martedì 23 agosto 2022

Notte Horror 2022: The Addiction

Director's cult is (not) dead! Log live to Director's cult! Il mio blog è in fase silente, ma non rinuncia mai alla notte Horror con la gang di cineblogger! Per festeggiare il ritorno del chittesenc*la blog più sfigato della blogosfera, ho scelto un cult movie di Abel Ferrara, The Addiction.

- Attenzione! Spoiler ai fini della recensione -



Titolo: The Addiction
Id. USA, 1994
Cast: Lily Taylor, Christopher Walker, Annabella Sciorra, Edie Falco
Sceneggiatura: Abel Ferrara
Regia: Abel Ferrara
Durata: 85'










Può il male essere insito nell'uomo? Come è possibile che l'uomo possa creare opere filosofiche magnifiche come Aut Aut di Soren Kierkegaard e si possa macchiare di feroci crimini come il genocidio di massa?
Se lo chiede la dottoranda in filosofia Kathleen (Lily Taylor), mentre guarda attonita e affascinata la lezione sui crimini contro l'umanità a lezione e si chiede come l'uomo possa far del male.
Kathleen è una ragazza schiva e tranquilla, concentrata sul suo dottorato, ergo votata al bene.
Finché una sera, al rientro dall'università, viene aggredita da Casanova (Annabella Sciorra), una donna tanto affascinante quanto pericolosa che si scopre essere un vampiro. E la vita di Kathleen cambierà per sempre. Entrando nei meandri del male.

Il libero arbitrio è una concessione donatoci da Dio per darci la libertà di scelta e azione, nel pieno della nostra consapevolezza. Puoi votare la tua vita e fare solo del bene, così come puoi fare solo del male, pagandone però un prezzo. Inferno nel mondo del Signore, giustizia applicata nel cosiddetto mondo laico.

La sottile linea tra il bene e il male però viene meno quando Kathleen diventa addicted di sangue a causa della sua nuova natura vampiresca.

Secondo Aut Aut di Kierkegaard, la vita è o questo o quello, e la scelta non è facile, non è logica, non è necessaria. È possibile non avere la forza nemmeno di scegliere.

E Kathleen non ha potuto scegliere, e di conseguenza utilizza in maniera poco ortodossa la propria liberta' di scelta per soddisfare la propria sete di sangue senza però inzialmente nuocere, cercando di non uccidere. E lo fa con un prelievo di sangue a un senzatetto, iniettandosi il sangue come un tossicodipendente fa'con la sua dose.
Come ogni "tossico", però oltrepassa la linea, decidendo liberamente e arbitrariamente di nuocere al prossimo, attaccando le sue vittime per poter soddisfare i propri bisogni ormai fisiologici.

La timida studentessa di filosofia lascia il posto a una donna sicura di se', sensuale ed enigmatica, iniziando però l'escalation di violenza. A cominciare dal suo insegnante, nonche' amante, che seduce, deruba e quasi dissangua. Cosi' come la sua migliore amica e compagna di studi (Edie Falco) e una studentessa di antropologia.
La ragazza, spaventata, le chiede di fermarsi. E Kathleen per un istante lo fa', per poi decidere di attaccarla. Dio le ha dato la facolta' di decidere. Casanova le ha dato la nuova vita da vampiro, e e lei ha scelto la sua dipendenza, la, sua addiction, a discapito di una povera innocente.

Può però la natura di un vampiro calmarsi, e cercare di nuocere il meno possibile? Secondo il vampiro Peina (Christopher Walken) si', si puo', recuperando in un certo senso la propria umanita'.
Anche se teoricamente avrebbe tutto il diritto di fare del male assecondando la propria natura.
Perché se l'essere umano può, anzi deve agire in nome del libero arbitrio ed esercitare il bene affinché non nuocia al prossimo, un vampiro non ha la possibilità di scegliere una volta che è nato come "vittima di sangue" egli stesso, per volontà di un altro vampiro che agisce secondo la propria natura, vittima a sua volta. Come in un circolo vizioso. O una punizione dantesca.

Come due facce della stessa medaglia, Peina e Casanova sono il bene e il male. Peina ha deciso di aggrapparsi al barlume di umanità rimastagli (perché un vampiro è pur sempre un essere in carne ed ossa), mentre Casanova agisce in nome del male per poter assecondare la sua sete di sangue e di conseguenza la propria sopravvivenza.

Kathleen può ancora scegliere e lei decide, non senza combattere contro la propria dipendenza, di oltrepassare il confine del bene con una festa di laurea trasformata in un'orgia vampiresca, andando in un' overdose di sangue.

