giovedì 14 novembre 2013

MONOGRAFIA: Steve McQueen



Steve McQuenn non è americano, non è parente del grande divo anni Settanta suo omonimo e non è un attore. Steve McQueen è inglese, è un artista, è un regista e ha lanciato nello star system hollywoodiano e nell'immaginario erotico femminile Michael Fassbender grazie a Shame e a una scena dove è completamente "nature".
Steven Rodney McQueen nasce a Londra il 9 ottobre del 1969 he a studiato arte tra Londra e New York. Inizia la sua carriera nel mondo dell'arte come fotografo (famosi i suoi scatti degli stracci immersi nell'immondizia nelle grandi città) e nel 1999 vince il Turner Price per una sua mostra d'arte tenutasi al London Istitute of Contemporary Arts di Londra.
Si avvicina al cinema negli anni Novanta, dirigendo tre cortometraggi: Bear (1993), Dead Pan (1993) e Exodus (1997), mentre continua la sua attività di artista. Infatti nel 2007 presenta una mostra alla Biennale di arti visive di Venezia. Il suo esordio nel lungometraggio avviene nel 2008 con Hunger, presentato a Cannes che racconta la storia di Bobby Sands, membro dell'IRA e attivista per i diritti umani morto di inedia dopo uno sciopero della fame in un carcere inglese. A interpretare Sands è Michael Fassbender, con cui nasce una fruttuosa collaborazione, diventando il suo attore feticcio.
Nel 2009 espone nuovamente alla Biennale di arti visive di Venezia con un cortometraggio Static, sui giardini di Venezia mostrati però nel suo periodo di "quiete", ovvero quando non c'è la mostra, per mostrare le differenze tra il periodo in cui avviene la manifestazione artistica, e in periodo in cui la città vive la sua quotidianetà.
Nel 2011 torna al cinema e questa volta si occupa di sex addiction con Shame, protagonista di nuovo Michael Fassbender, che viene premiato con la Coppa Volpi alla Mostra d'arte cinematografica di Venezia, diventando a sua volta una star oltre che un sex symbol. Complice la sua bravura, ma soprattutto il nudo frontale delle prime scene, il film al di là del sex appeal del protagonista, mostra un un uomo incapace di amare e di avere un rapporto sano con la sorella instabile (interpretata da Carey Mulligan), trovando conforto nella pornografia. 
L'ultimo film da lui diretto è 12 Years a Slave, e tratta la tematica della schiavitù nell'America del Sud. McQueen rinnova la collaborazione con Fassbender, ma il protagonista questa volta è Chiwetel Ejofor, nei panni di Solomon Northup, protagonista della storia vera di un talentuoso violinista di colore di New York che viene ingannato e reso schiavo per 12 anni in una piantagione di cotone in Louisiana.
Steve McQueen non ha la parentela con il mitico attore di Getaway!, ma è altrettanto tosto e difficilmente i suoi film saranno lisci come un bicchiere d'acqua. 

2 commenti:

  1. Ho visto 'Shame' la prima volta proprio alla proiezione ufficiale veneziana: prima dell'inizio del film tutti ironizzavano sull'ormai famoso nudo di Fassbender, già oggetto di cul(to). Sui titoli di coda però non rideva più nessuno: altro che film-scandalo... proprio un gran bel film, bello 'tosto' come dici te.
    E adesso non vedo l'ora di vedere '12 years a slave': insieme a 'Lincoln' e 'Django Unchained' chiude una specie di trilogia della schiavitù. Chissà perchè questo improvviso rigurgito storico negli States...

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    1. In effetti io vedo Shame come più la vergogna di Brandon a non sapere amare, in primis la propria sorella, che la vergogna di essere ossessionato dalla pornografia... Gran bel film, e McQueen ha uno stile particolare. Ma, riguardo 12 years a slave, secondo me voleva raccontare l'odissea di un uomo, non dimentichiamoci che McQueen è inglese! ;-)

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