martedì 17 gennaio 2017

RECENSIONE: La La Land


Titolo: La La Land
id.; USA 2016
Cast: Ryan Gosling, Emma Stone, John Legend.
Sceneggiatura: Damien Chazelle.
Regia: Damien Chazelle.
Durata: 128'


City of stars

Are you shining just for me?
City of stars
There's so much that I can't see
Who knows?
I felt it from the first embrace I shared with you
That now our dreams
They've finally come true

Los Angeles è la città degli angeli, ma anche delle stelle di Hollywood. Ognuno cerca la propria stella, che brilli così intensamente da far riflettere sui sognatori la loro luce splendente. Come sognano Mia (Emma Stone) e Sebastian (Ryan Gosling), aspirante attrice lei, aspirante musicista jazz lui. Certo, la loro stella brilla un pochino al momento e nessuno l'ha ancora notata, così Mia sogna la celebrità servendo cappuccini alle star di uno studios di Hollywood, mentre Sebastian cerca di far conoscere la sua musica in un ristorante, tra un Jingle Bells e l'altro. 
Mia e Sebastian ancora non si conoscono, ma sono destinati a incontrarsi, o meglio, si 'scontrarsi' all'inizio in un'autostrada bloccata in un ingorgo (lei cerca di ricordarsi delle battute, lui la supera beccandosi un bel 'vaffa' col dito medio di lei); ma complice un party dove lui è costretto a suonare musica anni Ottanta, scopriranno di avere molto in comune, lasciando entrare Cupido in azione.
Perché le stelle guardano da lontano e quando brillano sono capaci di far risplendere due anime sognatrici e farle innamorare.
La città degli angeli è capace di farti andare la testa tra le nuvole, ma una volta che torni con i piedi ben impiantati per terra, ritorna la voglia di emergere e di lottare per brillare come quella stella. Ma il loro amore sarà così forte da sopportare la luce accecante del successo?
Damien Chazelle ritorna dopo il successo di Whiplash con La La Land, musical a tutto tondo dove l'amore è il fulcro di tutto.
Non è quel tipo di amore sdolcinato, ma è quel tipo di amore che nasce da una passione, che ti prende e non ti abbandona più, entrando nel tuo cuore per scuoterti per renderti ancora più vivo che mai.
E' l'amore per Los Angeles, città spesso considerata cinica e colma di solitudine, che nella visione di Chazelle diventa una delle città più belle del mondo, non così frenetica  e stressante come la New York di Whiplash.
Los Angeles è grande, non puoi muoverti se non hai la macchina ed è facile finire imbottigliati nel traffico. Roba da strapparsi i capelli, e invece di urlare perché non uscire dalla propria auto e iniziare a cantare e a ballare facendosi accarezzare dal sole, in una città che regala sempre bellissime giornate? E come è possibile tutto ciò senza il musical?
Il musical è lo strumento perfetto per creare un mondo perfetto, e Chazelle immagina la Los Angeles dei suoi sogni, con la sua spiaggia, le sue palme e quel cinema d'essai ormai chiuso - The Rialto Theatre - che apre per occasioni speciali, come il primo appuntamento di Mia e Sebastian, che finalmente si innamorano dopo mille battibecchi come i personaggi interpretati da Ginger Rogers e Fred Astaire.
E se Mia e Sebastian dichiarano il proprio amore dopo le prime incomprensioni e baruffe sentimentali, Chazelle dichiara l'amore per la Golden Era di Hollywood facendo ai suoi personaggi il tip tap, dove ogni linea ritmica tracciata da Mia e Sebastian è una linea che abbatte le diffidenze (di lei specialmente, come faceva Ginger Rogers) per abbracciare l'amore.
Amore per un cinema classico, forse un po' finto (chi non si ricorda la Venezia di cartone di Cappello a cilindro? Ma che importa, ci sono Ginger e Fred a rendere credibile la favola!), ma comunque meraviglioso, dove il musical era la roccaforte della casa di produzione RKO (che ha prodotto tra gli altri Quarto potere), dove Ginger e Fred si innamoravano tra un passo di danza e l'altro, non prima di aver affrontato baruffe ed equivoci - proprio come Mia e Sebastian.
Mia lo manda a quel paese mentre sono in macchina, Sebastian le da' una spallata quando lei vorrebbe complimentarsi per quella splendida musica ascoltata e ignorata dai più e poco apprezzata dal suo manager (J.K. Simmons). Nella realtà forse non si sarebbero mai incontrati, ma nell'universo 'on the cloud' di La La Land (che è per l'appunto un modo di dire, l'avere la testa tra le nuvole), è solo un ostacolo da affrontare per vivere una vita baciata dalle stelle.
Stelle che li abbracciano nell'auditorium dove puoi arrivare a toccarle, esprimere un desiderio e far sì che i sogni diventino realtà.
Ma la vita reale è più dura, e tra un colloquio fallito - l'ennesimo - e le bollette da pagare, bisogna alla fine fare i conti con le difficoltà e cedere ai compromessi.
Perché per quanto Sebastian ami il jazz puro, quello di Miles Davis e Chet Baker dalla quale prende in prestito una certa malinconia, il jazz è una musica vecchia, se non morta.
NON E' VERO! Sembra urlare Chazelle attraverso Sebastian. Il jazz è più vivo che mai, è come un'Araba Fenice che risorge dalle ceneri di Coltrane, si arriva alle sperimentazioni dei The Messengers, la band in cui Sebastian decide di entrare seppur con riluttanza sotto la guida di Keith (John Legend), che sposa il jazz con il soul e l'elettronica facendo un passo in più al fusion sperimentato da Miles Davis negli anni Ottanta con il suo album Tutu per combattere il pop 'usa e getta' imperante dell'epoca.
'Come fai a essere un rivoluzionario quando sei così tradizionalista? Sei ancorato al passato, ma il jazz è rivolto al futuro'. Questa è la visione di Keith, diametralmente opposta a quella di Sebastian: il jazz per resistere ai cambiamenti e alle mode musicali deve saper cambiare pelle e adattarsi per rimanere contemporaneo. 
Il jazz è vivo e Chazelle ne dichiara il suo amore in tutto il film, ma non solo, in tutta la sua (esile al momento) filmografia. Se in Whiplash si guardava alle glorie del passato e si doveva sputare sangue per arrivare alla perfezione, in La La Land il jazz deve guardare avanti per non rimanere intrappolato in un genere definito anche da Mia noioso.
Sebastian e Chazelle in fondo sono degli 'old fashioned' e non possono dimenticare che il jazz è stato grande nel passato, ma capace di rimanere spettacolare nel tempo e per questo così resistente, mentre gli esperimenti musicali 'facili' sono frutto del momento, che durano per l'appunto un attimo, finendo poi nell'oblio.
Sebastian cede ai compromessi fatti di una sicurezza economica, così come Mia sembra gettare la spugna dopo l'ennesimo fallimento anche se il prezzo da pagare è sempre troppo alto.
Bisogna combattere per ottenere ciò che si vuole, che sia un progetto di aprire un locale jazz o che sia la fama ad Hollywood, anche a costo di cadere e farsi male. 
E Mia cade, cade sempre e alla fine si rialza, cercando di investire le sue energie in progetti teatrali (So Lond Boulder City), ma quando Mia cade per l'ultima volta e si fa veramente male, beh, allora è meglio per lei rimanere per terra che rialzarsi per leccarsi le ferite che hanno l'amaro sapore della sconfitta.
Perché anche se ami ciò in cui nutri una passione, a volte non basta e bisogna cedere alla dura realtà.
Finché il bagliore della tua stella viene notato e allora nella città degli angeli puoi sognare di nuovo, a costo di sacrificare la cosa più importante che hai.
E come in Whiplash, Chazelle è dell'idea che nella vita bisogna intestardirsi e avere dedizione nel proprio progetto, rinunciando a ciò che ritieni pià importante della tua vita, la più cara e la più bella, il tutto per amare l'arte, che sia la musica o la recitazione.
Ma in un musical si può immaginare tutto, si può anche pensare a un destino diverso, dove l'immaginazione supera la realtà e puoi manovrare il tuo destino come preferisci.
Perché la magia del cinema è proprio questa, creare un universo magnifico dove l'amore e la bellezza intrinseca dell'arte sono le cose più belle che ci siano. Tutto il resto è irrilevante, La La Land ti fa volare con la fantasia per due ore, facendoti ricordare che la settima arte è una meravigliosa fabbrica di sogni, dove le illusioni colorano la tua vita con tonalità vive, intense ed emozionanti, lasciando quelle spente alla vita vera.