E come un tossicodipendente che si salva per miracolo e decide di disintossicarsi, Kathleen cerca la redenzione, cercando di farsi uccidere dal sole. Ma Casanova la ferma, perché Kathleen non può combattere il proprio essere (malvagio). Così cerca il conforto nella sacra comunione, cercando di redimere la sua anima ormai dannata, al cospetto di Dio.

The Addiction è una meravigliosa parabola filosofica del bene versus il male, mescolando cristianità e filosofia.

Il concetto di libero arbitrio translato in un film per vampiri. Come e' possibile? E' possibile quando si tratta di Abel Ferrara.

Voto: 8




Hanno partecipato alla notte horror: 





martedì 17 agosto 2021

NOTTE HORROR 2021: Freaks

Director's cult e' stato latitante per mesi, ma la notte horror ha fatto in modo che il blog piu' scrauso della blogosfera tornasse per una delle sue perle cinematografiche anche quest'anno. Obsidian Mirror chiama, Director's cult risponde! E lo fa con un cult movie, Freaks di Todd Browning



Titolo: Freaks
Id. USA, 1932
Cast: Henry Earls, Olga Baclanova, Frances O'Connor, Daisy Earls
Sceneggiatura: Clarens Robbins
Regia: Todd Browning
Durata: 62'



'Alexa, spiegami il concetto di normalita'.

normalità
/nor·ma·li·tà/

sostantivo femminile
Condizione riconducibile alla consuetudine o alla generalità, interpretata come ‘regolarità’ o anche ‘ordine’.
"rientrare nella n."

In chimica, la concentrazione di una soluzione espressa dal numero di grammo-equivalenti di soluto disciolti in un litro di soluzione.

Secondo i parametri sociali, ci sono degli standard ben definiti, che seguono fedelmente il concetto di ordine. E se non li hai, o non vuoi/puoi seguire questo stile, sei uno strano, o meglio, un freaks.
E questi canoni anche fisici, come l'essere meta' uomo e meta' donna, o essere una donna con la barba o un 'nano' e' considerato affascinante e ripugnante allo stesso tempo, perfetto per diventare un numero del circo vivente.
E cosi' che i freaks vivono nel loro universo la loro normalita' come fenomeni da baracconi in un circo ambulante. Perche' se per la societa' essi sono ripugnanti e fenomeni da baracconi, loro sono persone che vivono la loro quotidianita', come tutti. Si alzano, mangiano, lavorano, si vogliono bene, come tutti.
Hans e Frieda sono affetti da nanismo e sono una coppia. Hans e Frida pero' sono in crisi, perche' lui si innamora della bella acrobata Cleopatra. Cleopatra e' bellissima, bionda e sensuale, ma e' anche un'arrampicatrice sociale che aspira alla ricchezza di Hans, e ci riesce con l'inganno di farlo entrare nel suo mondo di persone normali.
Sei una di noi! Sei una di noi! Sei una di noi! Ed ecco che delle innocue parole, che suonano come un senso di accettazione e accoglienza, suonano alle orecchie di Cleopatra come una condanna, facendo cadere la maschera e le sue vere intenzioni - ovvero uccidere Hans per la sua cospicua eredita'. E cosi' nel mondo dei freaks, la donna normale e' il vero mostro.
E in un mondo che decide chi e' quello normale e chi e' il mostro, il mostro in realta' e' Cleopatra. Lo e' perche' se esteriormente rispetta i canoni ben definiti della societa', e' una persona orribile, arida e avida.
Ma se la societa' ha le sue rigide regole e suoi canoni opinabili, non lo sono da meno le loro leggi e la punizione e' dietro l'angolo, facendola diventare la donna gallina. Punizione perfetta, perche' rovinando la sua bellezza, le rovini la vita, avendo solo quella dote da offrire.
E di nuovo c'e' da chiedersi: e' questa la normalita'? Essere belli fuori, ma disgustosi dentro, o essere definiti spaventosi, ma banalmente belli dentro?
Freaks di Todd Browning e' un film che ha quasi 90 anni, eppure e' cosi' tristemente attuale. Apparentemente e' un film tendenzialmente noioso perche' ci si aspetta di saltare dalla sedia a ogni fotogramma. La donna barbuta, la donna gallina, gemelle siamesi, uomini scheletro, ti aspetti dei veri mostri.
Mamma mia, dovrebbero fare impressione!E invece la quotidianita' e le difficolta' che i 'fenomeni da baraccone' devono affrontare, sono le stesse che affronta una bella come Cleopatra o Hercules, altro bello e forzuto, ma debole e infimo nel farsi soggiogare dalla perfida acrobata.
Ed e' questo il vero orrore che aleggia nel film, il mostrare la mostruosita' dell'essere umano che se la prende con l'essere (apparentemente ) piu' debole perche' non ha un aspetto bello o sensuale, o non rispetta i canoni dell'uomo medio.
A distanza di 90 anni Freaks riesce ancora a rimanre un caposaldo del genere horror, anomalo (anche a causa dei pesanti tagli e censure che alimentano la sua aurea di film maledetto) e per niente normale. Beh, i suoi canoni sono pienamente rispettati, se non ti piacciono, quello diverso sei tu.

