domenica 30 ottobre 2016

CULT MOVIE: Fiori d'acciaio




Titolo: Fiori d'acciaio
Titolo originale: Steel Magnolias
USA, 1989
Cast: Sally Field, Dolly Parton, Shirley McLaine, Olympia Dukakis, Daryl Hannah, Julia Roberts.
Sceneggiatura: Robert Harlin.
Regia: Herbert Ross.
Durata: 100'

Attenzione! Ai fini dell'analisi cinematografica la recensione contiene spoiler (a meno che  non sapete il film a memoria come la sottoscritta).

Il salone di bellezza dell'energica Truvy (Dolly Parton) non è solo un negozio dove cambiare l'acconciantura o avere una bella manicure, ma è anche il punto di incontro per sei donne di diversa età ed estrazione sociale della piccola cittadina della Louisiana.
Vi troviamo infatti la grintosa M'lynn (Sally Field) madre della tenera Shelby (Julia Roberts) - in procinto di sposarsi con il ricco avvocato Jackson (Dylan McDermott) -  la musona Ouiser (Shirley McLaine), la signorile Claire (Olympia Dukakis) e la candida Annelle (Daryl Hannah) - che poi diventerà estetista e lavorerà per Truvy.
Il salone di bellezza di Truvy racchiude un pezzetto di vita di queste donne, dove tra gossip e frivolezze cercano di farsi forza tra i mille problemi della vita quotidiana.
Definire un film come Fiori d'acciaio forse è un po' esagerato, ma quando si è affezionati a un film a tal punto da vederlo a ogni passaggio televisivo e praticamente crescere guardando questa pellicola, beh, la nomea di cult se la merita in fondo.
Nonostante fosse diretto da un uomo, Herbert Ross (che comunque di personaggi femminili forti se ne intendeva, vedi la Funny Girl di Barbra Streisand), sceneggiato (Robert Harlin, che ha anche scritto la piece teatrale basandosi sulla storia di sua sorella) e prodotto da un uomo, Fiori d'acciaio è un film che ha spianato la strada al filone redditizio del chickflit movie (il cinema per pollastrelle comandato dalla super producer degli anni Novanta Denise Di Novi) che riesce a creare un bellissimo e variegato mondo femminile che è delicato come una magnolia, ma forte come l'acciaio, capaci di non farsi piegare dalle avversità della vita.
E di avversità questo sestetto ne ha avute a partire da Truvy, bionda ed esuberante beauty therapist (in tutti i sensi, dove una seduta nel suo salone vale più di una seduta dallo psicologo) che nonostante sia sempre gioviale e allegra, deve affrontare una crisi matrimoniale con un marito apatico e depresso (Sam Shepard) e un figlio ribelle che non riesce a gestire. E' lei infatti a 'portare a casa la pagnotta', gestendo un business tutto suo (che poi espanderà) e facendosi carico del figlio e del marito disoccupato.
Truvy infatti viene caratterizzata come una donna indipendente, che prende sotto la sua ala protettiva la ingenua e sprovveduta Annelle (il personaggio femminile meno riuscito), timida ragazza appena arrivata nella piccola cittadina di Chinquapin Parish, portando con sé un passato misterioso da dimenticare. Di lei si sa solo che ha appena conseguito il diploma in un istituto di bellezza e ha un ex marito, e nonostante i suoi guai è capace di sbocciare (un po' troppo in fretta) in una donna prima 'spregiudicata' (si mette anche a fumare!), per poi ritornare sulla 'retta via' grazie alla religione. Nonostante il paese è piccolo e la gente mormora, Truvy accoglie questa 'ragazza perduta' con spontanea generosità, facendola diventare parte della comunità fin da subito, al punto da essere invitata da Shelby al suo imminente matrimonio.
Shelby è la tipica bella ragazza del Sud che nasconde la fragilità di uno stato di salute precario - che fa preoccupare perennemente la madre M'Lynn - e rischia seri problemi di salute con una possibile gravidanza.
Messa così suona un po' come una lagnosa soap opera, ma l'abilità di Robert Harlin nel mettere una dose di commedia e humour che punzecchia anche gli usi e costumi della società sudista degli anni Ottanta (ne è esempio la scena del matrimonio con le tipiche danze del luogo che fanno tutt'uno con gli orridi vestiti dell'epoca),  scongiurando l'effetto lacrima facile e puntando tutto sulla straordinaria forza d'animo di queste donne che non si fanno abbattere dalle difficoltà della vita. Il tutto poi viene esaltato dalla perfetta sintonia che traspare tra le protagoniste, sapientemente gestite da Ross che riesce a dare il giusto spazio alle loro storie e alle loro personalità.
Apparentemente Shelby è il personaggio più fragile del gruppo: è malata di diabete di tipo 1, sposa il rampollo della buona società della Louisiana che si prenderà cura di le e M'Lynn è estremamente protettiva, anche troppo.
Perché se M'Lynn è quella che a casa 'porta i pantaloni' e fa rigare dritto il marito Drum (Tom Skerrit) e i due figli più giovani e ha sempre tutto (e tutti) sotto controllo, tale potere ha meno effetto proprio su Shelby, determinata più che mai a essere madre nonostante il parere contrario dei medici (e della madre). 
Anche se la smania di maternità di Shelby la fa sembrare la tipica ragazza tradizionalista, in realtà è una donna determinata a esaudire ogni aspetto del suo esssere donna, cercando di vincere sulla malattia, così come cerca di non cadere nel ruolo a lei stretto di moglie devota dell'avvocato in carriera (non esulta quando dice alla madre che Jackson pensa a tutto dal punto di vista economico), preferendo tenere il suo lavoro di infermiera anche se non ne avrebbe bisogno,
