domenica 30 dicembre 2018

CELEBRATION (35 Anniversary): Una poltrona per due






Titolo: Una poltrona per due
Titolo originale: Trading Places
USA, 1983
Cast: Dan Aykroyd, Eddie Murphy, Ralph Bellamy, Don Ameche.
Sceneggiatura: Timothy Harris, Herschel Weingrod.
Regia: John Landis.
Durata: 113'

Cosa fareste se ogni vostra certezza crollasse da un giorno all'altro per mano di coloro che cambiano volutamente il vostro destino?
I fratelli Duke (Don Ameche e Ralph Bellamy), uomini tanto ricchi quanto avari decidono di scommettere in nome della "scienza", per scoprire se è vero se si è predisposti geneticamente a delinquere in un contesto sociale degradato e contemporaneamente, e se altrettanto veritiero se si ha una predisposizione ad avere successo vivendo in un contesto altolocato. Le cavie per questo esperimento da premio Nobel sono Louis Winthorpe III (Dan Akroyd) e Billy Ray Valentine (Eddie Murphy).
Louise è un giovane spocchioso dal nome imponenete, laureato ad Harvard, tratta con sufficienza tutti, compreso il suo maggiordomo Coleman (Delhmon Elliot), che più che servirlo sembra farle da seconda madre vestendolo, nutrendolo e facendogli la barba.
Tutta la sua vita è già stabilita: laurea, eccellente posizione in una delle più grandi società finanziarie, e sta per sposarsi con la nipote dei Duke (anche se non disdegna le attenzioni di un amico del club).
Billy Ray invece passa le giornate a chiedere l'elemosina spacciandosi per un ex reduce del Vietnam che lo ha privato della vista e delle gambe, ha debiti al bar ed è sempre in mezzo ai guai con la polizia.
Una volta scelti i soggetti, entra in gioco il potere del denaro, capace di cambiare le vite delle persone ma anche di corrompere per rovinare le vite altrui. grazie al denaro viene corrotto Coleman, che già compativa Louis, così come viene corrotta la polizia che infanga la fedina penale di Louis con l'accusa di spaccio di polvere d'angelo.
E 100 dollari fanno comodo a Ofelia  (Jamie Lee Curtis), che per quella cifra finge di essere una sbandata a che vuole la droga dal malconcio Louis, facendo rompere il fidanzamento con Penelope.
Louis una volta uscito dalla prigione cerca di riabilitarsi, ma ritrovatosi senza soldi, con un occhio nero e con un vestito che ricorda quello di un pappone, scopre sulla propria pelle il disprezzo dell'upper class di cui faceva parte neanche qualche giorno prima. Così come scopre di aver vissuto in un contesto falso e ipocrita: i suoi amici non sono poi così amici, ma sono solo degli  snob arroganti, e la sua ex fidanzata ha trovato un pretesto per lasciarlo per il suo "migliore" amico.
L'unico in cui crede alla sua innocenza e gli offre il proprio aiuto è invece Ofelia, squillo dal cuore d'oro.
Cosa succede invece alla vita di Billy Ray? Si ritrova ripulito da capo a piedi (ma i suoi vestiti vengono portati in lavanderia per il suo ritorno alla strada), ha una bella casa, un favoloso conto in banca e anche un maggiordomo. Se inizialmente Billy Ray pensa che sia una presa in giro, nel giro di poco tempo gli amici che frequentava non li sopporta più considerandoli dei buzzurri che spengono le sigarette sul tappeto persiano, e sfodera una certa capacità negli affari grazie a intuizioni e fiuto per gli affari, diventando un ottimo broker anche senza la laurea in una Ivy league, dimostrando di essere un vincente grazie agli studi effettuati all'università della vita.