Voto: 8




Hanno collaborato alla Notte Horror 2021: 

venerdì 29 gennaio 2021

NICOLAS CAGE DAY: Face/Off

L'anno scorso non abbiamo celebrato il nostro Nicola Gabbia - beniamino nazionale - e il fato ci ha fulminato con un anno demmerda. Quest'anno si recupera e dopo la dovuta celebrazione, arrivera' sicuramente la luce alla fine del tunnel. Per festeggiare come si deve Director's cult, moi,  se ne esce con Face/Off.


                                                    

Premessa: una persona, due facce. Un blog, due recensioni. Una cazzara e una seria. Potete leggerne una a scelta o tutte e due. Ma solo se avete un lato masochista da soddisfare. Enjoy!




Titolo: Face/Off
id., USA 1997
Cast: Nicolas Cage, John, Travolta, Joan Allen.
Sceneggiatura: Mike Werb, Michael Colleary
Regia: John Woo
Durata: 136'


Intro musicato:

Castor Troy (Nicolas Cage) e' un folle che vuol fare saltare le cose. Epica battaglia con il suo nemico giurato Sean Archer (John Travolta), che riesce a fermare il pazzo Castor, ma non riesce a impedire l'ubicazione di una bomba che incenerira' Los Angeles a breve.

ADALGISA, TACA LA MUSICA!

Castor Troy: Lalalalalala, son Castor Troy, son Castor Troy e la citta' esploderaaaaaa;
Ah bravo Castor! 
Bravo bravissimo!
Vestito da prete, occhi da fatto, sono il Castor, tanto figlio di Troy, che la citta' la detonera'
Fortunatissimo, col fratello genio ma scemo, una polveriera L.A. diventera'! 

Sean Archer: Pronto a far tutto, la notte e giorno, 
uccidesti mio figlio, lasciasti la bua, figlio di un Troy!
Sempre d'intorno, sette anni orsono, mai una gioia, palo nel culo e caccia sara'.
Miglior cuccagna per un agente, quello di prender Troy ben presto accadra'

Castor Troy: tutti mi chiedono, tutti mi vogliono morto o in galera, 
ma me ne fotto e continuo a far bordello di qua e di la'
Ah che bel vivere, ah che bel piacere, alzo la gonnella alla pulzella, 
che bel piacere, che bel piacere!

La la la la la la la 

Sean Archer: a me fortuna a me fortuna, colombe in cielo Sean Archer becca Castor, ma della bomba, nulla si sa! 

Fine intro.

ADALGISA, SMORSA LA MUSICA!

