martedì 7 maggio 2013

MONNEZZA MOVIE: Sex and the City 2




Titolo: Sex and the City 2
USA, 2010
Cast: Sarah Jessica Parker, Kim Cattrall, Cynthia Nixon, Kristin Davis.
Sceneggiatura: Michael Patrick King
Regia: Michael Patrick King
Durata: 146'

Sex and the City fu un grande successo per via di una ricetta appetitosa e cucinata con ingredienti esplosivi: il fascino di New York, quattro singles di successo con un guardaroba fighissimo, cocktail e night life, ma soprattutto tanto, tanto sesso con la scusa di trovare l'uomo della propria vita. 
Praticamente le protagoniste trombavano a ogni episodio, roba che avrebbe suscitato tanta ammirazione al nostro Rocco nazionale.
Arrivate alla sesta stagione Carrie (Sarah Jessica Parker) e socie decisero di porre fine alle loro eccitanti esperienze e una volta trovato il benedetto principe azzurro, la serie chiuse nel 2004. Ma, vuoi la nostalgia, ecco ritrovare le "ragazze" in un film e nel suo sequel. 
Se il primo suscitava la voglia di rivederle soprattutto per le orfane del telefilm, la seconda prova se la potevano anche risparmiare. Perché è una cacata. Upper class, ma pur sempre cacata rimane. 
Che cosa succede dunque in questo capitolo? Dunque, Carrie dopo aver sbomballato i maroni per sei-serie-sei, finalmente riesce a sposarsi Mr. Big (Chris Noth), che di big forse ha il conto in banca, o un grado di separazione con Rocco. 
Carrie è sposata ma non si è dimenticata delle sue grandi amiche Samantha (Kim Cattrall), Miranda (Cynthia Nixon) e Charlotte (Kristin Davis) che si ritrovano per un brunch o una colazione e subito fanno una sfilata di Gucci, Dior, Yves Saint Laurant e Valentino, perché loro sono fesciòn, mentre le comuni mortali solo delle povere pezzenti che si possono "solo" permettere una borsa di Louis Vuitton.
Carrie e Big hanno deciso di non riprodursi e ora che finalmente può godersi la vita matrimoniale, Carrie ci prova a fare la signora upper class e rimembra quando ancora era una pischella alle prime armi nella giungla newyorchese (e qui i primi sentori del trash si notano con una carrellata di "prima e dopo" con Carrie e compagne vestite anni Ottanta, da brividus...).
Carrie s'impegna nella nuova vita a due,  ma Big s'ammoscia e preferisce rimanere a casa (arredata con gusto maniacale dalla sciura, rea di aver ripudiato la moda, che Just Cavalli ti fulmini!), anche perché ha capito che ormai non ha più l'età per fare una vita notturna selvaggia, mentre Carrie ancora non ci è arrivata. E quando escono di sera, lui fa il cascamorto con una sventola (Penelope Cruz) e capisce che deve metterlo al guinzaglio, perché anche se  Big ora è casalingo, sempre masculo è.
Insomma, la povera Carrie è infelice perché ha una vita da urlo in una città da urlo, ha una casa da urlo con un arredamento da urlo, un armadio da urlo con dentro una boutique e un negozio di scarpe da  urlo, un lavoro da urlo con una carriera da urlo, un matrimonio da urlo con un marito da urlo, al punto che le viene da urlare per la disperazione.
Neanche le altre se la passano bene: Charlotte ha rotto le balle talmente tanto per avere dei figli e ora che ne ha due (di cui una frutto dell'immacolata concezione) ne ha le scatole piene soprattutto della più piccola da affidarsi a una tata, talmente gnocca e popputa (sguscia un altro momento trash con le sue poppe ballerine immortalate con il rallenty) da far ringalluzzire il maritino Harry (Evan Handler).
Miranda dopo essersi limata le corna è ancora sposata con Steve (Jesse Eisemberg) e ora che ha finalmente smesso di farsi le pippe mentali tra lavoro e maternità (il figlio l'ha cresciuto la tata e il problema è risolto) ha a che fare con un socio maschilista vecchio e rimbambito.