I fratelli Duke non hanno remore nel manipolare le vite altrui per un capriccio antropologico-scientifico, e vincono la scommessa facendo arrivare Louis quasi a delinquere, diventando un esilarante babbo Natale ubriaco che mangia il salmone rubato su un autobus, arrivando quasi a farla finita. Ma Billy Ray scopre l'inganno e si allea con Louis, Ofelia e Coleman ripagando con la stessa moneta i Duke & Duke. 
Il loro piano ovviamente è squinternato, creando un demenziale quartetto composto da un prete scozzese, una svedese, un giamaicano e uno studente con borsa di studio che viene dal Camerun. E il lieto fine è dietro l'angolo, il capitalismo viene schiacciato e il relax su un'isola tropicale è assicurato.
Una poltrona per due è uno spassoso film che critica con feroce sarcasmo l'era reganiana e il mondo del capitalismo, dove i ricchi disprezzano i poveri e i poveri deridono i ricchi (una su tutte le smorfie di derisione mal celate da Coleman a Louis, e il maggiordomo dei Duke che li manda a quel paese dopo aver ricevuto la gratifica di 5 miseri dollari).
John Landis prende di mira il capitalismo made in USA con questa commedia delirante modellata sulla fiaba de Il principe e il povero, mostrando sulle note de Le nozze di Figaro (orchestrate dal grande Elmer Bernstein) due facce della città di Philadelphia con le sue belle case, l'alta borghesia, le banche, le sue imponenti statue, messe in contrapposizione con la povertà dei quartieri e i miseri spazi dove i giovani possono giocare a basket, due facce speculari della stessa città. Così come due vite agli antipodi sono quelle del ricco Louis Winthorpe III e del povero Billy Ray Valentine.
Il tutto viene condito con uno squisito senso della demenzialità dove non viene neanche risparmiata Wall Street, rappresentata come la culla del Dio dollaro e dell nevrosi dei broker che danno di matto per fare quattrini.
La morale di fondo è che l'abito non fa il monaco, dove un candido completo da tennis nasconde meschinità e falsità e un abito succinto di una squillo invece nasconde altruismo (anche se prima è per affari, poi per amore) e soprattutto, nella vita non bisogna mai dare niente per scontato.
Louis diventa più umile, e Billy Ray più onesto. L'esperimento dei Duke è riuscito, così come è riuscita questa commedia sarcastica e divertente, che verso il finale parte a briglia sciolta sulle corde della demenzialità tanto cara a Landis.
Diretto con tempi comici perfetti e un cast di attori eccellenti, con il trio Aykroyd-Murphy-Curtis e con le vecchie glorie del cinema Ralph Bellamy e Don Ameche,  Una poltrona per due è una satira che a 35 anni di distanza sa  ancora essere ferocemente corrosiva sul mito ormai un po' malconcio del capitalismo americano.