L'agente Sean - Mai una gioia - Archer e' ossessionato da Castor Troy, folle criminale che gli uccise il figlioletto per sbaglio mentre sorseggiava un Billy al lunapark con un fucile ad alta precisione. C'e' chi porta a passeggio i cani, chi si porta dietro una machine gun. Fa cilecca e Sean Archer rimane solo ferito con tanto di bibi al petto. Ma da li; diventa una piaga nel culo per colleghi e famiglia. La moglie (Joan Allen) e' gelida come un frididaire, mentre la figlia (Dominique Swain) ha fatto a botte a scuola perche' ha seguito un tutorial di Clio Makeup e le hanno dato della ciompa. E giu' botte. 
Mai una Gioia Archer  anche se ha finalmente accoppato il suo acerrimo nemico dopo una epica battaglia in elicottero, non e' contento perche' non sa dove si trova la bomba e  Pollux (Alessandro Nivola) il fratello genio ma scemo di Castor non vuole parlare.
In ufficio tutti si congratulano con lui per la epica impresa, ma Mai Una Gioia Archer cazzia i colleghi perche' non si festeggia. Pensate ai colleghi che non ci sono piu'! Pensate alla bomba da qualche parte. E al gatto del vicino? L'ha fatta molle stamattina. MOLLE! E voi pensate a festeggiare! Stronzi che avete sempre una gioia! 
Sean Mai Una Gioia prova a far parlare il fratello genio ma scemo di Castor, che intanto e' segregato in un ospedale top secret in coma. Non riesce a farlo parlare, allora i suoi colleghi gli propongono una ideona: far finta di essere Castor, prendendogli la faccia.
Stacca la faccia, la incolli con lo sputo, vai in galera dove ti mettono gli scarponi da sci di metallo, cammini come Robocop, fai cantare il fratellino, ti togli la sua faccia e tutti felici e contenti. Ah, spetta, figurati se tu sarai contento, se ti chiami Mai Una Gioia di secondo nome, un motivo ci sara', no?
Ma si', poco importa se l'altezza e' diversa, ci sono le maniglie dell'ammore, c'e' un po' di stempiatina qua e la', tanto non se ne accorge nessuno!
Sean Mai Una Gioia accetta e va in missione.
Peccato pero' che Castor tanto morto non e', si sveglia senza faccia, si incazza, prende il dottore, si fa incollare la faccia di Sean e poi stermina tutti. 
E cosi' Sean diventa Castor il Moscio, e Castor diventa Sean il Fico Pazzesco.
Castor Il Moscio in galera se la passa maluccio. Sean Fico Pazzesco gli paga una visita e gli svela che gli ha fatto un grande inculassao e marcira' in galera, mentre lui andra' a fare danni legalmente, impunito e con pacche sulle spalle da tutti. Un po' come un famoso ex ministro degli interni di un famoso paese dalla buffa forma a stivale.
E Sean Fico Pazzesco scova la bomba, perche DUH, l'ha messa lui la bomba e ora si festeggia. E il gatto si e' pure ripreso. Hurrah! 
Sean e' diventato un fico cosi' pazzesco che ringalluzisce il rapporto con la moglie - dopo aver letto il suo diario con su scritto che noia che barba/che barba che noia - e con la figlia facendogli fare quel cazzo che le pare. Il tutto in un giorno. E gia' che c'e' fa anche fuori il suo capo. Ca va sans dire. 
Castor invece e' talmente moscio continua ad ammosciarsi sempreidi piu' e sopratutto a prenderle, tanto da insospettire Pollux. Scemo e' sempre scemo, ma non gliela si fa'. Ma surprise surprise, riesce a uscire di galera manco fosse Clint Eastwood in Fuga da Alcatraz.
Nella sua fuga si imbatte nella ex compagna di Castor (Gina Gershon) che, surprise surprise, tiene una criatura che e' figlio suo.
La moglie di Sean pero' si insospettisce che il marito sia diventato un fico pazzesco, non puo' essere che si sia svegliato con la ficaggine dentro. Infatti Castor/Sean riesce a vederla e gli fa lo spiegone. Cosi' fa le analisi e scopre che il gruppo sanguigno e' diverso. Oddio, sta a vedere che ho trombato Castor Troy! Oddio, sta a vedere che Castor Troy e' un fico da paura, forse e' meglio tenerselo come marito con la faccia di Sean!
E invece no, Sean fico pazzesco/Castor e Castor/Sean mai una gioia arrivano al duello finale, Castor/Troy scia a piedi nudi sulle acque come un Ralph Samuelson provetto, e si porta adotta pure il bambino di Castor per crescerlo senza mai una gioia. 
Sean/Castor si riprende la sua faccia. 
- Dottore, non mi metta la cicatrice. 
- Le maniglie dell'amore?
- Non risparmi nemmeno un centimetro di grasso
- Non c'e' problema.

Recensione seria:

