mercoledì 22 ottobre 2014

RECENSIONE: Boyhood




Titolo: Boyhood
Id. 2014
Cast: Ellar Coltrane, Patricia Arquette, Ethan Hawke, Lorelai Linklater.
Sceneggiatura: Richard Linklater.
Regia: Richard Linklater.
Durata: 163'



Crescere che fatica. 

E' un po' quello che succede al piccolo Mason jr. Evans (la rivelazione Ellar Coltrane) scrutato, spiato, ‘analizzato’ per 12 anni - cercando di catturare il tempo che scivola via veloce come un battito di ciglia. 
Attraverso la sua crescita e il cambiamento che comporta, della voce, all'altezza, alla voglia di sperimentare quello che la vita gli offre - Mason intraprende un viaggio che lo preparerà a compire con più consapevolezza e maturità quel difficile salto nel vuoto che porta  alla vita adulta.
Richard Linklater prende i suoi attori e li fa letteralmente crescere e invecchiare durante il corso di 12 anni rinchiusi un solo film - riuscendo nell'impresa di portare avanti lo stesso progetto ogni anno con la stessa troupe, centrando in pieno l'obiettivo - laddove il maestro Stanley Kubrick aveva fallito con il suo monumentale progetto su Napoleone. 
Linklater non sceglie una icona storica, ma abbassa il tiro scegliendo una famiglia qualsiasi.
La famiglia Evans non è speciale. La famiglia Evans è la tipica famiglia media americana. Mason Jr. potrebbe essere il tuo vicino di casa, il compagno di scuola o potresti essere semplicente tu.
Linklater ci porta alla scoperta di Mason Jr, un bambino sensibile che ha una sorellina di nome Samantha, bimba terribile che gli fa i dispetti (Lorelai Linklater) e una mamma 'tosta' (Patricia Arquette) che non è fortunata in amore.
Mason Jr. vive la sua dimensione quotidiana tra la scuola, una nuova città e una nuova famiglia - con una madre che cerca di ricostruire i cocci della propria vita dopo la separazione dal marito (Ethan Hawke) - un uomo che ama fare più la parte dell'amico che quella del genitore.
Linklater attraverso i Mason crea il suo lessico familiare, dove la storia e i cambiamenti sociali e tecnologici scivolano addosso alla loro quotidianità e non viceversa.
Al regista non interessa di creare un affresco storico, dove i personaggi vivono sullo sfondo degli avvenimenti sociali che hanno cambiato l’assetto sociale degli ultimi anni - al contrario, sono gli eventi storici che si adattano alla vita di Mason e alla sua famiglia. 
Una canzone suonata alla radio o canticchiata da Samantha, il telegiornale che offre uno spunto di riflessione per Mason Sr. Sulla seconda guerra in Iraq – sono eventi che sono utili non tanto per capire in che anno siamo, ma come questi personaggi straordinariamente ordinari percepiscono e sentono i cambiamenti socio culturali. Un po’ come facciamo anche noi esprimendo una opinione leggendo un giornale o seguendo le mode comprando l’ultimo modello di cellulare.
Linkalter infatti si concentra sui personaggi, asciugando la tecnica registica - che rasenta il minimalismo - per focalizzarsi sulle sue creature.
La cosa più bella dell’esperimento di Boyhood è avere il piacere di conoscere il piccolo Mason e di sapere ‘come gli va’.
Il piccolo Mason lo vediamo steso sull’erba, che sta pensando a chissà cosa. Un bambino di 6 anni perso nei suoi pensieri, che battibecca con la sorella Samantha e che cerca di adattarsi ai cambiamenti famigliari imposti dalle scelte dei rispettivi genitori.
Il rapporto complice e complesso con la madre - che non è conflittuale, ma che è basato sul rispetto reciproco e sull’autorità che comunque Olivia riesce a esercitare su di lui.
Il rapporto spezzettato con il padre Mason Sr, che nonostante sia ritagliato solo nei momenti tipici di chi ha un matrimonio fallito alle spalle – riesce comunque a mantenere intatto quel legame speciale che lega padre e figlio.
Linklater ci accompagna per mano nel suo viaggio di crescita che lo porteranno a fare esperienze tipiche della sua età – le feste con i suoi amici, la sua prima esperienza amorosa importante e la scoperta del sesso, l’inizio di un percorso che lo porterà verso il college che apre una nuova era – ovvero la vita adulta – chiudendone un’altra – ovvero la fanciullezza.
