atlanta che sogna di espandere, Eric Messer (Josh Dunhamel) è un aspirante regista televisivo per un network sportivo, una sera s'incontrano a un appuntamento al buio organizzato dai loro amici in comune Peter (Hayes McArthur) e Alison (Christina Hendricks).
I due non arrivano neanche al ristorante che già non si sopportano. In ogni caso si frequentano per via dei loro amici ed entrambi adorano la piccola Sophie, figlia di Peter e Alison. Destino vuole che i loro più cari amici perdano la vita in un incidente stradale e avranno un'insolita eredità... La piccola Sophie. I due neo genitori saranno costretti a vivere sotto lo stesso tetto per il bene della bambina...
In principio fu Baby Boom. La pellicola di Charles Shyer interpretata da un'ironica Diane Keaton, mostrava come una donna in carriera nevrotica e presa dalla carriera si trovi l'esistenza sconvolta per occuparsi di sua nipote rimasta orfana, costringendola a reinventare la propria vita.
Il film di per sé era divertente e non era male, anche perché mostrava la tipica donna yuppie in carriera di fronte alla maternità inaspettata (e forzata), ma avuto la "colpa" di generare piccoli mostri come Tre all'improvviso. 
Due giovani in carriera che preferirebbero camminare sui vetri rotti piuttosto che frequentarsi, i loro amici li designano come genitori adottivi in caso di sorte infausta, che, neanche si buttassero la iella addosso, finiscono per tirare le cuoia et voilà Holly e Messer di colpo si ritrovano genitori e conviventi forzati.
Vivono così sotto lo stesso tetto con la bimba, però si detestano. E probabilmente vengono detestati anche da chi guarda il film. Perché Holly e Messer sono così urticanti che in teoria non dovrebbero avere in affidamento neanche un cane, e di fatti la piccola Sophie non li regge proprio e piange per circa la metà del film, diventando talmente irritante pure lei tale da far passare la voglia di fare figli. 
Holly è la tipica ragazza perfettina, noiosina, precisina e rompina, che casualmente (ma perché poi, mah) viene mollata e la mette sotto spirito per l'uomo della sua vita, che, in questo caso è il dottorino dei bambini Sam dal cuore grande così, interpretato da un incolore Josh Lucas (ma non doveva diventare il nuovo Paul Newman? Evidentemente no).
E a incarnare questa tipologia di sfiancante spacca maroni c'è sempre lei, Katherine Heigl. Non si sa perché, ma una volta smessi i panni sbarazzini di Isobel "Izzie" Stevens di Grey's Anatomy, Heigl è diventata l'incubo sentimental/cinematografico dell'uomo americano, da 27 volte in bianco a Molto incinta, dove era seccante pure lì (e il protagonista interpretato da Seth Roger non va biasimato se salva il bong per le canne e non lei quando c'è il terremoto. Ma quella è un'altra storia). 
Dalla parte maschile poi non siamo messi meglio, perché c'è Mr. Peter Pan, ovvero: "io la vita me la voglio spassare e tu le balle non me le devi scassare". 
Cioè, a quasi quarant'anni porello vuole ancora fare i giri con la moto, rimorchiare le tipe, trombare come un coniglio e avere zero responsabilità. Zero responsabilità, capito?!
Come se non bastasse, questa magnifica coppia poi viene anche giudicata da un'assistente sociale che dovrebbe cambiare lavoro, perché, e qui c'è sempre lo zampino gli sceneggiatori probabilmente sotto i fumi della ganja, ma di quella buona (Ian Deitchman e Kristin Rusk Robinson), li trova idonei per accudire la creatura, anche se piange sempre e si rifiuta di mangiare. Anzi, se si detestano è meglio, così possono dedicarsi alla piccola senza intrusioni sentimentali. In più nessun parente della neonata la reclama, manco fosse l'Omen. Ah già, c'è il testamento da rispettare, come no.
Holly e Messer si trovano antipatici, però  di solito chi disprezza compra. Una volta infatti messi da parte i propri progetti di vita senza problemi, fatti sparire i fantasmi degli amici defunti, Holly smette di fare la rompi, si fa tanti bagni con le bolle di sapone, prepara i dolci con la cannabis e non rompe le scatole a Messer che anzi, si diverte a fare il papà, guardando con la piccina la versione malata dei Teletubbies, così Holly può fare tanti bagni con tante bolle e non rompe la balle.
Ed eccolo che di punto in bianco Messer ama così tanto miss acidella e cambia radicalmente stile di vita pure lui, tale da far finta di niente quando lei le rompe la moto (uuuuuh,spoiler!).
Cioè una vita per la moto, lei te la rompe, ma hai cuoricini negli occhi e va bene? Va bene?! E qui si rasenta il sublime, but that's amore!!!
Ed eccolo che arriva fulmineo il colpo di scena: daje che ci vivi un mese, daje che ci vivi due, e daje che giocare a mamma e papà è bello, con le pappe, la cacca (una fogna dalla quantità industriale che produce un esserino così piccolo), i primi passi  che i due finisco a letto. Capirai che rivelazione. No, perché, caro spettatore, ti immaginavi un epilogo diverso? Pensavi che alla fine non si mettevano insieme? Oh povero illuso!!!
E questo rimanda al fatto che Tre all'improvviso è un film la cui storia è una (mal)cagata pazzesca.  Siccome il duo mimì e cocò di sceneggiatori non sa-che noi sappiamo-ma gli facciamo credere di non sapere, ci fa la supercazzola e cerca di allungare il brodo paurosamente insipido con dei "guizzi" creativi", con un po' di zizzania tra i due protagonisti, con una fuga improvvisa di lui (senza la moto) e la relazione tanto agognata di lei con il pediatra, ma alla fine ecco che, inaspettata come una supposta, ci fregano alla grande e vai con il lieto fine.
Il tutto affogato in un mare di noia. Tanta, tanta noia.
Dunque, la pellicola di Greg Berlanti, militante di telefim di stampo terroristico/sentimentale come Dawson Creek ed Everwood, con Tre all'improvviso fa spendere un sacco di soldi agli studios con un film inutile, poco divertente, che tenta di infinocchiare alla grande la spettatrice polla (infatti negli anni Novanta si creavano appositamente i chicken movie. Ok, gallinelle sì, ma in questo caso fesse no, e che cavolo).
Tre all'improvviso non riesce nemmeno a creare un'alchimia tra i due protagonisti, Josh Duhnamel e Katherine Heigl, che comunque si sforzano di essere credibili, ma inutile, dopo-cinque minuti-cinque di film, sai già come va a finire, ma in genere sei talmente masochista, sì dico a te spettatore, lo sei talmente che sei curioso di sapere solo in che modo va a finire. La prossima volta è meglio farsi un bel bagno caldo...