 A distanza di 23 anni, Face/Off rasenta il trash sublime. Tralasciando l'assurdo plot dello scambio di facce (ma inutile farsi domande su come due persone dal diverso gruppo sanguigno non schiattino durante un trapianto),  tralasciando il fatto che un trapianto di faccia sia stato fatto con un puro e semplice copy and paste, John Woo, ci regala un action movie trash, ma sublime nel suo essere cosi' fieramente trash da essere una figata pazzesca. 
Prodotto action degli anni Novanta, decennio che ci ha regalato tanti giocattoloni pieni di esplosioni (vedere alla voce Renny Harlin), Face/Off rimane ancora un film spettacolare grazie alla sapiente mano del regista di Hong Kong - che ha mangiato pane e Sam Peckimpah probabilmente fin da ragazzino - omaggiando il maestro americano con i suoi rallenty e l'ormai iconico volo di colombe che si librano in cielo, sinonimo di guai in arrivo. 
E Woo non te le manda a dire, e anzi, spara tutte le sue cartucce con un memorabile 'intro' che introduce un Nic Cage/Castor piu' scatenato che mai con un inseguimento mozzafiato fatto in elicottero (e qua c'e' da scommettere la manina di Travolta che gli elicotteri li sa pilotare veramente), arrivando pure a momenti di pura profanazione con un Castor vestito da prete che si intrufola in un coro e tra un po' nelle grazie della bella corista.
La storia e' assurda. 'cheesy as fuck' da risultare a tratti ridicola. Eppure la genialita' del film sta nel creare non un super cattivo, ma ben due in uno!
Ed e' questa la forza di Face/Off: Castor Troy miglior cattivo del Ventesimo secolo, forse solo dietro al mitico Hans Gruber di Die Hard.
Woo gioca con tutti gli stereotipi del mondo e crea il perfetto villain: fuori di testa, brutta m#rda solo per il gusto di esserlo, sociopatico, psicopatico, sessista, pazzo e chi ne ha piu' ne metta.
La sua controparte, Sean Archer e' anche lui un bel frullato di stereotipi, con la sua etica e morale, il suo operato, cosi' ligio al dovere, con l'aggiunta di una sorprendente emotivita' che urta anche le persone piu' empatiche del mondo. 
Castor e Sean sono il giorno e la notte, lo ying e lo yang, il bianco e il nero. Cosi' diversi, eppure uno il pezzo mancante dell'altro. 
Perche' se Castor Troy si diverte a fare del male per il solo gusto di farlo, e' anche capace di gesti di tenerezza come l'allacciare le scarpe al fratello.
E Sean Archer  per quanto sia il super hero della situazione, non e' da meno 'torturando' la sua famiglia con sensi di colpa e neglettitudine. 
E il 'colpo di genio' sta proprio nell'assurda operazione di scambio di facce (cosi' assurda da ringraziare un giorno si' e l'altro pure la magia sacra del cinema), che conferisce il dualismo buono/cattivo insito in ogni essere umano.
Ed ecco Sean/Castor che rifiuta la parte cattiva, ma che comunque e' in grado di appropriarsi di questo lato oscuro per infrangere le regole che lui stesso difendeva per evadere dalla prigione.
Ed ecco Castor/Troy che umanizza (anzi, lo fa diventare un fico pazzesco - perche' diciamolo senza mezzi fronzoli, Sean Archer e' simpatico quanto un dito chiuso in una porta) mettendo paradossalmente una pezza alle beghe familiari del nostro eroe, quando in realta' voleva solo farsi la moglie del nemico e probabilmente anche sua figlia. 
Dobbiamo ringraziare Mr. Woo per aver dato non una, ma ben due volte la possibilita' a John Travolta ad essere un gran figlio di puttana sul grande schermo (si', okay, Quentin Tarantino ci era arrivato prima con Pulp Fiction, ma Vincent Vega ha un'aura cazzona e cool. Qui e' proprio stronzo), facendoci regalo con un altro cattivoneoneone con Broken Arrow.
Menzione speciale per Gina Gershon che non solo e' una grande figa, ma e' cool e ironica al punto giusto, in piena contrapposizione alla super controllata Joan Allen ricci perfetti senza capricci.
E nel mezzo, tante esaltanti esplosioni, sparatorie, combattimenti con un epico sci nautico improvvisato del nostro festeggiato Nicolas Cage. E' come avere in Natale in anticipo con  Santa che ti porta il regalo piu' bello dell'anno. 
Del buon Nic si puo' dire peste e corna, ma la sua performance come Castor Troy e' da antologia, dando libero sfogo a occhi strabuzzati, fare da psicopatico e una voce melliflua e affascinante come non mai. Stupido sexy Cage! (cit.)
Si vede proprio che si diverte, e noi ci divertiamo con lui.
Detto cio', Face/Off e' un bel giocattolone action che intrattiene per tutta la durata del film anche a distanza di 20 e passa anni. Dici niente.

Voto: 7/8

Hanno Festeggiato il Nicolas Cage Day:










domenica 13 settembre 2020

RECENSIONE: Threads




Titolo: Threads

Id, Italia/GB 2011

Cast: Luca e Gabriele Stifani.

Sceneggiatura: Luca e Gabriele Stifani.

Regia: Luca e Gabriele Stifani (Twins Stifani).