La famiglia è il fulcro dell’esistenza di Mason - nonostante sia frammentaria riesce a tenere ben saldi i cocci rimasti, come una giornata padre e figlio che rafforza il loro legame nonostante la lontananza, e quel compleanno con ‘l’abito buono’, la bibbia e il fucile ricevuto in regalo dai nonni, giornata particolare che racchiude un esperienza condivisa tra tre generazioni.
Linklater non ci tiene a far vedere cose straordinarie compiute da esseri straordinari, ma la quotidianità che scivola con il passare del tempo e – soprattutto degli anni. Piccole cose, ma grandi nel loro significato.
Richard Linklater oltre a saper creare dei splendidi personaggi, ha anche il merito di creare uno dei personaggi femminili cinematorgrafici più belli degli ultimi anni: Olivia è una donna forte, determinata che – nonostante non abbia fiuto per gli uomini lasciandosi travolgere in matrimoni sbagliati - è capace di reagire alle avversità della vita con una forza di carattere che sbatte contro il suo status di mamma single .
Olivia non è perfetta, sbaglia ma è capace di riconoscere i propri errori - facendo mea culpa e ricominciando da capo.
Olivia un po' femminista ante litteram, ha una tenacia nel cambiare la propria vita riprendendo gli studi e cercando di dare una stabilità affettiva a Mason e Samantha.
Linklater riesce a trattare i personaggi femminili con una sensibilità innata, facendo di Olivia una donna fiera e combattente che non si piange addosso, e non si vergogna di cedere alla fragilità derivate da scelte sbagliate. 
E Patricia Arquette veste i panni di Olivia alla perfezione - sarebbe un peccato se l’Academy la snobbasse senza una nomination.
Al contrario il personaggio del padre di Mason - ottima la performance dell'attore feticcio Ethan Hawke - risulta (inizialmente) più debole.
Mason Sr. da subito l’idea di essere inaffidabile tra un lavoro e l’altro, condivide una modesta casa con un amico svitato – e soprattutto cerca di fare colpo sui figli con un atteggiamento più da amico che da padre.
Mason Sr. non è perfetto neanche lui, ma nella sua imperfezione si vede l’amore di un genitore che prova a essere presente nonostante la lontananza non gli permetta di adempiere pienamente al suo ruolo genitoriale.
Mason Sr. nonostante i difetti ha infatti la capacità di avere un rapporto di qualità seppur in un tempo limitato, percorrendo km pur di vederli un solo giorno, assaporando ogni momento con i figli - una giornata passata insieme, un weekend a contatto con la natura offerta dai bellissimi paesaggi americani, fa in modo che il legame con Mason Jr. ne esca rafforzato e inalterato nonostante abbia creato una seconda famiglia.
Così come ha un forte senso dell’amicizia, rimanendo amico dell’amico dalla vita passata un po’ troppo naive.
Linklater offre dei personaggi umani a 360° con tutte le loro sfumature e così meravigliosamente 'perfetti nelle loro imperfezioni'.
Boyhood è un gioiellino capace di intrattenerti per 163’ minuti che scorrono fluide, perse nelle sue meravigliose persone che vivono la loro quotidianità. Quotidianità che potrebbe essere la mia, la tua e la vostra.


Voto: 9




8 commenti:

  1. vedrò di vederlo.
    cercando di non metterci 12 anni come il regista per la realizzazione :)

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    1. La visione merita alla grande! E ti servono 'solo' 3 ore! ;)

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  2. Lo tengo d'occhio da molto tempo, credo sia un capolavoro a prescindere, solo per il grande esperimento che è :)

    Moz-

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  3. Ho grandi aspettative per questo film. Spero che Linklater mi conquisti come ha fatto con te.

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    1. Penso proprio che lo farà! ;-) Io ho visto il trailer e ne ero affascinata, mi ha preso molto come film!

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  4. Forse uno dei film più attesi dell'anno con Interstellar di Nolan, spero di vederlo presto.

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    1. Interstellar deve essere una figata! Vedilo ASAP Boyhood!

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