P.S. Alla fine della proiezione però potevano fare una petizione per dei ruoli più simpatici a miss Heigl...

Voto: 3

A.M. 



lunedì 8 aprile 2013

LA RUBRICA DEGLI ADDII: Addio a Sara Montiel



Il cinema spagnolo piange ancora: è morta l'attrice Sara Montiel. Aveva 85 anni.
Maria Antonia Abad Fernandez, questo fu il suo vero nome, nacque a Castile-La Mancha il 10 marzo del 1928 ed esordì nel 1944 lo pseudonimo di Marja Alejandra in Ti voglio per me di L. Vajda.
Fu la prima attrice spagnola a sfondare a Hollywood, recitando in pellicole western come Vera Cruz (1954) accanto a star del calibro di Burt Lancaster e Gary Cooper, Serenata (1956) di Anthony Mann (che sposò nel 1957 per poi divorziare nel 1963) recitando insieme a Joan Fontaine e Yuma, ma soprattutto divenne celebre per aver cantato canzoni come Besame mucho.
Molto nota in Italia per via della relazione con l'attore Giancarlo Viola, un tira e molla che appassionò paparazzi e amanti del gossip nostrani. 
Decise di ritirarsi dalle scene nel 1975, dopo aver interpretato puù di 60 film, forse stanca di interpretare i ruoli da indiana nei western americani. 