Durata: 3'58''



Nessun posto è come casa. Ovunque tu vada, la tua casa è l'unico posto che ti fa sentire al sicuro, un punto di riferimento forte come una roccia.

Come anime erranti, si parte in cerca di nuovi posti da scoprire, nuove persone da conoscere, assorbendo la loro cultura, facendo tuo quel pezzetto di vita a te donato, donando a tua volta un frammento della tua.

Giappone, Belgio, Italia. Differenti posti, continenti, differenti esperienze che accrescono il bagaglio culturale e lavorativo. Cambiano i luoghi, cambia la cultura, ma i sentimenti sono universali, e un matrimonio celebrato in Giappone trasuda dello stesso amore che c'è in Italia. Le esperienze lavorative sono molteplici, ma l'impegno e la passione è la stessa.

Le luci della metropoli abbagliano quanto la bellezza di una farfalla che si poggia sulla propria madre, meravigliosa come un fiore. 

Un bambino che beve un succo di frutta, un sorriso, la freschezza dell'acqua del mare che bagna i tuoi piedi. Momenti di vita quotidiana, apparentemente banali come cogliere l'uva, ma che in realtà nascondono attimi di bellezza incredibile.

Eppure ci sono dei fili  invisibili che ti legano alla tua terra di origine, una 'coperta di Linus' che si porta sempre appresso che ti fa stare bene, che ti coccola silenziosamente dandoti la forza di stare lontani dai propri cari per poter proseguire il proprio cammino di crescita professionale e personale.

Threads è un corto diretto da Luca e Gabriele Stifani, gemelli salentini e cittadini del mondo cresciuti a pane e cinema sin da bambini. 

Una piccola 'lettera d'amore' alle proprie radici, a tratti magico e dal dolce profumo di nostalgia. 

Come un film muto, le immagini parlano da sole facendoti andare in un tumulto emotivo. Una burrasca che travolge i tuoi sentimenti rivoltandoli e scuotendoli. 

Perché senza quel filo invisible - le tue radici - puoi andare in giro per il mondo, ma saresti solo un'anima errante alla ricerca di qualcosa che non può sopperire all'amore della tua famiglia e alla sicurezza emotiva di quel posto chiamato casa. 

Il mondo è la nostra ostrica. Ma nessun posto è come casa. 


Voto: 8



Il corto è disponibile su Vimeo: https://vimeo.com/26007148




giovedì 20 agosto 2020

H.P. Lovecraft Day: Re-Animator




Premessa: Ho appena visto Re-Animator e sono in pieno WTF. Ho un po' il blocco dello scrittore, indi per cui mi destreggerò tra il tono cazzaro e serio nella speranza di trovare l'ispirazione e non far ribaltare nella tomba H.P. Lovecraft, che oggi avrebbe compiuto 130 e mi avrebbe mandato a quel paese di sicuro.


Titolo: Re-Animator
Cast:  Jeffrey Combs, Barbara Crampton, Bruce Abbott
Sceneggiatura: Stuart Gordon 
Regia: Stuart Gordon
Durata: 85'






Cazzeggio moment. Mhm mhm per me il numero uno.

Ola-la-i-ù nella Svizzera plan plan plan c'è uno studente di medicina di nome Herbert West (Jeffrey Combs) un po' pazzerellone che tanto bene di capa non sta. Ha appena accoppato il suo mentore, il dottor Hans Gruber (l'altro verrà messo K.O. da John Mc Claine perché lui ha una machine gun e tu no. Ho-ho-ho). E invece no! Lui voleva ridargli la vita! E invece gli fece venire un mal di testa da fargli schizzare gli occhi dalle orbite. Provaci ancora Herbie. 
Ed Herbert ci riprova Miskatonic University di Arkham, dove fa la conoscenza dello studente modello Dan Cain, anche lui in fissa con il rifiuto dell'al di là, preferendo l'al di quà con la bella figlia del rettore con cui ci fa anche all'amore. Herbert dopo un momento di puro celodurismo con il professore emerito str... Dr. Hill (David Gale) durante una lezione, diventa coinquilino di Dan e usa lo scantinato per i suoi folli esperimenti. Beh, sempre meglio che tenerti occupato la cucina tutto il giorno o a fare Covid party inda house con tutta la famiglia in nome dell'assembramento più spietato. Ma tanto non ce n'è di Coviddi.
La fidanzata di Cain, Megan (Barbara Crampton) capisce che è fuori come un balcone, ma Cain ne rimane affascinato da volerselo prendere in casa come nuovo inquilino.
Ma come tutti i coinquilini spina nel culo che si rispettano, nascono i primi problemi quando il gatto Rufus finisce nel frigo accoppato e parecchio congelato. Ghe pensi mi! Fa eco Herbie ed ecco che il gatto rianimato diventa figlio del demonio. Manco i gatti di mamma si incazzano così perché ha comprato le crocchette del discount invece che della Purina One per gatti morti da rianimare.
Herbert sta facendo degli esperimenti per riportare in vita i morti, e come un novello Frankestein fa dei danni incredibili all'interno dell'ospedale dove a farne le spese sono Dan che perde la borsa di studio, il rettore e padre di Megan che finisce non morto e lobotomizzato e lo scienziato che perde letteralmente la testa per Megan e per gli esperimenti di Herbert.
E in un tripudio di zombie rianimati a cazzo di cane, budella, trippa e cervella, Dan cerca di scoprire se si può far ritornare di quà la gente finita nell'al di là.