Voto: 8.5

martedì 25 dicembre 2018

CULT MOVIE XMAS EDITION: La vita è meravigliosa



Titolo: La vita è meravigliosa
Titolo americano: It's a Wonderful Life
USA, 1946
Cast: James Stewart, Donna Reed, Lionel Barrymore.
Sceneggiatura: Frances GoodrichAlbert HackettFrank CapraJo SwerlingMichael Wilson.
Durata: 130'

Come sarebbe la cittadina di Bedford Falls senza George Bailey (James Stewart)? L'angelo di 'seconda classe' Clarence prova a fargli capire che è indispensabile per la piccola contea americana, e cerca salvarlo dalla disperazione e dal suicidio mostrandogli che la vita - dopo tutto, è pur sempre meravigliosa.
E' strano, ma il siciliano (trapiantato negli USA da bambino) Frank Capra fu il cineasta italo-americano che riuscì meglio di chiunque altro a diventare il simbolo del New Deal americano degli anni Trenta/Quaranta.
Capra decretò il trionfo dell'uomo comune - riuscendo a diffondere la speranza e l'ottimismo con i suoi film zuccherosi e smaccatamente populisti. In apparenza. Perché in realtà i film di Capra nascondono un sottile velo di cinismo e una critica - meno velata - al capitalismo americano, con un'amarezza di fondo nascosta per l'appunto in una patina di buonismo e melassa.
George Bailey incarna il perfetto archetipo dell'uomo comune, l'everyman per eccellenza: buono, altruista, pensa sempre al prossimo prima che a sé stesso, adorato dalla moglie Mary (Donna Reed) e ama a sua volta la sua splendida famiglia.
George Però vive una costante frustrazione di fondo: la cittadina di provincia gli sta stretta, vorrebbe vedere il mondo e andare al college.
Ma qualcosa va storto - che sia il desiderio espresso dalla sua futura moglie Mary, che lanciando quel sasso contro la loro futura dimora a cambiare radicalmente la sua vita?
I piani di George si infrangono sotto il peso delle responsabilità famigliari dopo la dipartita del padre.
Così il mite George decide di rimanere a casa e di salvare l'attività paterna che concede mutui alla gente di Bedford Falls - con grande disappunto di Mr.Potter (Lionel Barrymore) che vorrebbe mettere le mani sull'attività e sulla città intera.
George e Mr. Potter sono agli antipodi, banalmente si potrebbero definire il bene contro il male.
Se George si sente segretamente inappagato dalla piega che hanno preso eventi - rei di aver minato irreparabilmente i suoi sogni, è riuscito comunque a costruire una felice famiglia e a diventare un punto di riferimento per la città.
Felicità che non appartiene a Mr. Potter, che è il cittadino più ricco di Bedford Falls, ma è infermo di salute e soprattutto un uomo solo e senza eredi.
Capra sembra che voglia dirci che i soldi non fanno la felicità: George e Mary sono felici anche se vivono in ristrettezze economiche con la loro casa ancora da ristrutturare, mentre Mr. Potter sopperisce alla sua profonda solitudine con la sua vorace avidità di denaro, cercando di colmare il vuoto causato dalla solitudine. 
Mr. Potter conosce il lato debole di George e vorrebbe 'comprarlo' offrendogli denaro e una buona carriera - George è allettato, finalmente potrebbe viaggiare e dare una vita agiata a Mary, ma rifiuta per il suo buon cuore e soprattutto per quelle responsabilità che lo tengono legato.
Sembra che il fato abbia deciso tutto in precedenza - 'accanendosi' contro di lui che cerca di cambiare radicalmente la sua vita. Il suo destino è Bedford Falls.
George cerca di sfuggirgli in varie occasioni: la prima volta, dopo il diploma, quando sogna di andare al college nonostante si fosse innamorato di Mary. Un momento felice e spensierato, lontano dai problemi -  funestato però dalla morte improvvisa del padre, che gli lascia in eredità l'attività da mandare avanti.
La seconda volta quando è in procinto di partire per il viaggio di nozze - rovinato dalle smanie di potere di Mr. Potter che tenta di appropriarsi della cooperativa di risparmio.
La terza volta, quando ha la possibilità di cambiare vita con l'offerta di Mr. Potter, ma questa volta è George a rifiutare, in nome dei suoi sani principi e delle responsabilità che ha nei confronti della sua famiglia e del prossimo.
Se è un uomo di buon cuore e ben voluto, perché è disperato al punto da volerla fare finita?
Perché è disperato, sente crollargli il mondo addosso per via del denaro da recuperare disperatamente, rendendo vano il progetto paterno per la quale ha sacrificato i suoi sogni.
Perché il dio denaro sembra avere la meglio sulla generosità e tutti i suoi sacrifici stanno andando in fumo per colpa della sbadataggine dello zio Billy e soprattutto per le macchinazioni di mr. Potter.
Meno male che c'è Clarence che ha bisogno delle sue ali, ma ha bisogno di aiutare un uomo che ha dedicato la sua intera esistenza al prossimo e per una volta deve essere aiutato lui stesso.
Allora gli mostra il mondo senza George Bailey: Pottersville, la città della perdizione e del capitalismo dove i suoi cittadini sono infelici o rovinati da scelte sbagliate -  scelte che hanno fatto perché George non era lì ad aiutarli.
Tutto sembra perduto, ma alla vigilia di Natale il bene che ha elargito gli ritorna indietro -  con il prezioso contributo dei cittadini di Bedford Falls. Niente da fare George Bailey, la città ha bisogno di te, non devi andare da nessuna parte.
Frank Capra regala il lieto fine per George e per gli spettatori. Regala un momento di ottimismo, perché è pur sempre una favola.
La guerra è finita da un anno, e Bedford Falls rappresenta il simbolo della ricostruzione dell'America e l'invito ad aiutarsi l'uno con l'altro, solo così si può costruire un futuro migliore per le prossime generazioni.
Per un giorno dimentichiamo i problemi, e nonostante avide persone come Mr. Potter rimangano impuniti - suggerisce che il capitalismo può sempre vincere, incrinando il sogno americano a cui Frank Capra ha vissuto in prima persona quando a 6 anni sbarcò in America dalla lontana Sicilia.
L'America da, l'America toglie. Sembra questo il monito che vuole dare Capra. E l'unico modo per sopravvivere è essere altruisti per non lasciare in eredità un mondo povero e arido di valori.

Voto: 9