Samantha gioca ancora a fare la zoccolona, una ripassata a Smith Jerrod (Jason Lewis) gliela darebbe anche se non stanno più insieme,  ma finisce per andare in menopausa, si abbassa le mutande in ufficio per via delle caldazze (roba di culto, da far inorgoglire sempre il nostro Rocco) e finisce per diventare una vecchia abelarda. E qui ti piange il cuore, perché nel serial la sua mignottaggine era il suo punto di forza.
Dopo il matrimonio kitsch con la fiera del pacco e pieno di cliché (non manca neanche Liza Minnelli che canta Single Ladies, icona gay per eccellenza) di Stanford Blatch (Willie Garson) e Anthony Marantino (Mario Cantone) da rendere fieri l'Arcigay, le quattro sciure decidono di scappare da una vita fatta di problemi, da un'America vittima della crisi (che le quattro si lasciano scivolare addosso e neanche se ne accorgono) e devono evadere dalla sberluccicosa realtà e decidono di andare in vacanza. A Rimini? Macché, ad Abu Dhabi, dove Carrie ritrova il suo ex Aidan (John Corbett) per la serie paese che vai, ex che trovi. 
Anche in mezzo al deserto, le quattro icone della moda sfoderano il loro armamentario fatto di Chanel, Vivienne Westwood, Zack Posen e chi ne ha  più ne metta, ovviamente rivisitato per l'occasione e non perdono occasione di farsi un aperitivo, praticamente fanno le stesse identiche cose di New York, solo in un posto più esotico. 
Carrie, donna roccaforte con clitoride mai domo, in cerca della scintilla si lascia andare e bacia colui-che-mollò-all'altare-per Big e in preda ai sensi di colpa glielo dice pure al consorte, mentre le altre tre sono impegnate a fare figure di merda tra sik e donne con il buqua (ma fesciòn pure loro con la moda francese ben nascosta) e la figuraccia più spassosa ovviamente la fa Samantha che, anche se è una vecchia abelarda, la voglia di trombare ce l'ha,  e si porta sempre tanti goldoni con sé, le cadono dalla borsetta e lo urla ai quattro venti che le piace fare sesso, tra l'imbarazzo generale delle sue amiche e gli indigeni del luogo. 
E dopo un trashosissimo karaoke che rinsalda la loro eterna amicizia e con un momento quasi noir dove la nostra eroina rischia di perdere il passaporto, trova la sua vecchia foto e si ricorda della semplice fanciulla amante della moda e dei locali altrettanto alla moda, alla fine tornano a casa cambiate dentro, perché fuori rimangono sempre le stesse griffatissime e superficiali signore dell'Upper East Side.
L'happy end non si fa attendere, anche perché in qualche modo bisognava farlo finire, altrimenti bisognava riaprire il serial e farla pascolare con chiunque peggio di Brooke di Beautiful quando viene mollata da Ridge.
Sex and the City 2 non ha una trama inconsistente dove anche questa volta i personaggi maschili sono delle semplici macchiette e soprattutto non si capisce perché duri la bellezza di 146 minuti, quando si ha materiale giusto per un cortometraggio.
Ciò che rende perplessità è la volgarità con cui la sessualità viene rappresentata con le scenette macchiettistiche di Samantha, un personaggio così forte e fiera della propria sessualità, enfatizzato e spremuto al massimo da farlo diventare ridicolo, fino allo sfarzo di un lusso da risultare eccessivo tale da scadere nel pessimo gusto. 
Di glamour ormai non ha più nulla e Michael Patrick King, creatore del telefilm culto, raschia il fondo del barile ed eccede in griffe per coprire i buchi di sceneggiatura grossi come un cratere: Sex and the City 2 ha una storia gonfiata come un seno rifatto ed è la fiera del trash.
E per le fan del serial è una vera tristezza vedere quattro alfiere della libertà sessuale che hanno perso la  freschezza degli esordi, giocando ancora alle ragazzine. E non è una questione di età, ma di buon gusto.

Voto: 2
A.M.

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