Recensione seria.

Il delirio di onnipotenza ha sempre affascinato gli scrittori di fantascienza e di horror. Due generi che permettono di giocare a Dio e a voler sfidare a tutti i costi la morte. 
Non tutti forse mirano all'immortalità, ma chi di noi non vorrebbe che un proprio caro o il nostro animale da compagnia vivesse il più a lungo possibile? Se fosse per sempre ancora meglio!
Perché  la morte fa paura, e il fatto di negarla è senza dubbio un modo per esorcizzare tale senso di angoscia.
Il cuore smette di battere, il cervello è l'ultimo organo a staccare la spina (12 minuti secondo la scienza) e poi chissà cosa c'è dopo. Gli egizi nell'antichità credevano a una seconda vita, gli atei credono al fatto che una volta finiti sotto terra si diventi cibo per i vermi. Punti di vista.
Per gli scrittori di horror invece il concetto di morte sembra non esistere proprio: e allora o ci sono i vampiri, o ci sono gli scienziati pazzi che rifiutano in pieno il fatto che la vita ha un suo 'arco narrativo' destinato a finire in maniera naturale o meno.
E H.P. Lovecraft con Herbert West, rianimatore è di questa scuola, creando con Herbert West lo scienziato ovviamente pazzo che gioca al Creatore. Ma che finisce per creare mostri.
Perché per quanto tu possa essere credente, agnostico, ateo, a Dio non gliela fai e più che mostri non puoi generare perché la natura ti punisce. 
Re-Animator prende il canovaccio di Lovecraft mantenendo intatto il rapporto tra Herbert e Cain e il delirio di onnipotenza del dottor che è ancora più folle e più stronzo dello studente che gioca al padre eterno. La genialata di Stuart Gordon è nel aver modernizzato la storia ambientandola agli anni Ottanta, in modo da poter mettere due elementi chiave del genere horror dell'epoca: 1) effetti speciali in pieno grand guignol ancora in grado di essere super vomitosi (te posseno per il gatto nel frigo). 2) le sise - per gentile concessione di Barbara Crampton che è l'oggetto del desiderio del Dr. Hill, facendola diventare damsel in distress prima, e nuova ossessione scientifica di Cain dopo 3) una buona dose di trash e senso dell'umorismo, senza prendersi sul serio.
35 anni dopo Re-Animator conserva la sua verve splatters ed è ancora un film horror godereccio.
Amanti dei gatti astenersi.

Voto: 7





martedì 28 luglio 2020

NOTTE HORROR 2020: Tutti i colori del buio

E come ogni estate, la notte horror è arrivata! Ogni martedì alle ore 21 e 23 c'è l'immancabile appuntamento con un horror pronto a farvi saltare sulla poltrona! Alle 21 era il momento di Cooking Movies con L'armata delle tenebre, mentre alle 23 tocca a me con Tutti i colori del buio con la Edwigiona (inter)nazionale pronta a mostrare le sise pure in questo horror/noir italo spagnolo. 



Zio Tibia is back!




