giovedì 21 maggio 2015

MONOGRAFIA: Todd Haynes



Dissacrante, ansiogeno, rock, glam, melò, icona gay, glamour: così si potrebbe etichettare Todd Haynes.
Le etichette però sono fastidiose, allora è meglio identificare la cinematografia del regista di Encino con queste qualità che emergono nei suoi film.
Dissacrante: il giovane Todd Haynes ama stupire, prendere le icone e rigirarle come una frittata. Avviene fin dal suo primo cortometraggio Superstar:The Karen Carpenter Story (1987), che racconta con delle Barbie la storia della icona country - pop Karen Carpenter dal successo con il duo The Carpenters al dramma dell'anoressia che la portò alla morte.
Icona gay: dichiaratamente omosessuale, la tematica gay compare fin dai suoi primi titoli con Poison (1991), tratto dalle opere di Jean Jenet, entra direttamente nell'olimpo del New Queer Cinema, prendendo il testimone da maestri del cinema come Derek Jarman e Rainer Werner Fassbinder. Patricidio, un novello Frankestein della medicina e la tematica dell'omosessualità in carcere vengono raccontati con , la freddezza di un telegiornale, uno stile horror e il dramma  - fanno di Poison un film considerato dai conservatori immorale, e per questo da vedere assolutamente.
Ansiogeno: un giorno la giovane Claire (Julianne Moore) comincia a soffrire di asma, diventando pian piano allergica ai detersivi, alle creme di bellezza, ad avere problemi respiratori dovuti allo smog, fino a che l'aria diventa a sua volta intollerabile da respirare. L'unica soluzione è vivere isolata in un ambiente asettico: Safe (1995) è un film che sembra anticipare di venti anni le problematiche legate allo stress e all'inquinamento ambientale, con uno stile cinematografico altrettanto asettico, come la stanza sterilizzata di Claire.
Glam: Un tuffo nel glam rock di David Bowie con il suo alter ego Brian Slade, tra una morte sul palco in odore di santità degna di Elvis e un tuffo nel colorato e acido rock britannico degli anni Sessanta con Velvet Goldmine (1998), tra la Swinging London e un tocco di Oscar Wilde.
Melò: Haynes cambia regirstro e omaggia il cinema di Douglas Sirk (preso come modello di ispirazione da Fassbinder) ispirandosi al film Secondo amore, mescolando le carte con un amore interraziale platonico, sentimenti omosessuali repressi e una donna troppo anticonformista per vivere in una società perbenista e bigotta.
Il melò ritornerà dirigendo una magnifica Kate Winslet nel remake per la TV, Mildred Pierce (2011)
Rock: Hayne ritorna a omaggiare la musica questa volta con un mito come Bob Dylan con Io non sono qui (2007) facendolo diventare uno, nessuno, centomila, facendogli prendere le sembianze di sette attori diversi (tra cui Heat Ledger e un 'doppio' Christian Bale) per sette momenti di vita differente del menestrello del rock.
Glamour: infine l'ultimo film presentato a Cannes 2015, un tocco di classe rispolverando un romanzo di Patricia Highsmith, con una elegante Cate Blanchett nei panni di una donna borghese e la sua iniziazione alla vita omosessuale, esplorando la tematica gay dal punto di vista femminile. Standing ovation a Cannes, sarà Palma d'oro? 
Chi lo sa. Ciò che è sicuro è che Todd Haynes è un regista eclettico e ha ancora tante cose da raccontare. A modo suo.


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