domenica 7 aprile 2013

LA RUBRICA DEGLI ADDII: Addio a Les Blank






L'angelo della morte ha mietuto diverse vittime nel mondo del cinema: dopo la scomparsa del critico cinematografico Roger Ebert, del regista spagnolo Bigas Luna, il mondo della settima arte perde a un giorno di distanza, il documentarista americano Les Blank.
Blank fu autore di documentari su musicisti del calibro di Dizzie Gillespie (Dizzie Gillespie, 1965), Huey Lewis (Huey Lewis And The News: Be-Fore!, 1986) e Ry Cooder (Ry Cooder And The Moula Banda Rhythm Aces 1988). Aveva 77 anni ed era malato di cancro.
Laureato in letteratura inglese alla Tulane University, Blank creò una casa di produzione, la Flowers Film, dove produsse i suoi documentari, occupandosi principalmente di musica e musicisti, come Chulas Fronteras (1978) sulla conjunto music, musica di origine messicana sviluppatasi in Texas e lo scenario musicale e culturale del Mardi Gras Funeral a New Orleans in Always for Pleasure (1978)
Spaziò anche diverse tematiche, come la passione dell'aglio da parte di chef, botanici e semplici appassionati in Garlic Is a Good as Ten Mothers (1980) il cui titolo fa riferimento a un detto che l'aglio è più efficace nel tenere lontano le ragazze dai maschi meglio di dieci madri,  e soprattutto il documentario su Werner Herzog, Werner Herzog Eats His Shoe (1980), basato su una scommessa tra il regista di Fitzcarraldo e lo studente di cinema Errol Morris: se quest'ultimo fosse riuscito a fare un film, Herzog avrebbe mangiato la propria scarpa. 
Quando Morris diresse il suo primo film, Herzog onorò la scommessa e mangiò la propria scarpa in occasione della cerimonia del film all'università di Berkeley, California. Il documentario rappresenta la rappresentazione del "pasto", che consisteva nella cottura della scarpa previa ebollizione, condita con sale, aglio e peperoncino, mentre Herzog faceva disquisizioni sul cinema.
Il suo ultimo documentario fu All in This Tea (2007), sull'importatore di te americano David Lee Hoffman che si reca nelle aree rurali della Cina, offrendo un'occasione per scoprire i metodi di produzione organica del the, la sua coltivazione e la distribuzione.
Davvero una settimana nera per la settima arte.





LA RUBRICA DEGLI ADDII: Addio a Bigas Luna



Il regista spagnolo Bigas Luna è morto ieri all'età di 67 anni, a causa di un tumore che lo affliggeva da tempo. Nato a Barcellona il 19 marzo del 1946, Juan José Bigas Luna interruppe gli studi di economia prima di cimentarsi nel design e poi successivamente al cinema, con Il letto. La tavola (1971) girato in Super 8, dove mescolò fiction e diapositive. 
Il passaggio al 35 mm avvenne con Tatuaje (1976), dove affrontò la tematica dell'incesto. Il tema del desiderio e dell'ossessione amorosa cominciò a farsi strada verso gli anni Ottanta, con Lola (1986), dove mise in scena noir, violenza ed erotismo, e fu quest'ultimo tema il cardine della sua filmografia, soprattutto negli anni Novanta; diventando in Italia il secondo regista iberico famoso dopo Pedro Almòdovar.
Fu un talent scout di attori, a cominciare da Francesca Neri, che lanciò in Le età di Lulù (1990), poi Anna Galiena, Javier Bardem e Penelope Cruz con Prosciutto, Prosciutto (1992) che vinse il Leone d'argento al Festival del cinema di Venezia, film apprezzato più in Italia che in patria. 
Diresse nuovamente Bardem (protagonista inseme ad Alessandro Gassman) in Uova d'oro (1993) parabola esistenziale di ascesa al potere e caduta, mentre atmosfere sognanti ed edipiche furono le protagoniste di La teta y la luna (1994). 
Nel 1996 divenne un'icona trash dirigendo Valeria Marini in Bambola, dove questa volta fu accolto al Festival di Venezia con sonori fischi e risate, oltre che polemiche per la serie di nudi e violenze che subisce la protagonista.
Anche se l'immagine della Marini seduta sulla mortadella ormai fa parte dell'immaginario collettivo, nel corso degli anni Bigas Luna non si perse d'animo e dopo questa (sfortunata) parentesi, decise di girare film meno provocatori, arrivando a sfidare il Titanic di James Cameron con L'immagine del desiderio con Olivier Martinez, ambientato sul famoso transatlantico.
Volaverunt (1999) indaga sulla fanciulla che si offrì come modella per la famosa Maja desnuda di Goya. 
L'ultimo film uscito in Italia fu Son de mar (2001), parabola esistenziale ispirata a Ulisse, mettendo in scena una misteriosa e irrisolta storia d'amore, mentre l'ultimo film da lui diretto è Di Di Hollywood (2010). 
Nonostante la malattia il regista stava cercando di ultimare il suo ultimo film Segon origen rimasto però
incompiuto, ma verrà ultimato e dedicato al sui nipotino.