Titolo: Tutti i colori del buio
Id, Italia/Spagna, 1972

Cast; Edwidge Fenech, Ivan Rasimov, Susan Scott
Sceneggiatura: Ernesto Gastaldi e Sauro Scavolini.
Regia: Sergio Martino
Durata: 102'


I sogni servono per comunicarci qualcosa. Si liberano nell'inconscio mentre dormiamo e non possiamo controllarli. Ci sono sogni belli, sogni che ti fanno svegliare con il sorriso sulle labbra e altri che non lasciano traccia nella memoria appena si aprono gli occhi. 
Ci sono però anche anche sogni orribili. Incubi che ti fanno sobbalzare nel letto, quando riesci a dormire. Apparentemente indecifrabili, nascondono multipli significati. 
Questi sogni, o meglio incubi, cercano di comunicare qualcosa a Jane (Edwidge Fenech), che ha appena perso un bambino dopo un incidente. Jane ha un crollo nervoso e i sogni divorano ogni notte il suo inconscio. Un uomo dagli occhi di ghiaccio (Ivan Rassimov) la segue, la osserva da lontano. Lei si sente in trappola, forse pensa di essere impazzita. Ma se quest'uomo fosse reale? 
Su consiglio della sorella Barbara (Susan Scott), si affida alle cure del dottor Burton (George Rigaud), sperando che possa aiutarla a liberarla dal trauma della morte della madre a cui ha assistito in tenera età.
Gli incubi non finiscono, e Jane cercando di sfuggire all'uomo che la insegue, forse in preda all'allucinazione, si lascia coinvolgere dalla vicina Mary e finisce in un sabbah. Jane pensa di essere libera, ma finisce per vivere sospesa tra la realtà e il mondo onirico. Ed entrambi i mondi diventano fonte di terrore per lei.
Onirico o reale, la paura è sempre paura. 
Ti prende, ti attanaglia, ti toglie ogni raziocinio. Come una damsel in distress, Jane è in preda del 'bruto' e deve essere salvata dall'eroe di turno (in questo caso il marito). 
Quando l'irrazionalità prende il sopravvento, l'unica è scappare, perché è così indifesa da potersi proteggere da sola.
E Jane non ci riesce, scappa, scappa e finisce prima nelle mani della setta e poi di eventi che la fanno quasi impazzire, con un costante ribaltamento della realtà che la rende inerme.
E questa mancanza di coraggio che dovrebbe far storcere il naso (si tratta pur sempre di un film del 1972), diventa il punto di forza di questo horror noir.
A differenza delle future 'scream queen' come Laurie Strode di Halloween o Nancy di Nightmare dove combattono non solo con il mostro di turno, ma anche con i propri demoni, la Jane di Tutti i colori del buio è un omaggio alla ragazza da salvare dall'essere malvagio. 
Come Fay Wrey di King Kong, - così piccina nelle mani del mostro, non può fare altro che accettare il suo (al momento ineluttabile) destino e farsi portare sull'Empire State Building - Jane accetta il suo partecipando ai riti satanici.
Perché non c'è forza che tenga quando la razionalità viene a mancare. E quando viene meno, è impossibile pensare a un modo per difendersi. Il panico nel non riuscire ad aprire la porta, l'ascensore che è guasto e non ti fa salire in casa più in fretta. E quegli occhi di ghiaccio che ti seguono e ti fissano sono lì. Sempre all'erta, mai un attimo di respiro. E allora l'unica è scappare. 
Ma non si può fuggire per sempre, e a volte qualcuno che venga a salvarti è ben accetto.
Martino lavora sui nervi dello spettatore con atmosfere inquietanti, che mettono ansia. Il cuore batte a mille come il cuore di Jane, ti fa venire voglia di scappare dalla paura di essere raggiunta da quell'essere ambiguo dagli occhi di ghiaccio. 
Sergio Martino confeziona un trhiller di buona fattura, con una Edwige Fenech in una parte inusuale per il pubblico italiano che la conosce più per i suoi ruoli divertenti e scollacciati.
La tensione scorre quasi fino all'ultimo grazie alle belle atmosfere londinesi (anche se in realtà irlandesi, essendo il film girato gran parte a Dublino).
Quasi perché lo 'spiegone' tende un po' a rassicurarci, sprecando però l'occasione di un McGuffin hitchcockiano che avrebbe dato alla pellicola quel tocco di noir in più alla pellicola.
Dopo quasi Cinquant'anni, Tutti i colori del buio sa ancora far paura. 
Forse perché nel 2020 una donna, per quanto possa essere forte e cazzuta, corre sempre il rischio di diventare malauguratamente una damsel in distress? 

Voto: 7,5

Le prossime nottate horror:





martedì 7 luglio 2020

GOODBYE: Addio a Ennio Morricone



Ennio Morricone (1928 - 2020)



Nell'amore come nell'arte la costanza è tutto. Non so se esistano il colpo di fulmine, o l'intuizione soprannaturale. So che esistono la tenuta, la coerenza, la serietà, la durata.