Il personaggio di Shelby non è femminista, ma allo stesso tempo non cade nei cliché della desperate housewife, facendo di lei una donna (relativamente moderna per l'epoca) che non rinuncia ai suoi desideri pur di essere felice,  riuscendo per un breve periodo a coniugare il ruolo di madre e donna lavoratrice. 
Perchè le donne della Louisiana sono toste e non si piangono addosso, anche a costo di diventare delle arpie come Ouiser, la zitella della comunità che non fa che compiacere la cittadina mantenendo intatto il cliché della donna non sposata che diventa per questo motivo inacidita, diventando protagonista di divertenti battibecchi con il marito di M'Lynn, e preferisce (inizialmente) la compagnia di un vecchio San Bernardo a quella di un uomo.
Ci sono poi donne rimaste vedove che non si abbattono e decidono di reinventarsi una vita come fa Claire, la moglie del defunto sindaco che pur di rimanere senza 'le mani in mano' si compra una stazione radio e s'improvvisa telecronista sportiva d'assalto, lavoro maschile per definizione (almeno trent'anni fa), che lei svolge con naturalezza e professionalità. Claire è la migliore amica di Ouiser, o meglio è l'unica che la sopporta, e la loro amicizia è forte e duratura nel tempo, condividendo le tipiche attività della società del Sud, come la tipica festa di Natale, dove Shelby annuncia la propria gravidanza.
Se tutti sono felici, M'Lynn non riesce a esserlo, incapace di nascondere il proprio disappunto e arrivando a scontrarsi con Shelby. A capire lo sconforto di M'Lynn ci pensa Truvy, che prova a rincuorarla con il suo ottimismo, facendo da supporto e cercando di lenire lo sconforto di M'Lynn.
Le donne della Louisiana in fin dei conti sono forti e si aiutano a vicenda, anche con una parola detta al momento giusto.
E soprattutto sono caparbie e sanno come centrare i propri obiettivi, andando avanti per la loro strada alla velocità di un treno, lasciando per strada i propri compagni e mariti. E così Shelby diventa mamma, e la rabbia di M'Lynn per non essere stata ascoltata svanisce di fronte al piccolo Jackson Jr., arrivando anche a rafforzare il rapporto madre-figlia quando M'lynn donerà un rene a Shelby per via della sua salute sempre più compromessa.
E quando M'Lynn non può occuparsi dei suoi uomini, ci pensa la generosità di Claire e di Ouiser a portare cibo a Drum e ai ragazzi, facendo capire che nei momenti di difficoltà il senso di comunità e solidarietà femminile è più forte che mai.
E anche questa volta l'effetto soap opera viene aggirato, puntando l'attenzione sul forte legame che le lega e sul senso di sacrificio che hanno queste due donne: M'Lynn si sacrifica per la salute della figlia, così come Shelby lotta per essere una donna sana im modo da veder crescere suo figlio Jackson jr.
Il dramma però è dietro l'angolo e Shelby perde la sua battaglia, lasciando un vuoto nella piccola comunità.
E se si poteva puntare sull'effetto strappalacrime, il film riesce a dribblare alla grande l'ostacolo, offrendo il suo punto di forza proprio nella solidarietà femminile che arriva al suo apice: al funerale di Shelby, M'Lynn trattiene le sue lacrime, per poi scoppiare in un pianto di rabbia dopo le belle parole di Annelle, che pur nel suo livore religioso offre conforto nel pensare a  Shelby come a un angelo,  guardiano della sua famiglia e di questo magnifico quintetto. Forza nel sostenersi l'una con l'altra (anche con buffi tentativi di Claire che tratta Ouiser come un sacco di boxe per far scaricare l'ira a M'Lynn, stemperando il dramma con un tocco di comicità).
M'Lynn non accetta la sua morte, ma poi reagisce per il bene di suo nipote e della sua famiglia.
Passa il tempo e Annelle sta per avere un bambino: il cerchio della vita continua con il suo ciclo dopo averlo (temporaneamente) chiuso con la morte di Shelby.
La vita va avanti, i bambini crescono, le musone come Ouiser sono meno acide, ma l'amicizia e la forza di queste magnifiche donne rimane immutata nel tempo, trovando nel negozio di Truvy il punto di incontro dove si incrociano queste piccole straordinarie vite.
Fiori d'acciaio è un piccolo e delizioso cult che a distanza di quasi trent'anni si lascia ancora vedere con piacere, soprattutto nell'assistere alla performance di una Julia Roberts alle prime armi, dimostrando di essere già una grande attrice. Herbert Ross riesce a gestire questo sestetto di magnifiche donne, capace di incorniciare con sensibilità e senso di umorismo questo piccolo grande film che non è solo per 'pollastrelle'. 
Perché le donne sono belle e delicate come un fiore all'esterno, ma dentro sono forti e indistruttibili come l'acciaio.

Voto: 7,5



2 commenti:

  1. Giuro che non avevo mai sentito parlare di questo film... ma è sempre un piacere leggere le tue recensioni: hai una capacità di analisi e di critica invidiabili (in senso buono). Un abbraccio! :)

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    1. E io invece ero stra convinta che un classicone per sciure lo conoscevi! Lo so che non è un vero e proprio cult movie, ma io sono cresciuta con questo film (giuro che gli aggettivi me li ricordo ancora dal riassunto del TV Sorrisi e Canzoni! :-D) e ora che sono vècia l'ho rivisto recentemente con occhi diversi. Grazie per l'apprezzamento, vale molto per me... Anche se non sono l'unica a fare ottime recensioni e tu ne sai qualcosa, vero? ;-)

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