venerdì 5 aprile 2013

LE USCITE DELLA SETTIMANA


Se siete amanti del binomio "donne & motori", c'è un film che fa per voi: Cuore di tuono, di Derek Cianfante con Bradley Cooper, Ryan Gosling ed Eva Mendes. 
Luke (Ryan Gosling) è un giovane pilota di moticlette, entrato nel mito con il globo della morte, in cui si esibisce per le strade di Schenectady, nello stato di New York. Luke lascia lo spettacolo ambulante per cercare Romina (Eva Mendes), che ha avuto un bambino da lui nascondendogli la verità sulla paternità. 
Una volta scoperto, Luke decide di provvedere alla sua nuova famiglia, lascia il luna park, ma finisce per commettere delle rapine sfruttando le sue abilità. La situazione di Luke si complica quando si trova a che fare con Avery Cross (Bradley Cooper), poliziotto che cerca di fare carriera in un ambiente corrotto. 15 anni dopo le conseguenze delle sue azioni si ripercuoteranno sulla famiglia di Luke...
Se siete invece dei cinefili e volete sapere cosa c'è dietro uno dei film di Alfred Hitchcock, allora la pellicola Hitchcock fa per voi. Il celebre regista (Anthony Hopkins) è alla ricerca di un nuovo soggetto dopo il successo di Intrigo internazionale e trova in Psyco il soggetto ideale. 
Hitchcock trova ostacoli nella produzione, la Paramount lo giudica un genere troppo horror e lo rifiuta, al punto da spingere il regista inglese ad autofinanziarsi.  Il film è l'occasione per vedere il rapporto tra Hitchcock e sua moglie Alma Reville (Helen Mirren), donna brillante e intelligente, sua spalla nonché responsabile della revisione dei suoi copioni e punto di riferimento, e il rapporto (morboso) con le sue attrici Janet Leigh (Scarlett Johanson) e Vera Miles (Jessica Biel).
Se siete dei nostalgici dei film d'azione stile anni Ottanta, allora il ritorno di Silvester Stallone vi renderà più che felice. Sly torna sugli schermi con Jimmy Bobo-Bullet to the Head, che lo vede protagonista di un'insolita alleanza tra un gangster (Stallone) e un poliziotto (Sug Kang), decisi a scoprire chi ha ucciso i rispettivi partner di lavoro. 
La varietà non manca, quindi, correte al cinema! 

giovedì 4 aprile 2013

LA RUBRICA DEGLI ADDII: Addio a Roger Ebert




Il critico cinematografico e sceneggiatore americano Roger Ebert è morto oggi all'età di 70 anni. Da tempo lottava contro cancro alle ossa (in passato un tumore alla tiroide gli costò la rimozione della mascella). 
Vinse il premio pulitzer nel 1975 per la critica e scrisse la sceneggiatura di Up! (1976) per l'amico Russ Meyer. 
Critico cinematografico per il Chicago Sun-Times dal 1967, fu il primo giornalista a ricevere la prestigiosa stella alla Hollywood Walk of Fame. 
Il suo metodo di recensione comprendeva un parametro di giudizio espresso in stelle da "mezza" (che poteva anche essere considerato come un pollice giù) a 4 (pollice su). Famoso fu il suo metodo per giudicare un film, contenuta nella recensione di Shaolin Soccer

"Il sistema delle stellette è da considerarsi relativo, non assoluto. Quando chiedete ad un amico se Hellboy è un bel film, non gli chiedete se è un bel film rispetto a Mystic River, gli chiedete se è un bel film rispetto a The Punisher. E la mia risposta sarebbe che, se in una scala da 1 a 4 Superman è 4, allora Hellboy è 3 e The Punisher è 2. Allo stesso modo, se American Beauty è un film da 4 stelle, allora Il delitto Fitzgerald ne merita due".(rogerebert.suntimes.com)

