martedì 10 giugno 2014

CULT MOVIE: Cappello a cilindro




Titolo: Cappello a cilindro
Titolo originale: Top Hat
USA, 1935
Cast: Fred Astaire, Ginger Rogers, Tom Everett Horton
Sceneggiatura: Allan Scott, Dwight Taylor
Regia: Max Shandrich
Durata: 97’

Jerry Travers (Fred Astarire) trova  a Londra la sua anima gemella in Dale Travert (Ginger Rogers), ma per un equivoco lei pensa che sia sposato con la sua migliore amica (moglie dell’impresario di Jerry) e rifiuta seccamente il suo corteggiamento. Ma Jerry non demorde e arriverà fino a Venezia per conquistarla.
Come è possibile che Cappello a cilindro sia ancora oggi, a distanza di 79 anni uno dei migliori musical della storia del cinema?
E’ possibile perché Cappello a cilindro è un gioiellino di pura perfezione, una perfezione, dove ogni meccanismo è ben oliato ed è preciso al millimetro.
E’ una pellicola innovativa nel suo genere, perché sposa i canoni della commedia tipica della Golden Age hollywoodiana con i numeri del musical e del vaudeville, facendoli diventare parte integrante della trama e non numeri musicali a sé.
E i suoi magnifici numeri musicali ancora oggi sono famosi. Chi non ha mai canticchiato “Haven, I’m in haven…” almeno una volta?
E’ una commedia dal sapore slapstick e sofisticato allo stesso tempo, che ancora è in grado di far ridere con le gag e le fulminanti battute, capace di appassionare lo spettatore di oggi sempre più esigente, ma che è nostalgico dei grandi classici del passato.
La storia d’amore tra Jerry e Dale nasce con dei passi di tip tap, e finisce con un cheek to cheek leggiadro tra mille giravolte, con  tempi musicali che non sono solo dei numeri di danza, ma sono i momenti in cui nostri protagonisti pian piano si conoscono, per poi far esplodere la scintilla tra una piroetta e passo di danza. Ed è la danza che tradisce Dale, dove lascia da parte il suo disappunto e si lascia trasportare dalla leggiadria di Jerry, che le dichiara i suoi sentimenti tenendola tra le sue braccia per qualche istante.
I protagonisti sono destinati a stare insieme, ma una girandola di equivoci li separano e ingarbugliano la loro possibile liasòn, e sono proprio i numeri musicali che hanno una funzione da cupido, scoccando la freccia nel cuore della bella ritrosa, che fa di tutto per respingerlo, nonostante l’attrazione sia evidente.
Lei lo respinge perché pensa che sia sposato, ma lo scambia per il suo impresario (John Everett Horton), sposato con la sua migliore amica Madge (Helen Broderick). Madge vuole far conoscere Jerry a Dale, ma non sa che Dale ha conosciuto Jerry a Londra. E così via, tra un tenore italiano (Erik Rodhes) che chiede la mano di Dale, e un maggiordomo tuttofare che sarà utile al  momento opportuno, il bandolo della matassa si scioglierà e Jerry e Dale potranno danzare sulle note dell’amore.
La grazia e la leggiadria di Fred Astaire si fonde con la bellezza e l’eleganza di Ginger Rogers, e i loro numeri di danza sono splendidi, e a distanza di così tanti anni sanno ancora regalare emozioni grazie alla loro perfetta alchimia e alla loro perfezione nell’eseguire questi meravigliosi numeri di danza.
Ginger Rogers si lascia trasportare dalla sicurezza di Fred Astaire, uomo dai canoni estetici non perfetti come Cary Grant, ma dotato di un fascino che sa sprigionare con i suoi passi di danza. E il pubblico a sua volta si lascia trascinare e ipnotizzare da questa perfezione, lasciandolo stranito e sognante per tutta la durata del film
Se la storia di per sé è semplice, Max Shandrich riesce con sapiente mestriere a renderla più ricca e appetitosa,  prendendo in prestito le gag squisitamente slapstick con dei tempi comici perfetti, e ogni personaggio è importante per mantenere intatto questo meccanismo preciso, degno di un orologio svizzero. Come l’esilarante maggiordomo, con i suoi travestimenti, è magistralmente interpretato da Eric Blore, è l’antesignano di altri strepitosi maggiordomi come Coleman di Una poltrona per due e il fido Hobson di Arturo.
Poi troviamo Beddini, lo stereotipo del tenore italiano che cerca di conquistare il cuore della bella Dale, cercando di salvarle l’onore sfidando il povero impresario (Edward Heverett Horton) di Jerry a colpi di stoccate.
E galeotta fu una Venezia di cartapesta (ma d’altronde si può perdonare tutto a una meraviglia del genere) dove i due innamorati (anche se lei è ancora reticente), complice la sbadataggine del maggiordomo in veste di gondoliere, vagano sulla gondola consolidando il loro legame.
E in una delle città più romantiche del mondo, si scioglie il bandolo della matassa: Jerry  e Dale possono finalmente ballare insieme, facendo trionfare l’amore.
Cappello a cilindro è un musical delizioso che non è stato scalfito dal passare degli anni e ancora oggi emoziona, trasportando lo spettatore in una dimensione sognante, dove per un istante si pensa di essere in Paradiso.


Voto: 10

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