Voto: 9


12 commenti:

  1. io non vedo letteralmente l'ora che questo film esca nei cinema... sarà meraviglioso... troooooooppe aspettative

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' bellissimooooo! Uscirai dal cinema con le musiche in testa, roba che vuoi camminare sulle nuvole! <3

      Elimina
  2. Ma perché vuoi farti odiare?
    Non gli potevi dare un nove tra una decina di giorni, quando lo vedo anch'io? :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma ho offerto un servizio alla comunità, così sai che spenderai bene i tuoi soldi, sono meglio della Codacons! XD
      Vedilo appena esce (eddai, 10 giorni volano, io non riesco a incastrare gli orari Silence con i miei e tutti l'hanno visto tranne me, ahahah), sennò prendi un volo per Manchester e lo vedi in anteprima! :-p

      Elimina
    2. TI MANDEREI PER PUNIZIONE LE REGISTRAZIONI DELLA COLONNA SONORA CANTATA DA ME.

      Che poi sta in streaming in lingua che si vede uno specchio, ma aspetto, da bravo.

      Elimina
  3. Dovrei andare sabato prossimo..esce giovedì ..ho letto solo il voto...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Però una volta che l'avrai visto ritornerai sul mio blog per leggere la recensione, vero? :-D

      Elimina
  4. Che l'ho amato alla follia l'ho già detto?
    Lo ribadisco.
    Fa rinascere l'amore per il cinema, perchè è una dedica al cinema, all'amore, ai sognatori... insomma, sembra scritto per me, per noi ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, gli occhi a cuoricino, come avevi scritto nella tua recensione! Sembra davvero scritto per noi che amiamo il cinema alla follia, concordo in pieno! ;-)

      Elimina
  5. Risposte
    1. Spero che vinca l'Oscar come miglior film, anche se spero che vinca Kenneth Loregan per la miglior scenggiatura, anche se ancora devo vedere Moonlight (uscirà da me il mese prossimo)che darà filo da torcere a questo gioiellino!

      Elimina