Ebert stilò anche una lista dei film da lui giudicati dal punto di vista estetico, tecnico ed etico, la "Roger Ebert's most hated films" le recensioni più caustiche, dove in genere dava il giudizio negativo di 1/2 stelle, mentre per il film da lui ritenuti più brutti in assoluto (zero stelle), pubblicò due volumi I Hated, Hated This Movie e Your Movie Sucks (dedicato al film Deuce Bigelow: puttano in saldo). 
Tra le sue stroncature eccellenti figurano Velluto Blu di David Lynch e The Brown Bunny di Vincent Gallo direttamente da Cannes. 
Fondò inoltre L'Eberfest (dal 17 al 21 aprile) che ormai dura da 15 anni e c'era il progetto di un film documentario sulla sua vita.
Il suo film preferito fu Quarto Potere di Orson Welles e, sul suo blog da lui stesso curato fino all'ultimo, desiderava occuparsi solo di film che lo avevano entusiasmato, oltre a quelli che amava di più. La sua ultima recensione è Come un tuono. 
Uomo dotato di grande forza d'animo e un amore immenso per il cinema, nel suo blog (che verrà rilanciato il 9 aprile) c'è il messaggio per i suoi fan,  che si può considerare il suo testamento:

"Ovviamente, ci saranno dei cambiamenti. La ragione immediata del mio congedo è la mia salute. La dolorosa frattura che mi ha reso difficile camminare è in realtà un cancro. È stata trattata con radiazioni, il che ha fatto sì che non potessi vedere tanti film quanti ne vedevo un tempo Ne ho visti la maggior parte grazie agli screener che gli studio gentilmente mi hanno inviato. Il mio amico e collega Richard Roeper e altri critici si sono fatti avanti e hanno curato il giornale e il sito con recensioni dei più importanti film distribuiti in sala. Così possiamo andare avanti. A questo punto della mia vita, oltre a scrivere di film, potrei scrivere anche di come sia lottare contro sfide riguardanti la salute e i limiti che ti impongono. Fa schifo che il cancro sia tornato e che io abbia speso così tanti giorni in ospedale. Così nei giorni brutti potrei scrivere della vulnerabilità che accompagna la malattia. Nei giorni belli, potrei esprimermi su quei film così belli che mi trasportano al di là della malattia. Così, in questo giorno di riflessione, dico ancora: grazie per seguirmi in questo viaggio. “I’ll see you at the movies” (.http://www.cineblog.it/post/156195/roger-ebert-e-morto-addio-al-critico-cinematografico-piu-importante-al-mondo)



mercoledì 3 aprile 2013

FILMOGRAFIA: Jennifer Garner






NOME: Jennifer Garner
DATA DI NASCITA: 17/04/1972
LUOGO DI NASCITA: Houston, Texas, Stati Uniti
PROFESSIONE: Attrice






ATTRICE:
(2014) Draft Day -  
(2012) The Odd Life of Timothy Green - Cindy Green
(2011) Butter - Laura Pickler
(2011) Arturo - Susan
(2010) Appuntamento con l'amore - Julia Fitzpatrick
(2009) The Invention of Lying - Anna McDoogles
(2009) La Rivolta delle Ex - Jenny Perotti
(2007) Juno - Vanessa Loring
(2007) Catch and release - Gray
(2007) The Kingdom - Janet Mayes
(2006) La tela di Carlotta - Susy (voce)
(2005) Elektra - Elektra Natchios
(2004) 13 Going On 30 - Jenna Rink
(2003) Daredevil - Elektra Natchios
(2003) Prova a prendermi - Cheryl Ann
(2001) Alias (serie tv) - SD-6 / Agente della CIA Sydney A. Bristow
(2001) Rennie's Landing - Kylie Bradshaw
(2001) Pearl Harbor - Infermiera Sandra
(2000) Fatti, strafatti e strafighe - Wanda
(1999) Aftershock: Earthquake in New York (film tv) - Diane Agostini
(1999) Cenerentola a New York (serie tv) - Romy Sullivan
(1998) 1999 - Annabell
(1998) Significant Others (serie tv) - Nell Glennon
(1997) In Harm's Way - Kelly
(1997) The player (film tv) - 
(1997) Mr. Magoo - Stacey Sampanahoditra
(1997) Washington Square - L'ereditiera - Marian Almond
(1997) Harry a pezzi - Donna in ascensore
(1997) La piccola Rose (film tv) - Mary Rose Clayborne/Victoria Elliot a 17 anni
(1996) Dead Man's Walk (serie tv) - Clara Forsythe
(1996) Harvest of Fire - Sarah Troyer
(1995) Zoya (film tv) - Sasha